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La cartella nascosta sul suo PC - Parte 2


di Hank1980
08.03.2022    |    21.971    |    7 9.8
"Ah, ovviamente io dovrò vedere tutto, hai ancora quel sistema di sorveglianza no? Bene io vedrò da lì, qualsiasi cosa succeda” risposi..."
Dopo aver visto quel video non riuscivo a pensare ad altro. Vedere la mia compagna far venire un altro uomo con la bocca era un'immagine fissa, un pensiero costante, come dei pugni allo stomaco, ma allo stesso tempo mi eccitava oltre ogni misura.
Simona non era una poco di buono, affatto, e probabilmente una situazione del genere non si sarebbe mai più verificata. Questo pensiero se da una parte mi rendeva più tranquillo, dall’altra mi creava inquietudine. Infatti, la nostra vita sessuale era di gran lunga migliorata dopo la visione di quel video. Dovevo ammettere a me stesso che immaginare a quanto successo mi eccitava terribilmente e questo faceva in modo che i nostri rapporti sessuali fossero molto più intensi rispetto a prima, sembrava come aver ritrovato quell’intesa dei primi tempi. Per assurdo eravamo più vicini che mai, tant’è che decidemmo di iniziare a provare ad avere un figlio, quindi lei interruppe la pillola e iniziammo a godere ancora più liberamente dei nostri rapporti. Purtroppo, però, il pensiero di lei con un altro non mi dava pace, e nonostante le cose tra noi non fossero mai andate meglio, smaniavo all’idea di rivederla in quella situazione. Ma Simona non era avvezza al tradimento, per quanto fosse successo in quella situazione del tutto inaspettata e irripetibile dove si era trovata nel turbine di avvenimenti che l’avevano portata ad agire in quel modo.
Iniziai sempre più spesso a pensare ad una situazione particolare che potesse indurla nuovamente in errore e soprattutto a come avrei potuto assistere.
Non avrei mai pensato di cercarmi le corna, a tratti mi sembrava assurdo, era la mia donna, quella con cui volevo metter su famiglia, ma oramai quanto vissuto aveva acceso in me una strana perversione, vedere un altro uomo godere della mia donna era una sensazione che non mi lasciava tregua, attanagliava la mia mente, e questo era dipeso dal fatto che Simona non mi aveva tradito, non avrebbe voluto, era stata quasi costretta a farlo, quindi non vedevo in lei un’adultera, ma la mia donna usata da un altro per mero impulso e piacere sessuale, questo mi mandava ai matti.
Così iniziai a pensare sempre più spesso a come fare per far si che Simona si trovasse in una situazione che la portasse a rivivere, magari in maniera più consapevole, il tradimento.
Passò del tempo, e inizia a convincermi che trovare una situazione giusta fosse impossibile, questo complicato anche dal fatto che avrei dovuto di sicuro vedere il tradimento, capite bene che era una situazione quasi irrealizzabile…. senza coinvolgere nessuno di mia conoscenza.
Così decisi, decisi di parlarne con un mio amico, un amico di vecchia data, single, ragazzo attraente e ben dotato, molto aperto di mente e avvezzo ad atteggiamenti sessuali non convenzionali, Simona ne aveva sempre parlato bene, anche se non condivideva il suo stile di vita molto effimero, infatti Giuseppe aveva una vita sessuale molto attiva cambiando di frequente partner. Giuseppe era il classico figlio di papà, senza un lavoro, ma pieno di soldi che passava le sue giornate tra pseudo-impegni e zero responsabilità.
Qualche giorno dopo, a seguito di una partita di calcetto, mi feci coraggio e decisi di parlare con Giuseppe, ma non volevo dirgli “hey, cerca di farti la mia donna, sono un masochista che ama vederla con un altro”. Tra l’altro sapevo che Giuseppe è sempre stato attratto da Simona e non ne ha mai fatto mistero, anzi mi ha sempre sfottuto facendo apprezzamenti espliciti, ma si sa, tra amici e ragazzi si scherza sempre.. Il mio piano prese forma.

Dopo la partita prendemmo una birra e gli confidai il tradimento di Simona, insomma quanto successo in quella festa, notai subito, a parte il suo dispiacere per me, una sorta di luce nei suoi occhi, una luce che diceva “hai capito la brunetta”. Gli dissi che non riuscivo più a fidarmi di lei e che avrei voluto metterla alla prova, e chiesi a lui di aiutarmi.
“Cosa mi stai chiedendo precisamente” mi chiese lui.
“Ti chiedo di vederti con lei e vedere come va, cosa succede, di provarci insomma, voglio sapere se lo rifarebbe” risposi.
“Scusami, se ho capito bene dovrei provarci con la tua compagna, se non ci sta ok, e se dovesse starci? che faccio glielo metto in bocca? e poi ti dico hey, me la sono fatta?” disse ironicamente.
“No, dovrai farla venire a casa tua e vedere cosa succede, non devo dirti io come metterla alla prova…. Ah, ovviamente io dovrò vedere tutto, hai ancora quel sistema di sorveglianza no? Bene io vedrò da lì, qualsiasi cosa succeda” risposi.
“Ok, E se dovesse succhiarmelo? Per te è ok?” mi chiese ancora una volta, e ancora una volta risposi in maniera vaga:
“Tu provaci con lei, il resto si vedrà”. Annuì come faceva solitamente, probabilmente aveva capito il mio fine, non era solo un metterla alla prova.
Così l’indomani ci ritrovammo a casa, io e Simona, cenammo, bevemmo un calice di vino e poi vedemmo un film sul divano, lei era stesa, allungò le gambe, inizò a stuzzicarmi con i suoi piedi, iniziai a toccarla, la cosa ci eccitò entrambi, così si mise su di me, lo tirai fuori e lei lo infilò, iniziò a montarmi, sfregando il clitoride sul mio pube, la sentivo sempre più bagnata, sapevo che stava per venire, iniziò a gemere sempre più forte, quando sentimmo squillare il mio cellulare, era Giuseppe, lei si irrigidì, iniziò a tremare e venne molto forte. Lasciammo squillare a vuoto. Dopo qualche secondo di pausa ricominciò a muoversi, mi tuffai tra i suoi seni e venni anche io. Venni dentro di lei mentre ci baciavamo con passione.
Dopo qualche minuto guardai il telefono, trovai la chiamata non risposta e richiamai Giuseppe.
“Hey, hai provato a chiamarmi” dissi.
“Si, in realtà cercavo Simona, me la passi?”
Rimasi sorpreso dalla sua intraprendenza, mi aveva preso sul serio ed era già partito all’attacco così senza pensarci su troppo, passai il telefono a Simona che seminuda si avviò in bagno.
La sentivo parlare, lei diceva "sì, nessun problema, passa in ufficio quando vuoi e risolviamo”..... “ah non riesci proprio”.... “guarda non so, potrei riuscirci giovedì" .. “bene, prepara i documenti e faccio un salto da te”.....
Giuseppe aveva organizzato un incontro con Simona, che come professione fa l’avvocato, con la scusa di risolvere un problema legato ad un incidente stradale, e l’appuntamento era fissato a giovedì prossimo a casa di lui, cavolo, mi aveva davvero preso in parola.
Sapevo che Giuseppe è sempre stato attratto da Simona, ma per amicizia ha sempre mantenuto il suo posto, ma dal momento che gli avevo dato il via libera oramai andava dritto come un treno, eravamo a martedì e i sentimenti che provavo erano contrastanti.
Da un lato speravo che lei facesse la cosa giusta, si tirasse indietro, dall’altro volevo rivederla con un altro, riprovare quel eccitazione fortissima e quel sentimento che non mi dava tregua. Passai tutto la giornata a non pensare ad altro, e il giorno dopo fu ancora peggio, tutto il mercoledì lo passai in uno stato di eccitazione perenne, tant’è che una volta tornato a casa e rientrata anche Simona non riuscii più a resistere e la presi da dietro mentre cucinava, le tirai su il vestito, le strizzai i seni e iniziai a dare colpi ben ritmati. Venni quasi subito, lei rimase quasi sorpresa da quanto fossi eccitato, tant’è che mi giustificai dicendole di aver trovato una sua foto succinta sul mio telefono e di averla pensata per tutto il giorno. MI baciò, ci demmo una sistemata e andammo a cena. In quel periodo Simona era molto disponibile, sessualmente intendo, facevamo moltissimo sesso, forse anche per il fatto che avevamo pensato di avere un bambino e ci stavamo provando da poco e nei giorni fertili assecondava i miei capricci come quello di poco fa, farlo in piedi, da dietro in cucina, andava bene, purchè le venissi dentro. Passò anche mercoledì.

Inutile dirvi come passai il giovedì a lavoro. Dopo pranzo mi chiamò Simona riferendomi che sarebbe passata da Giuseppe per le 18,00 per mettere insieme i documenti e capire come procedere legalmente in merito all’incidente da lui subito qualche giorno prima. Tirai giù un po' di saliva e risposi “Ok, fai pure con calma, ci vediamo a casa”.

Dopo qualche minuto ricevetti un whatsapp da Giuseppe che mi diceva “Mi ha contattato, sarà qui per le 18.00, non si torna più indietro!”
“Ok” risposi.
“ax45ioduna36 , questa è la password che dovrai usare” era la password per entrare nella sua telecamera casalinga.
“Ok” risposi ancora una volta, non avevo altre parole, ero più preparato della prima volta, ma sempre scosso.
Uscii prima da lavoro e per le 17.30 ero a casa, impaziente, eccitato, sconvolto, impaurito, ansioso, e ancora più eccitato.
Accesi il mio Pc, mi collegai al sistema di sorveglianza interno di Giuseppe. In primo piano si vedeva chiaramente il divano, la risoluzione era ottima, non successe nulla. Lo vedevo passare, cercare di dare una mezza sistemata, bere dell’acqua. Erano da poco passate le 18, e l’attesa diventava estenuante, vedevo Giuseppe seduto sul divano, giocava alla XBox (che bello essere ricchi e non aver bisogno di lavorare). Alle 18.16 ecco il citofono. Non ci credevo, iniziai ad avere la bocca asciutta, Giuseppe rispose, invitò Simona a salire, l’aspettava dietro la porta e si stringeva il pacco, sembrava essere già eccitato.
Eccola, la vidi entrare in casa, come sempre bellissima, stivaletto sopra le caviglie, calze velate, gonna e camicetta bianca, capelli sistemati, nerissimi, ondulati, trucco fine che sembrava quasi non esserci, insomma, bella come sempre. I due bacetti sulle guance, convenevoli e poi Simona cercò di arrivare al punto. Giuseppe mise su un caffè, tirò fuori le carte, le guardarono insieme e stabilirono come procedere. Erano seduti sul divano, lei aveva le gambe accavallate e manteneva la sua solita composta eleganza, mentre lui come suo solito era più casual, jeans scolorito e t-shirt e quel modo di fare da menefreghista che tanto piaceva alle donne. Una volta chiuso il discorso lavorativo, Simona era pronta per andare e tornare a casa, ma lui iniziò a chiacchierare, accese una sigaretta e fece una cosa che non mi sarei mai aspettato.
Prese il telefono e disse: “Chiamiamo il tuo uomo”. Sentivo il mio telefono squillare, tolsi il volume del PC per non creare ritorni e risposi.
“Pronto” dissi confuso.
“Weee, indovina? Sono qui con Simona” disse lui in vivavoce in manera tale che lei potesse sentire la mia voce.
“Si, sapevo che vi sareste visti” risposi.
“Ottimo, non ti nasconde davvero nulla eh? Non ti dispiace se approfitto di lei vero?”
Ero confuso e sconvolto, non capivo cosa stesse facendo, dal video vedevo Simona imbarazzata e confusa, aveva confidenza con Giuseppe, ma aveva sempre mantenuto un pò di distanza in quanto sentiva la sua attrazione e i suoi sguardi, ma mai nulla di più. In tutto ciò io riuscii solo a dire “No, fai pure, ti pare” dissimulai una risatina contribuendo a quel doppio senso e tensione che Giuseppe aveva voluto creare.
“Wow, potrei prenderti in parola” rispose lui, sorrise, si girò verso Simona e le mise una mano sulle gambe, strinse, era un messaggio chiaro, un messaggio che le arrivò forte. continuò dicendo “però, ne approfitterò per farmi dare un passaggio da Carlo, tu vieni?”
“No, resterò a casa” e aggiunsi “se lei è d’accordo approfittane per un passaggio”.
Si girò verso di lei con un sorriso malizioso e chiuse la conversazione.

Capii subito quanto fatto da Giuseppe, fu una mossa molto astuta, mi incluse nella situazione in modo tale che Simona fosse più a suo agio, e approfittò per un contatto fisico mentre era al telefono con me, quindi in una situazione per Simona non troppo pericolosa. Andò a segno.

La guardò e disse sorridedo “Wow, il tuo ragazzo mi ha autorizzato ad approfittarmi di te, ti rendi conto?”
Lei sorrise, un pò in imbarazzo e cambiò discorso, disse “Allora andiamo che ti accompagno da Carlo”.
Lui di tutta risposta disse, “mettiti comoda, devo fare una doccia” e tirò via la maglia, la buttò sulla sedia e andò verso il bagno.
Giuseppe è un bel ragazzo, e piace anche molto alle donne, e anche Simona, per quanto le reputasse uno scansafatiche, uno che non si impegnava mai, ma in fondo era a sua volta attratta. Vederlo andare verso la doccia senza maglia e solo con i jeans indosso, le provocò qualcosa, lo vidi chiaramente.
Simona restò sola sul divano, sentiva l’acqua della doccia scorrere, faceva respiri profondi, si toccava le mani, poi per mettersi più a sua agio, stanca di una giornata di lavoro tolse le scarpe abbassando la zip degli stivaletti e sfilò i piedi mettendoli sul divano, al lato del sedere, restando quindi in collant, tranquilla del fatto che Giuseppe fosse sotto la doccia, ma lui rientrò improvvisamente, lei fu sorpresa, era solo in boxer e disse
"Ho dimenticato il cambio, comunque, Wow, non c’è nulla di più bello che vedere una donna che toglie le scarpe”.
“Daiiiiii non sono una donna, sono la ragazza del tuo amico, e poi sono in giro con questi tacchi da tutta la giornata, non c’è nulla di sexy”
“Eh, ma guarda cosa hai fatto?” e guardò verso i suoi boxer da dove si vedeva chiaramente il suo pene in erezione.
Giuseppe era anche ben dotato, e da quel boxer aderente era facile capirlo. Dopo un istante di imbarazzo, Simona cercò di uscire da quella situazione nel modo più elegante ed indolore possibile, quindi scoppiò a ridere e disse “allora la doccia forse è meglio se la fai gelata”.
“La doccia la faccio sempre bollente” rispose lui e tornò in bagno sorridendo.
Simona smise immediatamente di ridere, la vidi chiaramente mordersi un labbro e respirare sempre più profondamente, quasi a togliersi qualcosa dalla testa. Si alzò in piedi e poi si risedette sul divano. Dopo poco sentii che Giuseppe la chiamava.
“Dimmi” rispose lei a voce alta, dato che Giuseppe le stava parlando da sotto la doccia.
“E’ lì il mio accappatoio?” Lei si guardò intorno e vide un accappatoio sulla sedia al lato del divano.
“Si è qui” rispose “ma vai in doccia senza accappatoio?” rispose
“Me lo porti?”
“Non ci penso nemmeno, avrai qualche altra asciugamano no?”
“No, quindi mettiti comoda perché rimango qui sotto fino a domani”
“Sei tu che hai bisogno del passaggio, io se voglio vado via” disse lei
“Dai su, portami l’accappatoio”
“Giuseppe sei nudo, non posso”
“Dai, su, ne avrai visti di uomini nudi no? Dai mi metto di spalle e mi copro con le mani”.
Simona non sapeva davvero cosa fare, si alzò dal divano, era ancora scalza, prese l’accappatoio, respirò profondamente e andò verso il bagno. Uscì dal raggio della telecamera, non riuscivo più a vederla, sentivo solo le voci.
“Oh Dio, Giuseppe, ma sei nudo, e sei… oh Dio, tieni”
La vidi ritornare davanti al divano, con le mani sul viso, come a cercare di raffreddare le guance, era molto nervosa.
Dopo poco arrivò anche Giuseppe, con l’accappatoio indosso, ma aperto, aveva un'erezione evidente che mostrava il suo cazzo in tutta la sua perfezione, Simona rimase a guardarlo per qualche istante, poi distolse lo sguardo e si ritrovò Giuseppe di fronte.
“Cosa stai facendo? Sono la ragazza del tuo amico, cosa cazzo fai?”
“Tu cosa credi che stia facendo?” e si portò più vicino a lei.
“Non fare lo stronzo! No! Non possiamo, scusa, devo andare” e cercò di allontanarlo.
Lui la prese per un polso, ne capì tutta l'eccitazione, la tirò a sé, lei lo respinse nuovamente dicendo:
“Non fare il porco con me, per chi mi hai preso?”
Era molto sicura di sé in quel rifiuto, ma lui le disse:
“Ho visto il video! il video dell’addio al nubilato, e adesso stai buona qui e capiamo come fare per salvare la tua relazione”.

A queste parole Simona trasalì. Non era possibile, era la sola ad avere quel video, nessun altro poteva averlo avuto, non sapeva che Giuseppe non avrebbe mai potuto vedere nulla, ma stava sfruttando la mia confessione, un bluff, ma inattaccabile.

Simona rimase in silenzio, la sua posizione ferma sparì, prese il sopravvento un pò di vergogna a sapere che Giuseppe avesse visto quel video, era eccitata e confusa, fedele, in quanto fino a quel momento non avrebbe mai ceduto. Ingoiò un pò di saliva e aspettò la mossa di Giuseppe.
Lui le disse: “Stasera tornerai a casa e ti comporterai come se non fosse mai accaduto nulla, e io farò lo stesso” le prese la mano e la portò sul suo uccello, lei rimase immobile, ma chinò la testa per guardare il suo cazzo che in confronto alla sua mano era enorme “ma io ti ho vista succhiarlo ad un altro, e voglio la stessa cosa”.
Lei ritrasse la mano, come se si svegliasse da un torpore, cercò di allontanarlo, senza successo, e disse “Non puoi dire sul serio, è stato un errore, non ho mai voluto tradire, è stato tutto così veloce, ma adesso..”
Lui non la fece continuare, le si avvicinò ulteriormente, lei cercò di arretrare, ma trovò il divano alle sue spalle, non poteva fare altro che sedersi.
Lui le si parò davanti, in piedi, con il pene in erezione davanti al suo volto e disse:
“Non tradirai nessuno oggi, anzi, salverai la tua storia d’amore” appena disse queste parole le mise una mano dietro la nuca e la avvicinò al suo pene.

Ecco di nuovo quella sensazione, quei brividi, ero fuori controllo, ero spettatore, ma anche protagonista a modo mio, quello che speravo, ma allo stesso tempo non volevo vedere, si stava materializzando davanti ai miei occhi. Simona era ancora intontita, presa alla sprovvista, e io ero li che speravo aprisse le labbra e iniziasse.
Così Simona gli afferrò il pene, gli impedì di avanzare ulteriormente, lui si fermò, lei era abbastanza decisa, in quel momento avrebbe potuto interrompere tutto, alzarsi e andar via. Invece tirò la stretta verso il pube di lui, fino a scoprire completamente il glande ormai gonfio, alzò la testa guardandolo fisso negli occhi e gli disse rassegnata:
“Solo questa volta”
Giuseppe annuì
“Nessuno dovrà saperlo” continuò lei “fai in fretta”.
Giuseppe annuì nuovamente.
Simona riabbassò il capo, mise l’altra mano, quella libera dal pene, a coppa sotto i suoi testicoli, aprì le labbra, tirò fuori un pò di lingua che andò a posizionarsi sotto al frenulo, richiuse le labbra attorno alla sua cappella e iniziò ad andare a fondo.
Il cazzo di Giuseppe era perfetto, lungo, largo e dritto, mai visto un uccello in erezione così dritto, vene in evidenza e cappella molto grossa, sembrava durissimo, come lo si ha a 18 anni, ma lui ne aveva 40.
La sua cappella scomparve nella bocca di Simona che continuò a scendere per farlo entrare il più possibile.
Quello che vedevo era Lui in piedi, inarcato in avanti con la mano sulla nuca della mia donna, e che spingeva il suo membro nella sua gola. Lei era seduta sul divano, con le gambe aperte per essere più vicina al corpo di lui, gambe impreziosite da quelle calze velate, scalza, con i piedi in punta, una mano sui suoi testicoli e l’altra che teneva oramai la base del suo cazzo che man mano le scompariva in gola.
Questa scena mi sconvolse, ero in estasi. Era un qualcosa di statico che ben presto lasciò spazio al movimento, infatti, lui iniziò a ritmare i colpi, e ad andare sempre più in profondità.
Simona era sì eccitata, ma sentiva di star facendo qualcosa di sbagliato, ma necessario, così se da un lato avrebbe preferito non farlo, dall’altro pensò che quel pompino, se fatto bene, avrebbe potuto salvare la sua storia e chiudere il cerchio dei tradimenti.
Così continuò, alternava pompate a leccate sull’asta, sul frenulo e sui testicoli.
Lui disse “Cazzo se ci sai fare, dai continua a succhiare, fammi venire”
Lei si staccò per un secondo, gli strinse il pene con forza, lo guardò dritto negli occhi e gli disse in modo deciso: “Smettila, cerca solo di sbrigarti”.
Giuseppe annuì nuovamente, era in preda all’eccitazione, aveva sempre sognato possedere Simona, ma mai avrebbe pensato di ritrovarsi in questa situazione.

Giuseppe era ormai inarrestabile, le mise anche la seconda mano dietro la testa e iniziò a scoparle la bocca, infilandole più cazzo possibile in bocca, iniziò a sentire l’orgasmo arrivare.
Anche Simona iniziò ad avvertire qualcosa, sentiva il sapore del liquido preseminale, il pene diventare sempre più duro, il glande gonfiarsi e qualche piccola contrazione che non lasciava spazio a dubbi, Giuseppe stava per venire.
Simona iniziò a prepararsi a quella venuta, agli schizzi che avrebbero potuto andarle direttamente in gola, non avrebbe voluto, ma stava per assaggiare il sapore di un altro uomo, questa volta in maniera più consapevole, era eccitata, ma dentro di sé avrebbe voluto non farlo, ma stava succedendo di nuovo.
Ecco sentiva che Giuseppe le stava per godere in bocca, ma lui inaspettatamente si allontanò e disse:
“Fermati”
Lei non capiva, si limitò ad obbedire e lo tirò fuori dalla bocca, lui le tolse anche la mano dall’asta. Erano attimi di smarrimento per Simona, davvero non sapeva cosa aspettarsi, ma questo sgomento durò poco. Il suo pene, senza alcuno stimolo, ma oramai oltrepassata la linea di non ritorno, iniziò ad eiaculare, la prima contrazione colò perpendicolare al pavimento.
Simona era incredula, se da un lato non stava facendo sesso orale per sua scelta, dall’altra non avrebbe mai rovinato una venuta, la conoscevo bene, era una che poteva rifiutarsi di fare un pompino, ma era anche una donna che quando lo succhiava lo faceva fino alla fine. In questo caso invece Giuseppe si stava praticamente rovinando la venuta.
Con la seconda contrazione un fiotto di sperma caldo e denso le raggiunse il viso, sulla guancia, tra l’occhio e il naso, per la sorpresa aprì la bocca ed un terzo schizzo le colpì il labbro superiore, colandole in bocca. Infine, ancora una colata di sperma e qualche piccola contrazione che non trovava risposta in un vero e proprio orgasmo.
Simona richiuse la bocca, sentiva il sapore di Giuseppe, per istinto ingoiò quanto aveva in bocca, e rimase lì, ferma, attonita, per qualche istante.
Era tutto finito, ancora una volta.

Io alla vista di questa scena venni, senza bisogno di toccarmi, ero troppo eccitato, appagato, frustrato, ma ben presto ricominciai a ritrovare vigore ed eccitazione. Non era finito nulla, quello che stava per succedere andava oltre ogni mia immaginazione.

Simona era seduta sul divano, con dello sperma in faccia, con le gambe aperte, gambe impreziosite da quelle calze velate, scalza, con i piedi ancora in punta, convinta che fosse tutto finito, frustrata in quanto era stata quasi costretta a fare un pompino ad un altro, un mio amico, era eccitata, e non aveva nemmeno concluso il pompino come di solito faceva. Aveva di fronte al viso il pene di lui, ancora in erezione, e colante di sperma.

Seguirono momenti di imbarazzo, di silenzio, Simona non si era mai trovata prima in una situazione del genere, quello davanti a lui non era uno sconosciuto, era un amico di comitiva, un mio caro amico, e lei gli aveva appena fatto un pompino, aveva il viso sporco del suo sperma, per di più si sentiva un po umiliata ed eccitata, non sapeva come uscirne. Lei si passò una mano tra i capelli e cercò di sistemarsi, sentiva dello sperma sullo zigomo, non voleva guardare Giuseppe negli occhi, non sapeva cosa sarebbe potuto succedere. Intanto il suo pene si fermò, smise di contrarsi e restò dritto ed immobile, solo per alcuni istanti.
Giuseppe capì subito che avrebbe potuto continuare e così fece, le disse:
“Pulisci tutto per bene” le rimise una mano dietro la nuca e la invitò a riprenderlo in bocca.
Lei cercò di ritrarsi, ma senza successo, così decise di assecondarlo e di terminare così quel pomeriggio, aprì la bocca e lo mise dentro.
Lui diceva: “Dai, con la lingua, fammi sentire la lingua”.
Vedevo Simona con il cazzo di Giuseppe in bocca e le guance che nascondevano dei movimenti, lei sentiva il sapore dello sperma, ripulì tutto come ordinato e tirò giù, appena ebbe ingoiato lui lo tirò fuori, le piegò il capo all’indietro costringendola a gardarlo negli occhi, lei prese coraggio e disse:
“Sarai contento adesso, fai schifo, hai tradito il tuo amico costringendomi a fare sta roba”
Lui rispose “Ho detto che avresti dovuto farmi godere e per il momento ti ho solo dato un assaggio, non mi hai mica fatto finire, ti sei fermata, non ho goduto, e sono più eccitato di prima” dicendo questo lui scese e si mise in ginocchio, lei era ancora a gambe semi aperte, seduta sul divano.
“No, basta, hai fatto ciò che dovevi, adesso basta, per chi mi hai preso, non sono una puttana” Dicendo queste parole cercò di esorcizzare il suo stato d’animo, era ancora sporca di sperma, l’aveva succhiato ad un mio amico che le era venuto in faccia, e poi glielo aveva ripulito con cura ingoiando tutto lo sperma residuo, si, si sentiva dannatamente puttana.
Lui era oramai in ginocchio, tra le sue gambe, le infilò le mani sotto la gonna, al lato delle cosce, le afferrò i collant e prima di tirarglieli giù con forza disse:
“Tranquilla, a differenza dell’addio al nubilato non andrai a casa insoddisfatta”.
A queste parole Simona gli perse i polsi cercando di fermarlo, ma lui tirò giù i collant con forza e glieli abbassò fino alle caviglie, lasciando ancora i suoi piedi nelle calze, quasi bloccati limitando i movimenti di lei.
Simona disse “cosa cazzo credi di fare, devo andare, adesso basta” dicendo queste parole si rese conto che lui era con la faccia tra le sue gambe, sentiva il profumo della sua vagina, gli slip neri erano fradici di umori, si vedeva chiaramente nonostante lei cercasse di dimenarsi, così lui disse:
“Ti sei bagnata eh?” lei a queste parole si sentì colpita e trasalì, si rese conto che lui aveva il viso a pochi centimetri dal suo sesso, quello che la separava dalla soddisfazione erano pochi millimetri di seta, quella del suo intimo, Lei diceva di no, ma non voleva altro che venire. Lui lo capì, e capì anche che da quel momento in poi avrebbe dovuto averla in maniera completa, non forzata, così la guardò negli occhi e le disse:
“Adesso è tardi per tirarsi indietro, puoi continuare a fare la difficile, oppure lasciarti andare e godere” mentre disse queste parole le accarezzava le gambe che gli cingevano il viso, fino ad arrivare ai collant alle caviglie, continuare fino ad accarezzarle i piedi. Lei sembrò tranquillizzarsi, chiuse gli occhi.

Io ero incredulo della piega inaspettata che stava prendendo quel pomeriggio, vedevo Giuseppe accarezzare le gambe lisce e soffici della mia donna, accarezzarle i piedi, per poi ritornare con le mani sull’esterno delle cosce, per poi spostarle verso l’interno coscia.

Simona non parlava più, lo teneva stretto per i capelli, quasi ad impedirgli di avvicinarsi troppo alla sua vagina, ma non poteva fare nulla per bloccagli le mani, quelle mani che la stavano accarezzando dappertutto, eccitandola, stimolandola, sentì quelle mani ritornare lungo i fianchi, afferrare gli slip, e, come per i collanti, tirarli giù fino ai piedi.
Era completamente esposta, aperta davanti al suo viso, bagnata, vogliosa, ma incredula.
Non riuscì più a respingerlo, in un attimo sentì un calore profondo e la lingua di lui raccogliere tutti gli umori, partendo dalle grandi labbra fino ad arrivare sul clitoride, lo sentiva ingoiare il suo nettare e poi iniziare con la lingua un movimento circolare attorno al clitoride.

Simona era sempre su quel divano, era scesa con il sedere, quindi quasi sdraiata sulla seduta, con un uomo con il viso tra le cosce, lei aveva le gambe sulle sue spalle e… e gemeva, si contorceva, godeva.
Lui capì che ormai le ultime barricate erano cadute, e poteva liberamente proseguire.
Prese ad alternare leccate circolari al clitoride, a leccate che partivano dall’ano, passavano per le grandi labbra e ritornavano a cingere in modo circolare il clitoride, non durò a lungo, lei strinse i capelli di lui in modo vigoroso, qualsi a imporre dei movimenti, stava per venire, iniziò a tremare e a muovere convulsamente il bacino, venne fortissimo, tanto forte che cercò di respingerlo, ma lui era piantato tra le sue cosce e continuava a leccare, lei urlò, venne in modo brutale, Lui continuò ad assecondare l’orgasmo fino a quando non smise, si staccò da lei che sembrava svenuta, in estasi, ancora in preda a tremori, così le baciò le cosce, scese con la lingua sui polpacci, le sfilò completamente le calze e gli slip, le mordicchiò le caviglie, fino ad arrivare ai piedi, leccandole la parte più esterna.
In Simona tutte quelle sensazioni erano amplificate da quell’orgasmo appena avuto, non opponeva più resistenza.
Lui si avvicinò al viso di lei, sapeva di succhi vaginali, cercò di baciarla, ma lei girò la testa.
Così lui la prese per le cosce, la mise supina, le aprì per bene e ci si mise in mezzo, ma questa volta non con il viso. Simona, ancora in estasi non realizzò fino a quando non sentì il suo pene farsi strada dentro di lei.
Fu come risvegliarsi da un sogno, si tirò via facendolo uscire e disse:
“No, questo non posso farlo, Giuseppe, questo no… ti prego…”
Quel ti prego diceva tutto, diceva che lei avrebbe preferito di no, ma che alla fine non era un rifiuto categorico, lui ci giocò un pò, restò fuori, lei allo stesso modo cercava di capire cosa fare per evitare di fare sesso, ma lui prese subito l’iniziativa, senza parlare prese a sbottonarle la camicetta, Simona sapeva che non sarebbe finità li, e che in qualche modo avrebbe dovuto compiacerlo, a questo punto sperava solo di non farlo con un rapporto completo, quindi lo lasciò fare, sperando che lui si sarebbe limitato a toglierle i reggiseno e magari masturbarsi venednole sul seno. Quindi gli agevolò l’operazione, da sdraiata si fece togliere la camicetta, e tolse il reggiseno, liberando i suoi magnifici seni che si mosserò in tutta la loro rotondità e morbidezza. Ora Simona era sdraiata, completamente nuda, con Giuseppe su di lei, tra le sue cosce, che prese a baciarle il collo, toccandole i seni, lei ricominciò ad eccitarsi, si rese conto che averlo lasciato su di sé, permettendogli di spogliarla completamente era stato un grave errore, infatti lui le ricadde addosso, le mise una mano sotto il sedere, e la penetrò. Simona ebbe ancora la forza di dirgli:
“Ti prego no, questo no” ma mentre diceva queste parole sentiva Giuseppe pompare dentro di lei sempre con più vigore, iniziò a gemere e prima che fosse troppo tardi aggiunse “Non prendo la pillola, non venire dentro….”
Giuseppe era ormai una furia, vedeva i seni generosi, candidi di Simona muoversi dolcemente, assecondando i colpi, i capezzoli rosa, perfetti, le sue labbra socchiuse.
Giuseppe aveva segretamente sempre sognato di scoparla così, in maniera rude, alla missionaria, di possedere tutto il suo corpo, tutte le volte che la vedeva con tacchi alti pensava ai suoi piedi curati, tutte le volte che la vedeva scollata pensava ai suoi seni, alle sue cosce, ogni volta che eravamo tutti insieme pensava a quanto sarebbe stato eccitante leccarle il collo mentre la pompava, passare da zero contatto fisico, al possederla completamente, questi erano i suoi pensieri e adesso era li, tra le sue cosce, mordendole il collo, guardandola e stringendole i seni, Giuseppe iniziò a sentire brividi per tutto il corpo, in più Simona era vicina al suo secondo ogasmo, ora lo assecondava, lui sentiva i piedi di simona al lato delle gambe, il pube di Simona tremare, la sentì gridare e venire nuovamente, in questo turbine di eventi le guardò i seni ancora una volta, le afferrò le natiche, aumentò il ritmo, sentiva Simona ansimare e ripetere “non venire dentro” la sentiva cercare di allontanarlo, ma ormai era tardi, lui sentì il calore passare dal basso ventre e scendere verso il glande, quasi bruciava, affondò il colpo e urlando iniziò a godere, ad eiaculare dentro Simona, in profondità, spingere nuovamente, assecondando altre contrazioni mentre lei diceva “no, non venire dentro, esci…” Venne fino all’ultima goccia dentro Simona, non aveva mai goduto così tanto, Giuseppe era stremato, aveva goduto così forte che quendo uscì da dentro Simona provò un brivido, si lasciò cadere sul divano, Simona finalmente si sentì libera, si tirò su, appagata, ma conscia che Guseppe le le era venuto dentro e per di più nel suo periodo fertile, andò in bagno a lavarsi, confusa da quanto successo e dagli orgasmi provati, aveva un gran senso di colpa, non avrebbe voluto andare fino infondo, ma gli eventi l’avevano portata a fare sesso con Giuseppe, una volta che si inizia è difficile fermarsi. Mentre si lavava sentiva colare tutta la venuta di Giuseppe, era tanta, mista ai suoi altrettanto abbondanti umori. Uscì dal bagno, si rivestì in silenzio, Giuseppe le disse “E’ stato stupendo”.
Lei rispose “Sarà altrettanto stupendo quando dovrai dire al tuo amico che mi hai messa incinta?” Fu l’ultima cosa che disse richiudendo la porta alle sue spalle.

Sentii le chiavi dietro la toppa, Simona era appena entrata a casa, capii subito che evitava il mio sguardo, anzi, cercava di evitare che potessi guardarla per bene, cercai di metterla a suo agio fingendo di essere occupato e quindi non accorgendomi dei capelli non perfetti, delle guance rosse, dei segno sul collo. Era nervosa, disse: “vado a farmi una doccia”.
Una volta uscita dalla doccia cenammo, e poi andammo a letto. Le chiesi: “Cos’hai?” e lei “Nulla, sono stanca, ho avuto una giornata pesante”.

Per diversi giorni restò sempre tesa, nervosa e poco disponibile, non facemmo più sesso, fino a quando non la vidi entrare a casa più rilassata, malcelando dispiacere, nascondendo felicità, mi baciò e disse “Mi è venuto il ciclo, bisogna riprovarci". Mi aspettavano giorni di grande sesso.
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