Racconti Erotici > Lui & Lei > A Volte Tornano...
Lui & Lei

A Volte Tornano...


di Giorgio_2013
29.01.2014    |    6.129    |    3 9.3
"Si è alzata lasciandolo sfilare naturalmente dalla sua figa, che ha rilasciato anche il rimanente del mio sperma..."
A volte tornano… Sembra il titolo di un libro, ma è quello che mi sta capitando.
Aver scritto poco tempo fa di Laura, neo-sposina, con cui ebbi un’avventura in motel insieme alla sua amica, sembra quasi di averla riportata a me.

L’ho incontrata per caso in un supermercato della mia zona: io in giro a cazzeggiare, mentre lei a far la spesa con la figlia.
Laura è rimasta sorpresa di incontrarmi. Io lo sono rimasto di più nel vederla dimagrita. Da quando la conobbi ad oggi, di chili deve averne perso molti.
Ha ancora quegli occhi da gattina, l’aria spavalda da saputella, ma qualcosa è cambiato in lei. Credo è per quello che mi hanno raccontato, del tradimento a suo marito Gianmarco… deve aver lasciato il segno.
La sua bambina è vispa, curiosa e, mi sia permesso, rompipalle quanto suo padre. Lo dico senza aver nulla contro i bambini, ma la figlia caratterialmente è molto diversa da lei.
Abbiamo chiacchierato amabilmente mentre spingeva e riempiva il carrello, di più non si poteva visto la presenza della dolce (grrr!) figlioletta. Finito il giro, dovendo andare alla cassa, ci siamo messi d’accordo di prendere un caffè al bar, davanti ai giochi per bambini.
Laura è arrivata con la figlia che squittiva per salire sul cavalluccio e, mentre lei dava retta alla figlia, ho ordinato i caffè, che abbiamo preso in piedi vicino alla peste che si divertiva. Abbiamo continuato a conversare del più del meno, del tipo “come va”, “ancora fai quel lavoro”, “le tue amiche”, i “tuoi amici”, i “nostri amici”, ecc.
Laura ha raccontato di Rosy, che lavora ancora con lei ed è peggiorata da quando le conobbi. Io me ne sono uscito (a bassa voce logicamente, visto l’inquieta presenza) ricordandogli le prestazioni di Rosy al motel e, se quel “peggiorata”, era da intendersi che fosse diventata più troia. Lei ha spalancato gli occhi ridendo di gusto, con la voglia di rifilarmi una gomitata e, a fior di labbra, mi ha chiesto se mi ricordavo piacevolmente di tutto.
Certo che mi ricordo con piacere di tutto, soprattutto di “un’inesperta” sposina. Questo l’ha fatta ridere ancora di più, ma i suoi occhi si sono velati di malinconia.
Le ho chiesto se avevo detto qualcosa di sbagliato, ma Laura mi ha rassicurato aggiungendo che di sbagliato c’era altro, ma non ha aggiunto nulla e io non ho insistito.
Quando ci siamo lasciati ho salutato Laura, che mi ha chiesto se il mio telefono era sempre lo stesso, e la bimba dicendogli di salutarmi anche il suo papà.

Qualche giorno dopo, in pausa pranzo ha squillato il telefono, numero mai visto. Rispondo con fare professionale e distaccato, subito sciolto in un sorriso di piacevole sorpresa quando Laura si è annunciata dall’altra parte della cornetta.
Lasciamo perdere i convenevoli e i bla bla bla di rito, Laura mi ha chiesto e invitato per un caffè e quattro chiacchiere al bar. Ho accettato chiedendomi il motivo e sorridendo divertito ai ricordi che mi tornavano alla mente.
Mentre andavo all’appuntamento al bar mi sono chiesto se avrei trovato anche Rosy. Ho trovato la sola Laura. Abbracci, baci sulle guance e al bar per il caffè. Ci siamo seduti ad un tavolo un pò in disparte per sua scelta.
Aiutai Laura a togliersi il giaccone e mi sono stupito nel vederla con un maglione a collo alto e fuseaux neri attillati, che mostravano le gambe rimpicciolite e il suo fisico più magro di quanto ricordassi.
Nei convenevoli gli ho chiesto del marito e della figlia. Laura cortesemente mi ha risposto che la figlia era da sua madre e suo marito, pronunciando la parola con fastidio, fino a sabato era dalla sorella a Bologna per dei lavori in casa. Ambiammo cambiato discorso, raccontandoci cosa avevamo combinato per tutto questo tempo. I discorsi andavano fluidi, ma in lei ho notato una vena malinconica.
Squilla il cellulare: è il marito. Al di là della scontrosità nei toni della telefonata, ho notato in lei un fastidio palese nel sentire il marito.
“Tutto bene?” è stata la mia domanda alla chiusura della loro conversazione telefonica. Laura a quelle parole ha avuto una smorfia, gli occhi per alcuni istanti si sono velati, poi la sua risposta sarcastica in un “No!”. Da lì è stata un fiume in piena.
Mi ha raccontato che, per vicende familiari di Gianmarco, il loro inizio di matrimonio ha subito una crisi istantanea e si sono allontanati, poi la nascita della figlia che lei ha voluto a tutti i costi per cercare di raddrizzare il loro rapporto, che comunque è andato a scivolare nella banalità quotidiana. Mi racconta del suo tradimento, di cui ero già a conoscenza.
Laura mi ha raccontato tutto, dalla passione travolgente fino al putiferio della scoperta da parte di Gianmarco. Di come il matrimonio è stato tenuto in vita da promesse di cambiamento e da una terapia di coppia, ma non è più un rapporto oramai per sua ammissione...
Gli ho chiesto se non fosse meglio una separazione e un divorzio, a quella vita.
Laura ha messo davanti a tutto la bambina e le apparenze. Sulla parola apparenze si è messa a ridere amaramente.
“Pensa che si scopa ogni tanto, per le apparenze. Io sotto e lui sopra, fino a svuotarsi i coglioni, poi ognuno nella sua parte del letto. Tanto, la sua parte della commedia è salva così... Cazzo, sono tre mesi che non mi tocca. Non dico di farmi godere, ma almeno di scoparmi!”.
Lo ha detto piano, da arrabbiata, ma sottovoce, con una lacrima che gli scendeva rigando il viso. L’ho asciugata con le dita, cercando tutte le parole di conforto che potevo trovare.
Sorrise e mi disse se avevo voglia di fare quattro passi: ho accettato. L’ho aiutata con il giaccone e ho pagato i due caffè. Siamo usciti e ci siamo incamminati nelle vie del centro commentando le vetrine. Ci siamo incamminati a vedere una vetrina di abbigliamento in un vicolo laterale.
Il vicolo era quasi deserto, Laura mi ha preso sottobraccio stringendosi e sorridendo. Ora la riconoscevo, con quello sguardo da gattina...
Abbiamo guardato la vetrina, e chinandomi per vedere con lei una camicia particolare, ho sentito Laura sussurrarmi all’orecchio un’unica parola, una richiesta: “Scopami!”.
L’ho guardata meravigliato. I suoi occhi quasi mi pregavano di non rifiutarla...
Sono rimasto senza parole e turbato, ebbene sì, turbato.
L’ho guardata negli occhi chiedendogli in modo diretto: “E tuo marito? Se lo scopre? Io di casini non ne voglio...”
Lei di rimando: “Non m’interessa di Gianmarco... e questa volta non mi faccio sensi di colpa...”.
E dicendolo, con lo sguardo mi chiedeva “Dimmi qualcosa... rispondi...”.
Ero quasi imbambolato, senza pensieri che mi attraversavano la testa.
“Va bene. Quando?” sono state le mie sole parole, che hanno sciolto la sua tensione.
“Adesso. Andiamo a casa tua...” mi ha risposto sollevata.
“Andiamo nello stesso motel della volta scorsa, così puoi sfogarti, puoi sfogare il tuo piacere in tutti i sensi...”. Alle mie parole spavalde, il sorriso si è allargato sul suo viso e ci siamo avviati verso la mia macchina.

Ci siamo ritrovati al motel in meno del tempo di quanto pensavamo durante il viaggio. Siamo entrati nella stanza, io con la voglia stampata sul viso, lei con quell’aria divertita da santarellina porcellina.
Mi sono avvicinato, l’ho aiutata a togliersi il giaccone. L’ho cinta per i fianchi mentre lei passava le sue braccia intorno al mio collo. Le nostre labbra si sono accostate in una dolce la limonata, una limonata liberatoria della tensione dell’attesa. La stringevo e mi beavo della sua bocca.
L’ho portata verso il letto e l’ho spinta dolcemente a sdraiarsi. Laura si è sollevata appoggiandosi sui gomiti e sorridendo mi ha mostrato la lingua mentre si inumidiva le labbra. Io mi sono seduto accanto e l’ho fatta sdraiare andando ad appiccicare la mia bocca sulla sua.
La mia mano sinistra si è intrufolata sotto il maglione, sfilando la maglietta intima dai fuseaux, e salendo fino ad arpionare i suoi seni attraverso il reggiseno; le ho strizzato entrambe le tette, voluttuosamente ed intensamente, stropicciandole e tintillandole attraverso la stoffa.
Le nostre lingue frullavano, si inseguivano, si cercavano.
Ho tolto la mano da sotto il maglione e l’ho adagiata sulla conca del suo sesso. Laura d’istinto ha allargato le gambe quel tanto da permettermi di ravanare lentamente.
Ho iniziato a strofinare la sua vulva attraverso la stoffa dei fuseaux... ne sentivo la consistenza e il gonfiore dettato dalla voglia. Più la strofinavo, più si delineava la sagoma della sua figa.
Ho sentito la figa di Laura aprirsi come un fiore all’ape: le labbra erano in rilievo e il solco aperto, mentre le mie dita scorrevano su e giù...
Poi Laura si è staccata da me: mi ha invitato a sedermi ed aspettare, sparendo verso il bagno. È tornata dopo un poco, dopo aver sentito l’acqua scorrere, vestita solo di un asciugamano avvolto intorno alla vita.
Mi ha detto: “Lavati, che ti aspetto qui...”.
Ho iniziato a spogliarmi, rimanendo nudo con l’uccello dritto davanti a lei, che si era sdraiata sul letto emettendo risolini divertiti. Sono andato in bagno a lavarmi l’uccello come lei voleva.
Quando sono tornato, Laura aveva tolto l’asciugamano rimanendo nuda, distesa sul letto come una dea vogliosa. Era come la ricordavo, ma più magra, con la pelle bianca, le sue belle cosce, le sue tette piccole con i capezzoli pronunciati e la figa con una peluria biondina, che mi aspettava semiaperta.
Ho gattonato sul letto accostandomi voglioso alla sua bocca, che mi ha dato senza remore. Le nostre lingue hanno iniziato a frullare.
Mi sono sdraiato di fianco a lei e ho iniziato ad accarezzarla, stringendo le sue tette, strizzando i suoi capezzoli. Mi sono staccato, arpionando un seno con la bocca, mentre Laura esprimeva il suo assenso sonoramente.
La mia mano è scivolata verso la sua figa, l’ha accarezzata voluttuosamente, esplorando lungo la fessura, allargandola di più, saggiandone il calore e l’umidità. Ho iniziato così un ditalino, accarezzando l’interno del suo sesso.
Gli ho lappato i seni, girando la lingua sull’aureola rossa e succhiando i suoi capezzoli, mordicchiandoli, stirandoli con le labbra, tra i suoi gemiti.
La mia mano ha iniziato ad accarezzare il suo sesso, beandosi dei suoi peli pubici; prima un dito, poi due si insinuano nella sua intimità umida, dolcemente in modo ritmato, strofinando sopra il monte di venere. Poi invitato dal suo godere, li ho spinte in profondità, aumentando il ritmo del ditalino, allargando le due dita quando le facevo scivolare verso l’esterno. Lei godeva.
Non ho resistito al desiderio. Sono scivolato tra le sue cosce, andando a lambire le labbra della sua figa con la mia bocca. L’ho aspirata prendendo la carne del suo sesso tra le labbra della mia bocca, stiracchiandole le labbra della figa.
Ho iniziato a lappare l’interno della sua vagina, prima con leccate gentili poi sempre più in profondità, voracemente. Mi sono trovato a scoparla con la lingua, con i suoi umori che solleticano il mio palato. La tenevo stretta alla mia bocca afferrandola per i fianchi, mentre lei ansimava ed alzava il bacino dimostrando tutto il suo gradimento.
Mi sono staccato da lei per guardarla in viso. Era illuminata dal piacere.
- Voglio il tuo cazzo!
Laura lo ha ordinato ansimando. Ha cercato di sfilarsi dalla posizione in cui si trovava mentre io la trattenevo leccandogli le cosce. Ma alla fine è riuscita nel suo intento.
Mi ha rovesciato a panza all’aria, andando subito con le mani ad afferrare il mio pene. Lo ha stretto nel suo pugno; lo ha scappellato velocemente due volte facendomi anche male, tanta era l’energia che ci metteva. Non ha staccato i suoi occhi dal mio pene, la sua è una faccia da affamata, come a volerlo divorare.
Alla fine ha fatto salire la pelle lentamente, come lentamente l’ha fatta scendere tendendo mio pene. È scesa con la bocca e ha iniziato con il baciare la cappella, prima sulla punta, poi sui lati, scendendo fino alla base dell’asta di carne.
Non contenta è risalita facendo il percorso all’inverso con la lingua, premuta al pene, larga, calda e umida…
Si è fermata sulla punta della cappella e ha iniziato a rotearla, leccandola con la punta della lingua, scendendo lungo la paonazza corona che l’incappuccia. Leccava intensamente…
Ha portato poi la bocca a chiudersi sulla punta della cappella e la lingua settante sulla sua pelle sensibile. Mi sono goduto quel momento!
Ha iniziato a scendere fermandosi alla corona della cappella, per risalire e scendere di nuovo, lappando circolarmente con la lingua. Morivo…
Si è fermata giusto il tempo di un mio respiro e… ha iniziato una pompa decisa, scendendo e risalendo lungo il mio cazzo, superando la corona e giù sempre più profondamente, con il pollice e l’indice che schiacciava la pelle del cazzo alla sua base. Ha aumentato la velocità e l’ingollamento finché… si è fermata a un centimetro dalla base dell’asta… tutto il cazzo in bocca… impazzivo…
Laura sente il mio cazzo contrarsi, così è sonoramente risalita fermandosi con le labbra sopra la fessura del cazzo, quasi volesse con quel gesto fermare la mia eiaculazione, che ho avvertito prossima. Ci è riuscita.
Non so quanto siamo rimasti così, ma a me è sembrata un’eternità…
Senza dire nulla Laura si è sollevata, ha aperto le gambe montandomi sopra, afferrando il mio cazzo se lo è portato al suo nido caldo e ridiscendendo decisa, lo ha fatto scivolare dentro la sua vagina, che si è stretta su di esso.
Ho sentito la sua carne calda stringere il mio cazzo nella sua cavalcata; ho sentito la sua carne sfregare sul mio glande. Poi l’estasi si è presa queste sensazioni donandomi una cavalcata vogliosa, che ha visto Laura sollevarsi e schiacciarsi su di me, quasi saltellando.
I gemiti sono stati reciproci, le carezze e i baci famelici. Meraviglioso…
Abbiamo continuato così finché sia Laura sia io abbiamo gridato il nostro orgasmo. Il suo l’ho sentito riversarsi dalla figa e colare sulle mie palle, sull’interno della mia coscia. Il mio schizzare dalla cappella verso l’alto, come se si svuotasse completamente nella sua figa. Laura si è accasciata su di me cercando la mia bocca, per permettere alle nostre lingue di limonare voracemente.
Non ricordo di aver goduto così, nemmeno l’altra volta con lei e con Rosy…
- Ti voglio ancora…
Le ho detto mentre riprendevo fiato.
Laura si è chinata in un tenero bacio dimenando i suoi fianchi. Mi ha fissato negli occhi a labbra aperte, si è dondolata su di me…
- Lo voglio sentire nel culo… devi prendermi… ti voglio dentro…
Laura non le ha sussurrate, ha comandato queste parole direttamente al mio cervello, che in quel momento era collegato al cazzo, tanto che ha avuto un sussulto di ringalluzzimento.
Laura ha sorriso a questa mia reazione. Si è alzata lasciandolo sfilare naturalmente dalla sua figa, che ha rilasciato anche il rimanente del mio sperma.
Laura si è messa a pecorina, appoggiata sui gomiti e ha inarcato la schiena.
Ho visto le sue chiappe dischiuse mentre mi sollevavo mettendomi dietro di lei; ho visto il suo buco del culo con qualche peletto in giro mentre le allargavo le chiappe per bene.
Ho affondato il mio viso dirigendo la punta della mia lingua a leccargli il buco del culo e, più che una leccata, è stata una abbondante insalivata, con la lingua che si è insinuata al suo interno.
Ho saggiato la resistenza del suo buco con le dita. Anche se non era di “primo pelo”, non era poi così aperto come ricordavo. Laura non doveva essersi fatta inculare da un po’.
Mi sono alzato in piedi sul letto, portandomi all’altezza del suo culo, salendo a cavalcioni con l’intento di montarla da dietro. Letteralmente montarla!
Ho puntato il cazzo direttamente al suo buco del suo culo. Ho strusciato la cappella intorno al suo buco con un movimento rotatorio favorito dalla mia saliva. Giravo la cappella come se dall’esterno del cerchio lo stessi avvicinando al centro e… ho spinto, senza rifletterci, in preda alla mia libidine.
In quella posizione, con Laura rilassata in attesa, con la mia saliva che facilitava l’opera, la mia cappella è scivolata dentro in maniera diretta e non sembrava volersi fermare…
Ho sentito la sua carne strusciare e stringere il mio glande. Il cazzo è entrato per metà lunghezza.
Il suo ingresso è stato accompagnato dall’urlo di Laura, sonoro e secco. Le mani di Laura hanno cercato di fermarmi, ma ormai era dentro: io fermo dietro e sopra di lei…
Non so quanto siamo rimasti in quella posizione. Io con il cazzo che pulsava ritmicamente, sobbalzando dentro al suo culo. Laura con il viso premuto sul lenzuolo, il respiro grosso e veloce.
È stata lei comunque a dirmi di continuare, ma più lentamente.
Delicatamente ho spinto, penetrandola, godendomi la sua carne stretta intorno al mio cazzo. Poi l’ho sfilato.
Tenendole le chiappe aperte ho ammirato il buco dilatato, aperto e arrossato. Ma la tregua è durata poco per Laura.
Ho riportato delicatamente la mia cappella a contatto con il suo buco del culo e spingendo l’ho penetrata. La cappella è scivolata nella sua carne stretta, tra ansimi e gridolini.
Non mi sono fermato e con decisione ho continuato a premere, tanto che a un tratto l’ho sentito cedere e mi sono trovato a cadere addosso al corpo di Laura, come se avessi perso l’appoggio. Le ultime resistenze del suo sfintere hanno ceduto: il mio cazzo si è trovato immerso nel culo di Laura.
L’averla sfondata non è stato indolore per lei, anzi. Ho scoperto dopo che ha pianto, ma ha anche goduto, eccome se ha goduto nell’essere posseduta, scopata senza ritegno nel culo.
Ho iniziato così a retrocedere e rientrare lentamente, ma in modo deciso, spingendo fino in fondo la mia asta, andando a contatto con la sua schiena.
L’ho fatto uscire e rientrare tutto nel suo culo un paio di volte.
Ho iniziato la cavalcata finale afferrandola per i fianchi, sbattendo il mio pube ritmicamente sulle sue chiappe, con Laura che mi chiedeva di sborrare grugnendo.
Non sono durato molto e ho sborrato copiosamente dentro al culo di Laura: il mio cazzo sobbalzava dallo sforzo di schizzare e il suo culo si contraeva sulla mia cappella, quasi a volermi spremere.
Mi sono alzato e mi seduto di fianco a Laura, che iniziava a respirare in modo regolare mentre si metteva su di un fianco anche lei. È in quel frangente che ho visto il suo viso rigato di lacrime. Le ho asciugate sbaciucchiandola, finché le nostre bocche non si sono incontrate in un baciò appassionato con le lingue a roteare voracemente.
Ci siamo coccolati. Abbiamo riso, scherzato nel verificare la larghezza del suo buco (abbiamo anche giocato infilando le nostre dita dentro…). Ma soprattutto abbiamo goduto della presenza fisica l’uno dell’altra.

È l’inizio di una relazione, non so per quanto, ma è l’inizio…
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.3
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per A Volte Tornano...:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni