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Gay & Bisex

Svuotapalle in autogrill


di rasss
18.10.2021    |    17.684    |    11 8.7
"Ci furono pochi attimi di silenzio, un bacio veloce e non desiderato..."
“Nel culoooo, vienimi nel culo. Riempilo di sborra, ti pregooo”.
Mi ritrovavo a supplicare così, quasi in trance, senza ritegno, con la faccia premuta contro il muro mentre mi inarcavo per accentuare più che potevo quella stupenda sensazione, la mia voglia di sentire quell’appagamento che solo un cazzo spinto nella profondità delle viscere sa regalare quando pulsa incontrollato e in pochi attimi ti riempie di calda e liquida felicità.
Non mi importava nulla del bruciore che forse avrei sentito nei giorni successivi a causa di quella selvaggia sodomizzazione senza lubrificante, perché immaginavo che il bruciore e il dolore mi avrebbero ricordato la meraviglia del sentire il mio corpo invaso dal desiderio di essere inculato e della consapevolezza di essere stato me stesso nel non rifiutare quello che fino a poco tempo prima, da frustrato eterosessuale, avevo solo clandestinamente desiderato.
Non volevo che mi afferrasse e segasse il mio cazzo in tiro, volevo che usasse le mani per divaricarmi le chiappe più che poteva, per accarezzarmi il culo e stringermi i fianchi, per afferrarmi il collo, tenermi per i capelli o prendermi le spalle e impalarmi con forza.
Sentivo quell’alito sconosciuto riscaldarmi il collo e farfugliare insulti confusi alle mie spalle.
Mentre biascicava che ero una troia con un culetto di burro e avvertivo le sue palle schiacciate tra il mio culo e lui, mi disse di lasciarlo sedere.
Quando vidi il suo cazzo spuntare dalle palle pelose e puntare in alto non potei fare altro che inginocchiarmi e prenderglielo in bocca. Ero infastidito da quell’intermezzo perché interrompeva la tensione dell’inculata e mi costringeva a ritardare il momento in cui avrei accolto la sua sborra nel culo e, se avesse voluto, anche un bel clistere di piscio.
Tormentai la cappella viscida e salata senza dire una parola per qualche minuto, mentre mi godevo il persistente odore del liquido che fuoriuscendomi dal culo gli aveva intriso i peli del pube, poi iniziai a ingoiare più profondamente, salendo e scendendo con calma, facendogli sentire bene la lingua che avviluppava il cazzo. Sembrava apprezzare tanta esperienza nello spompinare con gusto.
Quando iniziai ad avvertire i primi miagolii, mi alzai, gli diedi le spalle e calai il mio culo sul suo cazzo, fin giù, fino a sentirlo bene dentro, e iniziai a fare piccoli movimenti concentrici e sussultori per godere il più possibile.
Mentre con la mano destra mi segava lentamente con la sinistra mi teneva un fianco per accompagnare i movimenti lenti del bacino.
Disse che doveva venire, ma non volevo che lo facesse mentre ero sopra di lui.
Volevo essere inculato mentre ero a pecora. Lo preferivo.
Gli dissi di alzarsi e di prendermi da dietro.
Ci furono pochi attimi di silenzio, un bacio veloce e non desiderato.
Tornò dietro di me. Mi sputò rozzamente sul culo e riprese. Il suo bel ritmo non durò molto, in pochi minuti si contrasse e gemette. All’improvviso la sua sborra dilagava dentro di me, mentre il mio cazzo lasciava colare i miei pochi umori in terra, come se il suo liquido mi avesse attraversato per poi trasudare dalla mia cappella ingigantita dalla voglia insoddisfatta di esplodere.
Pochi secondi e sentii il mio culo impietosamente svuotarsi mentre si dilatava e si restringeva, ancora affamato e impregnato della sborra che iniziava a colarmi sullo scroto.
Si era sfilato e aveva tirato su i suoi pantaloni.
Poi il rumore della porta del cubicolo che si richiudeva alle mie spalle e la solitudine.
Avrei desiderato ricevere un pompino e liberarmi nella sua bocca, ma dovetti accontentarmi di segarmi e di schizzare la mia voglia nel cesso puzzolente di piscio dell’autogrill.
Mi avviai triste alla macchina e mi ripromisi che la volta successiva non avrei accettato cazzi se non da qualcuno che potesse ospitarmi nel suo camion per scopare con calma, ripromettendomi che l’avrei smessa di comportarmi da cretino svuotapalle …
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