Prime Esperienze

La mammina


di ringo00
17.07.2022    |    26.542    |    6 10.0
"La sua pelle era così vellutata, piacevolissima al tatto, liscia come una pesca..."
~ATTENZIONE ~ QUESTO RACCONTO È UN’OPERA DI FANTASIA, OGNI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALI È PURAMENTE CASUALE

Domandina per voi, signori miei: cosa esiste a questo mondo più materno di una donna incinta? Nulla, direte voi, ed è vero: personalmente, e stata una donna gravida a scaraventarmi per sempre fuori dall’infanzia. Ma andiamo con ordine: mi chiamo Alex, e all'epoca ero un pischello di quattordici anni i cui pensieri più profondi erano giocare e guardare la televisione; tuttavia, a differenza della maggior parte dei miei simili, avevo un altro interesse, decisamente più “da grande”, lei è solo lei: Milly, la dirimpettaia. Milena, detta Milly, era la migliore amica di mamma, mi aveva visto crescere e per me era come fosse una seconda mamma. Come non essere attratti da lei? Era una bella ragazza di ventotto anni, dal fisico piacente, morbido e femminile, un seno molto prosperoso, fianchi larghi e un bel sedere. Oltre che bellissima, la mia Afrodite era anche dolce, affettuosa e materna, forse perché mamma in erba, credo mi vedesse un po’ come figlio suo. A causa del lavoro dei miei genitori, entrambi dipendenti di una multinazionale che li obbligava spesso a lunghe trasferte, ero affidato alle cure di Milly, che accettava molto volentieri: suo marito, Alberto, era infatti capitano di una nave mercantile che in quel momento doveva trovarsi da qualche parte nei pressi dell’Indonesia; Milly pativa molto la solitudine, e avermi intorno gliela faceva pesare molto meno. Come dicevo, come sempre mamma mi fece il solito giro di raccomandazioni: non fare arrabbiare Milly che è incinta, aiutala nei lavori di casa, fai il bravo, etc. etc. Rivolgendosi poi alla diretta interessata, aggiunse: “Mi raccomando, Milly, se dovesse comportarsi male dagli pure due sberle!”
Accarezzandomi dolcemente la testa, lei rispose: “Non ce n’è sarà bisogno, è un bambino buonissimo…”
Partiti i miei, mi diedi da fare per mantenere la promessa: nonostante Milly insistesse sul sentirsi bene, la costrinsi sul divano mentre io sfaccendavo da brava donnina di casa. “Sei proprio da sposare”, disse ridendo. Terminato di fare i mestieri, giungeva il momento della mia ricompensa: Milly mi offriva le sue cosce a mo’ di guanciale, e io vi posavo la testa, godendo delle sue coccole. Mi piaceva appoggiare l’orecchio contro il suo bel pancione di otto mesi, e a volte si sentiva come un delicato pulsare: “Si è mosso, Milly, il bambino si è mosso!”
“Proprio così, gioia” e mentre diceva così, il suo sguardo diveniva così tenero da non potere evitarmi un batticuore. Faceva caldo, quel mese di luglio, un caldo infernale: io giravo in mutande, lei in mutandine e un reggiseno sportivo tipo top, che era teso al limite dalla sua esuberante latteria. Guardandosi allo specchio, scherzava spesso dicendo che si sentisse una balenottera, ma ai miei ingenui occhi di ragazzino era semplicemente bellissima. Di notte dormivo con lei nel lettone, evidentemente il marito non mi riteneva una minaccia; d’inverno stavamo vicini vicini per scaldarci a vicenda, ma con quel caldo soffocante eravamo sdraiati ai due lati del letto, boccheggiando come carpe. Il ventilatore eseguiva il suo continuo movimento da torcicollo, ma inutilmente, la stanza sembrava una fornace. Dopo un po’, Milly sbuffó: “Che caldo, sono tutta sudata…” Era vero, il tessuto grigio del reggiseno era chiazzato sul davanti da macchie di sudore. Dopo un istante di esitazione chiese:” Non ti scandalizzi se mi tolgo il pezzo sopra, vero caro?”
Milly aveva un grande senso dell’umorismo, e credendo che fosse uno dei suoi scherzi, risposi “Ma certo, fai pure…”, ma quale fu la mia sorpresa quando si sfilò per davvero il reggiseno; osservai per un breve ma interminabile istante i suoi seni sobbalzare leggermente: erano le prime tette che avessi mai visto, forse ad esclusione di quelle di mia madre, e la visione quelle meraviglie rosee e lucenti mi buttò per sempre fuori dall’infanzia. Tenendo le mammelle leggermente sollevate, Milly sospirò: “Ahh~, che bel freschetto, ci voleva proprio, avevo la latteria surriscaldata, e… Oh? Che fai li, caro?”
La risposta era semplice, vederla praticamente nuda mi aveva fatto venire il pisello duro, e nonostante la nostra intimità non volevo che mi vedesse così., per cui mi ero messo all’altro capo del letto. Milly dovette intuire qualcosa, per cui disse “ Guardami, caro…” Sbirciando da sopra la spalla, vidi che era coricata su un fianco: il suo bel viso, le tettone leggermente schiacciate l’una contro l’altra, la pancia prominente… era troppo per il mio sguardo.
“Sono io, gioia, la tua Milly, va tutto bene… vieni qui da me…” disse, dando qualche buffetto al materasso. Il suo invito era così dolce che, erezione o meno, mi avvicinai, rapito dalla sua voce. Quando fui vicino, mi prese la mano, portandosela al ventre, guidandola poi in una lunga carezza circolare. La sua pelle era così vellutata, piacevolissima al tatto, liscia come una pesca. Mi feci inconsciamente più vicino, così lei spostò la mia mano sul seno. Una specie di squittio uscì dalla mia bocca: diamine, erano le prime tette che avessi mai toccato! Milly mi guardava, sorridendo silenziosa, mentre la sua mano stringeva la mia, iniziò a carezzarsi lentamente la tetta. Morbida, morbidissima, la mia mano affondata in quella carne deliziosa scorreva la pelle delicata, sfiorava l’areola rosa scuro grande quasi quanto il mio palmo, sotto il quale sentivo il capezzolo fremere e indurirsi. Nello sguardo di Milly aleggiava una divertita tenerezza mentre giocavo con le sue grandi tette, stava diventando un bel gioco. Mi offrí un capezzolo: “Non ho ancora il latte, però succhia pure se vuoi. Mi servirà da allenamento quando nascerà il bambino…”
Con tutta la delicatezza possibile presi quel bel ciuccio di carne e succhiai piano; Milly sospirò soddisfatta, invitandomi a proseguire. Le succhiate si susseguivano, era molto piacevole al tatto oltre che al gusto. Puntellata su un gomito, Milly disse: “Sai, gioia, ad una donna piace farsi succhiare il seno, allattare un cucciolo è una sensazione piacevolissima per una mamma. E vedo che piace molto anche a te…”Annuii, senza mollare il capezzolo. Mi strinse forte a sé, e nonostante il caldo risposi al suo abbraccio, il contatto con il suo corpo tiepido era paradisiaco. Non cercavo più di nascondere l’erezione, anzi, lasciavo che premesse allegramente conto la sua pancia. “Maialino” disse ridendo. Avvicinate le labbra al mio orecchio sussurrò: “Lo sai come nascono i bambini?”
Le mie nozioni di educazione sessuale si limitavano al discorso delle api e dei fiori, per cui feci cenno di no. Milly mi liberò dalla sua stretta, e davanti ai miei occhi si sfilò la mutandina, restando nuda come mamma l’ha fatta. Rise di gusto alla mia espressione da pesce lesso, e disse “Vieni, su, che ti spiego…” Gattonai fino a lei; Milly posizionó un cuscino contro la spalliera del letto e si mise comoda, allargò le gambe e mostró la sua intimità in tutto il suo splendore. Aveva un bel pelo pubico, una selva di ricciolini castani come i suoi capelli, e fra di essi spiccava trionfante la sua fica rosa. “Questa è la patatina, o vagina, la parte più importante delle ragazze. È qui che un uomo deve infilare il pisello per fare un bambino…”
Ascoltavo rapito, senza però staccare lo sguardo da quell’anfratto, che mi appariva magnetico ed irresistibilmente attraente. Mi azzardai: “Posso…?” e Milly rispose “Ma certo, amore…” Diedi qualche carezza al morbido pelino pubico, spostandomi poi sul fiore da petali rosa: morbida, leggermente umida e con un profumo inebriante. Come posseduto dall’istinto, diedi una leccata, strappando un gridolino sorpreso a Milly: “Aahhn~… gioia, cosa faiiii…” Ero convinto di avere fatto qualcosa di male, ma Milly mi spiegò dolcemente che la patatina è molto sensibile, e va trattata con delicatezza. “Riprova, un po’ più piano…”
Misi tutta la delicatezza che potei nel leccarla; la mia lingua accarezzava piano, raccogliendo il suo succo come un’ape dal fiore. Sentivo la sua fica rilassarsi, e approfittando di una mia pausa, Milly allargò le labbra vaginali, mettendo a nudo una piccola apertura, lucente come un gioiello. “Qua” disse semplicemente. Tuffai la lingua lì dentro, e Milly gemette, mentre cercavo di raggiungere il fondo di quella tana umida. Tenevo le sue cosce divaricate, mentre lei mi teneva la faccia schiacciata sulla fica, quando con un piccolo grido Milly mi riversó in faccia qualcosa di bagnato che lì per lì scambiai per pipí, ma Milly si affrettò a spiegarmi: “Non è pipí, tranquillo. A voi maschietti esce sperma dal pisellino, a noi ragazze invece succede questo…”
Ero un po’ dubbioso a riguardo, ma quando leccai via casualmente una goccia di quel nettare con la punta della lingua restai ubriacato dal suo sapore. Milly mi strappò dai miei ragionamenti sfiorandomi la guancia: “Quando la patatina è così bagnata vuol dire che è pronta per farsi mettere un pisello dentro. Vuoi provare, gioia?”
Accettai con entusiasmo la proposta: Milly si accomodó mettendosi supina e allargando le gambe, ma mi fermai.
“C’è qualcosa che non va, gioia?” mi chiese.
“La pancia”, mormorai. Lei mi guardó perplessa. “Così te la schiaccio… Non voglio fare male al bambino…”
Comprese le mie preoccupazioni, Milly sorrise amorevolmente: “Quando sarai grande diventerai un bravissimo papà, amore… “
Detto ciò mi fece mettere seduto a gambe larghe e si avvicinò: “Attenzione, signora col pancione in arrivo!” ridacchió. Mi tolse le mutande, eravamo nudi uno di fronte all’altra, e avere quella bellissima mamma così vicina a me mi riempì il cuore di gioia.
Milly si mise a cavalcioni su di me, armeggiando delicatamente il mio pisello, quasi stesse cercando il punto migliore deve inserirlo. Il contatto della mia cappella sulle sue labbra umide a momenti non mi fece venire, e fu una bella lotta riuscire a trattenermi. Finalmente, Milly si lasciò lentamente calare, infilandosi; “Mmm~” mormorò. Mi porto la testa in seno: “ Qui sul mio cuore, gioia, vicino vicino…” Sentivo caldissimo in tutto il corpo, ero avvolto dalla sua morbidezza, schiacciato tra la pancia e le sue enormi tette. Iniziò a muoversi lentamente, come danzando: entravo e uscivo dalla sua fica, ero ubriaco da tutte quelle emozioni; le portai le mani sul sedere, accarezzando le sue morbide natiche mentre le nostre labbra si unirono in un lungo, ardente bacio adulto. I suoi capezzoli durissimi disegnavano un motivo sulla mio petto, la sua lingua turbinava teneramente con la mia, e il morbido solletichio del suo pube… Fu troppo per me, troppo… Con un gemito trattenuto dal bacio espulsi dentro di lei la mia immatura schizzata, e fu una sensazione bellissima. Quando Milly mi lasciò andare ero sul punto di crollare, per cui mi trattene dolcemente, per poi sfidarsi da me. “Sei stato bravissimo, gioia, confermo quanto ho detto: sei da sposare…” Mi diede un altro bacio, lungo lungo; ci mettemmo sdraiati per riposare, mentre Milly mi accarezza piano la pancia cantandomi la ninna nanna. Scivolai nel mondo dei sogni, e l’ultima cosa che vidi era quella bellissima mamma che si era appena presa la mia innocenza. La mia seconda mamma, la mia Milly…

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