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Gay & Bisex

La prima e la seconda volta.


di rasss
13.09.2018    |    18.132    |    9 9.7
"Evidentemente pronunciai la parola compagnia in modo ambiguo, perché i due si guardarono come a domandarsi cosa avessi voluto intendere..."
Nel parcheggio di una discoteca, alle 2 del mattino, con la musica attutita che proveniva dall’interno del locale. Ubriaco. Dietro ad una siepe a carponi su un pezzo di cartone che era stato il giaciglio di qualche barbone, come una puttana, i pantaloni e le mutande abbassati fino alla coscia, con la bocca e il culo dolenti e sudici di sborra. Loro si allontanavano in silenzio, mentre nelle mie narici l’odore della sborra e di piscio si confondeva con quello dell’erba umida di brina, della resina dei pini e del cartone. A terra il segno tangibile del mio piacere, in corrispondenza del mio cazzo ancora ancora barzotto e scappellato.
Finalmente il mio culo e la mia bocca non erano più vergini.
Sorrisi inebetito. Mentre mi incamminavo verso la mia macchina, sentivo la sborra uscirmi copiosa dal culo e bagnarmi mutande e pantaloni. La sborra sul viso era ormai secca e tirava la pelle. Era fredda all’aria della notte.
Entrai in macchina, fumai una sigaretta e poi mi addormentai sul sedile, felice all’idea di aver finalmente realizzato il desiderio che covavo da anni.
Dopo quell’episodio, la mia vita continuò a scorrere normalmente; gli amici, la fidanzata, il lavoro, la famiglia, il calcetto, ma sapevo bene che nulla sarebbe stato più come prima.
Oramai bramavo il cazzo, e speravo che presto mi sarebbe capitato di nuovo l’occasione di averne uno – o più di uno - tra le mie chiappe.
Qualche mese dopo, il mio datore di lavoro mi inviò in trasferta in un paesino della maremma. Prenotai in un B&B economico. Arrivai nel tardo pomeriggio del venerdì, deciso a trascorrere un rilassante week end prima della settimana di lavoro.
Ad accogliermi c’erano i due titolari della struttura; due ragazzi della mia età, Arturo e Gaetano, davvero simpatici.
Durante il check-in mi comunicarono che sarei stato l’unico ospite di quelle sere di bassa stagione.
Dissi che mi dispiaceva non avere compagnia, ma che mi sarei rassegnato.
Evidentemente pronunciai la parola compagnia in modo ambiguo, perché i due si guardarono come a domandarsi cosa avessi voluto intendere.
Gaetano prese l’iniziativa e mi disse che se volevo potevo unirmi a loro per una pizza e una passeggiata in paese e il giorno dopo per una scampagnata in mountain bike
Il tempo di una doccia ed ero già pronto a far serata.
Durante la cena, notai che molti avventori del locale indirizzavano lo sguardo verso il nostro tavolo. Infastidito, ma incuriosito, chiesi ai due cosa avessero tutti quanti da guardare.
Mi risposero ridendo che pensavano che fossi gay. Dopotutto eravamo un tavolo di soli uomini.
Lì per lì mi feci una risata, ma poi rilevai l’anomalia.
In un paesino, in bassa stagione, tre uomini ad un tavolo possono essere una tranquilla comitiva di amici, a meno che …
… a meno che due di quei tre non fossero degli omosessuali dichiarati.
Gaetano e Arturo notarono la lampadina che si accese sulla mia testa e fecero semplicemente segno di si: avevo capito bene.
Da quanto tempo state insieme? Domandai.
Arturo mi spiegò che non stavano insieme. Entrambi avevano una vita parallela a quella, di facciata.
Non erano del posto e solo gli abitanti del piccolo paese avevano intuito il loro legame.
Alzai il calice e proposi un brindisi: “alle vite parallele”.
I due si unirono al brindisi.
Da quel momento iniziò a scorrere sul nostro tavolo un fiume di vino.
Quando fummo alticci ce ne tornammo al B&B.
Mentre eravamo nel salottino, Arturo mi chiese da quanto tempo anche io avevo capito che non disdegnavo il cazzo.
Allora, raccontai loro la storia di quella serata in discoteca: della mia prima volta.
Gli spiegai che da molto tempo il rapporto sessuale con la mia fidanzata era arido e che ero incuriosito dal mondo dei trans. Mi sembravano degli dei capaci di far provare un piacere ancestrale con le loro fattezze da stupende donne e i loro cazzi giganteschi.
Non avendo il coraggio di ammettere che avrei desiderato succhiare un cazzo o essere inculato, e avendone paura, mi limitavo a scorribande sui siti porno del settore e alle fantasie durante la masturbazione. Avevo persino comprato degli anal plug che indossavo di tanto in tanto, di nascosto.
Finché un mio amico non mi propose di trascorrere una serata in una nota discoteca gay friendly. Incuriosito dalla possibilità di vedere da vicino quel mondo accettai l’invito.
Il mio amico disertò l’appuntamento e io rimasi solo nel locale. Tutti si divertivano apertamente, mentre io me ne stavo in disparte al bancone.
Si avvicinò una comitiva di tre ragazzi, già visibilmente ubriachi, per chiedere le stecche da biliardo.
Erano militari in libera uscita.
Mi proposero di fare una partita con loro e accettai. Non avendo soldi, mi dissero che il perdente avrebbe bevuto ad ogni partita persa e alla fine avrebbe dovuto esaudire un desiderio degli altri.
Fui io a perdere la partita. Il desiderio era che io li accompagnassi fino alla all’esterno nel parcheggio del locale per fare loro da “palo”.
Arrivai nel parcheggio, pensando che volevano tirare su col naso e che volevano essere avvertiti nel caso in cui arrivasse qualcuno.
La cosa non mi piaceva, ma dovevo onorare la scommessa persa.
Una volta arrivati nel parcheggio, la situazione prese una piega inaspettata. Mi dissero di tirare giù pantaloni e mutande e di mettermi a in ginocchio.
Provai ad obiettare, pensando che fosse uno scherzo, ma capii subito che non stavano affatto prendendosi gioco di me e che di lì a poco, volente o nolente, avrei avuto il mio primo rapporto omossessuale.
Mi guardai intorno. Constatai che ogni richiesta di aiuto sarebbe stata inutile. Il parcheggio era deserto.
Mi fecero inginocchiare e si misero in cerchio intorno a me. Tirarono fuori i loro cazzi, mentre iniziavano a menarli per farli crescere, mi intimarono di succhiarli.
Pensai di staccare il primo cazzo a morsi e poi di darmela a gambe. Però poi pensai che da molto avrei voluto scopare con un uomo. Certo non lo avevo immaginato in quel modo. Ma, in fin dei conti era un modo come un altro di essere iniziato.
Avevo le farfalle allo stomaco e una gran voglia. Scelsi il militare con il cazzo più grande. La pelle, in tiro, era lucida. Sembrava fatto di velluto.
Mentre gli accarezzavo i testicoli con la mano sinistra, con l’altra tirai giù la sua cappella semidischiusa. Poi lo impugnai alla base e con la lingua inizia a percorrere la parte inferiore dell’asta, bagnandola di saliva.
Lui mi guardò negli occhi e mi chiese: “ti piace?”.
Per tutta risposta ingoiai la sua cappella e la lavorai bene con la lingua.
Non lo avevi mai creduto, ma succhiare quel cazzo risultò per me la cosa più naturale del mondo e mi piaceva da impazzire.
L’odore di cazzo e di palle sudate, mi saliva su per il naso e mi inebriava.
Era quello il luogo e il momento. Decisi che da quella situazione sarei stato io ad uscire soddisfatto e non il contrario. Aver incontrato quei tre era stata una benedizione.
Chiusi gli occhi e iniziai a scorrere con le labbra su quel bel cazzone.
Dopo qualche minuto di quel lavoretto di bocca il militare già ansimava, mentre gli altri aspettavano con la cappella lucida in mano che riservassi loro lo stesso trattamento.
Evidentemente - pensai - ero bravo a ciucciare.
Me ne infischiai e decisi che volevo sapere qual era il sapore della sborra calda. Andai avanti fin quando lui mi esplose in bocca.
Avvertii nitidamente il momento in cui lui iniziò a godere. In pochi istanti, la cappella divenne ancor più grande e calda, il cazzo – oramai duro come l’acciaio e inflessibile – iniziò a pulsare ritmicamente.
Poi, mi tenne per i capelli e venne. Ad ogni fiotto di sborra lui gemeva e io avido ne ingoiavo quanta più ne potevo, assaporandola.
Aveva quel leggero sapore di uovo, appena salato, e un retrogusto vagamente aspro.
Lo tenni per le chiappe per non farlo allontanare immediatamente e mi dissetai dal suo bastone, succhiando tutto quello che aveva ancora nell’uretra.
Completamente trasportato, con la bocca sudicia di sborra mi avventai sul secondo cazzo. Si dicevano compiaciuti di aver trovato un troione come me. Mentre succhiavo, il terzo ragazzo mi infilò una specie di clistere nel culo e me lo inondò di gel.
Poi senza chiedere nulla, mi infilò il cazzo nel culo. Fu garbato. Quasi dolce. Si sorprese – e mi sorpresi anche io – di quanto facilmente si divaricò il mio ano. Quegli anal plug erano senz’altro stati utili.
Iniziò a stantuffarmi fin quando non fui sopraffatto dal piacere e mi contorsi durante la sua sborrata accompagnata da grugniti animaleschi.
La sborra calda fuoriusciva dal mio culo e colava dallo scroto, solleticandolo.
Sentivo il mio ano contrarsi senza controllo sul cazzo ancora duro. Ero eccitatissimo.
Anche il secondo ragazzo disse di volermi venire nel culo. Io non ebbi nulla da ridire. Lui si “accomodò” dietro di me e in un colpo solo, facilitato dalla sborrata del suo amico, si infilò nel mio retto viscido e dilatato.
In quel momento, persi il controllo e iniziai a incitarlo dicendogli di incularmi a più non posso, senza pietà.
Lui obbedì. Ero io che comandavo il gioco, non loro.
Tirai il culo all’insù, mentre le lui mi stantuffava e mi teneva i fianchi con le mani.
Non passò molto che si arrestò per il piacere e, piegandosi sulla mia schiena, mi scaraventò una copiosa sborrata nel culo.
Ancora una volta impazzii di piacere nel sentire quel calore invadermi le viscere. Ebbi come la sensazione di avere una palla di fuoco che mi attraversava.
Mentre lui, in un aspettato gesto di tenerezza, mi mordicchiava il collo e accarezzava le palle, provai una sensazione di piacere sconvolgente ed eiaculai come mai avevo fatto in vita mia.
Lui mi mungeva da dietro accarezzandomi l'asta e spremendo la cappella.
Avevo goduto – eccome! – e lo avevo fatto nella piena consapevolezza di essermi scoperto innamorato del cazzo fino al midollo.
I tre mi lasciarono un numero di cellulare su un biglietto di carta e si allontanarono in silenzio, lasciandomi lì, sudicio di sborra, in trance, con il culo lacerato, la bocca socchiusa, intriso dell’odore del loro seme saporito.
Sentita la mia storia, Gaetano si alzò in piedi e si spogliò da capo a piedi. Poi chiese ad Arturo e a me di fare la stessa cosa. La mia storia lo aveva eccitato e aveva voglia di scopare. Disse che non sarebbe capitato mai più di avere un intero week end a disposizione e che se volevamo potevamo stare insieme per due giorni dalla mattina alla sera.
Eccola l’occasione. Due bei ragazzi, con due cazzi di tutto rispetto e bei fisici che non desideravano altro che coinvolgermi nel loro menage.
Chiesi chi voleva essere spompinato per primo.
Gaetano si sedette con le gambe aperte sul divano e il cazzo già svettante, invitandomi a succhiarlo.
Mi inginocchiai e iniziai un lungo e lento pompino.
Arturo si portò dietro di me e mi invase il culo con il suo cazzo da applausi.
E fu così che mi immersi in un quel lungo weekend di sesso …
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