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Lui & Lei

ENTRO' CON TUTTA LA CAPPELLA IN QUEL PICCOLO BUCHINO


di RedTales
12.02.2015    |    61.055    |    6 9.7
"” - “Ti assicuro che sono sanissima e si vede che lo sei anche tu..."
Si era fermato al semaforo vicino alla stazione e aveva notato quella ragazzina che si era avvicinata alla macchina che lo precedeva. Pensò alla solita richiesta di denaro ma gli sembrava strano che avesse con se un trolley. Appena fu vicino al suo finestrino gli chiese se poteva darle un passaggio. Effettivamente andava anche lui in quella direzione, anche se si sarebbe fermato prima. Era molto giovane, ben vestita... Decise che si poteva fare. La fece entrare dopo averle fatto mettere il bagaglio sul sedile dietro. Appena si sedette la guardò bene: era minuta, non raggiungeva il metro e sessanta, capelli lunghi castani, un leggero trucco, jeans e maglietta aderentissimi. Pensò che non aveva più di sedici anni. Lei lo smentì subito. Stava tornando a casa per il fine settimana, perché studiava all'università, ma aveva perso il treno. Il prossimo lo avrebbe dovuto aspettare tre ore. Per poche decine di chilometri aveva pensato che fosse troppo e così si era messa a cercare un passaggio. L'uomo continuava a dubitare, ma appena parlò dei corsi e degli esami sostenuti dovette ricredersi. Le disse che non le dava neanche diciotto anni e lei si mise a ridere informandolo che ne aveva quasi ventitre ma che tutti la scambiavano per una ragazzina, un po' per l'altezza: “quasi un metro e mezzo, senza tacchi”, un po' per il fisico. Si mise a parlare degli studi ed anche del tempo libero, poi chiese se poteva fumare. Anche l'uomo ricordò gli anni in cui frequentava l'Università, anche se in un'altra città.
- “Bei tempi, allora si che ci si divertiva, magari con poco, ma, cosa vuoi, ero giovane...”
- “Ma lo sei ancora...”
Lui rise: “Ma ho più del doppio dei tuoi anni e potrei essere tuo padre...”
Lei girò la testa verso di lui e poi se ne uscì con un: “E allora? A me piacciono gli uomini maturi, mi danno un senso di sicurezza... Poi non sono asfissianti come i ragazzi... E poi tu sei proprio un bell'uomo...”
E, lasciandolo letteralmente a bocca aperta, gli appoggiò una mano sulla gamba.
Lui girò la testa verso di lei che lo guardò con uno sguardo che più malizioso di così non si poteva.
Francesco disse fra se che era meglio lasciar perdere e non rispose. Ci fu un momento di silenzio durante il quale la mano continuò ad accarezzare la gamba.
- “Mi vuoi scopare?”
Girò di scatto la testa, lei gli sorrideva e aggiungendo: “anche qui se trovi un posticino tranquillo” fece risalire la mano fino sul sul sesso.
- “Dai, cosa dici, sei piccola.”
- “Si, però è bello duro...”
Effettivamente, da quando aveva cominciato ad accarezzargli la gamba, stranamente, si era eccitato.

-Dico stranamente perché Francesco, di solito, è molto più attirato da un maschietto che da una femminuccia. Infatti è stato lui, durante un nostro incontro, a raccontarmi questa storia che, con qualche piccola modifica e alcuni leggeri adattamenti state leggendo-

In poche frazioni di secondo brillarono mille idee nella testa dell'uomo, anche perchè, con una ragazza così giovane... non ci era mai stato.
- “senti... ti va di venire da me... Non abito molto lontano da qui...”
- “Certo che mi va.”
- “Ma sei sicura...”
- “Ma si, mi piace scopare. Lo faccio ogni volta che posso. A te no?”
Avrebbe voluto dirle che anche a lui piaceva moltissimo il sesso e che ci giocava spesso, anche se, perlopiù, con altri uomini. Ma preferì tacere e, come risposta, iniziò ad accarezzarle la gamba.
Lei, in modo ancor più sfrontato gli prese la mano e, allargando le ginocchia, la portò sulla vagina.
Le chiese cosa le piaceva fare e lei lo lasciò quasi stupito elencandogli, senza alcun indugio, una serie di cosette da far invidia ad una prostituta.
Dopo una ventina di minuti arrivarono a casa.
Appena entrati, preso da un dubbio su come si sarebbe comportata, le chiese nuovamente se era convinta di quello stava facendo.
Rispose quasi seccata, rassicurandolo e chiedendogli qualcosa da bere.
Appena ritornò in sala dalla cucina... la trovò completamente nuda al centro della sala.
Si fermò e la squadrò dalla testa ai piedi. Senza scarpe era ancora più piccina ma perfettamente proporzionata. Bei fianchi, linee morbide e perfettamente arrotondate. Una terza di seno, sodo e con i capezzoli sparati verso l'alto... completamente depilata anche li.
Gli si avvicinò e, abbassandosi davanti gli aprì i pantaloni e si impossessò del suo uccello senza fare alcun commento trovandolo del tutto depilato.
- “Forse dovrei fare una doccia” fu tutto quello che riuscì a dire e rimase impalato con i bicchieri in mano mentre lei cominciò a lavorarsi quel cazzo.
Si fermò solo per dirgli: “bel cazzo, grosso e lungo. Hai proprio un bell'arnese...”
Effettivamente questo lo sapeva, perché, anche se preferiva la figura del passivo, era sempre stato apprezzato per il suo uccello che, oltre a dimensioni superiori alle media, era proprio ben fatto. Ma non le disse niente, gustandosi quella bocca che si era nuovamente tuffata su di lui. La ragazza era proprio una gran porcellina perché riusciva a infilarselo tutto in gola, fermandosi con la bocca contro il suo pube e cercando di guardarlo negli occhi, senza mai staccare lo sguardo. Si, ci sapeva proprio fare. Aspirava e succhiava, si aiutava con le mani, poi lo teneva di nuovo solo con le labbra e quindi lo spingeva tutto in gola.
Le chiese di fermarsi un attimo perché voleva appoggiare i bicchieri. Lei rise e si avvicinò al tavolo dove appoggiò un piede per offrirsi a lui.
- “Scopami qui, in piedi.”
- “Vado a prendere un preservativo.”
- “No, no... ti voglio sentire senza.”
- “Ma...”
- “Ti assicuro che sono sanissima e si vede che lo sei anche tu...”
Avrebbe voluto farle un pistolotto sul sesso sicuro e sull'uso del preservativo ma... come un bimbo di fronte ad un nuovo giocattolo, lasciò perdere e, nel vederla così aperta ne aveva proprio voglia e, piegandosi sulle ginocchia provò a prenderla ma la cosa risultava difficile perché lui era troppo alto. Giulia se ne rese conto subito che non sarebbe stato facile e si spostò sul divano, salendoci sopra e appoggiando un piede sullo schienale per offrirsi nuovamente in quella posizione allargata.
Prima di raggiungerla finì di spogliarsi e si mise davanti a lei. Adesso era perfettamente all'altezza giusta e sprofondò in quell'antro umido. Lei lo abbracciò e anche lui la strinse tra le braccia mentre iniziò a scoparla con lenti ma decisi movimenti del bacino. Poco dopò iniziò ad ansimare e si interruppe solo per lanciare dei gridolini di piacere che si trasformarono, poco dopo, in urla di piacere. Probabilmente venne due volte sotto il suo incessante martellare.
- “Sdraiati, te la voglio leccare” le sussurrò uscendo.
Pur senza fiato, obbedì e si sdraiò con lui inginocchiato al suo fianco che affondò il viso tra le cosce che scoprì madide di umori e che iniziò a sorbire con abili colpi di lingua. Partiva dal buchetto per salire all'interno delle labbra bevendo tutto quello che poteva e facendola sobbalzare ogni volta che le passava sulla clitoride. Non se ne accorse ma lei venne di nuovo e con gran gusto, continuando ad inondarlo con il suo succo.
Sembrava una gattina che si lascia accarezzare facendo le fusa e mai contenta. La lingua scendeva sempre di più e adesso esplorava, con la punta, l'inizio del buchetto.
- “Lo vuoi mettere li?”
Senza aspettare risposta si spostò, sedendosi e, si prese i piedi con le mani è li sollevò, offrendogli lo spettacolo di quel piccolo buchetto completamente bagnato che era pronto per lui. Si spostò, restando inginocchiato, di quel tanto che serviva per esserle proprio davanti e appoggiò la grossa cappella su quel minuscolo pertugio. Iniziò a premere vedendolo allargarsi un pochino, spinse di più e si aiutò con le mani che allargarono i glutei e anche la fessura e la punta vi sparì dentro.
- “Piano che ce l'hai grosso.” chiese la ragazza.
Certo che era grosso ma chi meglio di lui, che lo aveva preso decine e decine di volte e, alcuni di taglia veramente extra large, sapeva come farlo dilatare piano piano senza forzare.
Però quel buchino era veramente troppo piccolo e, sicuramente, quando avrebbe forzato l'ingresso del suo grosso glande... si sarebbe fatto sentire. Fece scorrere il cazzo tra le labbra bagnandolo per bene e, con due dita, lubrificò il buchino per agevolare la penetrazione e riprese ad incularla.
Lei sembrava attenta ad aspettare il momento in cui lo sfintere avrebbe ceduto di colpo per farsi penetrare. Era sicura di dover sopportare un po' di dolore. Quando decise che era giunto il momento di farsi strada, lei sottolineò l'ultima spinta con un grido deciso e spostando le mani sulla sua pancia per spingerla indietro. Ma ormai era dentro con tutta la cappella ed era ben piantato in lei. Non si fece spingere via ma restò immobile, senza avanzare. Giulia si lamentò ancora un po' per poi guardare quel palo che era piantato nel suo culo. Effettivamente sarebbe stato uno scatto bellissimo se si fossero fotografati in quella posizione perché il bastone sembrava ancora più lungo dei suoi venti centimetri scarsi.
Ma non ci fu il tempo per pensarci perchè iniziò a entrare, lentamente e senza scatti ma con costanza, con la mano di lei che sembrava guidare la velocità di penetrazione. Si fermò quando le palle toccarono i glutei. Giulia fece dei grandi respiri e fissò per tutto il tempo il cazzo che le entrava dentro.
Adesso anche lui era fermo e, con lei rannicchiata sotto di lui, sembrava ancor più grande del suo metro e ottanta abbondante o forse era lei che sembrava un affarino piccolo piccolo.
Nessuno dei due disse niente.
Fu lei che cominciò a gridare come lui iniziò a scoparsela. Quei venti centimetri entravano e uscivano quasi completamente da quel buco slargato in modo innaturale. Lei prese a frugarsi la clitoride con forza, senza smettere di gridare, seguendo il suo ritmo. Ormai erano tutti e due delle maschere di sudore e il piacere sessuale era salito alle stelle per entrambi. Probabilmente lei continuava a godere in continuazione con quel grosso affare che la sfondava di dietro.
Durò tantissimo, cercando di trattenersi perché sapeva che più lo faceva durare, più era intenso l'orgasmo e, questa volta, voleva averne uno eccezionale.
Infatti fu così. Quando la riempì, schizzando con grande abbondanza, raggiunse un piacere estremo che sottolineò, pure lui, con delle urla liberatorie che si unirono a quelle che lei continuava ad emettere in continuazione.
Le uscì subito per il troppo piacere che quel buco stretto ed aderente continuava a procurargli dopo l'eiaculazione e, mentre la cappella si sfilò lei urlò più forte.
Si lasciò cadere seduto a fianco del divano con Giulia che iniziò ad accarezzargli i capelli.
Si riprese subito: “sei stato fantastico... Scopi da Dio... in culo mi hai fatto morire...” Ormai era di nuovo padrona della situazione e ostentava sicurezza e disinvoltura.
Con la mano si spostò i lunghi capelli, impiastricciati dal sudore, dalla faccia: “forse sei il cazzo più grosso che mi ha scopata... Ma quanto duri? Non finivi mai di scoparmi... “ e, per sottolineare quanto le fosse piaciuto, gli stampò un bacio sul collo.
Lui si girò per ricambiare ma ormai la ragazzina era di nuovo al comando e, adesso, voleva andarsene: “mi vesto... Adesso devo andare a casa... Da qui ci sono ancora una ventina di chilometri... mi dai un passaggio?”
Certo che glielo avrebbe dato. Restò seduto per terra e la guardò pulirsi con un fazzolettino tra le cosce, poi chiese del bagno. Quando uscì lui era ancora seduto e la guardò vestirsi: dei minuscoli slip, i jeans che la fasciavano come se fossero dei collant e la maglietta altrettanto attillata dalla quale facevano bella mostra di se i capezzoli.
- “Dai, vestiti che andiamo.”
Si tirò su e pensò che era proprio piccola, soprattutto di statura. Con estrema malizia lei gli afferrò quel pisello penzolante e se lo infilò tutto in bocca succhiandolo un pochino per poi salutarlo con uno schiaffetto, e lo sollecitò di nuovo a prepararsi.
Lungo la strada lei parlò di tutto con una naturalezza incredibile. Passando a elogiare le lezioni di un docente per poi raccontare un aneddoto di un suo amico e per, quasi timidamente, svelargli la scopata fatta con un ragazzo conosciuto in discoteca o per ritornare sulla loro oretta di sesso e elencargli cosa aveva provato e cosa gli era piaciuto di più.
In dieci minuti furono di nuovo in macchina e dopo un'altra mezz'oretta nei pressi della casa di Giulia. Prima di salutarlo gli volle dare il suo telefonino: “perchè uno che scopa come te è bello beccarlo ogni tanto”.
Francesco continua a farsi scopare dai suoi amici e, pure io lo vedo, di tanto in tanto, per dei lunghissimi sessantanove e per metterglielo, come so piacergli. Da lui non lo prendo, per me ce l'ha troppo grosso. Con Giulia si vede, ogni tanto. Si sono accordati: è lei che, quando vuole, lo cerca. Mi ha anche detto che una volta la porterà qui per vedere come se la cava con due uccelli insieme anche prchè la ragazzetta gli ha confidato di aver provato ad avere tre ragazzi tutti assieme e di aver goduto tantissimo. Chissà se un giorno arriveranno tutti e due...
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