Racconti Erotici > incesto > Mia Zia Paola
incesto

Mia Zia Paola


di remida67
23.10.2012    |    61.904    |    1 9.7
"Continuai così per un po’ di minuti, fino a quanto mia zia cominciò a muoversi per liberarsi di quell’abbraccio è andò via..."
Tornavamo per le vacanze estive, in quel piccolo paese del sud, ogni due o tre anni, (dove erano nati i miei). Avevo 19 anni e l’ultima volta eravamo tornati tre anni addietro.
Io andavo ad abitare dai miei nonni, in una grande casa con un bel giardino. In quella casa oltre a loro era rimasta mia zia Paola, allora aveva 32anni, bella, bruna, un po’ grassoccia, con un seno prosperoso e un culo monumentale. Non si era sposata, non le piacevano quei quattro giovanotti del luogo, aspettava, il grande amore che l’aveva lasciata un po’ di anni prima.
Fin da ragazzo, le mie fantasie erotiche erano stuzzicate da lei, in qualche modo era stata l’oggetto della mia sessualità, il mio sogno erotico, Ma adesso molte cose erano cambiate.
Mia zia aveva ben capito che non ero più il suo ragazzino, e alcuni suoi atteggiamenti erano cambiati. Stavolta non si era lasciata andare alle sue effusioni come gli anni precedenti. Mi aveva guardato con un certo sorriso, complimentandosi per lo sviluppo che avevo fatto, dicendomi che ero diventato un bel giovanotto.
La mia stanza era attigua alla sua. e i miei nonni dormivano al piano superiore. Durante la notte mi alzavo per andare in bagno passando davanti la sua stanza. Tenevamo le porte socchiuse per agevolare l’areazione perché il caldo era soffocante. La luce lunare illuminava la stanza, e Lei dormiva indossando una leggera e trasparente vestaglia, che metteva in risalto il suo corpo. Rimasi ad osservarla e notavo il suo bel corpo avvolto da una leggera e corta vestaglia. Andai in bagno e trovai su uno sgabello il suo reggiseno e le sue mutande. Un desiderio mi pervase, presi quella biancheria e cominciai ad odorarla bramosamente, quell’odore di figa mi eccitava e cominciai a masturbarmi, quando stavo per venire avvolsi il mio cazzo con le mutande riempendola di sborra.
Durante la giornata, spiarla nella sua intimità era diventata la mia unica occupazione. Con un libro in mano facendo finta di leggere la seguivo passo, passo.
Non mancava occasione che quando lavava i panni, mi avvicinavo con una scusa per vederle i seni che grossi e duri sembravano uscir fuori dalla camicia o mentre stendeva la biancheria su un muretto, sbirciavo sotto la sua veste per guardarle le cosce. Lei faceva finta di nulla ma mi guardava con un certo sorriso. Dicendomi: “studia che devi laurearti.”
Quando qualche volta uscivamo per fare spese, mi metteva sottobraccio e io facevo di tutto per farle sentire la mia mano sui suoi seni, lei mi lasciava fare, fino a quando non si staccava con una scusa, accorgendomi che dalla camicia i capezzoli le erano diventati duri e lei si metteva le braccia congiunte per nasconderli.
Una notte terribilmente afosa, non potendo dormire per il gran caldo, mi ero svegliato, decidendo di andare in giardino per trovare un po’ di refrigerio.
Mi sedetti su una sedia a fumare una sigaretta. Tornando a letto sentivo come dei sospiri affannosi che venivano dalla sua stanza. Senza far rumore mi soffermai a guardarla, dal piccolo spazio tra la porta e il muro. Uno spettacolo inatteso si presentò ai miei occhi.
Si era alzata la vestaglia, e aveva le gambe aperte stava a cosce larghe e con una mano si toccava la figa masturbandosi, con l’altra mano, si accarezzava un seno tormentando il capezzolo si contorceva sul letto fino a quando un sospiro più forte del solito sanciva il suo orgasmo. L andai a letto a farmi l’ennesima sega. L’indomani appena sveglio mentre lei era in bagno, andai a frugare nel suo letto, in mezzo alle lenzuola… non c’era nulla, aprii il cassetto del suo comodino e trovai avvolto in un fazzoletto un cetriolo che odorava di figa. Era chiaro che si masturbava con quell’ortaggio.
La mia fantasia cominciava a volare, volevo scopare mia zia, era diventata come una febbre, non capivo se era giusto o sbagliato, volevo quella donna, volevo toccarla, leccarla, chiavarla, la volevo e basta.
Nella casa di mia nonna c’era un enorme balcone che dava sulla via principale. durante la festa del paese, i vicini venivano lì, per affacciarsi e vedere sfilare la banda e le allegorie della festa. Il balcone in quelle occasioni era pieno di persone.
Mia zia si affacciava, ma rimaneva dietro, tra la stanza e il balcone, per senso di ospitalità, dava spazio ai suoi vicini.
Anch’ io mi affacciai e mi misi dietro di lei, appoggiando il mento sopra la sua spalla e cingendole le braccia attorno alla vita, Lei sorrise, mettendo le sue mani sulle mie, che nell’abbraccio avevo volutamente posizionato sul suo addome, proprio sotto i seni, sentendo il gonfiore di quei meloni.
Mi ero appoggiato, sentivo sui miei genitali la protuberanza del suo bel culo. E quel vestitino leggero era come se non esistesse. Avevo paura di una sua reazione, ma mia zia stava ferma, Cominciai a muovermi lentamente, incoraggiato dalla sua apparente indifferenza, strusciandole il membro nelle natiche. Lei continuava ha tenere le sue mani sopra le mie, come se nulla fosse. Allora cominciai a stringerla un po’di più, per meglio appoggiarle il mio cazzo che era diventato duro. Mi inebriava l’odore del suo corpo che usciva dal vestito scollato, le mie mani cercavano in qualche modo di toccare quei grossi seni fino a quando raggiunsi con le punta delle dita i suoi capezzoli. Lei incrociava le sue braccia sopra i seni per darmi la possibilità di toccarglieli.
Ero eccitatissimo il mio cazzo era appoggiato alle sue natiche e lei sentiva quella pressione, ma stava ferma, allora osai un po’ di più. Abbassai una mano e le alzai la veste accarezzandole il culo.
Continuai così per un po’ di minuti, fino a quanto mia zia cominciò a muoversi per liberarsi di quell’abbraccio è andò via. Scappai subito al bagno per masturbarmi, eiaculai tutto il mio sperma sulle sue mutande che trovavo regolarmente sullo sgabello.
La mattina dopo mi alzai un po’ più tard.i
Lei era in giardino è stava facendo il bucato. Mi avvicinai e lei sorridendomi mi disse:
“hai fatto colazione?”
“No! Ancora no.”
“il caffè è sul tavolo”
“grazie zia adesso ci vado.”
Lei continuava a lavare i panni e in con quel movimento le sue grosse tette dondolavano dentro la larga maglietta mostrando i capezzoli contornati da una meravigliosa aureola. Stavolta non aveva indossato il reggiseno
Quei meloni erano lì a pochi centimetri dai miei occhi. Lei sfoderando un bel sorriso mi disse: “mi aiuti a stendere i panni? E poi vai a fare colazione.” Annuii un si, che mi era uscito dalla bocca semiaperta.
Per stendere i panni bisognava salire su un muretto dove c’era un filo che fungeva da stendino.
L’aiutai a mettere la tinozza sul muretto, dove lei salì tramite tre gradini.
Mi sedetti a guardarla. Lei si piegava per prendere i panni dalla tinozza e quando si piegava la veste le saliva sulle cosce, cosa che sapevo e avevo sperimentato. Ma stavolta rimasi di sasso. Vidi la veste salire fino alla fine delle cosce e invece delle solite mutande bianche, vidi la figa pelosa e grossa che in quella posizione semi aperta si mostrava in tutta la sua grandezza e tra i peli si intravedevano le labbra che componevo la meravigliosa figa di mia Zia.
Eccitato come un animale aspettavo che si allungasse per stendere sul filo i panni. Nello sporgersi, la veste risaliva, mettendo a nudo le rotonde natiche, e allargava le gambe per farmi vedere da dietro quella cosce, la figa e quel culo che mi stavano facendo impazzire.
Finì di stendere la biancheria e tornammo a casa come se nulla fosse successo. Dopo aver bevuto il caffè scappai in bagno, dove una sega micidiale mi svuotò completamente.
La sera arrivò dopo una calda giornata che passai tra il letto e il bagno. Mi sentivo stanco, forse per le seghe che mi avevo tirato, non avevo più la forza di camminare.
Mia zia era andata a fare delle commissioni non l’avevo vista nemmeno un minuto.
Era tornata e con mia nonna, cominciarono a preparare la cena perché venivano i nostri parenti a mangiare da noi.
La parentela era arrivata in massa, tutti avevamo preso posto in un grande tavolo. Io mi ero seduto come sempre a lato di mia zia, nel conforto che in qualche modo potesse toccarla. Lei trafficava tra la tavola e la cucina era un andirivieni continuo, e quando si alzava dal tavolo mi appoggiava sempre la mano sulla gamba.
A tavola erano seduti sempre gli stessi parenti, che mi tartassavano con le solite domande e con gli stessi discorsi.
Noi, seduti uno accanto all’altra, facevamo finta di ascoltare interessati. Mia zia ogni tanto mi guardava e sorrideva, come per dire: “cazzate dicono solo cazzate”.
Io ogni tanto abbassavo la mano per toccarle la coscia da sotto la tovaglia. Ma lei si scostava, sorridendomi muoveva la testa come per dire: “stai calmo”. Ogni tanto riprovavo, fino a quando riuscii a mettere la mano sulla sua coscia. La nostra silenziosa trasgressiva complicità ci eccitava entrambi e anche senza parlare continuavamo in quel gioco erotico. Lei si era messa ad ascoltare i discorsi (come interessata) ed io con la mano le alzavo la veste fino alle mutande, cominciando ad accarezzare l’interno coscia, arrivando con le dita fino all’inguine, (dove sentivo la stoffa delle mutande). Lei, con piccoli movimenti agevolava il gioco e appoggiando i le braccia sulla tavola copriva il mio braccio, (che ogni tanto tiravo fuori facendo finta di prendere qualcosa sul tavolo). Ritornavo con la mano in mezzo a quelle cosce e con la punta delle dita le toccavo la figa da sopra le mutande, sentendo che erano umide, cominciai a spostare le mutande per ficcargli le dita nella figa, sentendo il caldo umido di quelle carne morbida,
Lei faceva finta di niente, neanche mi guardava, sembrando interessata ai vari discorsi. Ma quando arrivavo alla figa allargava lentamente le cosce per meglio farsi infilare le dita dentro. Dopo un po’ si alzò per tornare quasi subito. Nel sedersi prese una diversa posizione, girandosi un po’ di più verso me, mettendo le braccia sul tavolo a nascondere i miei movimenti. La mia mano scese tra le sue cosce grassocce e dure, con mio piacere, in quella posizione potevo infilarle meglio la mano in figa. Arrivai alla figa è non trovai le mutande (le aveva tolto quando si era allontanata). Infilai un dito nel buco e lentamente cominciai a masturbarla. Ma ad un tratto si scostò e tirai fuor la mano. La sua faccia si era un po’ arrossata dall’eccitazione.
Ci alzammo tutti, per andarci a sedere in giardino, mia zia rimase in cucina a riordinare. Io rimasi con lei ad aiutarla .
Nello sparecchiare, non perdevo occasione di strofinargli il mio cazzo addosso. Lei mi guardava in modo strano. Mentre stavo portando dei bicchieri sopra il lavabo vicino alla cucina, dove lei rassettava mi avvicinai un po’ di più, si girò è fissandomi con due occhi di fuoco mi appoggiò la sua mano sulla patta dei pantaloni stringendo il cazzo e dicendomi: “te lo strappo pezzo di bastardo! mi stai facendo fare delle cose che neanche immaginavo. Sei un maiale, un porco. Ma ti farò vedere io”.
In quella stretta avevo capito che il gioco stava prendendo una piega più forte, diversa. Quelle frasi mi avevano un po’ sconvolto specialmente la minaccia …“ ti farò vedere io…”
Come se nulla fosse successo, raggiungemmo gli altri a prendere un po’ di fresco. Il giardino era grande, ma non troppo illuminato. Davanti alla veranda, sotto una lampada attaccata al muro, c’era un sedia a dondolo in vimini, un tavolo e un’ altra sedia .
Mia zia si era seduta sulla dondolo, io di fronte, La luce della lampada la illuminava tutta, era bellissima. Nel suo viso intravedevo uno sguardo particolare che mi faceva eccitare di più. gli altri, si erano allontanati a passeggiare tra gli alberi.
La luce, illuminava mia zia che si dondolava lentamente e io la guardavo fissandola negli occhi. Aveva allargato un po’ le cosce alzandosi la veste, sicura che nessuno poteva vederci, si dondolava, mostrandomi la figa.
Fissandomi intensamente, con voce roca, mi disse: “ti piace guardarmi le cosce?”
Io annuivo un cenno con la testa che valeva un si.
“ti piace anche toccarmi? e le mie tette ti piacciono? Ti piace anche sborrarmi sulle mutande?”
A quelle domande ripetevo in silenzio quei cenni . “Si! Si! Si!”
Lei stava giocando con me e le piaceva.
Si alzò dalla sedia dicendomi: “aspettami torno subito”.
Dopo due minuti era già tornata, si avvicino e mi mise in mano una cosa, dicendomi: “stringele .odorale”
L’odore di figa mi entrò nel cervello…erano le sue mutande.
Tornò sul dondolo e cominciò a dondolarsi, allargandosi le cosce e mostrandomi tutta la sua figa.e con voce imperiosa disse: “Adesso non andare in bagno a tirarti una sega. Stronzo! Rimani qui e guarda! Mi stai facendo fare la porca” Si allargò le gambe più del solito e si infilò un dito dentro, lo tirò fuori velocemente, e alzandosi si avvicinò alla mia bocca mettendomi il dito in bocca, e con voce rauca ed eccitata, mi disse: “Ecco assaggia la figa”.
Mentre mi infilava il dito in bocca, pose la mano sui miei pantaloni tirandomi fuori il cazzo duro e delicatamente cominciò ad accarezzarlo sfoderando la mia cappella, togliendosi la mano dalla mia bocca se la porto sulla sua, riempendola di saliva, per poi poggiarla sul mio cazzo scoperto insalivandolo.. Con una risata si rimise a sedere e io ficcai subito il mio cazzo dentro i pantaloni. Era successo tutto in pochi secondi, scappai in bagno per dare fine a quel tormento con una sega micidiale.
Tornai in giardino i parenti erano andati via, e i miei nonni erano andati a letto.
Lei era lì, seduta sulla sedia dondolandosi lentamente. Mi guardò e con voce esaudente mi disse: “sei andato a farti una sega”?
Risposi con voce risoluta: “SI”!
“E ti sei pulito sulle mie mutande”?
“Si”|
“Che sporcaccione che sei, mi sporchi sempre tutto…Vieni qua vicino a me, prendi la sedia e avvicinati”.
Mi avvicinai, mettendo le mie ginocchia in mezzo alle sue.
Mi fissava con quei suoi occhi neri, lentamente senza parlare cominciò a sbottonarmi i pantaloni e la camicia. Tirò fuori Il mio cazzo che gocciolava ancora, Lei cominciò ad accarezzarlo lentamente. Tirò fuori le sue tette, e ci mise in mezzo il mio cazzo, che era già diventato duro. Quando riemergeva fuori da quei meloni, lei apriva la bocca e leccava la mia cappella, girando intorno al ghiande per poi succhiarlo avidamente, inghiottendolo tutto fino alla gola. Alzandosi, mi poggiava le tette sul petto e mi infilava la lingua in bocca prepotentemente, afferrando con le labbra la mia che succhiava fino a farmi male. Finito questo primo trattamento si era alzata e mettendomi la figa in faccia mi coprì la testa con la sua veste. Infilai le mie mani e le cinsi le natiche. L’odore di quella figa mi inebriava, Salivo la lingua dalla parte più bassa della figa fino alla fine dei peli, le infilai due dita, continuando a masturbarla lentamente. Cominciava a contorcersi sempre più aumentai il ritmo e con forza le ficcai tre dita allargandole la figa, raggiunsi con l’altra mano il culo, che gli umori della figa avevano bagnato. Infilai un dito nel culo e la masturbavo con tutte e due le mani. Leccandole la faccia i seni tutto quello trovavo davanti la mia lingua. Venne come una troia, mentre godeva mi stringeva un braccio fino a farmi male, sentii i sussulti del suo orgasmo sulle mie mani e poi allentò la presa si appoggiò alla sedia e socchiuse gli occhi.
Durante la notte, aspettavo che quella porta si aprisse da un minuto all’altro. Ma passavano i minuti e non succedeva nulla. in tarda nottata sentii la porta aprirsi lentamente, arrivò sul mio letto mi tolse il lenzuolo di sopra si tolse la vestaglia dicendomi: “dovevo essere sicura che dormissero tutti. Adesso tocca a noi, non fare molto rumore e ascoltami in tutto quello che ti dico”.
Si accovacciò sulla mia bocca allargandosi la figa,
“leccami tutta e fammi sentire la lingua dentro” cominciai a leccare e a infilarle la lingua nella figa,
“adesso, apri la bocca leggermente”,
aprii la bocca e sentii che le sue dita stavano prendendo il clitoride che mi mise in bocca.
“leccalo e succhialo piano”.
Leccavo e succhiavo quel bottone, mentre i suoi umori mi riempivano la bocca, si piegò un pochino e si mise in bocca il mio cazzo.
“si è bello e grosso”.
Ingoiava quel cazzo fino alla gola, proprio una gran troia.
“Non venire, non venire, aspetta”
Stavo scoppiando, non potevo continuare volevo sborrare.
Si alzo dalla mia bocca e si sedette sul mio cazzo, piegandosi mi mise i suoi capezzoli in bocca.
“succhiali, succhiali forte, uno alla volte, aggrappati con le mani ai miei seni, e succhiali”.
Le afferrai i seni e cominciai a succhiarli avidamente, lei si dimenava sul mio cazzo che entrava e usciva da quella figa calda, grossa e pelosa.
“Zia… sto venendo non ce la faccio più”,
-“aspetta”,
si alzo dal mio cazzo e mi mise la figa sulla faccia.
“leccami il culo”,
con le dita le allargavo il buco del culo e infilavo la mia lingua che bruciava nello sfintere.
Mi fece alzare, si mise a pecora sul bordo del letto,
dicendomi: “Mettilo nel culo, ma prima infilzami un po’ la figa, e quando me lo metti nel culo, acchiappami i seni e stringemeli forte.
Cominciai a chiavarle la figa aperta e grondante di umori, le presi i seni e la mungevo come una vacca, tirai fuori il mio cazzo e lo appoggiai nel buco del culo, spinsi piano sentii lo sfintere stretto, stavo quasi venendo, ma mia zia mi aiutò appoggiandosi un po’ sul mio cazzo e dimenandosi se lo fece entrare tutto,
“adesso pompami forte, scopami il culo e vieni dentro lì puoi venire tranquillamente”, pompavo quel culo sbattendo i miei coglioni sulla sua figa e con i suoi seni in mano. Lei cominciò a farfugliare parole e mugulii, “stò venendo dai continua”.
Esplosi tutto il mio sperma in un orgasmo meraviglioso. Sentivo mia zia che si stringeva il culo e che ripeteva: “siiiiiiiiii vengo, vengo”.
Mi svegliai, con la bocca e il cazzo che mi bruciavano, mia zia era in cucina che preparava la colazione.
La vacanza continuò con grandiose scopate. Il mio pensiero al momento di partire era già all'anno successivo.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Mia Zia Paola:

Altri Racconti Erotici in incesto:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni