Racconti Erotici > Gay & Bisex > Diario di un corpo 2
Gay & Bisex

Diario di un corpo 2


di porcellino90
08.05.2015    |    4.037    |    4 8.8
"La biblioteca è quasi deserta, la maggior parte dei ragazzi è in aula a seguire corsi, ma per noi fuoricorso, l’unica zona dell’università dove trovare..."
La sveglia implacabile, puntuale alle sei e trenta suona. Mi desta dal torpore in cui ero caduto, non c’è sonno per alcuni, non c’è riposo, solo lunghi attimi in cui lenti si scivola in un oblio.
Meccanici sono i gesti e le azioni di chi non ha dormito, due minuti per raccogliere le idee e poi ci si trascina in bagno. L’acqua che lava via l’oblio, gli odori, il calore delle coperte. Sposto il la manopola verso temperature più fredde. Una serie rapida di schiaffi gelati mi riporta al presente, alla doccia. Metto un accappatoio troppo grande che mi avvolge, vado in cucina e preparo un caffè mentre le ultime gocce d’acqua cadono dai capelli bagnati. Prendo il telefono, otto chiamate perse, dodici messaggi. Controllo e non c’è nulla che mi interessi, c’è un ragazzo che mi tormenta, vorrebbe essere più di una notte, vorrebbe essere qualcosa ma non c’è spazio per lui, non c’è spazio per nessuno, ci sono solo io.
Il caffè sgorga prepotente e l’odore invade la cucina, la mente. E’ un odore caldo, forte.
Una domanda, una domanda a cui vorrei non saper rispondere.
“Perchè sono diventato così?”
L’odore del caffè mi riporta indietro attimi di un sentimento, di una vita, o di un periodo in cui ero felice, in cui condividevo tutto con qualcuno senza timori. Sono ricordi sbiaditi, ricordi che ho avuto premura di cancellare, o che ho provato a cancellare. Il caffè a letto, il caffè alle sei del mattino in un bar prima di tornare a casa, il caffè dopo un pranzo in un ristorantino scelto apposta per noi. Quanti ricordi possiamo legare ad un solo odore, ad una sola sensazione.
Torno di nuovo alla realtà, sto facendo tardi. Mi vesto controllando di essere in ordine, controllando che l’aspetto non tradisca quello che sento dentro.
Inquietudine.
Salgo in macchina e la strada si accende di colori, altri zombie come me si muovono sulle strade del centro, c’è chi rientra e chi va. Arrivo in facoltà annoiato, senza alcuna voglia di studiare o di provare almeno a concentrarmi. Ma sono qui.
Il solito caffè con gli “amici” di studio, quattro chiacchiere durante le quali riesco a ben dissimulare il mio stato. Una sigaretta e si torna sui libri.
La biblioteca è quasi deserta, la maggior parte dei ragazzi è in aula a seguire corsi, ma per noi fuoricorso, l’unica zona dell’università dove trovare riparo sono le biblioteche e le aule studio.
Dopo due ore la bocca si impasta quasi contemporaneamente alla mente che non riconosce più formule e composti. Chiazze nere su fogli bianchi, accompagnate da immagini che si perdono.
Mi alzo per andare a bere un altro caffè. Alla macchinetta c’è la fila, ne approfitto per fumare un’altra sigaretta, quando finirò le lezioni ricominceranno e sarà di nuovo deserto.
Boccheggiando all’aria aperta noto la moltitudine di visi, corpi. Ognuno di loro coi suoi crucci, ognuno con le sue voglie. Immagino ipotetici discorsi nascosti fra i pensieri del ragazzo che parla alla ragazza seduti sul prato.
Torno alle macchinette e prendo il caffè, macchiato.
Caffè espresso nella mia tazzina di plastica. La solite figa, sbuffo e colpisco maldestramente col gomito il distributore.
Il ragazzo che lo rifornisce è lì accanto, mi chiede se ci sono problemi.
“Doveva essere macchiato, ma è un espresso.”
“Dammi, lo prendo io e ti passo un macchiato da qui.”
A volte le gentilezze inaspettate ci regalano sorrisi e ci migliorano l’umore. Ringrazio e gli offro una sigaretta. Ha trent’anni, una famiglia sulel spalle. Una stretta di mano e tutti al lavoro come prima. Io con le mie formule, lui con gli altri cento distributori sparsi nel complesso.
Il telefono vibra.
Le applicazioni per gay impazziscono nelle università, negli ospedali. In qualunque luogo dove ci sia un pò più di gente ammassata, quelle impazziscono.
Quattro messaggi. Due signori un pò troppo anziani, sessanta l’uno e sessantacinque l’altro. Troppo. Uno mi offre anche un regalino, come se dei soldi possano far cambiare gusti a chi li riceve.
Gli altri due messaggi da un ragazzo, ventitré anni, a meno di cinquanta metri da dove sono. Mi chiede se sono il ragazzo con la barba e la giacca grigia.
Ci ha preso, effettivamente la descrizione dice orso, e di orsi qui nelle vicinanze non ne vedo.
Rispondo affermativo.
Pochi attimi dopo mi scrive ancora, mi sta osservando da quando sono entrato in biblioteca, davo ripetizioni da un suo amico e avrebbe sempre voluto conoscermi.
Gli dico di venire ai distributori, per due chiacchiere ed una sigaretta.
Solite frasi di rito. Lo osservo meglio, alto nelle media, gambe tornite, grosse, al limite dell’armonioso col resto del suo corpo. Mani grosse e forti, capelli volutamente arruffati e un filo di barba. Nel complesso carino, ma forse un pò noioso. Parla troppo o io sono poco predisposto alle chiacchiere questa mattina.
Cerco di liquidarlo con la scusa degli esami da preparare, ma non demorde, forse è più deciso di quello che credevo. Mi dice che è uno studente fuori sede e che se ho voglia potremmo andare a studiare da lui.
Sono indeciso, ma la curiosità di vedere fin dove volesse spingersi quel ragazzo mi fa accettare. Saluto rapidamente i compagni di avventura con cui avrei dovuto studiare e ritrovo il mio nuovo compagno di studi fuori le porte della biblioteca.
Parlando del più e del meno ci avviciniamo alla mia auto, è parcheggiata nei pressi di un albero, all’ombra, prima di salire in macchina una mano accarezza il mio pacco.
Sto guidando verso casa sua. E’ a cinque minuti dalla facoltà, parcheggio. Classico appartamento per fuorisede, forse un pò più arioso di quelli a cui sono abituato. Lo condivide con un ragazzo che però è fuori, tornerà fra qualche giorno.
MI offre da bere e va in camera, sento dei rumori e presumo stia sistemando come può la stanza.
Non aveva previsto l’arrivo di ospiti in mattinata.
Torna da me, mi sorride e prendendomi la mano mi porta nella sua stanza.
Libri sparsi ovunque, un pò di disordine, ma nel complesso odore di pulito.
Si siede sul letto e mi tira a se.
Mi guarda in cerca di un segno che gli faccia capire che possiamo iniziare, gli sorrido.
Inizia ad accarezzarmi le cosce, le massaggia. E’ un massaggio forte, intenso. Sento scorrere le sue dita sui muscoli, una sensazione di relax e piacere si diffonde. Avvicina la faccia alla patta. Inspira profondamente e continua il suo massaggio.
Mi tira sul letto, cado letteralmente sopra di lui che veloce mi gira posizionandosi sopra di me. Provo ad abbracciarlo ma si scansa. Lo lascio fare.
Toglie le scarpe, poi toglie anche le mie.
Inspira forte, più forte di prima, quando avvicina il mio piede al suo viso. Massaggia i piedi, toglie i calzini e li massaggia. E’ bravo e non mi era mai capitato succedesse, inizia a leccarli. Passano circa venti minuti in cui pensa solo ed esclusivamente a massaggiarmi i piedi e a leccarli. E’ bravo, delicato, non esagera con la saliva, non ho quella sensazione di umidiccio e viscido che avevo sempre immaginato guardando i filmati in cui venivano leccati i piedi. E’ un massaggio fatto con la lingua, un leggero solletico sopportabile.
Mi sfila i pantaloni e sorride vedendo che il pacco è duro, e sorrido anche io vedendo che i suoi jeans sono piuttosto rigidi sul cavallo.
Toglie via anche i suoi, e i suoi slip sono pieni, umidi in un angolo. Ha un bell’attrezzo. Deve avere anche una bella circonferenza.
continua a massaggiarmi fino a risalire. Ci troviamo l’uno di fronte all’altro, con i cazzi duri che premono, si scontrano, si massaggiano.E’ lento e non ha fretta, sento bagnarmi l’inguine dal suo cazzo, sento la sua cappella dura scontrarsi contro di me e bagnarmi.
E’ un bacio profondo, la sua lingua esplora la mia bocca e io non son da meno. Ci sono momenti violenti in cui afferriamo la testa dell’altro per spingere di più, per costringerci ad aprirci di più, ad andare sempre oltre il consentito. A volte i denti si scontrano e la sensazione di fastidio è l’interruttore per un grugnito, stiamo diventando animali. Gli odori non sono più quelli della stanza, ma sudore, eccitazione.
Le maglie volano via e lui inizia a leccarmi l’ascella, la lecca e contemporaneamente il suo bacino scatta in avanti, quasi a volermi inchiodare al letto.
Lo avvolgo con le mie gambe mentre tirandomi per i capelli mi costringe ad esporre il collo. Lo lecca, lo bacia lo morde fino al limite, fino a farmi avvertire il dolore ma non a farmelo sentire nettamente. Non penso ai segni che potrebbero restare, ricambio il favore, pensando solo a godere e farlo godere.
Si ferma, fissandomi si libera dalle mie gambe e sfila via lo slip orma umido, non so se per colpa mia, o per colpa del suo cazzo che continua a bagnarsi in maniera indecente. Lo infila con una sola mossa tutto in bocca, mi si spezza il fiato. Lo sta ingoiando tutto, con la lingua lecca come può le palle ma non lo tira fuori, resta ancorato. Sento la sua gola avere spasmi che mi massaggiano il cazzo, che lo avvolgono. Risale su velocemente per riprendere fiato. La salva densa crea un rivolo che ci unisce e torna a lavorarlo, sempre più velocemente. Pianto i piedi sul letto e inizio a muovermi anche io, spingendo col bacino, andandogli incontro, per farglielo ingoiare tutto senza che lui possa opporsi, con le mani gli blocco la testa durante l’affondo. E’ rosso in viso e tossisce.
Lo tiro su. Petto contro petto lo bacio, lo stringo. E’ accaldato e sudato, mi eccita.
Inizio a sfilargli gli slip. Eccolo, grosso leggermente curvato verso destra, con un prepuzio abbondante da cui si intravede una goccia di liquido.
Mi ributta giù e si posiziona per permettermi di succhiarlo e di farmi succhiare.
Intrecciandoci come meglio riusciamo, riesco ad avere una mano libera per afferrarglielo, tiro giù la pelle e una goccia abbondante e densa si accumula sulla cappella che ho a pochi centimetri dalla mia bocca.
Prendo in bocca la sua cappella dura e bagnata e gioco con la lingua, raccogliendo ogni sapore, ogni sensazione che quel cazzo duro riesce a darmi. Dopo qualche secondo in cui geme, riprende a lavorarmi ilc azzo. E’ un sessantanove violento ma al tempo stesso accurato, fatto con passione senza fretta. Mi alza le gambe e le blocca con le sue braccia, vuole leccarmi il culo. Anche qui non si risparmia. Lo lecca con avidità, lo allarga più che può e ci ficca la lingua dentro, lo mangia, lo succhia e lo lecca più in profondità, mi da tempo di rilassarmi sempre di più così da riuscire a leccarlo sempre più a fondo.
Leccarmi il culo deve averlo eccitato oltre modo, il suo bacino e sempre più basso, riesco a muovermi sempre più lentamente, non sono più io a succhiarlo ma è lui a scoparmi la gola.
Su ferma lasciando che la sua cappella gonfia sia profondamente infilata nella mia bocca. Sento le sue palle solleticarmi la faccia, il respiro viene meno, è un attimo in cui lui infila due dita con forza nel mio culo e contemporaneamente mi ingoia il cazzo. E’ un attimo in cui apro di più la bocca per il forte piacere, ed è un attimo in cui il suo bacino spinge con forza il suo cazzo ancora più in fondo.
Lo colpisco in modo sconnesso su una coscia e si allontana, ma non esce. Prendo aria e ripete, aria e affonda, aria e affonda. Non mi da tregua. Si allontana improvvisamente da me, mi guarda col cazzo che gronda saliva e la bocca lucida. Passa la lingua sulle sue labbra, quasi tumefatte dopo il lavoro che ha fatto. Mi prende e mi bacia, la mia barba è bagnata di saliva e altri liquidi.
In una specie di lotta riesce a sistemarsi sopra di me.
Afferra un preservativo dal comodino, lo infila febbrile. Due sputi secchi, uno per bagnarmi il culo, uno per bagnarsi l’uccello.
Intreccia le sue mani con le mie mentre le mie gambe oscillano in aria, si avvicina, mi bacia e mi chiede poggiando la cappella al mio buco
“Posso? Farà un pò male.”
Ho capito cosa vuol fare e in quel momento sono anche io a volerlo, lo bacio con foga è quella la mia risposta. Sento che cerca di sistemarsi alla meglio ed ecco che con un solo colpo entra tutto, fino alle palle. La mia testa vaga all’indietro e la sua mi sovrasta cercando di baciarmi e di soffocare con un bacio eventuali urla.
Ma non ci sono urla, non c’è dolore estremo. Mi ha lavorato per bene, è un dolore sopportabile. La giusta dose di dolore per poter godere appieno.
Intuisce che è sopportabile, che non è dolore assoluto ma preambolo di un piacere più intenso, più forte. Inizia muoversi da subito con forza. Prende i miei piedi e inizia a leccarli e morderli. Lascia le mie mani per mantenere le mie gambe, per massaggiarmi i polpacci per toccare i miei piedi dopo averli leccati.
Sento il suo cazzo entrare fino in fondo senza sosta, lo muove in più direzioni, a volte esce per poi rientrare con violenza, i colpi sono talmente forti che inizio ad avere dolore alla schiena, le gambe cominciano a tirare.
C’è una buona intesa perché lo percepisce e spostando una gamba sull’altra, mi ritrovo di fianco con lui che continua a trapanarmi letteralmente. E’ instancabile, diretto, non ci sono pause nei movimenti.
Mentre mi scopa in questa posizione la sua lingua esplora il mio collo, le mie orecchie, arriva a baciarmi tenendomi la stessa stretta in una morsa col suo braccio. Con l’altro braccio alza e abbassa a suo piacimento l’altra gamba, provando e facendomi prova sensazioni diverse, a volte più forti a volte meno.
Siamo quasi arrivati al capolinea, è passata più di un’ora, mi gira e mi ritrovo di nuovo con le gambe in aria. Gli affondi sono sempre più profondi e i movimenti secchi e decisi. Continua a baciarmi, a stringermi sempre più forte, i suoi movimenti, il suo addome leggermente peloso schiaccia completamente il mio cazzo duro quasi segandolo. Lo avviso che se continua così potrei venire, sorride e continua a baciarmi.
Ci sono, una sensazione di calore fortissima si diffonde dal culo alle gambe, un formicolio progressivo e veloce si diffonde dalle gambe al basso ventre, uno spasmo e la schiena scatta in avanti per poi ricadere violentemente sul letto. Sto venendo, sento il caldo viscido della mia sborra impiastricciare i nostri peli, ed è in quel momento che anche lui da un ultimo affondo. Forte, più forte dei precedenti. Sento il suo cazzo gonfiarsi e scattare su e giù, sta venendo e anche molto dal numero di contrazioni che avverto.
E’ sfinito, siamo sfiniti. Si accascia su di me.
Quando inizia a perdere consistenza con molta cura lo sfila fuori, controlla il preservativo e lo lascia sul comodino. Si ,è esageratamente pieno.
Qualche momento di silenzio abbracciati. I suoi piedi toccano i miei, le gambe si intrecciano. Gli accarezzo la testa poggiata sulla mia spalla. Mi bacia il collo in modo tenero.
Sussurra:
“Mi piaci sul serio”
Mi irrigidisco, non è quello che voglio adesso. Non voglio piacere a nessuno, voglio solo essere carne, non voglio altro.
Percepisce il cambiamento, è strana la forte sintonia che ci lega.
“Era solo un complimento, non preoccuparti.”
Sorrido freddo, forse dispiaciuto che lui abbia percepito i miei pensieri.
Sorridendo e cercando di non farmi sentire e di non sentire il disagio mi invita a fare una doccia.
Entra e inizia a lavarsi, lo seguo. E’ un bel ragazzo, lo vorrebbero in molti.
Entro anche io in doccia e mi lava, mi insapona con cura. Mi lascia lì mentre lui si asciuga e mi lascia un asciugamano sul lavandino e sparisce di là.
Esco e lo trovo in cucina sta preparando un caffè.
“Oggi mi tocca studiare il doppio, ti va un caffè prima di andare?”
Accetto, è gentile e mi dispiacerebbe dirgli di no.
Prendiamo un caffè, nudi sul letto, con le cosce che si sfiorano. Fumiamo una sigaretta scherzando sugli esami e su alcuni professori che abbiamo in comune. Passa un’altra mezz’ora e devo andare. Gli chiedo se vuole un passaggio in facoltà e mi dice che resterà a studiare a casa.
Mi vesto, ci salutiamo.
“Se vuoi sai come trovarmi, sai anche dove abito. Puoi venire quando vuoi.”
“ok, grazie. Buonostudio.”
Esco da quell’appartamento e scendendo le scale ricomincio ad avere percezione del mondo. Respiro. La luce forte del sole mi abbaglia.
E’ tutto tornato alla normalità.
Sei chiamate perse sul cellulare. E’ sempre …

L.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Diario di un corpo 2:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni