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Revenge Porn: ora basta davvero!


news 18.03.2019 13   |   Canali: revenge porn vendetta leggi internet

Revenge Porn: ora basta davvero!

La vicenda della nuova diffusione sulle chat di filmati e immagini private appartenenti alla deputata grillina Giulia Sarti potrebbe accelerare l’iter della legge sulla cosiddetta revenge porn, vale a dire la diffusione non autorizzata sulla Rete di contenuti a sfondo sessuale.

Da sempre il porno ha permesso a chiunque di sfogare desideri, pulsioni e perversioni che, nella vita di tutti i giorni, incontrerebbero ostacoli da parte di opinione pubblica, parenti e amici.
In questo campo, il web si è dimostrato uno strumento formidabile, in grado di soddisfare le più disparate fantasie sessuali e di organizzare incontri altrimenti impossibili.
Grazie alla rete, poi, sono letteralmente esplosi fenomeni come l’esibizionismo (tra gli altri il nostro Palco), nei quali gli utenti si mostrano in piccanti performance davanti ad un obiettivo e il voyeurismo, dove il piacere, in questo caso, sta tutto nel guardare.

La combinazione tra un maggiore utilizzo degli smartphone per riprendere i momenti più intimi e un mondo sempre più connesso ha fatto, però, diffondere un fenomeno tanto comune quanto odioso come quello del revenge porn, tutt’ora in piena espansione.

Il web è pieno di materiale pornografico di questo genere; Telegram si è rivelato il mezzo più utilizzato per condividere, in enormi chat popolate da sconosciuti, scatti, video e conversazioni nei quali vengono messe alla gogna ignare ex mogli o fidanzate fresche di rottura, per vendicarsi di una storia andata male o solamente per vantarsi delle proprie performance a letto.

Ed è per questo motivo che, sin da tempi non sospetti, su Annunci69.it non permettiamo la pubblicazione di foto e video in mancanza della Certificazione laddove siano presenti volti riconoscibili.
Così come  è vietata sul nostro sito - da sempre - la pubblicazione del numero di telefono negli annunci.

Piccoli accorgimenti che hanno permesso in tutti questi anni di non avere quasi alcun caso di revenge porn. In una Community di questo tipo è praticamente un miracolo.

La propria libertà finisce dove inizia a ledere quella altrui, e un atto così meschino rischia di rovinare la vita a quella che, fino a qualche tempo fa, era la propria dolce metà, portandola, in qualche caso, anche al suicidio.

La cronaca nera nazionale, infatti, ha riportato diverse vicende conclusesi tragicamente, la più nota delle quali è forse quella di Tiziana Cantone, dove la ragazza, a seguito di alcuni suoi filmati messi in rete dall’ex compagno, finì per togliersi la vita, impiccandosi nella sua abitazione.

In Italia, con qualche anno di ritardo, ci si sta muovendo per tentare di contrastare quello che, da molti, è definito come un vero e proprio stupro virtuale, allineandosi, così, a molti paesi anglosassoni. Noi abbiamo cominciato ad affrontare il tema ben 6 anni fa.

Per accorgersi del fenomeno, i politici italiani invece, hanno dovuto aspettare (e guardare) che una deputata, Giulia Sarti del M5S, fosse vittima di revenge porn. "Mi dispiace tantissimo che le sia capitato questo, ma magari, essendo una parlamentare, quanto accaduto può diventare un input per legiferare e intervenire finalmente su questo fenomeno", ha detto all'Adnkronos Maria Teresa Giglio, la madre di Tiziana Cantone.

L'associazione ‘Insieme in rete’, insieme ad altre organizzazioni che si sono prese a cuore la questione, ha raccolto più di 100.000 firme su change.org per inserire nell’ordinamento penale italiano il revenge porn come reato specifico; l’azione trova il sostegno di molte personalità di spicco nel campo della parità dei diritti, tra cui l’ex portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati Laura Boldrini.

Della stesura della legge si sta già occupando un pool di avvocati e psicologi, con l’intenzione di passare poi alla Camera la proposta, redatta in ogni sua parte.

Due disegni di legge depositati alla Camera e uno al Senato portano la firma di Forza Italia. L’ultimo in ordine di tempo, primo firmatario Galeazzo Bignami, è stato presentato a Montecitorio il 9 gennaio e attende di essere assegnato in commissione. Pene fino a quattro anni per chi pubblica e diffonde senza consenso immagini sessualmente esplicite. E se la vittima muore, 10 anni.

All'estero, il revenge porn è già riconoscito come reati in molti paesi: Germania, Israele, Gran Bretagna, Canada e in 34 Stati americani.

Vi lasciamo con una storia recentissima raccontata da Selvaggia Lucarelli (da sempre in prima linea contro il fenomeno del bullismo in rete) che parla di Sabrina, vittima del suo ex che aveva messo in atto quello che il giudice ha finalmente definito “un proposito criminale”. 

Combattere questa infame pratica è fondamentale e più che mai di stretta attualità: il sesso è uno dei piaceri maggiori che la vita ha da offrire, praticarlo liberamente e senza preoccupazioni derivanti da comportamenti così scorretti è un diritto di tutti. E tutti noi lo sappiamo benissimo!


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