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Lui & Lei

La mostra dei colori


di Membro VIP di Annunci69.it StelleStellino
13.01.2022    |    2.357    |    3 8.5
"" "Cosa?" "I colori, ovvio!" Quanto gliel'aveva già menata con sta storia dei colori..."
"Ci vediamo domenica alle 16 in stazione."
"Perché?"
"Perché sì."

Lui era il ragazzo del no. Diceva no anche quando sapeva dove, come e perché incontrarsi. Tuttavia, domenica pomeriggio alle 16 la stava aspettando proprio davanti alla stazione, senza sapere dove l'avrebbe portato.
Lei arrivò puntuale come al solito: indossava un vestito blu a fiori gialli a mezze maniche e gonna morbida che terminava poco sopra il ginocchio. Occhiali da vista stile professoressa sexy da filmetto porno anni 70 lei, occhiali da sole lui.

"Ciao..."
"Bene."
"Bene cosa?"
"Sei pronto."
"Minchiaaaa per cosaaa? Vuoi dirmelo?" Lei sorrise. "Vieni. Vieni via con me..."

Mentre camminavano lui notò un altro dettaglio: oltre ad avere lo stesso colore di smalto delle mani anche ai piedi indossava un paio di saldali che un occhio esperto avrebbe definito "senape"; per lui sarebbero stati semplicemente "marroni", mentre, se avessero chiesto a lei... "Ovvio: color caghetta."
"Non c'è niente al mondo di più soggettivo dei colori, non trovi?" Lui non rispose, ancora preoccupato.
Lei continuò: "Isaac Newton, nel 1704, cercò di collocare ogni possibile sfumatura all'interno di una mappa universale per cercare di definirli tutti, ma nel 1810 fu Goethe (prima filosofo che scienziato) a rivoluzionare tale teoria affermando con vigore che la percezione dell'universo cromatico riguarda la sfera soggettiva di ciascun individuo."

Lo stesso smalto, per lui sarebbe stato fucsia, per lei ciclamino!
Nonostante fosse entrata in modalità Sapientino lui iniziò a notare il nero degli occhiali da maestrina che abbinati alle parole erano perfetti.
"Mi sarebbe piaciuto insegnare" gli raccontò una volta. Lui, per farla contenta, assunse l'atteggiamento da studente universitario alla prima lezione di corso del nuovo semestre, quando è tutto nuovo, il cervello fresco e ben attento perché sa che l'unica lezione davvero utile è quella, in cui conosci altra gente per farti passare gli appunti.
Non ci misero molto ad arrivare.

"Eccoci. Ti ho portato qui perché quando non riesci a sentirli... Devi vederli."
"Cosa?"
"I colori, ovvio!"

Quanto gliel'aveva già menata con sta storia dei colori... Antracite di qua (colore che gli riconosceva). Ciclamino di la (colore in cui si riconosceva). Una volta era pure arrivata con libro da colorare e pennarelli. Anche se era pessima a stare nelle linee.
"Eh certo. Perché nella vita di tutti i giorni non si vedono i colori, giusto?"
"Assolutamente no. Si danno per scontati. Notiamo le forme, addirittura le ombre. Ma raramente ci soffermiamo sui colori. Capita più facilmente quando ci si trova in condizioni fisiche di... eccitazione. La mente ha semplicemente più capacità di recepire ed elaborare il mondo circostante. E li nota. E a volte... li sente".
Ad accoglierli all'ingresso un pavimento striato di linee coloratissime, già indicativo di come dà li a poco sarebbe stato perdersi... nei colori.
"Biglietti prego. Niente foto." Lui su queste ultime parole storse il naso e gli scappò un incontrollato "Peccato..."
La luce e i colori sono un matrimonio perfetto. Le foto sono il perfetto terzo elemento di un manaige a trois.

Nella prima sala davanti a loro per accoglierli la prima opera: "Profumo" di Luigi Russolo. "Ah... che meraviglia!" Si era illuminata. Con straordinarie pennellate blu l'autore intendeva comunicare un senso tramite l'altro: olfatto e vista.
"Il colore realizza questa magia. Influisce anche sugli altri sensi se ci pensi. L'artista in questo caso voleva anche comunicare un'emozione... Quella che nasce dal ricordo di un profumo di qualcosa o... qualcuno".
Respirarono a fondo. Entrambi sapevano a memoria il profumo uno dell'altro.

Si guardarono attorno e videro che non c'era moltissima gente, era quasi orario di chiusura.
Proseguirono in direzione di un altro grandissimo artista che al colore diede un'importanza fondamentale, Henri Matisse: "Nu assis sur fond rouge".

Protagonista indiscusso il rosso.

"Decisamente il re dei colori! Forte, deciso, non lascia spazio alle incertezze. Molto diverso dal ciclamino." Il dipinto ritrae una donna nuda adagiata su una poltrona anch'essa rossa, completamente a suo agio dinanzi al pittore che la stava ritraendo. Lui, dopo una breve occhiata al quadro iniziò a guardarla. Per un attimo non seppe più distinguere qual'era la vera opera: se quella appesa alla parete o quel pudore, quell'imbarazzo misto ad pizzico di invidia di una donna che guardava con curiosità un'altra donna completamente a suo agio con il proprio corpo.

"Vieni."

Con un gesto involontario le prese la mano. Entrarono in una saletta buia, dove alle pareti un proiettore mandava di continuo occhi che ruotavano in modo psichedelico. Quella rappresentazione metteva in evidenza il fascino ipnotico di quelle immagini e l'inestricabilità delle vibrazioni luminose e dei molteplici modi in cui l'occhio, la mente e il corpo reagiscono ad esse. Il veloce pulsare delle schermate bianche e nere tendevano a creare nello spettatore uno stato meditativo di trance.

Si misero in un angolo ad osservare. Lui le lasciò andare la mano e si posizionò dietro di lei. Si abbassò un attimo come per legarsi una scarpa quando posò il dito indice sulla sua caviglia. Iniziò a disegnare una linea che le percorreva la gamba quasi come a ricordare la riga nera delle calze che lei era solita indossare. Il suo dito nei movimenti ricordava perfettamente un pennello che, timidamente si appoggia sulla tela. Dietro al ginocchio si soffermò a disegnare una s, provocandole un brivido che pervase tutto il suo corpo.

Quando proseguì verso l'interno si accorse che sotto quel vestito, blu a fiori gialli, non c'era altro. Lei era già umida, calda, pronta per il suo tocco che sarebbe stato all'inizio delicato, poi sempre più deciso. Nessuno dei due vide l'espressione che stava facendo l'altro.

Entrambi chiusero gli occhi. La mano scivolò dentro sempre più in profondità e lei a stento riuscì a trattenere il piacere. Poi la mano cambiò direzione. Senza indugio, iniziò a crearsi un varco anche nella parte posteriore e lei assecondò il gesto arcuando leggermente la schiena.

Per alcuni momenti rimasero cosi: lui con una mano sempre più dentro di lei, sorreggendola con l'altra per la vita, in caso le fossero cedute le gambe. Lei emise un gemito che non cercò nemmeno di trattenere e quello fu il segnale che era vicinissima ad esplodere... di colori.

Erano divenuti parte integrante dell'opera d'arte stessa: circondati da quegli occhi giganti che sembravano spiarli, non si accorsero che poco lontano sulla soglia della stanza due occhi reali li stavano fissando dal vivo. Un uomo, geloso di quel momento, aveva sbarrato l'ingresso a quei pochi visitatori con la scusa banale che avevano interrotto il filmato. Lì, appoggiato all'ingresso, godeva a quella vista irresistibile.

Arrivata vicino al culmine, lui sfilò lentamente la mano provocandogli ulteriore piacere. Lei si aggrappò al suo braccio che ancora le cingeva per sorreggerla e si girò verso di lui. Gli afferrò la mano libera e guardandola se la portò vicino alle labbra. Prima un bacio. Poi infilò completamente il dito indice fra le sue labbra per sentire il suo stesso sapore. Sapeva di... voglia. Ancora viva.

Mentre lo fece prima di chiudere gli occhi cercò lo sguardo di lui nel buio. Anche se non poteva vederlo chiaramente lo conosceva talmente bene che quando chiuse gli occhi lo vide ancora meglio.
Era un momento di puro e intenso piacere per entrambi.

Nella sala seguente cercarono di... tornare il più possibile loro stessi. Enormi opere monocromatiche blu si ergevano di fronte a loro su sfondo bianco. Lei, sistemati meglio gli occhiali e il vestito, si illuminò nuovamente alla vista di una delle sue artiste preferite: Irma Blank.

"Sai perché adoro questa artista? Osserva attentamente: le pennellate, evocano la stesura lineare della scrittura, mentre la parte più scura al centro ricorda la rilegatura di un libro. È una scrittura dominata dal non detto, in cui il corpo ricopre un ruolo da protagonista: ad ogni gesto corrisponde infatti un singolo respiro dell'artista, che non per nulla ha dichiarato che per lei scrivere è respirare".

Lui, che non era ancora del tutto riuscito a tornare in se, non aveva seguito completamente il suo discorso ma quelle ultime parole le aveva capite benissimo. Rimaneva da visitare l'ultima sala in fondo quando una voce annunciò che fra 20 minuti la mostra avrebbe chiuso.

Su una delle pareti si potevano ammirare i celebri "Graffi" delle tele di Lucio Fontana, artista grazie al quale l'arte diventa tridimensionale: "Quello squarcio apre il retro della tela, l’oltre, il di qua e di là che si integrano in un unico spazio. Apre la luce al buio e il buio alla luce come se quel singolo gesto, veloce, istintivo eppure meditato, prezioso, ricco di significati, celebrato in un secondo, eliminasse gli sforzi di chi calcola con pazienza il modo di fare più cose in meno tempo. Senza considerare tuttavia l’umanità, l’arte, i pensieri, i no, le paure, la bellezza. L'artista apre al nuovo, alla comunicazione, al diverso, all'opposto, apre il colore all'oscurità..."

La fermò. Le mise un dito sulle labbra come segno che aveva parlato abbastanza. Che aveva capito. Che aveva apprezzato tutto quanto. Davvero. Gli occhiali, l'aria sensuale da maestrina, il suo profumo, il suo entusiasmo. Tutto quanto senza tralasciare nulla. Ora, il piacere si era trasformato nei colori anche per lui... tutto il suo corpo era in fermento.

Si avvicinò, sussurandole: "Vieni, vieni via con me..."

La appoggiò delicatamente al muro e sentì il vestito strusciare mentre abbassandosi le slacciava la cintura. Il corpo di lei stava nuovamente per essere la tela, questa volta utilizzando un pennello diverso. Un bacio delicato prima di iniziare, seguito da un lento movimento per farlo scorrere sempre più a fondo nella sua bocca. Prese a poco a poco il ritmo giusto.

Era come se il pennello stesse intingendosi per acquisire il maggior colore possibile ed... esplodere sulla tela. E così successe.

Esplose dentro di lei.
Senti il rosso, il giallo, il verde, il blu mischiarsi in un piacere intensissimo. Il colore caldo intenso le scivolò giù dalle labbra, sul collo sino alla scollatura.

"Non te lo chiedo se ti è piaciuta. Questa volta lo so. E so anche che li hai visti."
"È qui che ti sbagli. Non solo li ho visti. Li ho anche sentiti."
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