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Le note sulla pelle


di Membro VIP di Annunci69.it Francois1957
15.04.2025    |    22    |    2 8.0
"I due uomini si scambiarono uno sguardo: complicità, desiderio, controllo condiviso..."
La baita era immersa nel silenzio ovattato della montagna, lontana da tutto. Il fuoco nel camino crepitava piano, mentre fuori, nella notte limpida, la città nella valle brillava come un mare di stelle rovesciato.

Sofia sedeva sul divano, le gambe nude ripiegate sotto di sé, un bicchiere di vino rosso in mano. Aveva indosso solo una camicia di flanella del marito, larga abbastanza da lasciar intravedere la curva morbida del seno quando si muoveva.

Accanto a lei, Giorgio, il suo compagno da anni, la osservava con un misto di desiderio e orgoglio. Entrambi attendevano.

Poi si udì il suono. Il primo tocco dell’archetto sulle corde, profondo, vibrante, come un gemito trattenuto. L’uomo maturo, elegante, con i capelli brizzolati e lo sguardo intenso, stava suonando il violino davanti alla vetrata.

La luce fioca delle candele giocava sulle sue mani forti, sullo sguardo concentrato. Non c’erano parole. Solo la musica – lenta, struggente – che scivolava tra loro come un sussurro erotico.

Sofia era ipnotizzata. Ogni nota sembrava accarezzarle la pelle. Il violino raccontava una storia di desiderio e abbandono, e lei la stava vivendo tutta. Quando l’ultima nota svanì nell’aria, lui abbassò l’archetto e la guardò. Lei si alzò, lentamente, abbandonando il bicchiere sul tavolo.

La camicia si aprì quel tanto che bastava. Si avvicinò a lui senza parlare, sollevando la mano a sfiorare il legno del violino ancora caldo. «È il tuo turno, adesso» sussurrò lui, la voce roca.

Giorgio li osservava, il respiro più rapido, e non c’era traccia di gelosia, solo una fame condivisa. Si alzò anche lui, raggiungendoli, le mani già sui fianchi di Sofia, mentre lo sguardo dell’uomo maturo non lasciava mai il suo.

Le mani cominciarono a muoversi. La camicia scivolò via, seguita lentamente dai vestiti degli altri due.

La musica ora era fatta di respiri, sospiri e corpi che si sfioravano, si cercavano, si prendevano. Il legno caldo del pavimento scricchiolava sotto i loro piedi nudi.

Sofia era tra loro, il corpo nudo incorniciato dalle ombre tremolanti delle candele. Il suo respiro era più rapido ora, mentre le mani dell’uomo maturo le scorrevano lungo la schiena, con lentezza sicura, esperta.

Le dita le sfiorarono i fianchi, risalendo verso i seni, stringendoli con la stessa attenzione con cui aveva suonato poche ore prima.

Giorgio la baciava sul collo, mentre il suo corpo già rispondeva con fame crescente. Vedeva sua moglie cedere sotto quelle carezze, e lo eccitava oltre ogni aspettativa. Le mani di lui si abbassarono lungo il ventre di Sofia, fino a trovarla già umida, aperta, pronta.

«Hai desiderato questo, vero?» mormorò il maturo all’orecchio di lei, la voce profonda come un brivido. Lei annuì, gli occhi socchiusi, mentre il suo corpo veniva esplorato, toccato, preso. Le dita dell'uomo si muovevano tra le sue pieghe con precisione lenta, mentre Giorgio si inginocchiava dietro di lei, baciandole la schiena, le cosce, e poi più su, assaporando.

Sofia gemeva piano, i suoni umidi dei baci e delle dita che la accarezzavano si mescolavano ai sospiri, creando una sinfonia carnale. Quando l’uomo maturo si inginocchiò davanti a lei e cominciò a baciarla tra le cosce, la testa le cadde all’indietro, tra le mani del marito.

Le leccate erano lente, profonde, come note lunghe di un’altra musica. Dietro di lei, Giorgio la stringeva, la penetrava con due dita, muovendole dentro di lei mentre osservava quell’altro uomo farla tremare. Quando Sofia esplose nel primo orgasmo, il suo corpo si piegò in avanti, le gambe cedevoli, il respiro spezzato.

Ma non era finita. Fu sollevata e portata sul tappeto davanti al camino. I due uomini si scambiarono uno sguardo: complicità, desiderio, controllo condiviso. Sofia li guardava con gli occhi lucidi, pronta. Giorgio si sdraiò e lei salì sopra di lui, sentendolo entrare dentro con un piacere profondo, familiare.

Ma mentre cavalcava lentamente il suo uomo, l’altro si avvicinò dietro di lei, duro, possente, e le accarezzò i fianchi, il fondoschiena, sfiorandola con il glande umido. «Vuoi?» chiese, mentre spingeva delicatamente tra le sue antiche. Sofia ansimò e annuì. Avevano parlato, immaginato quella scena mille volte. Ora era reale.

Lentamente, molto lentamente, sentì quella seconda penetrazione, quel senso pieno, stretto, incredibilmente intenso. I gemiti divennero gemiti condivisi. Il ritmo si fece più profondo, i corpi intrecciati in una spirale che non conosceva confini.

Tre corpi uniti. Tre respiri diventati uno. E mentre il fuoco ardeva, fuori la città nella valle continuava a brillare, ignara della notte carica di desiderio che ardeva nella baita.

L’aria profumava di legna bruciata e pelle calda. I tre giacevano ancora sul tappeto, nudi, intrecciati, avvolti in una coperta morbida. Il camino proiettava ombre morbide sulle pareti in legno, e fuori il silenzio della montagna cullava la notte. Sofia era tra loro, la testa appoggiata al petto di Giorgio, una mano stretta a quella dell’uomo maturo. Nessuno parlava.

Non c’era bisogno. I corpi parlavano ancora, lentamente, nel respiro calmo che li univa. Il violino era appoggiato su una sedia, come se anche lui avesse fatto la sua parte e adesso meritasse il riposo. Una corda si era leggermente spostata, forse durante il momento più intenso, come un’eco sottile del piacere che ancora aleggiava nell’aria.

Giorgio guardò Sofia. Aveva gli occhi chiusi, il sorriso di chi ha vissuto qualcosa che non si dimentica. Poi l’altro uomo si voltò verso di loro, con lo sguardo quieto, soddisfatto, e disse solo: «Grazie per avermi accolto. Siete una sinfonia rara.» «Tu l’hai solo suonata», gli sorrise Sofia.

Le risate furono basse, piene, cariche di complicità. Nessuna promessa, nessuna necessità di spiegare. Solo la certezza che quella notte, in quella casa sospesa tra cielo e terra, avevano condiviso qualcosa di vero. E forse, un giorno, tra il rumore del vento e un bicchiere di vino, il violino avrebbe suonato ancora.
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