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Gay & Bisex

Diario di un corpo 3 - Il camionista


di porcellino90
16.07.2015    |    10.003    |    11 9.6
"E’ un sonno profondo, immobile, senza sogni o eventi da ricordare..."
E’ sempre così, quando studio in biblioteca c’è sempre qualcuno che mi raggiunge, anche solo per vedersi per un caffè. Gli studenti fuori sede sono sempre i più simpatici, sempre pronti ad offrirti un posto al fresco nelle loro stanze per studiare, sempre pronti a far festa.
Dimentico le sei chiamate perse sul cellulare quando rientrando in biblioteca trovo i miei amici.
La giornata passa relativamente tranquilla, fra chiacchiere, innumerevoli caffè e sigarette, pagine che sembrano non finire mai. Sono le 18,30 quando ci salutiamo ed entro in auto. Le chiamate sono diventate dieci.
E’ Samuele, un aitante omaccione che lavora in banca, alto più di 1,90 metri, sposato, che ho incontrato qualche volta. Ultimamente è insistente, vuole vedermi sempre più spesso, ma non ho voglia, non voglio diventi un’abitudine, non voglio essere la routine di nessuno.
Torno a casa e penso ancora al ragazzo incontrato questa mattina, non conosco neanche il suo nome. E’ stato piacevole, meno meccanico dei soliti incontri combinati all’ultimo secondo su quelle chat.
Sono stanco. Il peso della giornata inizia a farsi sentire, mangio qualcosa senza voglia e mi lascio cullare dal leggero vento che entra dalla finestra, e mi addormento.
E’ un sonno profondo, immobile, senza sogni o eventi da ricordare.
Suona di nuovo la sveglia, ho dimenticato di disattivarla, è sabato e non ho fretta di alzarmi, posso dormire ancora un po’.
Quando decido di alzarmi il sole è già alto, l’aria nella stanza è pesante, il cuscino umido.
Mi butto in doccia e lavo via i residui di sonno, i segni delle lenzuola, quell’ultimo legame fra il sonno e la vita.
Ancora in accappatoio preparo un caffè, tazzina dopo tazzina, accompagnate da qualche sigaretta, finisco tutto il caffè, forse un pò troppo, ma necessario a riordinare pensieri.
Riprendo pieno possesso delle mie capacità e guardando l’orologio mi rendo conto che è ià mezzogiorno. In casa nessuno, saranno usciti.
Un telo da mare buttato su una sedia mi fa venire voglia di andarci. Prendo un costume, infilo qualcosa in uno zaino e scendo. Occhiali da sole, finestrini abbassati e un pò di musica. E’ praticamente estate. Sono in autostrada quando mi accorgo di aver quasi finito le sigarette e di aver bisogno di mettere benzina.
Mi fermo nel primo autogrill, è pieno zeppo di auto, camion, camper. Con un pizzico di fortuna riesco a trovare un posto riparato dal sole.
Mi dirigo verso il bar, compro le sigarette e uno di quei dolcetti alle mele, non mi sono mai piaciuti in realtà, ma il colore caramellato e l’odore di cannella mi hanno stuzzicato, è più la curiosità di assaggiarli e provare a ricredermi che la reale voglia di mangiare.
Do il primo morso, e ricordo perché non mi piacevano. Stucchevoli e mollicci all’interno.
Mando giù qualche altro morso e poi lo butto via senza remore.
Sono fermo nel parcheggio, aspetto che la fila di auto al distributore si riduca per poi far rifornimento. Gioco con il telefono e fumo un’altra sigaretta girovagando fra i giardinetti dell’autogrill.
C’è un camionista giovane, sulla trentina, non credo sia italiano, ha i tratti molto marcati e la pelle olivastra. Sta facendo qualcosa con il suo camion, ha dei cargo ed è a petto nudo, un petto bruciato dal sole e peloso, molto peloso. Capezzoli scuri e piccoli, ad occhio duri. Braccia forti, mani grosse, nel complesso un bel maschio. Penso che non mi dispiacerebbe passarci qualche ora insieme, e poi andar via, chi meglio di un camionista può capire l’esigenza di volersi divertire senza creare particolari legami. Un’ora di sesso per poi tornare alle proprie abitudine, alle proprie eventuali relazioni, senza darsi particolari spiegazioni, senza giustificare una stretta di mano frettolosa prima di salutarsi.
Non mi accorgo che ha iniziato a fissarmi, mi guarda, mi analizza anche lui.
In queste situazioni l’istinto si assottiglia e ci guida nella giusta direzione senza troppi schemi mentali.
Spengo quello che resta della sigaretta con un piede e fissandolo mi dirigo verso i bagni esterni,
prendo tempo, inizio ad insaponarmi le mani, a sciacquarmi il viso, Mi asciugo con lentezza, vado agli orinatoi a muro, non c’è nessuno, piscio, mi sento più leggero, un lieve formicolio acuisce la sensazione di libertà.
Massaggio lentamente l’uccello con la speranza di vedere arrivare il bel camionista, ma non succede nulla.
Penso che forse ho equivocato lo sguardo. Mi ricompongo e lavo le mani. Penso che mi aspetta ancora una mezz’ora abbondante di strada prima di arrivare in spiaggia. Mentre penso ai dettagli pratici, uscendo dal bagno noto il camionista in piedi, accanto ad una delle porte con su il simbolo delle docce e un borsone tra le mani.
Mi fissa con una strana espressione, nervosa credo, noto i muscoli delle braccia irrigidirsi quando stringe con più energia il borsone e la chiave nell’altra mano. Apre la porta, mi segue con lo sguardo ed entra lasciandola socchiusa.
Lo intravedo dentro che mi osserva, ha posato il borsone su di una sedia e aspetta.
Improvvisamente il caldo si abbatte su di me, sudo. Mi guardo intorno, non c’è nessuno.
Mi avvicino alla porta e il camionista sorride, entro e richiudo subito dopo la porta dietro di me. Sento chiudere il chiavistello. Sono bloccato nell’angolo fra la porta e il muro, da vicino è più alto e più massiccio, ha un odore forte, non sgradevole ma forte.
Parla in un italiano mediocre e mi dice che non vuole casini, se non mi va posso andare quando voglio. Annuisco.
Con un braccio mi avvolge. Butta a terra il borsone e mi tira con se sulla sedia, sono a cavalcioni su di lui. Non perde tempo, mi infila la lingua in bocca e con l’altra mano mi stringe il culo. La stoffa sottile del costume sembra sparire. Sento che sta diventando duro. Ha sicuramente un cazzo molto largo, è di marmo. Mi sfila la maglietta, e la ripiega poggiandola sul suo borsone.
Con una mano cerca di farmi muovere sul suo cazzo duro, con l’altra mi agguanta e inizia a mordere e succhiare prima uno e poi l’altro capezzolo.
E’ passionale, animalesco, non parla, fa solo quello che vuole.
Si alza di scatto facendomi vacillare un momento prima di prendermi per un braccio ed aiutarmi a restare in piedi. Sfila la maglia che aveva messo per entrare nei bagni e da dietro mi stringe. Mi spinge contro il muro facendomi sentire quanto lo ha duro, mi lecca il collo e le orecchie incurante del sudore che inizia a scendere.
“Ti distruggo”.
Le ultime parole che ha detto.
Tra via il mio costume, lasciandomi col culo scoperto.
Spinge la mia faccia verso il muro facendomi arcuare la schiena. Il culo è sempre più esposto, si inginocchia e allargandomi le natiche sbuffa. E’ un animale ormai.
Affonda la faccia nel culo, mi lecca, mi mangia letteralmente il culo spingendo sempre di più il suo viso. Sento la leggera barbetta incolta graffiarmi leggermente il perineo, ma rende quelle leccate ancora più intense.
Si allontana, lo fissa e ci sputa rumorosamente sopra, con un dito spalma leggermente la saliva viscosa sul buco e riprende a leccarlo. Lentamente mentre lecca infila parte di un dito dentro, lo ruota, tira verso il basso. Sa usarla bene la bocca, e sa come usare le mani per farmi godere. Io però non ho ancora visto il suo cazzo e tutto questo leccare e sputare mi sta facendo montare una voglia pazzesca.
Si alza, forse perché iniziano a fargli male le ginocchia e mi tiene la testa poggiata contro il muro. Non posso alzarmi, non posso girarmi. Sento il rumore metallico della cintura, poi la zip che scende. Due tonfi e le scarpe sono volate via, ecco che va via anche il pantalone. Non vedo gli slip. Mi stringe forte e sento il suo cazzo scivoloso e bollente che si strofina sul mio buco, fra le mie chiappe. E’ un lento saliscendi, non vuole penetrarmi, ma solo farmi sentire quanto è grosso e quanto è duro. Vuole farmi capire che cosa mi aspetta da lì a breve.
Non portava le mutande, questo dettaglio mi attizza ancora di più. E’ come se percepissi un pizzico di porcaggine più forte. Un maschio arrapato, un maschio che non mette slip o boxer per poter esser pronto più velocemente, che ti offre subito il suo bel cazzo da succhiare.
Continua a leccarmi le orecchie, a volte scende lentamente sulla schiena, sembra bere il mio sudore, sembra eccitarlo ancora di più.
Si stacca e si siede di nuovo sulla sedia. Non dice nulla, aspetta che sia io a girarmi, vuole vedere quanto lo desidero avvertire quanta voglia ho di fare mio quel palo di carne che mi è sembrato essere enorme.
Mi giro lentamente e la visione è da porno, non vedo un uomo, vedo un animale voglioso, sudato. Si accarezza il petto peloso con una mano, con l’altra tiene dritto un cazzo duro, scappellato, lungo sui 20 cm e largo, parecchio largo. Sgorga continuo liquido lattiginoso, le cosce grosse e pelose abbandonate di lato, i piedi leggermente contratti forse per la forte eccitazione.
Mi inginocchio e cosi mi avvicino a quel palo. Inizio a leccargli le cosce e poi l’interno coscia. Salato, leggermente viscido. Ingoio una ad una le sue palle gonfie e dure, risalgo lentamente l’asta e quando lo sento sbuffare lo ingoio, non riesco a prenderlo tutto. Il corpo ha un leggero scatto in avanti, il bacino si solleva e i piedi si impuntano. Vorrebbe spingermelo tutto in gola ma sa che non è ancora ben lubrificato, sa che non è il momento. Nonostante sia ormai partito ha ancora un ottimo controllo del suo corpo, sa come scopare e sa come far godere e godersi ogni momento. Mi accarezza la testa, sposta i miei capelli dalla fronte sudata, mi fissa negli occhi, in modo diretto, crudo, mi guarda leccargli la cappella e si morde il labbro inferiore. Cerco di fare meglio che posso, centimetro dopo centimetro, la saliva inizia a colare abbondante e riesco a farlo scivolare sempre più giù. Ci sono, è tutto piantato nella mia gola, resta fermo, contrae leggermente i muscoli alla base del cazzo per farlo indurire al massimo nella mia gola. Risalgo affamato di ossigeno e sempre più pronto ad ingoiarlo più velocemente. Inizio un pompino profondo, fatto di brevi pause e lunghi affondi. Sbuffa, si contorce a volte, altre lo tira via feroce dalla mia bocca e me lo spalma sulla barba. Strofina convulsamente la cappella violacea sulla mia barba prima di ripianteremmo in gola più bagnato di prima.
Inizio a sentire male alle ginocchia e sopratutto alla bocca.
Sono in piedi di fronte a lui.
Fa un cenno con la testa, mi chiede in silenzio con uno sguardo se sono sicuro di volerlo prendere.
Sorrido.
Prende dal borsone dei preservativi, li mette sulla sporgenza nella doccia che servirebbe a poggiare il bagnoschiuma. Mi fa sedere e mi sfila le scarpe, l’ultima cosa che restava dei miei vestiti.
Mi lecca un piede sorridendo, e poi poggia i miei polpacci sulle sue spalle, scende di nuovo a leccarmi il buco, ma la posizione è scomoda, continua per qualche minuto e poi quasi ringhiando ci tira su entrambi e mi butta in doccia.
Apre l’acqua e regola la temperatura, qualche bacio molto profondo, e poi spegne l’acqua.
Mi rimette come prima, con la testa poggiata alla doccia e il culo in fuori. Ricomincia scoparmi il culo con la lingua, sputando sempre più saliva, ora non è un dito ad affondare energicamente nel mio culo, sono due, poi tre.
Quando sente il buco abbastanza rilassato e morbido, si alza e infila il preservativo.
Si sputa su una mano, mi porge la stessa mano mimando lo sputo. Vuole che metta più saliva, così sputo anche io nel pozzetto che aveva già formato.
Passa la mano sul cazzo duro e lucido.
Inizia a spingere. Il diametro non comune si fa subito sentire, ma non ha fretta.
Spinge deciso ma senza foga, sento la cappella allargarmi per bene e appena sto per abituarmi al diametro, lo tira fuori. Inizia un lento gioco di cappella che non fa altro che eccitarmi e rilassarmi sempre di più.
Ad un tratto apre la doccia e ancor prima che l’acqua possa invadere completamente i nostri corpi, spinge deciso tutto il suo cazzo in fondo al mio culo. Sono immobile, non sento dolore ma una sensazione molto forte di pienezza e dilatazione. Arriva in fondo e gira il mio viso verso il suo iniziando a baciarmi.
Inizia a muoversi lento, e il ritmo diventa sempre più forte, sempre più profondo. Ormai mi ha sfondato, può entrare come vuole. Si eccita a tirarlo fuori tutto e a guardare il mio buco richiudersi, non prima di averlo ripeto leggermente con un paio di dita. Iniziamo a stancarci in quella posizione. Tira sotto la doccia la sedia. Mi fa sedere con il busto poggiato sullo schienale e il culo all’infuori.
Sono completamente esposto così e non posso stringere il buco.
Inizia a scoparmi così, mi martella il buco facendo leva sulle cosce e spingendo il suo corpo sulla mia schiena. Sembra ancora più grosso il suo cazzo piantato così nel mio culo. Nonostante sia bellissimo scopare così è molto scomodo.
Mi sente a pancia in aria nel piatto doccia e inizia a montarmi così, in profondità, schiacciandomi col suo peso, a volte spingendo verso l’alto a volte mettendosi quasi perpendicolare al mio culo facendomi sentire le palle che sbattono sul mio buco.
Acqua, sudore, saliva. E’ tutto un unico miscuglio sulle nostre facce, siamo entrambi al limite.
Inizia a spaccarmi il culo con forza, tenendomi il culo più aperto possibile.
Con una mano regge le mie gambe in aria e con l’altra riesce ad infilare un dito dentro tenendo piantato anche il suo cazzo. La cose deve averlo eccitato parecchio, toglie la mano dal culo e la piazza dietro la mia testa, abbracciandomi quasi. Le spinte sono sempre più secche e decise.
Non si trattiene più e impugnando anche il mio cazzo lancia un suono cavernoso iniziando a sborrarmi in culo. Doveva essere carico, sento quel palo grosso allargarmi ritmicamente il culo, questa ulteriore dilatazione mi fa sborrare con forza e quasi con dolore, nella mano del mio bel camionista, che assopito l’effetto devastante del suo orgasmo le lecca per poi baciarmi.
Restiamo per qualche attimo così, io con le gambe in aria e il suo cazzo piantato in culo, lui riverso su di me che si lecca le labbra.
Sorridiamo entrambi. Ci rialziamo, vedo il suo preservativo estremamente pieno, lo guardo, forse con aria sorpresa e lui sorridendo accenna un:
“ Sempre tanto”.
Prende dal borsone del bagno schiuma e ci laviamo entrambi, anche adesso senza fretta, rilassandoci.
Chiusa l’acqua mi passa un suo asciugamano.
Lo prendo e inizio ad asciugarmi.
“E’ pulito, l’ho preso per te”.
Sorrido per la piccola attenzione che ha avuto nei miei confronti, e lui sempre sorridendo mi scombina i capelli ancora bagnati.
Sono il primo ad uscire. Arrivo alla macchina e aspetto che passi per salutarlo.
Arriva dopo qualche minuto con un caffè, insisto per pagarglielo ma rifiuta.
Fumiamo una sigaretta insieme e mi racconta qualcosa di se.
Come avevo immaginato non vuole legami ed altro, confermo che cerchiamo al stessa cosa e sorride dandomi una pacca sulla spalla.
Ci salutiamo e mi accenna che passa ogni 20 del mese e che se mi va ci si può beccare così quando capita o quando si ha voglia, senza impegno.
Sorrido pensando che non ci potrebbe essere miglior accordo.
Salgo in auto e mi dirigo verso il distributore. Mentre faccio rifornimento mi passa accanto sul suo camion e lancia una strombazzata per salutare, sorrido e riparto anche io.
Qualche ora al mare è quello che ci vuole ora.
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