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LA MIA REGINA ED IL SUO TORO


16.02.2025 |
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"E quello che vidi mi tolse il fiato..."
La cena era stata solo una farsa. Un gioco crudele. Valeria sapeva benissimo cosa avrebbe fatto quella sera, e io… io sapevo che il mio posto era quello del servo, dell’uomo inutile, dell’ometto che guarda e si tocca mentre un vero maschio si prende sua moglie.
Lei era stupenda, più troia che mai. Il vestito nero, stretto come una seconda pelle, le metteva in risalto il seno prosperoso, pronto a uscire dalla scollatura con ogni respiro profondo. Le gambe lunghe, i tacchi vertiginosi, quel culo sodo che oscillava ad ogni passo. Sapeva di essere desiderata, e amava farlo pesare.
Andrea la guardava come un predatore, e lei non faceva nulla per nascondere il fatto che lo voleva.
«Versaci da bere,» mi ordinò con un sorriso sprezzante, mentre si sedeva sulle gambe di lui, strofinandosi con disinvoltura.
Mi affrettai a riempire i calici, con il cuore che batteva forte nel petto e il cazzo già duro nei pantaloni.
«Povero marito,» sospirò lei, passandosi la lingua sulle labbra. «Deve servire mentre sua moglie si prepara a essere scopata come una puttana.»
Andrea rise, accarezzandole la coscia. «Forse gli piace.»
«Oh, gli piace eccome,» rispose lei, con un’occhiata fulminante nella mia direzione. «Vero, tesoro? Ti piace guardarmi mentre divento la troia di un vero uomo?»
Non potei rispondere. Ero troppo eccitato, troppo umiliato.
Lei rise e si alzò in piedi, prendendo Andrea per mano e conducendolo in camera. Io sapevo cosa fare. Mi abbassai alla serratura, il respiro pesante.
E quello che vidi mi tolse il fiato.
Andrea la stava già spogliando con foga, tirandole giù il vestito e facendolo cadere a terra. Sotto, niente reggiseno. Solo un perizoma minuscolo, che lui strappò via con un gesto deciso.
«Guarda che troia sei… Sei già fradicia.»
«Ovviamente,» ansimò lei, leccandogli il petto muscoloso. «Non ne posso più… voglio essere usata come una puttana.»
Andrea la prese per i capelli e la spinse giù in ginocchio. Valeria si morse il labbro, gli slacciò i pantaloni e tirò fuori il cazzo duro e pulsante. Lo fissò per un attimo con occhi famelici, poi lo avvolse tra le labbra con un gemito di pura lussuria.
Io tremavo. La mia mano era già nei pantaloni, il cazzo duro come una roccia. Guardavo mia moglie succhiare come una troia esperta, la saliva che colava lungo l’asta mentre si spingeva sempre più in fondo, con le lacrime agli occhi.
«Dio, sei nata per questo,» grugnì Andrea, spingendole la testa fino a soffocarla.
Lei si lasciò usare senza opporre resistenza, godendo del trattamento. Quando lui la lasciò andare, lei si pulì la bocca con un dito e rise.
«Adesso voglio sentirti dentro,» sussurrò, mettendosi a quattro zampe sul letto, il culo perfetto in bella vista. «Scopami forte… fai vedere al mio maritino come si prende una vera donna.»
Andrea non se lo fece ripetere. Afferrò i suoi fianchi e la penetrò con un colpo secco, facendola gemere forte.
«Sì! Dio, sì!» urlò Valeria, spingendosi contro di lui. «Così! Più forte! Voglio sentirti fino in fondo!»
Io ero fuori di me. La mia mano si muoveva frenetica, il mio respiro era spezzato, il piacere cresceva in modo insopportabile.
Andrea la scopava con violenza, il suono delle loro pelli che si scontravano riempiva la stanza. Valeria ansimava come un’ossessa, le dita affondate nel lenzuolo.
«Dì a tuo marito cosa sei!» grugnì Andrea, tirandole i capelli.
«Una puttana!» gridò lei, senza vergogna. «Una puttana che ama essere scopata da un vero uomo mentre il suo ometto si tocca come un miserabile!»
Quelle parole mi fecero esplodere. Il mio corpo fu scosso da un orgasmo bruciante, il seme che schizzava ovunque mentre la guardavo venire, urlando di piacere mentre Andrea la riempiva fino in fondo.
Rimasi lì, ansimante, mentre loro continuavano. Io avevo già goduto. Ma loro non avevano ancora finito.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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