5 giorni fa
Le Belle Emozioni : Il mistero della terza gamba tesa
Dopo aver conquistato il web con i loro deliri enologici e grammaticali, la CoppiAlcolic torna a far parlare di sé aprendo un nuovo thread sul forum, questa volta intitolato “Le belle emozioni.” L’intento, dichiarano, è quello di creare un luogo di confronto dove gli utenti possano condividere i ricordi più intensi delle loro prime esperienze con altre coppie o singoli, e magari scoprire nuove idee per "belle situazioni e soddisfazioni."
Ma, come sempre, il post iniziale della coppia è un capolavoro di caos stilistico e di immagini tanto surreali quanto involontariamente comiche:
"Vi ricordate la vostra prima volta che avete incontrato coppie, singole, singoli che emozione avete avuto? È stata una bella l'esperienza? Cosa vi ricordate e cosa adesso vi piacerebbe rifare? La nostra prima esperienza è stata con una bellissima coppia dove lei prese l'iniziativa e lui guardava (ma poi entro a terza gamba tesa), ci iniziò a baciare, a spogliarci, e ci chiese di spogliarla. Poi iniziò a leccare noi, e chiese al marito di avvicinarsi già nudo e con la moglie iniziarono a leccarlo. Poi un susseguirsi di belle situazioni e soddisfazioni.”
Mentre i lettori del forum si scervellano per decifrare il racconto – un mix di immagini erotiche, errori grammaticali e incongruenze narrative – un dettaglio in particolare cattura l’attenzione di tutti: l’enigmatica frase “entro a terza gamba tesa.”
Cosa significa? È un eufemismo, come suggeriscono alcuni, o un errore dovuto al vino, come sospettano i più navigati? Oppure, come ipotizza qualcuno, la CoppiAlcolic potrebbe essersi imbattuta in qualcosa di veramente straordinario?
Le risposte degli utenti non si fanno attendere. Alcuni raccontano le loro prime esperienze con toni appassionati e nostalgici; altri si lasciano andare a battute e giochi di parole: “La mia prima volta? Nessuna terza gamba, ma due calici di troppo!” Ma col passare delle ore, il mistero della “terza gamba tesa” inizia a prendere vita. Qualcuno scherza sul fatto che potrebbe trattarsi di un vero e proprio mostro a tre gambe, otto braccia e due teste. Altri si chiedono se sia una metafora per qualcosa di profondamente simbolico, o magari un’allusione involontaria a un’esperienza soprannaturale.
La CoppiAlcolic, come da tradizione, si diverte a seminare ulteriore confusione. “Non siamo noi a dare definizioni,” risponde la moglie in un commento. “La terza gamba tesa è quello che voi volete che sia!” Il marito, dal canto suo, rincara la dose con un messaggio criptico: “A volte il vino rivela, a volte inventa. Ma quella sera in tre, con tre gambe, non la dimenticheremo mai.”
Mentre il thread esplode in un mix di risate, speculazioni e tentativi di decifrare le parole della coppia, alcuni utenti più curiosi decidono di andare oltre. Analizzano il lessico, confrontano i dettagli del racconto con quelli di altri post passati della CoppiAlcolic, e scoprono che ci sono riferimenti ricorrenti a “qualcosa di speciale” accaduto in una serata di molti anni prima.
Il mistero si infittisce quando un vecchio utente del forum – un certo "SommelierOscuro" – interviene dichiarando di essere stato testimone di quella famosa serata. Secondo lui, la coppia incontrata dalla CoppiAlcolic non era affatto una coppia ordinaria: “Lui non guardava solo. Era… diverso. E la terza gamba? Era reale. Non figurativa.”
A questo punto, il thread si trasforma in un vero e proprio caso. Qualcuno suggerisce che la CoppiAlcolic abbia incontrato un performer esperto in illusioni ottiche; altri ipotizzano che si trattasse di un’esperienza allucinatoria, alimentata dal vino o da qualcos’altro. Ma c’è anche chi inizia a sospettare che dietro tutto questo ci sia un piano più grande: un messaggio nascosto, una sfida o forse un nuovo trend libertino che la coppia sta cercando di lanciare senza svelarlo apertamente.
La tensione cresce quando la CoppiAlcolic annuncia una nuova diretta streaming, questa volta intitolata: “La terza gamba: mito o realtà?” Migliaia di spettatori si collegano, ansiosi di scoprire la verità. Ma ciò che ottengono è un’altra delle classiche performance della coppia: un mix di degustazioni di vino, citazioni mal tradotte di autori famosi (o inventati sul momento) e racconti frammentari che non fanno altro che aggiungere ulteriore confusione. “La terza gamba non è una cosa, è un’idea!” proclama il marito, con un calice traboccante di Merlot.
Alla fine della diretta, però, un dettaglio sconvolge tutti: per pochi secondi, dietro la coppia si intravede una figura sfocata, qualcosa che sembra avere… tre gambe. È uno scherzo? Un effetto ottico? O il mistero della “terza gamba tesa” è davvero qualcosa di più di un semplice delirio alcolico?
“Le Belle Emozioni: Il mistero della terza gamba tesa” è un thriller ironico che gioca con il linguaggio, i desideri e le ossessioni di una comunità sempre in bilico tra libertà e caos. Tra risate, paradossi e un crescendo di tensione, la CoppiAlcolic dimostra ancora una volta che il confine tra realtà e fantasia è sottile quanto il bordo di un calice di vino.
Dopo aver conquistato il web con i loro deliri enologici e grammaticali, la CoppiAlcolic torna a far parlare di sé aprendo un nuovo thread sul forum, questa volta intitolato “Le belle emozioni.” L’intento, dichiarano, è quello di creare un luogo di confronto dove gli utenti possano condividere i ricordi più intensi delle loro prime esperienze con altre coppie o singoli, e magari scoprire nuove idee per "belle situazioni e soddisfazioni."
Ma, come sempre, il post iniziale della coppia è un capolavoro di caos stilistico e di immagini tanto surreali quanto involontariamente comiche:
"Vi ricordate la vostra prima volta che avete incontrato coppie, singole, singoli che emozione avete avuto? È stata una bella l'esperienza? Cosa vi ricordate e cosa adesso vi piacerebbe rifare? La nostra prima esperienza è stata con una bellissima coppia dove lei prese l'iniziativa e lui guardava (ma poi entro a terza gamba tesa), ci iniziò a baciare, a spogliarci, e ci chiese di spogliarla. Poi iniziò a leccare noi, e chiese al marito di avvicinarsi già nudo e con la moglie iniziarono a leccarlo. Poi un susseguirsi di belle situazioni e soddisfazioni.”
Mentre i lettori del forum si scervellano per decifrare il racconto – un mix di immagini erotiche, errori grammaticali e incongruenze narrative – un dettaglio in particolare cattura l’attenzione di tutti: l’enigmatica frase “entro a terza gamba tesa.”
Cosa significa? È un eufemismo, come suggeriscono alcuni, o un errore dovuto al vino, come sospettano i più navigati? Oppure, come ipotizza qualcuno, la CoppiAlcolic potrebbe essersi imbattuta in qualcosa di veramente straordinario?
Le risposte degli utenti non si fanno attendere. Alcuni raccontano le loro prime esperienze con toni appassionati e nostalgici; altri si lasciano andare a battute e giochi di parole: “La mia prima volta? Nessuna terza gamba, ma due calici di troppo!” Ma col passare delle ore, il mistero della “terza gamba tesa” inizia a prendere vita. Qualcuno scherza sul fatto che potrebbe trattarsi di un vero e proprio mostro a tre gambe, otto braccia e due teste. Altri si chiedono se sia una metafora per qualcosa di profondamente simbolico, o magari un’allusione involontaria a un’esperienza soprannaturale.
La CoppiAlcolic, come da tradizione, si diverte a seminare ulteriore confusione. “Non siamo noi a dare definizioni,” risponde la moglie in un commento. “La terza gamba tesa è quello che voi volete che sia!” Il marito, dal canto suo, rincara la dose con un messaggio criptico: “A volte il vino rivela, a volte inventa. Ma quella sera in tre, con tre gambe, non la dimenticheremo mai.”
Mentre il thread esplode in un mix di risate, speculazioni e tentativi di decifrare le parole della coppia, alcuni utenti più curiosi decidono di andare oltre. Analizzano il lessico, confrontano i dettagli del racconto con quelli di altri post passati della CoppiAlcolic, e scoprono che ci sono riferimenti ricorrenti a “qualcosa di speciale” accaduto in una serata di molti anni prima.
Il mistero si infittisce quando un vecchio utente del forum – un certo "SommelierOscuro" – interviene dichiarando di essere stato testimone di quella famosa serata. Secondo lui, la coppia incontrata dalla CoppiAlcolic non era affatto una coppia ordinaria: “Lui non guardava solo. Era… diverso. E la terza gamba? Era reale. Non figurativa.”
A questo punto, il thread si trasforma in un vero e proprio caso. Qualcuno suggerisce che la CoppiAlcolic abbia incontrato un performer esperto in illusioni ottiche; altri ipotizzano che si trattasse di un’esperienza allucinatoria, alimentata dal vino o da qualcos’altro. Ma c’è anche chi inizia a sospettare che dietro tutto questo ci sia un piano più grande: un messaggio nascosto, una sfida o forse un nuovo trend libertino che la coppia sta cercando di lanciare senza svelarlo apertamente.
La tensione cresce quando la CoppiAlcolic annuncia una nuova diretta streaming, questa volta intitolata: “La terza gamba: mito o realtà?” Migliaia di spettatori si collegano, ansiosi di scoprire la verità. Ma ciò che ottengono è un’altra delle classiche performance della coppia: un mix di degustazioni di vino, citazioni mal tradotte di autori famosi (o inventati sul momento) e racconti frammentari che non fanno altro che aggiungere ulteriore confusione. “La terza gamba non è una cosa, è un’idea!” proclama il marito, con un calice traboccante di Merlot.
Alla fine della diretta, però, un dettaglio sconvolge tutti: per pochi secondi, dietro la coppia si intravede una figura sfocata, qualcosa che sembra avere… tre gambe. È uno scherzo? Un effetto ottico? O il mistero della “terza gamba tesa” è davvero qualcosa di più di un semplice delirio alcolico?
“Le Belle Emozioni: Il mistero della terza gamba tesa” è un thriller ironico che gioca con il linguaggio, i desideri e le ossessioni di una comunità sempre in bilico tra libertà e caos. Tra risate, paradossi e un crescendo di tensione, la CoppiAlcolic dimostra ancora una volta che il confine tra realtà e fantasia è sottile quanto il bordo di un calice di vino.
4 giorni fa
- Castellozzo, lei è un bisessuale!
- Eufemisticamente, sì.
- Eufemisticamente, sì.
4 giorni fa
Moglie col Cazzo: Il mistero dei Cazzoconfusi
Nell’angolo più bizzarro e libertino del web, dove le regole della grammatica e della biologia vengono regolarmente calpestate a colpi di doppi sensi e confusione, esiste una comunità che si è guadagnata fama e infamia: i Cazzoconfusi . Questo gruppo, noto per le sue discussioni surreali e le sue richieste tanto audaci quanto ambigue, si definisce come una confraternita alla ricerca della mitologica "moglie col cazzo".
Ma cosa significa davvero questa espressione? Qui le opinioni si dividono e si moltiplicano in una rete di interpretazioni che vanno dal bizzarro al delirante:
- C’è chi sostiene che si tratti di un grido di ribellione contro le dinamiche tradizionali del matrimonio, traducendo la frase in un risoluto “Moglie, col cazzo!”, un rifiuto netto e sarcastico alla figura della consorte come simbolo di monotonia.
- Altri, invece, ipotizzano che si tratti di un’espressione di disperazione e di desiderio confuso, nata da una palese incomprensione biologica: forse i membri della comunità credono davvero che esista una “moglie” dotata del regale augello.
- Infine, c’è una corrente più filosofica che vede in questa ricerca un’aspirazione verso un ideale impossibile, una figura mitologica che possa unire in sé le qualità femminili e maschili in una sintesi perfetta di potere e sensualità.
La storia prende il via quando uno degli utenti più attivi della comunità, noto con il nickname Segabeata, apre un thread intitolato: “La moglie col cazzo esiste? O è solo un sogno?” Nel post, Segabeata racconta di aver avuto una “visione” durante una notte di meditazione tantrica (e probabilmente eccessi alcolici), in cui una figura divina, metà dea e metà satira, gli avrebbe rivelato il segreto per trovare la mitologica moglie col cazzo, così avrebbe potuto soddisfare la voglia di cazzo, senza dover confessare la sua omosessualità.
La risposta della comunità è immediata e travolgente. Gli utenti si dividono tra quelli che prendono il post sul serio, suggerendo tecniche esoteriche e pratiche spirituali per evocare la figura, e quelli che invece si lasciano andare a un’ironia sfrenata, proponendo ipotesi assurde e insulti amichevoli. Il thread esplode in un vortice di teorie, esperienze personali (più o meno inventate) e battibecchi sulla semantica del termine.
Ma quando alcuni membri del forum iniziano a riportare strani sogni e coincidenze inspiegabili – apparizioni di figure androgine, incontri fortuiti con persone misteriose, e persino messaggi criptici lasciati su specchi appannati – il mistero assume contorni inquietanti. Qualcuno inizia a credere che dietro la frase "moglie col cazzo" si nasconda un’antica leggenda. Secondo questa teoria, la moglie col cazzo non sarebbe solo un’idea, ma una vera e propria entità mitologica che appare a chi è abbastanza confuso (e disperato) da cercarla.
Nel frattempo, la comunità dei Cazzoconfusi diventa un fenomeno virale. Social media, programmi televisivi e articoli di giornale iniziano a parlare di loro, spesso con toni divertiti ma anche con un certo fascino morboso. Alcuni esperti di semiotica analizzano il linguaggio del gruppo, definendolo un esempio di “caos semantico organizzato,” mentre psicologi e sociologi discutono delle implicazioni culturali e psicologiche della loro ossessione.
Ma non tutto è divertente e ironico. Alcuni membri del gruppo iniziano a prendere la questione troppo sul serio. Si formano fazioni interne, ciascuna con una propria interpretazione della moglie col cazzo e della sua natura. I “Biologicisti” sostengono che si tratti di una figura reale, possibilmente una persona transgender o intersessuale, che incarni questa fusione di maschile e femminile. I “Simbolisti,” invece, vedono nella frase un richiamo all’androginia spirituale e propongono rituali complessi per “incontrare” la moglie col cazzo in sogni lucidi o stati meditativi.
La situazione degenera quando uno degli utenti più fanatici, EteroleccoCazzo, sostiene di aver trovato la moglie col cazzo. Pubblica una foto sfocata e scrive un racconto confuso e delirante su un incontro in una sauna di un piccolo villaggio alpino. Ma le incongruenze nel suo racconto sollevano sospetti: la moglie col cazzo è reale o è solo un’invenzione?
In un crescendo di tensione, il forum si trasforma in un campo di battaglia virtuale. Alcuni membri cercano di smascherare EteroleccoCazzo come un impostore, mentre altri lo difendono a spada tratta. E poi, un giorno, il forum sparisce misteriosamente.
Gli utenti si ritrovano improvvisamente senza un punto di riferimento, costretti a riflettere sul senso della loro ricerca. È stata tutta una grande farsa, un gioco collettivo per sfuggire alla monotonia? O c’è qualcosa di più profondo dietro la frase “moglie col cazzo”?
“Moglie col Cazzo: Il mistero dei Cazzoconfusi” è un thriller ironico e surreale che esplora le dinamiche di comunità online e il potere delle idee, anche quando nascono dalla confusione e dal nonsense. Tra risate, deliri e un pizzico di mistero, questa storia dimostra che, quando si parla di desideri e ossessioni, la linea tra realtà e fantasia è più sottile di quanto sembri.
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Nell’angolo più bizzarro e libertino del web, dove le regole della grammatica e della biologia vengono regolarmente calpestate a colpi di doppi sensi e confusione, esiste una comunità che si è guadagnata fama e infamia: i Cazzoconfusi . Questo gruppo, noto per le sue discussioni surreali e le sue richieste tanto audaci quanto ambigue, si definisce come una confraternita alla ricerca della mitologica "moglie col cazzo".
Ma cosa significa davvero questa espressione? Qui le opinioni si dividono e si moltiplicano in una rete di interpretazioni che vanno dal bizzarro al delirante:
- C’è chi sostiene che si tratti di un grido di ribellione contro le dinamiche tradizionali del matrimonio, traducendo la frase in un risoluto “Moglie, col cazzo!”, un rifiuto netto e sarcastico alla figura della consorte come simbolo di monotonia.
- Altri, invece, ipotizzano che si tratti di un’espressione di disperazione e di desiderio confuso, nata da una palese incomprensione biologica: forse i membri della comunità credono davvero che esista una “moglie” dotata del regale augello.
- Infine, c’è una corrente più filosofica che vede in questa ricerca un’aspirazione verso un ideale impossibile, una figura mitologica che possa unire in sé le qualità femminili e maschili in una sintesi perfetta di potere e sensualità.
La storia prende il via quando uno degli utenti più attivi della comunità, noto con il nickname Segabeata, apre un thread intitolato: “La moglie col cazzo esiste? O è solo un sogno?” Nel post, Segabeata racconta di aver avuto una “visione” durante una notte di meditazione tantrica (e probabilmente eccessi alcolici), in cui una figura divina, metà dea e metà satira, gli avrebbe rivelato il segreto per trovare la mitologica moglie col cazzo, così avrebbe potuto soddisfare la voglia di cazzo, senza dover confessare la sua omosessualità.
La risposta della comunità è immediata e travolgente. Gli utenti si dividono tra quelli che prendono il post sul serio, suggerendo tecniche esoteriche e pratiche spirituali per evocare la figura, e quelli che invece si lasciano andare a un’ironia sfrenata, proponendo ipotesi assurde e insulti amichevoli. Il thread esplode in un vortice di teorie, esperienze personali (più o meno inventate) e battibecchi sulla semantica del termine.
Ma quando alcuni membri del forum iniziano a riportare strani sogni e coincidenze inspiegabili – apparizioni di figure androgine, incontri fortuiti con persone misteriose, e persino messaggi criptici lasciati su specchi appannati – il mistero assume contorni inquietanti. Qualcuno inizia a credere che dietro la frase "moglie col cazzo" si nasconda un’antica leggenda. Secondo questa teoria, la moglie col cazzo non sarebbe solo un’idea, ma una vera e propria entità mitologica che appare a chi è abbastanza confuso (e disperato) da cercarla.
Nel frattempo, la comunità dei Cazzoconfusi diventa un fenomeno virale. Social media, programmi televisivi e articoli di giornale iniziano a parlare di loro, spesso con toni divertiti ma anche con un certo fascino morboso. Alcuni esperti di semiotica analizzano il linguaggio del gruppo, definendolo un esempio di “caos semantico organizzato,” mentre psicologi e sociologi discutono delle implicazioni culturali e psicologiche della loro ossessione.
Ma non tutto è divertente e ironico. Alcuni membri del gruppo iniziano a prendere la questione troppo sul serio. Si formano fazioni interne, ciascuna con una propria interpretazione della moglie col cazzo e della sua natura. I “Biologicisti” sostengono che si tratti di una figura reale, possibilmente una persona transgender o intersessuale, che incarni questa fusione di maschile e femminile. I “Simbolisti,” invece, vedono nella frase un richiamo all’androginia spirituale e propongono rituali complessi per “incontrare” la moglie col cazzo in sogni lucidi o stati meditativi.
La situazione degenera quando uno degli utenti più fanatici, EteroleccoCazzo, sostiene di aver trovato la moglie col cazzo. Pubblica una foto sfocata e scrive un racconto confuso e delirante su un incontro in una sauna di un piccolo villaggio alpino. Ma le incongruenze nel suo racconto sollevano sospetti: la moglie col cazzo è reale o è solo un’invenzione?
In un crescendo di tensione, il forum si trasforma in un campo di battaglia virtuale. Alcuni membri cercano di smascherare EteroleccoCazzo come un impostore, mentre altri lo difendono a spada tratta. E poi, un giorno, il forum sparisce misteriosamente.
Gli utenti si ritrovano improvvisamente senza un punto di riferimento, costretti a riflettere sul senso della loro ricerca. È stata tutta una grande farsa, un gioco collettivo per sfuggire alla monotonia? O c’è qualcosa di più profondo dietro la frase “moglie col cazzo”?
“Moglie col Cazzo: Il mistero dei Cazzoconfusi” è un thriller ironico e surreale che esplora le dinamiche di comunità online e il potere delle idee, anche quando nascono dalla confusione e dal nonsense. Tra risate, deliri e un pizzico di mistero, questa storia dimostra che, quando si parla di desideri e ossessioni, la linea tra realtà e fantasia è più sottile di quanto sembri.
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4 giorni fa
4 giorni fa
Due minuti e poi tutto è finito?
PiccoloPene - un soprannome volutamente ironico e beffardo scelto per sfidare la superficialità delle prime impressioni - è un uomo che ha fatto della riflessione sulla condizione umana il suo personale palcoscenico di vita. Affascinato dalle teorie dell’assurdo di Camus, condivide con il celebre filosofo la convinzione che la vita sia un mosaico di assurdità, punteggiato da brevi momenti di euforia e infinite distese di incertezza. Tuttavia, il suo spirito irriverente e dissacrante lo porta a declinare questi grandi temi filosofici in riflessioni che si muovono tra l’ironico e il surreale, come quella che dà il titolo alla sua esistenza: "Due minuti e poi tutto è finito?"
La frase, che a un primo sguardo potrebbe sembrare un’apologia esistenzialista della caducità, nasconde in realtà una pungente critica alle sue deludenti esperienze sessuali. Con un mix di sarcasmo e amarezza, PiccoloPene si domanda se sia possibile che la durata di certe avventure sia davvero così esigua. "Onestamente mi viene da ridere... A voi ogni considerazione," conclude spesso i suoi post sul forum libertino che frequenta, cercando non solo complicità ma anche qualcuno che possa offrirgli un’esperienza più soddisfacente.
Il forum, che lui chiama ironicamente La Taverna del Buon Sesso a 69, è un caleidoscopio di personalità eccentriche e libertine, ciascuna con le proprie fissazioni, insicurezze e desideri inconfessabili. Qui, PiccoloPene è una figura enigmatica e ammirata: i suoi interventi filosofici, mascherati da battute taglienti, attirano curiosi e provocano accese discussioni. Tra giochi di parole, doppi sensi e citazioni colte, si fa strada la sua vera ossessione: trovare un partner capace di riscrivere quella fastidiosa durata media di due minuti.
Un giorno, tra i messaggi del forum, riceve una risposta che cattura la sua attenzione più del solito. È firmata da un certo LungoCorso, un nickname che trasuda promesse di esperienze epiche. LungoCorso si presenta come un uomo maturo e sofisticato, appassionato di viaggi, letteratura e, soprattutto, amante della lentezza. Nei loro scambi, si delinea una strana intesa: LungoCorso sembra cogliere l’essenza delle riflessioni di PiccoloPene, rispondendo con citazioni filosofiche e aneddoti che amplificano la loro chimica intellettuale. Tuttavia, la loro conversazione prende presto una piega più misteriosa.
LungoCorso comincia a porre domande criptiche: "E se quei due minuti non fossero davvero il problema? E se ci fosse un modo per sfuggire alla tirannia del tempo?" Intrigato, PiccoloPene accetta di incontrarlo di persona, immaginando un’avventura erotica che, finalmente, possa riscattare le sue aspettative. Ma l’incontro, fissato in un’enigmatica villa fuori città, si rivela ben diverso da quanto aveva immaginato.
La villa sembra uscita da un sogno surreale, con stanze decorate da enormi orologi che segnano ognuno un orario diverso. LungoCorso lo accoglie con un sorriso enigmatico e lo introduce a un gruppo di individui altrettanto bizzarri, che sembrano condividere una filosofia comune: il tempo non è una misura universale, ma una scelta individuale. Mentre la serata prosegue tra giochi seduttivi e conversazioni sempre più criptiche, PiccoloPene inizia a percepire un senso di inquietudine. Le persone intorno a lui sembrano vivere in una dimensione dove passato, presente e futuro si intrecciano in modi inspiegabili.
Quando cerca di andarsene, si rende conto che tutte le uscite dalla villa sono bloccate. Gli ospiti, ora molto più inquietanti che affascinanti, gli rivelano che LungoCorso è in realtà una sorta di maestro del tempo, capace di manipolarlo a suo piacimento, e che quella sera era stato scelto per partecipare a un esperimento unico: dilatare il tempo di quei fatidici due minuti fino a renderli un’eternità.
PiccoloPene si ritrova intrappolato in una spirale di esperienze sensoriali e mentali che sfidano ogni logica. Ogni azione, ogni respiro, sembra protrarsi all’infinito, trasformando il piacere in tormento e il tormento in una riflessione ossessiva sull’essenza del tempo stesso. Ma è davvero un esperimento o un gioco perverso orchestrato da LungoCorso per sfidare i limiti dell’umano?
Con la sua ironia ormai ridotta al silenzio, PiccoloPene deve trovare un modo per spezzare questo ciclo infinito. La chiave, scopre, risiede in una stanza segreta della villa, dove un enorme orologio sembra controllare tutto ciò che accade. Qui, tra ingranaggi e lancette, affronta un’ultima, decisiva riflessione: è possibile ribellarsi al tempo, o l’unica soluzione è accettare il suo corso inesorabile, persino nei momenti più deludenti?
La conclusione, come la durata delle sue esperienze, è tanto fulminea quanto destabilizzante: PiccoloPene si risveglia nel letto della sua casa, il forum ancora aperto sullo schermo. È stato tutto un sogno? O forse no? Guardando l’orologio, scopre che sono passati solo due minuti dall’inizio di quella notte surreale. Con un sorriso amaro, scrive il suo ultimo messaggio sul forum: "Possibile che la durata sia questa? Onestamente mi viene da ridere... A voi ogni considerazione."
Ma questa volta, anziché spegnere il computer, clicca sul messaggio di LungoCorso e scrive: “Ci vediamo alla prossima curva del tempo.”
PiccoloPene - un soprannome volutamente ironico e beffardo scelto per sfidare la superficialità delle prime impressioni - è un uomo che ha fatto della riflessione sulla condizione umana il suo personale palcoscenico di vita. Affascinato dalle teorie dell’assurdo di Camus, condivide con il celebre filosofo la convinzione che la vita sia un mosaico di assurdità, punteggiato da brevi momenti di euforia e infinite distese di incertezza. Tuttavia, il suo spirito irriverente e dissacrante lo porta a declinare questi grandi temi filosofici in riflessioni che si muovono tra l’ironico e il surreale, come quella che dà il titolo alla sua esistenza: "Due minuti e poi tutto è finito?"
La frase, che a un primo sguardo potrebbe sembrare un’apologia esistenzialista della caducità, nasconde in realtà una pungente critica alle sue deludenti esperienze sessuali. Con un mix di sarcasmo e amarezza, PiccoloPene si domanda se sia possibile che la durata di certe avventure sia davvero così esigua. "Onestamente mi viene da ridere... A voi ogni considerazione," conclude spesso i suoi post sul forum libertino che frequenta, cercando non solo complicità ma anche qualcuno che possa offrirgli un’esperienza più soddisfacente.
Il forum, che lui chiama ironicamente La Taverna del Buon Sesso a 69, è un caleidoscopio di personalità eccentriche e libertine, ciascuna con le proprie fissazioni, insicurezze e desideri inconfessabili. Qui, PiccoloPene è una figura enigmatica e ammirata: i suoi interventi filosofici, mascherati da battute taglienti, attirano curiosi e provocano accese discussioni. Tra giochi di parole, doppi sensi e citazioni colte, si fa strada la sua vera ossessione: trovare un partner capace di riscrivere quella fastidiosa durata media di due minuti.
Un giorno, tra i messaggi del forum, riceve una risposta che cattura la sua attenzione più del solito. È firmata da un certo LungoCorso, un nickname che trasuda promesse di esperienze epiche. LungoCorso si presenta come un uomo maturo e sofisticato, appassionato di viaggi, letteratura e, soprattutto, amante della lentezza. Nei loro scambi, si delinea una strana intesa: LungoCorso sembra cogliere l’essenza delle riflessioni di PiccoloPene, rispondendo con citazioni filosofiche e aneddoti che amplificano la loro chimica intellettuale. Tuttavia, la loro conversazione prende presto una piega più misteriosa.
LungoCorso comincia a porre domande criptiche: "E se quei due minuti non fossero davvero il problema? E se ci fosse un modo per sfuggire alla tirannia del tempo?" Intrigato, PiccoloPene accetta di incontrarlo di persona, immaginando un’avventura erotica che, finalmente, possa riscattare le sue aspettative. Ma l’incontro, fissato in un’enigmatica villa fuori città, si rivela ben diverso da quanto aveva immaginato.
La villa sembra uscita da un sogno surreale, con stanze decorate da enormi orologi che segnano ognuno un orario diverso. LungoCorso lo accoglie con un sorriso enigmatico e lo introduce a un gruppo di individui altrettanto bizzarri, che sembrano condividere una filosofia comune: il tempo non è una misura universale, ma una scelta individuale. Mentre la serata prosegue tra giochi seduttivi e conversazioni sempre più criptiche, PiccoloPene inizia a percepire un senso di inquietudine. Le persone intorno a lui sembrano vivere in una dimensione dove passato, presente e futuro si intrecciano in modi inspiegabili.
Quando cerca di andarsene, si rende conto che tutte le uscite dalla villa sono bloccate. Gli ospiti, ora molto più inquietanti che affascinanti, gli rivelano che LungoCorso è in realtà una sorta di maestro del tempo, capace di manipolarlo a suo piacimento, e che quella sera era stato scelto per partecipare a un esperimento unico: dilatare il tempo di quei fatidici due minuti fino a renderli un’eternità.
PiccoloPene si ritrova intrappolato in una spirale di esperienze sensoriali e mentali che sfidano ogni logica. Ogni azione, ogni respiro, sembra protrarsi all’infinito, trasformando il piacere in tormento e il tormento in una riflessione ossessiva sull’essenza del tempo stesso. Ma è davvero un esperimento o un gioco perverso orchestrato da LungoCorso per sfidare i limiti dell’umano?
Con la sua ironia ormai ridotta al silenzio, PiccoloPene deve trovare un modo per spezzare questo ciclo infinito. La chiave, scopre, risiede in una stanza segreta della villa, dove un enorme orologio sembra controllare tutto ciò che accade. Qui, tra ingranaggi e lancette, affronta un’ultima, decisiva riflessione: è possibile ribellarsi al tempo, o l’unica soluzione è accettare il suo corso inesorabile, persino nei momenti più deludenti?
La conclusione, come la durata delle sue esperienze, è tanto fulminea quanto destabilizzante: PiccoloPene si risveglia nel letto della sua casa, il forum ancora aperto sullo schermo. È stato tutto un sogno? O forse no? Guardando l’orologio, scopre che sono passati solo due minuti dall’inizio di quella notte surreale. Con un sorriso amaro, scrive il suo ultimo messaggio sul forum: "Possibile che la durata sia questa? Onestamente mi viene da ridere... A voi ogni considerazione."
Ma questa volta, anziché spegnere il computer, clicca sul messaggio di LungoCorso e scrive: “Ci vediamo alla prossima curva del tempo.”
4 giorni fa
- Vuoi essere mia moglie?Quotato da Bull66_ME,Moglie col Cazzo: Il mistero dei Cazzoconfusi
- Col cazzo!
- Uhm... Potrei avere delle riserve.
4 giorni fa
Il peso della gonna
Michele è un uomo come tanti, almeno in apparenza. Vive una vita ordinaria: un lavoro d’ufficio, una moglie amorevole e una routine scandita da cene in famiglia e qualche birra con gli amici. Ma sotto la superficie impeccabile si nasconde una passione segreta che Michele coltiva con dedizione e timore: travestirsi da donna. Indossare abiti femminili, calze di seta e tacchi a spillo non è solo un piacere estetico, ma un rifugio dove riesce a sentirsi libero, autentico, vivo. Tuttavia, questa doppia vita comporta un peso che Michele fatica a sostenere: dove nascondere quegli indumenti che rappresentano la sua vera essenza senza che nessuno li scopra?
La questione lo tormenta. In passato aveva provato a custodirli in un armadietto sul lavoro, ma quella soluzione si era rivelata insoddisfacente: troppi rischi, troppa limitazione per gli incontri occasionali con chi, come lui, cercava una parentesi di evasione. Alla fine, aveva optato per il bagagliaio della macchina, una scelta che gli sembrava sicura e discreta. Ma il dubbio resta, insidioso come una spina: è davvero il posto migliore?
Un giorno, frustrato e in cerca di conforto, Michele si registra su un forum libertino frequentato da persone con interessi e segreti simili ai suoi. Sceglie un nickname ironico, VelataVerità, e pubblica il suo primo post in cui chiede consigli a chi è costretto, come lui, a nascondere la propria femminilità alla moglie: dove nascondere l'abbigliamento femminile?
Le risposte non tardano ad arrivare. Alcuni utenti raccontano con leggerezza le proprie esperienze, suggerendo soluzioni creative: soffitte segrete, doppi fondi negli armadi, persino un vecchio baule nascosto in un magazzino in disuso. Altri, invece, trasformano il thread in una discussione filosofica sulla doppiezza della vita, sull’ironia di dover nascondere ciò che si è davvero. Tra i commenti spicca quello di un utente misterioso chiamato ScarpaRossa, che scrive: “Non è il dove a essere importante, ma il perché. Finché ti nasconderai, gli indumenti saranno un peso. Se vuoi davvero sentirti libero, devi trovare il coraggio di portarli alla luce.”
Quelle parole colpiscono Michele più di quanto vorrebbe ammettere. C’è qualcosa in ScarpaRossa che lo intriga, una familiarità inspiegabile nella sua scrittura. I due iniziano a scambiarsi messaggi privati. ScarpaRossa si rivela una figura enigmatica ma affascinante, che parla di autenticità con una sicurezza che Michele invidia. Lo sfida a uscire dalla sua zona di comfort, a smettere di vivere nell’ombra.
Un giorno, ScarpaRossa propone un incontro. Michele, inizialmente esitante, accetta, spinto dalla curiosità e dal desiderio di dare un volto a quella voce che sembra comprenderlo così profondamente. Si danno appuntamento in un bar discreto fuori città. Quando ScarpaRossa si presenta, Michele rimane sorpreso: non è una donna come aveva immaginato, ma un uomo alto, elegante, con un’aria di calma magnetica. Si fa chiamare Luca e racconta a Michele di aver vissuto anni nella paura prima di accettare pienamente se stesso. Luca lo invita a casa sua, dove gli mostra una stanza piena di abiti, scarpe e accessori, tutti in bella vista, senza vergogna. “Questo è il mio santuario,” dice. “E può esserlo anche per te, se vuoi.”
Quella notte segna un punto di svolta. Tornando a casa, Michele si sente combattuto. Da un lato, l’idea di una vita senza segreti lo attrae; dall’altro, teme le conseguenze di un’eventuale scoperta. Decide di fare un passo alla volta. Comincia a lasciare gli indumenti non più nel bagagliaio, ma in una scatola sotto il letto. È un gesto piccolo, ma per lui rivoluzionario.
Tuttavia, il destino ha altri piani. Un giorno, rientrando dal lavoro, Michele trova la moglie con la scatola aperta davanti a sé. Il gelo che cala nella stanza è palpabile. Lei non urla, non piange; lo guarda semplicemente con una confusione che lo trafigge. “Perché?” gli chiede, con una voce rotta. Michele, per la prima volta, si trova costretto a raccontare la verità.
La confessione si trasforma in una catarsi inaspettata. La moglie, dopo il primo shock, si rivela più comprensiva di quanto Michele avrebbe mai immaginato. Gli chiede tempo, ma promette di provare a capire. Michele, sollevato, si rende conto che il consiglio di ScarpaRossa aveva un fondo di verità: non era il nascondiglio il problema, ma il motivo per cui si sentiva costretto a usarlo.
In un ultimo scambio sul forum, Michele scrive un nuovo post: “Ho deciso di smettere di nascondere i miei indumenti. Non so come andrà a finire, ma so che, per la prima volta, sento di aver fatto la scelta giusta. Grazie a chi mi ha guidato fin qui. E voi, cosa aspettate a fare lo stesso?” Tra le risposte, una sola spicca: “Bravo, VelataVerità. A volte basta un piccolo passo per smettere di vivere a metà. Sempre qui, ScarpaRossa.”
Con quel messaggio, Michele chiude una parte della sua vita, pronto a viverne un’altra, finalmente a volto scoperto.
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Michele è un uomo come tanti, almeno in apparenza. Vive una vita ordinaria: un lavoro d’ufficio, una moglie amorevole e una routine scandita da cene in famiglia e qualche birra con gli amici. Ma sotto la superficie impeccabile si nasconde una passione segreta che Michele coltiva con dedizione e timore: travestirsi da donna. Indossare abiti femminili, calze di seta e tacchi a spillo non è solo un piacere estetico, ma un rifugio dove riesce a sentirsi libero, autentico, vivo. Tuttavia, questa doppia vita comporta un peso che Michele fatica a sostenere: dove nascondere quegli indumenti che rappresentano la sua vera essenza senza che nessuno li scopra?
La questione lo tormenta. In passato aveva provato a custodirli in un armadietto sul lavoro, ma quella soluzione si era rivelata insoddisfacente: troppi rischi, troppa limitazione per gli incontri occasionali con chi, come lui, cercava una parentesi di evasione. Alla fine, aveva optato per il bagagliaio della macchina, una scelta che gli sembrava sicura e discreta. Ma il dubbio resta, insidioso come una spina: è davvero il posto migliore?
Un giorno, frustrato e in cerca di conforto, Michele si registra su un forum libertino frequentato da persone con interessi e segreti simili ai suoi. Sceglie un nickname ironico, VelataVerità, e pubblica il suo primo post in cui chiede consigli a chi è costretto, come lui, a nascondere la propria femminilità alla moglie: dove nascondere l'abbigliamento femminile?
Le risposte non tardano ad arrivare. Alcuni utenti raccontano con leggerezza le proprie esperienze, suggerendo soluzioni creative: soffitte segrete, doppi fondi negli armadi, persino un vecchio baule nascosto in un magazzino in disuso. Altri, invece, trasformano il thread in una discussione filosofica sulla doppiezza della vita, sull’ironia di dover nascondere ciò che si è davvero. Tra i commenti spicca quello di un utente misterioso chiamato ScarpaRossa, che scrive: “Non è il dove a essere importante, ma il perché. Finché ti nasconderai, gli indumenti saranno un peso. Se vuoi davvero sentirti libero, devi trovare il coraggio di portarli alla luce.”
Quelle parole colpiscono Michele più di quanto vorrebbe ammettere. C’è qualcosa in ScarpaRossa che lo intriga, una familiarità inspiegabile nella sua scrittura. I due iniziano a scambiarsi messaggi privati. ScarpaRossa si rivela una figura enigmatica ma affascinante, che parla di autenticità con una sicurezza che Michele invidia. Lo sfida a uscire dalla sua zona di comfort, a smettere di vivere nell’ombra.
Un giorno, ScarpaRossa propone un incontro. Michele, inizialmente esitante, accetta, spinto dalla curiosità e dal desiderio di dare un volto a quella voce che sembra comprenderlo così profondamente. Si danno appuntamento in un bar discreto fuori città. Quando ScarpaRossa si presenta, Michele rimane sorpreso: non è una donna come aveva immaginato, ma un uomo alto, elegante, con un’aria di calma magnetica. Si fa chiamare Luca e racconta a Michele di aver vissuto anni nella paura prima di accettare pienamente se stesso. Luca lo invita a casa sua, dove gli mostra una stanza piena di abiti, scarpe e accessori, tutti in bella vista, senza vergogna. “Questo è il mio santuario,” dice. “E può esserlo anche per te, se vuoi.”
Quella notte segna un punto di svolta. Tornando a casa, Michele si sente combattuto. Da un lato, l’idea di una vita senza segreti lo attrae; dall’altro, teme le conseguenze di un’eventuale scoperta. Decide di fare un passo alla volta. Comincia a lasciare gli indumenti non più nel bagagliaio, ma in una scatola sotto il letto. È un gesto piccolo, ma per lui rivoluzionario.
Tuttavia, il destino ha altri piani. Un giorno, rientrando dal lavoro, Michele trova la moglie con la scatola aperta davanti a sé. Il gelo che cala nella stanza è palpabile. Lei non urla, non piange; lo guarda semplicemente con una confusione che lo trafigge. “Perché?” gli chiede, con una voce rotta. Michele, per la prima volta, si trova costretto a raccontare la verità.
La confessione si trasforma in una catarsi inaspettata. La moglie, dopo il primo shock, si rivela più comprensiva di quanto Michele avrebbe mai immaginato. Gli chiede tempo, ma promette di provare a capire. Michele, sollevato, si rende conto che il consiglio di ScarpaRossa aveva un fondo di verità: non era il nascondiglio il problema, ma il motivo per cui si sentiva costretto a usarlo.
In un ultimo scambio sul forum, Michele scrive un nuovo post: “Ho deciso di smettere di nascondere i miei indumenti. Non so come andrà a finire, ma so che, per la prima volta, sento di aver fatto la scelta giusta. Grazie a chi mi ha guidato fin qui. E voi, cosa aspettate a fare lo stesso?” Tra le risposte, una sola spicca: “Bravo, VelataVerità. A volte basta un piccolo passo per smettere di vivere a metà. Sempre qui, ScarpaRossa.”
Con quel messaggio, Michele chiude una parte della sua vita, pronto a viverne un’altra, finalmente a volto scoperto.
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3 giorni fa
Questo post, lo trovo molto serio.Quotato da Bull66_ME,Il peso della gonna
Michele è un uomo come tanti, almeno in apparenza. Vive una vita ordinaria: un lavoro d’ufficio, una moglie amorevole e una routine scandita da cene in famiglia e qualche birra con gli amici. Ma sotto la superficie imp [...]
Personalmente non ho questa inclinazione ma penso di poter capire il conflitto di VelataVerità. ☹️
3 giorni fa
L'Ermetismo della Tazza
In un mondo fatto di desideri, trasgressioni e libertà, una frattura si apre tra i libertini autentici e una nuova ondata di "hobbisti": uomini che, pur presentandosi come libertini, conducono una doppia vita da mariti devoti. Questi ultimi non hanno piena libertà di dedicarsi alla trasgressione e devono adattare il proprio piacere ai ritagli di tempo: pause pranzo, orari d’ufficio, momenti rubati alla quotidianità.
Ma il vero scandalo non è la loro doppiezza, bensì il modo in cui cercano di proporsi. Nella frenesia del segreto, scattano foto per i propri annunci in ambienti casalinghi disordinati: bagni con tazze del water sporche, lavandini pieni di schiuma, camere da letto invase da vestiti e oggetti sparsi ovunque. Una deriva estetica che le coppie e i singoli più raffinati non possono ignorare.
La polemica esplode sui forum libertini. Coppie scambiste di lungo corso iniziano a lamentarsi apertamente dell’“erotismo della tazza del water”, un fenomeno che considerano una caduta di stile intollerabile. “Puoi avere il corpo perfetto,” scrive CoupleElite, una delle coppie più popolari della community, “ma se lo sfondo della foto grida sporcizia e trascuratezza, che immagine pensi di trasmettere? Per noi, ordine e pulizia sono fondamentali.”
La protesta dilaga. Vengono aperte discussioni con centinaia di commenti, e si moltiplicano i post in cui i libertini autentici si ergono a paladini del buon gusto, elencando regole non scritte per una presentazione degna del mondo trasgressivo. Tuttavia, mentre il fronte dei “puri” alza le sue barricate, qualcuno si oppone con forza.
In mezzo a questa battaglia emerge una figura grottesca e ridicola: LaTigrediCarta. Nessuno conosce il vero volto di questo personaggio enigmatico, che appare sui forum con messaggi lunghi e appassionati, firmati da un avatar che raffigura una tigre in posa minacciosa ma disegnata in modo maldestro. LaTigrediCarta si presenta come un paladino dell’inclusività libertina, e la sua missione è chiara: convincere le coppie a scendere a compromessi e a dare una chance anche a chi non ha un fisico scolpito o una dotazione generosa.
“La bellezza è soggettiva,” scrive in un post che diventa subito virale. “Non possiamo lasciare che il libertinaggio diventi un club elitario. Perché dovremmo escludere chi non ha il bagno di una rivista di design? Perché giudicare un uomo dalla sua tazza del water? L’erotismo è libertà, non perfezione!”
Le reazioni a LaTigrediCarta sono contrastanti. Alcuni ne apprezzano il messaggio inclusivo, altri lo deridono apertamente. Gli utenti più critici sottolineano come le sue battaglie siano spesso accompagnate da un tono aggressivo e da un’ironia mal calibrata. “Parli di libertà,” commenta una coppia nota come SognoImpeccabile, “ma imponi agli altri di accettare standard che rovinano l’esperienza. La cura per i dettagli non è elitismo, è rispetto.”
Ma LaTigrediCarta non si arrende. Organizza un incontro virtuale in cui invita gli utenti del forum a confrontarsi in una discussione aperta. Il risultato è un vero spettacolo teatrale. Mentre le coppie più esigenti difendono l’importanza di un’estetica curata, gli hobbisti si aggrappano alla giustificazione del tempo limitato e delle difficoltà logistiche. In questo caos, LaTigrediCarta prende la parola con una proposta sorprendente: “E se creassimo un manifesto per un libertinaggio democratico? Un codice etico che includa tutti, a prescindere da fisico, bagno o situazione familiare?”
L’idea divide ancora di più la community. Alcuni la vedono come una possibilità di mediazione, altri come l’ennesima trovata ridicola di un personaggio fuori dal mondo. Ma ciò che davvero incrina la credibilità di LaTigrediCarta è la scoperta, del tutto accidentale, di un suo scambio privato con una giovane coppia. In un momento di disattenzione, LaTigrediCarta invia loro una foto scattata nel proprio bagno: un disastro di spazzolini sparsi, bottiglie vuote di shampoo e, ovviamente, una tazza del water sporca.
La notizia si diffonde rapidamente, e il forum esplode in una risata collettiva. “La tigre si è rivelata un gattino,” commenta ironicamente Adam&EvaLiberi. Ma invece di scomparire, LaTigrediCarta abbraccia il proprio errore con una dichiarazione epica: “Sì, quella è la mia tazza del water. E allora? Non sono perfetto, ma almeno sono autentico. E voi, lo siete davvero?”
Quella frase, per quanto ridicola, lascia il segno. Alcuni iniziano a vedere LaTigrediCarta sotto una luce diversa: un buffone, certo, ma anche un simbolo di un mondo dove l’apparenza conta troppo. Altri, invece, continuano a schernirlo, convinti che il libertinaggio non debba mai scendere a compromessi.
Nel frattempo, la battaglia tra estetica e autenticità si attenua, trasformandosi in una convivenza forzata. Il mondo libertino rimane diviso, ma con una nuova consapevolezza: non tutti i bagni sono uguali, ma dietro ogni tazza del water c’è una storia (anche dentro la tazza del water... ma quella è un'altra storia). E forse, con un po’ di ordine e un pizzico di comprensione, c’è posto per tutti.
In un mondo fatto di desideri, trasgressioni e libertà, una frattura si apre tra i libertini autentici e una nuova ondata di "hobbisti": uomini che, pur presentandosi come libertini, conducono una doppia vita da mariti devoti. Questi ultimi non hanno piena libertà di dedicarsi alla trasgressione e devono adattare il proprio piacere ai ritagli di tempo: pause pranzo, orari d’ufficio, momenti rubati alla quotidianità.
Ma il vero scandalo non è la loro doppiezza, bensì il modo in cui cercano di proporsi. Nella frenesia del segreto, scattano foto per i propri annunci in ambienti casalinghi disordinati: bagni con tazze del water sporche, lavandini pieni di schiuma, camere da letto invase da vestiti e oggetti sparsi ovunque. Una deriva estetica che le coppie e i singoli più raffinati non possono ignorare.
La polemica esplode sui forum libertini. Coppie scambiste di lungo corso iniziano a lamentarsi apertamente dell’“erotismo della tazza del water”, un fenomeno che considerano una caduta di stile intollerabile. “Puoi avere il corpo perfetto,” scrive CoupleElite, una delle coppie più popolari della community, “ma se lo sfondo della foto grida sporcizia e trascuratezza, che immagine pensi di trasmettere? Per noi, ordine e pulizia sono fondamentali.”
La protesta dilaga. Vengono aperte discussioni con centinaia di commenti, e si moltiplicano i post in cui i libertini autentici si ergono a paladini del buon gusto, elencando regole non scritte per una presentazione degna del mondo trasgressivo. Tuttavia, mentre il fronte dei “puri” alza le sue barricate, qualcuno si oppone con forza.
In mezzo a questa battaglia emerge una figura grottesca e ridicola: LaTigrediCarta. Nessuno conosce il vero volto di questo personaggio enigmatico, che appare sui forum con messaggi lunghi e appassionati, firmati da un avatar che raffigura una tigre in posa minacciosa ma disegnata in modo maldestro. LaTigrediCarta si presenta come un paladino dell’inclusività libertina, e la sua missione è chiara: convincere le coppie a scendere a compromessi e a dare una chance anche a chi non ha un fisico scolpito o una dotazione generosa.
“La bellezza è soggettiva,” scrive in un post che diventa subito virale. “Non possiamo lasciare che il libertinaggio diventi un club elitario. Perché dovremmo escludere chi non ha il bagno di una rivista di design? Perché giudicare un uomo dalla sua tazza del water? L’erotismo è libertà, non perfezione!”
Le reazioni a LaTigrediCarta sono contrastanti. Alcuni ne apprezzano il messaggio inclusivo, altri lo deridono apertamente. Gli utenti più critici sottolineano come le sue battaglie siano spesso accompagnate da un tono aggressivo e da un’ironia mal calibrata. “Parli di libertà,” commenta una coppia nota come SognoImpeccabile, “ma imponi agli altri di accettare standard che rovinano l’esperienza. La cura per i dettagli non è elitismo, è rispetto.”
Ma LaTigrediCarta non si arrende. Organizza un incontro virtuale in cui invita gli utenti del forum a confrontarsi in una discussione aperta. Il risultato è un vero spettacolo teatrale. Mentre le coppie più esigenti difendono l’importanza di un’estetica curata, gli hobbisti si aggrappano alla giustificazione del tempo limitato e delle difficoltà logistiche. In questo caos, LaTigrediCarta prende la parola con una proposta sorprendente: “E se creassimo un manifesto per un libertinaggio democratico? Un codice etico che includa tutti, a prescindere da fisico, bagno o situazione familiare?”
L’idea divide ancora di più la community. Alcuni la vedono come una possibilità di mediazione, altri come l’ennesima trovata ridicola di un personaggio fuori dal mondo. Ma ciò che davvero incrina la credibilità di LaTigrediCarta è la scoperta, del tutto accidentale, di un suo scambio privato con una giovane coppia. In un momento di disattenzione, LaTigrediCarta invia loro una foto scattata nel proprio bagno: un disastro di spazzolini sparsi, bottiglie vuote di shampoo e, ovviamente, una tazza del water sporca.
La notizia si diffonde rapidamente, e il forum esplode in una risata collettiva. “La tigre si è rivelata un gattino,” commenta ironicamente Adam&EvaLiberi. Ma invece di scomparire, LaTigrediCarta abbraccia il proprio errore con una dichiarazione epica: “Sì, quella è la mia tazza del water. E allora? Non sono perfetto, ma almeno sono autentico. E voi, lo siete davvero?”
Quella frase, per quanto ridicola, lascia il segno. Alcuni iniziano a vedere LaTigrediCarta sotto una luce diversa: un buffone, certo, ma anche un simbolo di un mondo dove l’apparenza conta troppo. Altri, invece, continuano a schernirlo, convinti che il libertinaggio non debba mai scendere a compromessi.
Nel frattempo, la battaglia tra estetica e autenticità si attenua, trasformandosi in una convivenza forzata. Il mondo libertino rimane diviso, ma con una nuova consapevolezza: non tutti i bagni sono uguali, ma dietro ogni tazza del water c’è una storia (anche dentro la tazza del water... ma quella è un'altra storia). E forse, con un po’ di ordine e un pizzico di comprensione, c’è posto per tutti.
3 giorni fa
"Dietro ogni tazza del water c'è una storia."Quotato da Bull66_ME,L'Ermetismo della Tazza
Beh, l'importante è che quella storia non sia DENTRO alla tazza. 😂
3 giorni fa
Il Prurito delle Stelle
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Nella vivace e stravagante comunità di Libertia , un piccolo angolo del mondo dove il pudore è bandito e le convenzioni sociali vengono accantonate, arriva un uomo che sembra uscito da un libro di storia mal rilegato. Barba lunga e ingiallita, occhi spiritati dietro lenti spesse e una veste color porpora che sa di naftalina e polvere: si fa chiamare Maestro Cornelio Astrobaldo . Si professa alchimista e astrologo, esperto di antichi segreti e custode di verità che il mondo moderno ha dimenticato. Con una teatralità degna di un attore di terza categoria, proclama di avere un messaggio urgente per gli abitanti di Libertia, in particolare per le coppie libertine.
Radunata una folla di curiosi in un noto club del luogo, Cornelio si arrampica su un tavolo e, con voce tremula ma decisa, dichiara:
"Gente di piacere! Il cielo mi ha parlato! Le stelle, i pianeti e persino il grande Saturno mi hanno avvertito di un pericolo imminente. La scabbia! Sì, la scabbia è il flagello che si abbatterà su di voi! Evitate chi ne è affetto, perché la loro energia cosmica è corrotta e vi trascinerà nella rovina!"
Seguono attimi di silenzio sbigottito, prima che scoppi una risata generale. Le battute si sprecano. “Attenti ai pruriti!”, grida qualcuno. “Occhio agli scabbisti!”, ironizza un altro. E mentre Cornelio tenta di riprendere il controllo della situazione, la folla si disperde, lasciandolo da solo, borbottante sulla mancanza di rispetto verso l’antica saggezza.
Ma Cornelio non si arrende. Convinto che la sua missione sia troppo importante per essere derisa, comincia a frequentare assiduamente i locali libertini, osservando e prendendo appunti su chi interagisce con chi, chi si gratta e chi sembra sospettosamente troppo rilassato. La sua presenza diventa un elemento di colore tra i frequentatori abituali, che iniziano a scommettere su quale sarà la sua prossima strampalata profezia. Intanto, lui cerca disperatamente di inserirsi in quel mondo che lo affascina e lo terrorizza allo stesso tempo.
Nonostante la sua veneranda età e il suo aspetto trasandato, Cornelio si convince di poter sedurre almeno una donna libertina, ma si scontra con una realtà amara: la sua mentalità complottista e il suo atteggiamento goffo sono un repellente più potente di qualsiasi malattia della pelle. Il suo desiderio di appartenere a quel mondo trasgressivo si scontra con la sua totale inadeguatezza, alimentando in lui un senso di frustrazione che sfocia in comportamenti sempre più bizzarri.
Un giorno, una coppia nota per la loro ironia tagliente, Giada e Roberto, decide di fare uno scherzo al vecchio alchimista. Fingono di essere affetti dalla scabbia e di volerlo coinvolgere in un rituale “purificatorio” per liberarsi della maledizione stellare. Cornelio, ovviamente, abbocca. Si presenta con un intruglio nauseante di erbe, oli e polveri misteriose, e organizza un’improbabile cerimonia a lume di candela in una stanza piena di specchi. Durante il rito, però, qualcosa va storto. Cornelio scivola su una macchia d’olio e batte la testa. Quando si riprende, sembra più determinato che mai: afferma di aver avuto una visione e che ora sa con certezza chi sta diffondendo la scabbia tra le coppie.
La situazione prende una piega inquietante quando Cornelio inizia a stilare una lista di sospetti “scabbisti” e a diffonderla tra i frequentatori del club. Le sue accuse, benché assurde, seminano zizzania e mettono in crisi alcune relazioni. Ma il colpo di scena arriva quando una vera epidemia di irritazioni cutanee si diffonde tra i libertini. Cornelio, galvanizzato, si proclama profeta e insiste sul fatto che le sue stelle avevano ragione fin dall’inizio.
Mentre la comunità si divide tra chi lo prende ancora in giro e chi, in preda al panico, inizia a credergli, Giada e Roberto decidono di svelare la verità. Scoprono che l’irritazione è dovuta a una partita difettosa di un olio per massaggi distribuito nel club. Ma prima che possano smascherare Cornelio, quest’ultimo scompare nel nulla, lasciando dietro di sé solo una pergamena con un ultimo avvertimento criptico:
"Le stelle non mentono. Il prurito è solo l’inizio."
Cornelio riappare mesi dopo in un video virale su Internet, dove sostiene di aver scoperto una nuova cospirazione cosmica: questa volta, le coppie libertine devono stare attente agli “alieni infiltrati”. Il suo nuovo motto diventa un tormentone online: "Non lasciate che il vostro piacere venga rapito dalle stelle!".
Con un mix di grottesco, ironia e colpi di scena, "Il Prurito delle Stelle" prende in giro il mondo del complottismo e delle pseudo-scienze, regalando momenti di ilarità e riflessione su come la paura e l’ignoranza possano trovare spazio anche nei luoghi più insospettabili. Cornelio Astrobaldo, nel suo essere una figura tragicomica, resta un simbolo di quella parte di umanità che, nonostante tutto, cerca disperatamente di appartenere a qualcosa, anche quando è palesemente fuori posto.
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Nella vivace e stravagante comunità di Libertia , un piccolo angolo del mondo dove il pudore è bandito e le convenzioni sociali vengono accantonate, arriva un uomo che sembra uscito da un libro di storia mal rilegato. Barba lunga e ingiallita, occhi spiritati dietro lenti spesse e una veste color porpora che sa di naftalina e polvere: si fa chiamare Maestro Cornelio Astrobaldo . Si professa alchimista e astrologo, esperto di antichi segreti e custode di verità che il mondo moderno ha dimenticato. Con una teatralità degna di un attore di terza categoria, proclama di avere un messaggio urgente per gli abitanti di Libertia, in particolare per le coppie libertine.
Radunata una folla di curiosi in un noto club del luogo, Cornelio si arrampica su un tavolo e, con voce tremula ma decisa, dichiara:
"Gente di piacere! Il cielo mi ha parlato! Le stelle, i pianeti e persino il grande Saturno mi hanno avvertito di un pericolo imminente. La scabbia! Sì, la scabbia è il flagello che si abbatterà su di voi! Evitate chi ne è affetto, perché la loro energia cosmica è corrotta e vi trascinerà nella rovina!"
Seguono attimi di silenzio sbigottito, prima che scoppi una risata generale. Le battute si sprecano. “Attenti ai pruriti!”, grida qualcuno. “Occhio agli scabbisti!”, ironizza un altro. E mentre Cornelio tenta di riprendere il controllo della situazione, la folla si disperde, lasciandolo da solo, borbottante sulla mancanza di rispetto verso l’antica saggezza.
Ma Cornelio non si arrende. Convinto che la sua missione sia troppo importante per essere derisa, comincia a frequentare assiduamente i locali libertini, osservando e prendendo appunti su chi interagisce con chi, chi si gratta e chi sembra sospettosamente troppo rilassato. La sua presenza diventa un elemento di colore tra i frequentatori abituali, che iniziano a scommettere su quale sarà la sua prossima strampalata profezia. Intanto, lui cerca disperatamente di inserirsi in quel mondo che lo affascina e lo terrorizza allo stesso tempo.
Nonostante la sua veneranda età e il suo aspetto trasandato, Cornelio si convince di poter sedurre almeno una donna libertina, ma si scontra con una realtà amara: la sua mentalità complottista e il suo atteggiamento goffo sono un repellente più potente di qualsiasi malattia della pelle. Il suo desiderio di appartenere a quel mondo trasgressivo si scontra con la sua totale inadeguatezza, alimentando in lui un senso di frustrazione che sfocia in comportamenti sempre più bizzarri.
Un giorno, una coppia nota per la loro ironia tagliente, Giada e Roberto, decide di fare uno scherzo al vecchio alchimista. Fingono di essere affetti dalla scabbia e di volerlo coinvolgere in un rituale “purificatorio” per liberarsi della maledizione stellare. Cornelio, ovviamente, abbocca. Si presenta con un intruglio nauseante di erbe, oli e polveri misteriose, e organizza un’improbabile cerimonia a lume di candela in una stanza piena di specchi. Durante il rito, però, qualcosa va storto. Cornelio scivola su una macchia d’olio e batte la testa. Quando si riprende, sembra più determinato che mai: afferma di aver avuto una visione e che ora sa con certezza chi sta diffondendo la scabbia tra le coppie.
La situazione prende una piega inquietante quando Cornelio inizia a stilare una lista di sospetti “scabbisti” e a diffonderla tra i frequentatori del club. Le sue accuse, benché assurde, seminano zizzania e mettono in crisi alcune relazioni. Ma il colpo di scena arriva quando una vera epidemia di irritazioni cutanee si diffonde tra i libertini. Cornelio, galvanizzato, si proclama profeta e insiste sul fatto che le sue stelle avevano ragione fin dall’inizio.
Mentre la comunità si divide tra chi lo prende ancora in giro e chi, in preda al panico, inizia a credergli, Giada e Roberto decidono di svelare la verità. Scoprono che l’irritazione è dovuta a una partita difettosa di un olio per massaggi distribuito nel club. Ma prima che possano smascherare Cornelio, quest’ultimo scompare nel nulla, lasciando dietro di sé solo una pergamena con un ultimo avvertimento criptico:
"Le stelle non mentono. Il prurito è solo l’inizio."
Cornelio riappare mesi dopo in un video virale su Internet, dove sostiene di aver scoperto una nuova cospirazione cosmica: questa volta, le coppie libertine devono stare attente agli “alieni infiltrati”. Il suo nuovo motto diventa un tormentone online: "Non lasciate che il vostro piacere venga rapito dalle stelle!".
Con un mix di grottesco, ironia e colpi di scena, "Il Prurito delle Stelle" prende in giro il mondo del complottismo e delle pseudo-scienze, regalando momenti di ilarità e riflessione su come la paura e l’ignoranza possano trovare spazio anche nei luoghi più insospettabili. Cornelio Astrobaldo, nel suo essere una figura tragicomica, resta un simbolo di quella parte di umanità che, nonostante tutto, cerca disperatamente di appartenere a qualcosa, anche quando è palesemente fuori posto.
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2 giorni fa
IL SAPORE DELLE NONNE
Michele Borghi, un quarantenne romano di media statura, con un’aria stralunata e una parlantina da venditore di piazza, è un uomo dai gusti... peculiari. A differenza della maggior parte dei suoi coetanei, che puntano a storie d’amore o avventure con giovani di belle speranze, Michele è attratto irresistibilmente dalle donne anziane, meglio se oltre i novant’anni. Per lui, queste signore rappresentano un ineguagliabile mix di fascino, saggezza e una certa "appetitosità" che, nella sua mente distorta e forse un po’ confusa, le rende irresistibili.
Ma facciamo un passo indietro: Michele si presenta al mondo come un abile linguista e uomo di cultura, uno di quelli che passano il tempo tra biblioteche e seminari. In realtà, il suo rapporto con le lingue è molto più letterale di quanto ci si aspetti. Non ha una cattedra né un libro pubblicato, e le sue doti linguistiche si riducono a un sedicente singolare talento per il cunnilingus . La verità è che soffre di problemi di erezione, e quindi ha affinato la sua "arte orale" per compensare.
La sua parafilia, o presunta tale, lo porta a frequentare circoli anziani, sale bingo e persino oratori, dove sfoggia la sua parlantina e il suo sorriso smagliante nel tentativo di conquistare la simpatia delle nonnine. Le vede come creature affascinanti, quasi eteree, e per Michele ogni ruga racconta una storia, ogni sorriso sdentato è un invito a una danza proibita. Ma le sue avances sono sempre rispettose: si limita a conversare, offrire dolci e fare complimenti, nella speranza che qualcuna sia disposta ad accettare il suo particolare talento.
Un giorno, però, la sua curiosa passione inizia a destare sospetti. Le anziane con cui si intrattiene sembrano sparire misteriosamente poco dopo i loro incontri. Un paio di nonnine del quartiere, frequentatrici abituali del circolo di bridge, vengono trovate morte nei loro letti, apparentemente serene. Tuttavia, una serie di dettagli insoliti – come biscotti al burro sbriciolati sul comodino e bigliettini scritti a mano con complimenti in un italiano fiorito – spingono i familiari delle vittime a chiedere un’indagine.
La polizia, guidata dall’ispettore Irene Stazzi, una donna pragmatica e con zero pazienza per le assurdità, inizia a seguire una pista inquietante. I sospetti si concentrano su Michele, che viene visto come un possibile serial killer con tendenze cannibali. Le sue frasi sibilline, come "Quella signora è davvero appetitosa", o "Le nonne sanno di buono", fanno scattare l’allarme rosso. La stampa non tarda a cavalcare la notizia, ribattezzando il presunto assassino "Il Goloso di Roma".
Michele, ignaro del caos che lo circonda, continua le sue scorribande nei circoli degli anziani, incurante delle occhiate curiose e dei bisbigli. Persino gli amici lo mettono in guardia, ma lui si limita a scrollare le spalle e a rispondere: "Ma che volete, so' innocente! Le nonnine so’ la vera poesia della vita!". La situazione degenera quando una troupe televisiva lo riprende mentre passeggia per Villa Borghese in compagnia di una signora di 92 anni, e il video diventa virale.
Michele viene arrestato e interrogato. Durante l’interrogatorio, l’ispettore Stazzi tenta di incastrarlo con domande serrate, ma le risposte del protagonista sono talmente sconclusionate e grottesche che il caso prende una piega surreale. Quando Michele cerca di spiegare la sua definizione di "appetitoso", insistendo sul fatto che si riferisce al carattere e non alla carne, la sala interrogatori si riempie di sguardi increduli.
Alla fine, la verità emerge in modo quasi ridicolo. Le nonne morte non sono state vittime di omicidi, ma di cause naturali. La coincidenza temporale tra le loro scomparse e gli incontri con Michele è stata il risultato di una serie di equivoci tragicomici, aggravati dal suo modo maldestro di esprimersi. Il suo vero crimine? Un’irresistibile attrazione per le anziane e una scarsa padronanza della lingua italiana, che lo ha portato a dichiarazioni facilmente fraintendibili.
Michele viene rilasciato, ma la sua reputazione è ormai compromessa. Alcuni lo vedono come un povero pirla, altri come un eccentrico romantico. Lui, da parte sua, non si scompone: torna alle sue abitudini, forse con maggiore discrezione, convinto che il vero problema del mondo sia la mancanza di poesia.
Il romanzo si chiude con una scena grottesca e ironica: Michele, seduto su una panchina accanto a un’anziana signora, le recita una poesia che ha scritto per lei. La donna, dopo aver ascoltato pazientemente, gli dà una carezza sulla guancia e si allontana dicendo: "Sei un bravo ragazzo, ma non farmi pentire di non aver chiamato i carabinieri." Michele la guarda andar via con un sorriso sognante, pensando che, in fondo, non serve essere compresi per essere felici.
"Il Sapore delle Nonne" è un thriller ironico e grottesco che gioca con i cliché e le ambiguità, prendendo in giro il protagonista e la società che lo circonda. Con uno stile surreale e a tratti comico, il romanzo esplora temi di desiderio, pregiudizio e incomunicabilità, dipingendo un quadro esilarante e malinconico della condizione umana.
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Michele Borghi, un quarantenne romano di media statura, con un’aria stralunata e una parlantina da venditore di piazza, è un uomo dai gusti... peculiari. A differenza della maggior parte dei suoi coetanei, che puntano a storie d’amore o avventure con giovani di belle speranze, Michele è attratto irresistibilmente dalle donne anziane, meglio se oltre i novant’anni. Per lui, queste signore rappresentano un ineguagliabile mix di fascino, saggezza e una certa "appetitosità" che, nella sua mente distorta e forse un po’ confusa, le rende irresistibili.
Ma facciamo un passo indietro: Michele si presenta al mondo come un abile linguista e uomo di cultura, uno di quelli che passano il tempo tra biblioteche e seminari. In realtà, il suo rapporto con le lingue è molto più letterale di quanto ci si aspetti. Non ha una cattedra né un libro pubblicato, e le sue doti linguistiche si riducono a un sedicente singolare talento per il cunnilingus . La verità è che soffre di problemi di erezione, e quindi ha affinato la sua "arte orale" per compensare.
La sua parafilia, o presunta tale, lo porta a frequentare circoli anziani, sale bingo e persino oratori, dove sfoggia la sua parlantina e il suo sorriso smagliante nel tentativo di conquistare la simpatia delle nonnine. Le vede come creature affascinanti, quasi eteree, e per Michele ogni ruga racconta una storia, ogni sorriso sdentato è un invito a una danza proibita. Ma le sue avances sono sempre rispettose: si limita a conversare, offrire dolci e fare complimenti, nella speranza che qualcuna sia disposta ad accettare il suo particolare talento.
Un giorno, però, la sua curiosa passione inizia a destare sospetti. Le anziane con cui si intrattiene sembrano sparire misteriosamente poco dopo i loro incontri. Un paio di nonnine del quartiere, frequentatrici abituali del circolo di bridge, vengono trovate morte nei loro letti, apparentemente serene. Tuttavia, una serie di dettagli insoliti – come biscotti al burro sbriciolati sul comodino e bigliettini scritti a mano con complimenti in un italiano fiorito – spingono i familiari delle vittime a chiedere un’indagine.
La polizia, guidata dall’ispettore Irene Stazzi, una donna pragmatica e con zero pazienza per le assurdità, inizia a seguire una pista inquietante. I sospetti si concentrano su Michele, che viene visto come un possibile serial killer con tendenze cannibali. Le sue frasi sibilline, come "Quella signora è davvero appetitosa", o "Le nonne sanno di buono", fanno scattare l’allarme rosso. La stampa non tarda a cavalcare la notizia, ribattezzando il presunto assassino "Il Goloso di Roma".
Michele, ignaro del caos che lo circonda, continua le sue scorribande nei circoli degli anziani, incurante delle occhiate curiose e dei bisbigli. Persino gli amici lo mettono in guardia, ma lui si limita a scrollare le spalle e a rispondere: "Ma che volete, so' innocente! Le nonnine so’ la vera poesia della vita!". La situazione degenera quando una troupe televisiva lo riprende mentre passeggia per Villa Borghese in compagnia di una signora di 92 anni, e il video diventa virale.
Michele viene arrestato e interrogato. Durante l’interrogatorio, l’ispettore Stazzi tenta di incastrarlo con domande serrate, ma le risposte del protagonista sono talmente sconclusionate e grottesche che il caso prende una piega surreale. Quando Michele cerca di spiegare la sua definizione di "appetitoso", insistendo sul fatto che si riferisce al carattere e non alla carne, la sala interrogatori si riempie di sguardi increduli.
Alla fine, la verità emerge in modo quasi ridicolo. Le nonne morte non sono state vittime di omicidi, ma di cause naturali. La coincidenza temporale tra le loro scomparse e gli incontri con Michele è stata il risultato di una serie di equivoci tragicomici, aggravati dal suo modo maldestro di esprimersi. Il suo vero crimine? Un’irresistibile attrazione per le anziane e una scarsa padronanza della lingua italiana, che lo ha portato a dichiarazioni facilmente fraintendibili.
Michele viene rilasciato, ma la sua reputazione è ormai compromessa. Alcuni lo vedono come un povero pirla, altri come un eccentrico romantico. Lui, da parte sua, non si scompone: torna alle sue abitudini, forse con maggiore discrezione, convinto che il vero problema del mondo sia la mancanza di poesia.
Il romanzo si chiude con una scena grottesca e ironica: Michele, seduto su una panchina accanto a un’anziana signora, le recita una poesia che ha scritto per lei. La donna, dopo aver ascoltato pazientemente, gli dà una carezza sulla guancia e si allontana dicendo: "Sei un bravo ragazzo, ma non farmi pentire di non aver chiamato i carabinieri." Michele la guarda andar via con un sorriso sognante, pensando che, in fondo, non serve essere compresi per essere felici.
"Il Sapore delle Nonne" è un thriller ironico e grottesco che gioca con i cliché e le ambiguità, prendendo in giro il protagonista e la società che lo circonda. Con uno stile surreale e a tratti comico, il romanzo esplora temi di desiderio, pregiudizio e incomunicabilità, dipingendo un quadro esilarante e malinconico della condizione umana.
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2 giorni fa
"Vecchia gallina (metaforica) fa buon brodo"
Azzardo, eh!
Azzardo, eh!
1 giorno fa
Il collezionista di cazzi
In una città dove le luci al neon si riflettono sui marciapiedi umidi e la notte è il regno degli eccessi, un gruppo di amiche transgender si ritrova a vivere una passione tanto insolita quanto problematica: un’insaziabile attrazione per il membro maschile... ma non per gli uomini che lo possiedono. Per loro, l’uomo è un accessorio, un necessario portatore di ciò che realmente conta, ma anche un intralcio fastidioso. Loro non cercano amore o romanticismo, ma un’esperienza sensoriale pura, scollegata dalle complicazioni emotive.
La protagonista, Pamela, è la leader carismatica del gruppo. Con il suo senso dell'umorismo tagliente e un guardaroba che urla "diva anni '80", Pamela ha ideato un piano per soddisfare i loro desideri senza scendere a compromessi con i fastidiosi maschi eterosessuali: "l’uomo-cuscino" . La tecnica è tanto semplice quanto assurda. Durante gli incontri, gli uomini vengono letteralmente nascosti dietro una barricata di cuscini, lasciando in vista solo l’oggetto del desiderio. Il resto del corpo e la personalità vengono ignorati, come se non esistessero.
Ma questa routine sessuale grottesca prende una piega inaspettata quando uno degli uomini, tale Marco, un trentenne all'apparenza mediocre ma con un certo spirito brillante, decide di vendicarsi per essere stato trattato come un "soprammobile umano". Inizia a lasciare tracce inquietanti sui luoghi degli incontri: polaroid compromettenti, messaggi enigmatici scritti con il rossetto sui muri, e strani “souvenir” che mettono le protagoniste sul chi vive. Marco si autoproclama il collezionista di cuscini, un individuo misterioso che sembra sapere tutto di loro e delle loro pratiche.
Il gruppo, terrorizzato dall’idea che la loro bizzarra vita sessuale venga resa pubblica, si lancia in un’investigazione fai-da-te che sfiora il ridicolo. Loro indagini, condotte tra vibratori travestiti da microfoni e interrogatori a metà tra una commedia degli equivoci e una parodia poliziesca, le portano a esplorare gli angoli più assurdi della città. La situazione raggiunge l’apice del grottesco quando scoprono che Marco non agisce da solo: ha una rete di "uomini feriti", un gruppo di ex-amanti messi da parte come oggetti usa e getta.
Nonostante il tono ironico e il ritmo frenetico, la tensione cresce. Il piano di Marco sembra mirare a qualcosa di più grande: un’epica umiliazione pubblica che costringerà le protagoniste a confrontarsi con le conseguenze delle loro azioni. Pamela, da sempre la più sicura del gruppo, comincia a mettere in discussione il loro stile di vita. È davvero possibile separare il desiderio dal contesto umano? È giusto ridurre gli uomini a semplici oggetti?
Nel finale, Pamela si ritrova faccia a faccia con Marco in un confronto al limite del ridicolo. Marco, con in mano un salame da venti centimetri (simbolo e sfottò del loro desiderio), pronuncia un discorso appassionato e vagamente melodrammatico sulla dignità maschile. Ma il climax arriva quando Pamela, in un monologo a metà tra il filosofico e il delirante, si rende conto che il problema non è il membro, né gli uomini, ma la loro paura di accettare il pacchetto completo. "Se vogliamo i venti centimetri di salsiccia", dichiara Pamela, "dobbiamo accettare tutto il porco. Perché negare l'uomo quando lui stesso è parte del divertimento?"
Le amiche, colpite dalla rivelazione, decidono di riformare il loro stile di vita. Non rinunceranno ai loro desideri, ma proveranno a instaurare rapporti più autentici con gli uomini. Marco, colpito dalla sincerità del loro pentimento, decide di lasciar cadere il suo piano di vendetta e si concede una notte di passione con Pamela, stavolta senza cuscini di mezzo.
"Il collezionista di cazzi" si conclude con un’ultima scena in un bar notturno, dove il gruppo, finalmente rilassato, alza un brindisi alla libertà, all’autoaccettazione e all’ironia della vita.
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In una città dove le luci al neon si riflettono sui marciapiedi umidi e la notte è il regno degli eccessi, un gruppo di amiche transgender si ritrova a vivere una passione tanto insolita quanto problematica: un’insaziabile attrazione per il membro maschile... ma non per gli uomini che lo possiedono. Per loro, l’uomo è un accessorio, un necessario portatore di ciò che realmente conta, ma anche un intralcio fastidioso. Loro non cercano amore o romanticismo, ma un’esperienza sensoriale pura, scollegata dalle complicazioni emotive.
La protagonista, Pamela, è la leader carismatica del gruppo. Con il suo senso dell'umorismo tagliente e un guardaroba che urla "diva anni '80", Pamela ha ideato un piano per soddisfare i loro desideri senza scendere a compromessi con i fastidiosi maschi eterosessuali: "l’uomo-cuscino" . La tecnica è tanto semplice quanto assurda. Durante gli incontri, gli uomini vengono letteralmente nascosti dietro una barricata di cuscini, lasciando in vista solo l’oggetto del desiderio. Il resto del corpo e la personalità vengono ignorati, come se non esistessero.
Ma questa routine sessuale grottesca prende una piega inaspettata quando uno degli uomini, tale Marco, un trentenne all'apparenza mediocre ma con un certo spirito brillante, decide di vendicarsi per essere stato trattato come un "soprammobile umano". Inizia a lasciare tracce inquietanti sui luoghi degli incontri: polaroid compromettenti, messaggi enigmatici scritti con il rossetto sui muri, e strani “souvenir” che mettono le protagoniste sul chi vive. Marco si autoproclama il collezionista di cuscini, un individuo misterioso che sembra sapere tutto di loro e delle loro pratiche.
Il gruppo, terrorizzato dall’idea che la loro bizzarra vita sessuale venga resa pubblica, si lancia in un’investigazione fai-da-te che sfiora il ridicolo. Loro indagini, condotte tra vibratori travestiti da microfoni e interrogatori a metà tra una commedia degli equivoci e una parodia poliziesca, le portano a esplorare gli angoli più assurdi della città. La situazione raggiunge l’apice del grottesco quando scoprono che Marco non agisce da solo: ha una rete di "uomini feriti", un gruppo di ex-amanti messi da parte come oggetti usa e getta.
Nonostante il tono ironico e il ritmo frenetico, la tensione cresce. Il piano di Marco sembra mirare a qualcosa di più grande: un’epica umiliazione pubblica che costringerà le protagoniste a confrontarsi con le conseguenze delle loro azioni. Pamela, da sempre la più sicura del gruppo, comincia a mettere in discussione il loro stile di vita. È davvero possibile separare il desiderio dal contesto umano? È giusto ridurre gli uomini a semplici oggetti?
Nel finale, Pamela si ritrova faccia a faccia con Marco in un confronto al limite del ridicolo. Marco, con in mano un salame da venti centimetri (simbolo e sfottò del loro desiderio), pronuncia un discorso appassionato e vagamente melodrammatico sulla dignità maschile. Ma il climax arriva quando Pamela, in un monologo a metà tra il filosofico e il delirante, si rende conto che il problema non è il membro, né gli uomini, ma la loro paura di accettare il pacchetto completo. "Se vogliamo i venti centimetri di salsiccia", dichiara Pamela, "dobbiamo accettare tutto il porco. Perché negare l'uomo quando lui stesso è parte del divertimento?"
Le amiche, colpite dalla rivelazione, decidono di riformare il loro stile di vita. Non rinunceranno ai loro desideri, ma proveranno a instaurare rapporti più autentici con gli uomini. Marco, colpito dalla sincerità del loro pentimento, decide di lasciar cadere il suo piano di vendetta e si concede una notte di passione con Pamela, stavolta senza cuscini di mezzo.
"Il collezionista di cazzi" si conclude con un’ultima scena in un bar notturno, dove il gruppo, finalmente rilassato, alza un brindisi alla libertà, all’autoaccettazione e all’ironia della vita.
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1 giorno fa
L’investicazzi
Nella grigia e metodica vita di Edoardo "Edo" Ferri, un tecnico informatico torinese ossessionato dalla precisione e dalla routine, si insinua un’ossessione tanto insolita quanto irresistibile: investigare sui mestieri e le vite private degli utenti di un sito libertino dal nome provocatorio, CarnalNetwork. Uomo di mezza età, dichiaratamente gay e abituato a guardare il mondo attraverso lo schermo di un computer, Edo si ritrova a frequentare questo angolo oscuro del web, inizialmente per noia e curiosità. Ma presto, ciò che era nato come un passatempo si trasforma in una missione quasi scientifica.
Edo non è un semplice voyeur; la sua è una curiosità maniacale e analitica. Armato di strumenti digitali di ogni genere, dal reverse image search ai tracciatori IP, inizia a costruire dettagliatissimi profili sugli altri utenti: da "FabbroFico88" che sembra vivere in un’officina piena di allusioni ai suoi "strumenti di lavoro", a "MastroLatta" che giura di essere un esperto di latticini, ma le cui foto suggeriscono attività molto meno casearie. Tuttavia, il suo interesse principale si focalizza su quelli che si autodefiniscono "dotati" o "talentuosi". Non tanto per invidia o desiderio, quanto per puro e distorto gusto di scoprire cosa davvero si cela dietro quegli pseudonimi altisonanti.
Con l’andare del tempo, l’ossessione di Edo diventa sempre più intrusiva. Comincia a incrociare informazioni, a confrontare foto e a dedurre improbabili connessioni tra le identità online e le persone reali. Quando un utente gli consiglia, in un commento scherzoso, di "farsi i cazzi degli altri" , Edo lo interpreta come un invito ironico, ma deciso a non lasciarsi intimidire, lo prende quasi come una sfida. Armato del suo talento informatico, inizia a scovare dettagli sempre più intimi, fino a tracciare alcuni utenti nella vita reale.
La narrazione si tinge di grottesco quando Edo, sempre più immerso in questa ricerca, si ritrova a compiere veri e propri pedinamenti. In una scena al limite del surreale, si traveste da tecnico del gas per infiltrarsi nell’abitazione di un certo "BigBardotto", convinto che dietro a quel profilo si nasconda un ex compagno di liceo. L’incontro si conclude in un disastro esilarante quando Edo scopre che l’uomo non è chi credeva, ma un insospettabile ottantenne che usa Photoshop in modo troppo creativo.
Tra incidenti comici e situazioni imbarazzanti, Edo si ritrova a dover fronteggiare anche una contro-indagine. Un gruppo di utenti del sito, insospettiti dalle sue attività, si organizza per smascherarlo, soprannominandolo "Lo Sherlock dei Falli". In una scena clou, durante un evento libertino dal vivo – a cui Edo partecipa sotto falso nome – il gruppo lo espone pubblicamente, generando una catena di doppi sensi e rivelazioni paradossali.
Ma il vero colpo di scena arriva quando Edo decide finalmente di incontrare il misterioso "Cazzo23cm", l’utente che, più di tutti, ha catalizzato la sua attenzione. L’uomo si rivela essere tutto ciò che Edo non aveva immaginato: affascinante, brillante e deliziosamente ironico. Nel dialogo che segue, tra risate e confessioni, Edo comprende che il consiglio di "farsi i cazzi degli altri" non era solo un gioco di parole, ma un invito a vivere la vita con più leggerezza e meno ossessioni.
Il climax della storia si consuma con Edo che, in un atto liberatorio, abbandona ogni barriera mentale e si lascia andare a un’esperienza tanto fisica quanto simbolica. Sedendosi letteralmente sopra il fantomatico "Cazzo23cm", Edo non solo si "fa" un altro, ma si libera dalle catene delle sue insicurezze e paure.
Con uno stile ironico e pungente, L’investicazzi esplora il grottesco della modernità, il voyeurismo digitale e l’assurdità delle relazioni online, mostrando che, dietro a ogni pseudonimo e a ogni foto, si nascondono storie vere, bizzarre e incredibilmente umane. Il finale, al contempo comico e liberatorio, lascia il lettore con una riflessione sulla necessità di vivere pienamente, accettando il rischio di esporsi e ridere di sé stessi.
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Nella grigia e metodica vita di Edoardo "Edo" Ferri, un tecnico informatico torinese ossessionato dalla precisione e dalla routine, si insinua un’ossessione tanto insolita quanto irresistibile: investigare sui mestieri e le vite private degli utenti di un sito libertino dal nome provocatorio, CarnalNetwork. Uomo di mezza età, dichiaratamente gay e abituato a guardare il mondo attraverso lo schermo di un computer, Edo si ritrova a frequentare questo angolo oscuro del web, inizialmente per noia e curiosità. Ma presto, ciò che era nato come un passatempo si trasforma in una missione quasi scientifica.
Edo non è un semplice voyeur; la sua è una curiosità maniacale e analitica. Armato di strumenti digitali di ogni genere, dal reverse image search ai tracciatori IP, inizia a costruire dettagliatissimi profili sugli altri utenti: da "FabbroFico88" che sembra vivere in un’officina piena di allusioni ai suoi "strumenti di lavoro", a "MastroLatta" che giura di essere un esperto di latticini, ma le cui foto suggeriscono attività molto meno casearie. Tuttavia, il suo interesse principale si focalizza su quelli che si autodefiniscono "dotati" o "talentuosi". Non tanto per invidia o desiderio, quanto per puro e distorto gusto di scoprire cosa davvero si cela dietro quegli pseudonimi altisonanti.
Con l’andare del tempo, l’ossessione di Edo diventa sempre più intrusiva. Comincia a incrociare informazioni, a confrontare foto e a dedurre improbabili connessioni tra le identità online e le persone reali. Quando un utente gli consiglia, in un commento scherzoso, di "farsi i cazzi degli altri" , Edo lo interpreta come un invito ironico, ma deciso a non lasciarsi intimidire, lo prende quasi come una sfida. Armato del suo talento informatico, inizia a scovare dettagli sempre più intimi, fino a tracciare alcuni utenti nella vita reale.
La narrazione si tinge di grottesco quando Edo, sempre più immerso in questa ricerca, si ritrova a compiere veri e propri pedinamenti. In una scena al limite del surreale, si traveste da tecnico del gas per infiltrarsi nell’abitazione di un certo "BigBardotto", convinto che dietro a quel profilo si nasconda un ex compagno di liceo. L’incontro si conclude in un disastro esilarante quando Edo scopre che l’uomo non è chi credeva, ma un insospettabile ottantenne che usa Photoshop in modo troppo creativo.
Tra incidenti comici e situazioni imbarazzanti, Edo si ritrova a dover fronteggiare anche una contro-indagine. Un gruppo di utenti del sito, insospettiti dalle sue attività, si organizza per smascherarlo, soprannominandolo "Lo Sherlock dei Falli". In una scena clou, durante un evento libertino dal vivo – a cui Edo partecipa sotto falso nome – il gruppo lo espone pubblicamente, generando una catena di doppi sensi e rivelazioni paradossali.
Ma il vero colpo di scena arriva quando Edo decide finalmente di incontrare il misterioso "Cazzo23cm", l’utente che, più di tutti, ha catalizzato la sua attenzione. L’uomo si rivela essere tutto ciò che Edo non aveva immaginato: affascinante, brillante e deliziosamente ironico. Nel dialogo che segue, tra risate e confessioni, Edo comprende che il consiglio di "farsi i cazzi degli altri" non era solo un gioco di parole, ma un invito a vivere la vita con più leggerezza e meno ossessioni.
Il climax della storia si consuma con Edo che, in un atto liberatorio, abbandona ogni barriera mentale e si lascia andare a un’esperienza tanto fisica quanto simbolica. Sedendosi letteralmente sopra il fantomatico "Cazzo23cm", Edo non solo si "fa" un altro, ma si libera dalle catene delle sue insicurezze e paure.
Con uno stile ironico e pungente, L’investicazzi esplora il grottesco della modernità, il voyeurismo digitale e l’assurdità delle relazioni online, mostrando che, dietro a ogni pseudonimo e a ogni foto, si nascondono storie vere, bizzarre e incredibilmente umane. Il finale, al contempo comico e liberatorio, lascia il lettore con una riflessione sulla necessità di vivere pienamente, accettando il rischio di esporsi e ridere di sé stessi.
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1 giorno fa
HAHAHA!Quotato da Bull66_ME,L’investicazzi
Nella grigia e metodica vita di Edoardo "Edo" Ferri, un tecnico informatico torinese ossessionato dalla precisione e dalla routine, si insinua un’ossessione tanto insolita quanto irresistibile: [b] investigare sui [...]
22 ore fa
Braccino corto colpisce ancora è un thriller ironico e grottesco che mescola tradimenti, farsa e situazioni al limite dell’assurdo, ambientato nella pittoresca, ma insospettabile, provincia romagnola.
Il protagonista, Alberto Casadei, è un uomo dall’anima doppia: di giorno marito devoto e rassicurante impiegato comunale, di notte un Don Giovanni a caccia di avventure extraconiugali. Il problema di Alberto, però, non è solo la sua condizione di fedifrago, ma anche una caratteristica peculiare che gli è valsa il soprannome di "Braccino corto": la sua leggendaria avarizia. Nonostante un buon stipendio e una famiglia che vive dignitosamente, Alberto è incapace di spendere un euro senza sentirsi trafitto da un dolore fisico. Ecco perché, nella sua doppia vita, rinunciare al budget familiare per finanziare i suoi incontri piccanti è fuori discussione.
Mentre scorre annoiato le chat di un sito d'incontri per scambisti, Alberto ha un'epifania: perché non convincere le coppie che far entrare un perfetto sconosciuto in casa, nel cuore della loro intimità domestica, sia la cosa più eccitante e sovversiva possibile? In fondo, pensa lui, non è forse un gesto di estrema fiducia e apertura mentale? La sua proposta, confezionata con un misto di retorica seduttiva e ragionamenti pseudofilosofici, fa breccia su più persone di quanto lui stesso si aspettasse. Nasce così un piccolo movimento underground di "ospitali erotici", un nuovo sottobosco sociale che trasforma le case della provincia romagnola in improbabili crocevia di passioni e crimini.
Alberto però sottovaluta gli effetti collaterali del suo piano. Tra le coppie che accolgono con entusiasmo l’idea spicca una bizzarra varietà di personaggi, tra cui un antiquario ossessionato dai segreti nascosti nei mobili d'epoca e una casalinga che, dietro il sorriso ospitale, nasconde un arsenale da film horror. Una sera, il protagonista si ritrova in una villetta apparentemente anonima, accolto da due coniugi tanto gentili quanto inquietanti. Mentre Alberto cerca di destreggiarsi tra i loro gusti decisamente alternativi, si accorge che non è l'unico "ospite" della serata: in una stanza attigua, un gruppo di uomini si sta spartendo il bottino di una rapina appena conclusa. La casa appartiene infatti a un membro della Banda della Magliana in clandestinità, che ha scambiato il gruppo di scambisti per complici.
Mentre Alberto cerca disperatamente di mantenere la calma, entra in scena Arsenio Lupin. O meglio, un artista del furto che si autoproclama il suo erede e che ha intercettato il nuovo fenomeno sociale per sfruttarlo a suo vantaggio: nessuna porta blindata, nessun cane da guardia, solo coppie entusiaste di ricevere ospiti in piena notte. Lupin, però, è interessato a molto di più che ai gioielli: la sua vera passione sono le memorie erotiche di Alberto, che Lupin considera "una nuova frontiera della letteratura postmoderna". Le tensioni si moltiplicano, con Alberto che cerca di spiegare perché scrive resoconti dettagliati di ogni incontro senza rendersi conto che sono tutti estremamente incriminanti.
L'apice del caos arriva quando Jack lo Squartatore – un emulo del serial killer londinese che, oltre a un evidente problema con le lame, ha un gusto per il dramma teatrale – irrompe in uno degli incontri. Alberto, ormai in preda al panico, cerca di negoziare una tregua tra i criminali, gli scambisti e persino un rappresentante dell’ordine pubblico che si era infiltrato per sgominare quella che credeva fosse una rete di contrabbando.
Tra doppi sensi imbarazzanti, situazioni al limite del surreale e una lunga sequela di equivoci, Alberto si ritrova suo malgrado a essere una sorta di paciere involontario, trasformando ogni incontro in un bizzarro gioco di ruoli. Ma il vero colpo di scena arriva quando sua moglie, Anna, scopre tutto. Lungi dal reagire con rabbia, Anna si rivela un abile stratega e decide di sfruttare il talento oratorio e l’ingegno del marito per lanciare un business unico: il "coaching erotico". In una Romagna dove tutto è possibile, i Casadei diventano delle vere e proprie star locali.
Con un finale che mescola risate e tensione, "Braccino corto colpisce ancora" è una commedia nera sulla miseria e la grandezza umana, capace di far riflettere, ridere e, perché no, rabbrividire. Un viaggio spassoso e assurdo tra i vizi e le virtù della provincia italiana, con un protagonista che, tra un colpo di genio e un disastro annunciato, riesce a dimostrare che l'arte dell’improvvisazione è davvero la chiave di tutto.
Il protagonista, Alberto Casadei, è un uomo dall’anima doppia: di giorno marito devoto e rassicurante impiegato comunale, di notte un Don Giovanni a caccia di avventure extraconiugali. Il problema di Alberto, però, non è solo la sua condizione di fedifrago, ma anche una caratteristica peculiare che gli è valsa il soprannome di "Braccino corto": la sua leggendaria avarizia. Nonostante un buon stipendio e una famiglia che vive dignitosamente, Alberto è incapace di spendere un euro senza sentirsi trafitto da un dolore fisico. Ecco perché, nella sua doppia vita, rinunciare al budget familiare per finanziare i suoi incontri piccanti è fuori discussione.
Mentre scorre annoiato le chat di un sito d'incontri per scambisti, Alberto ha un'epifania: perché non convincere le coppie che far entrare un perfetto sconosciuto in casa, nel cuore della loro intimità domestica, sia la cosa più eccitante e sovversiva possibile? In fondo, pensa lui, non è forse un gesto di estrema fiducia e apertura mentale? La sua proposta, confezionata con un misto di retorica seduttiva e ragionamenti pseudofilosofici, fa breccia su più persone di quanto lui stesso si aspettasse. Nasce così un piccolo movimento underground di "ospitali erotici", un nuovo sottobosco sociale che trasforma le case della provincia romagnola in improbabili crocevia di passioni e crimini.
Alberto però sottovaluta gli effetti collaterali del suo piano. Tra le coppie che accolgono con entusiasmo l’idea spicca una bizzarra varietà di personaggi, tra cui un antiquario ossessionato dai segreti nascosti nei mobili d'epoca e una casalinga che, dietro il sorriso ospitale, nasconde un arsenale da film horror. Una sera, il protagonista si ritrova in una villetta apparentemente anonima, accolto da due coniugi tanto gentili quanto inquietanti. Mentre Alberto cerca di destreggiarsi tra i loro gusti decisamente alternativi, si accorge che non è l'unico "ospite" della serata: in una stanza attigua, un gruppo di uomini si sta spartendo il bottino di una rapina appena conclusa. La casa appartiene infatti a un membro della Banda della Magliana in clandestinità, che ha scambiato il gruppo di scambisti per complici.
Mentre Alberto cerca disperatamente di mantenere la calma, entra in scena Arsenio Lupin. O meglio, un artista del furto che si autoproclama il suo erede e che ha intercettato il nuovo fenomeno sociale per sfruttarlo a suo vantaggio: nessuna porta blindata, nessun cane da guardia, solo coppie entusiaste di ricevere ospiti in piena notte. Lupin, però, è interessato a molto di più che ai gioielli: la sua vera passione sono le memorie erotiche di Alberto, che Lupin considera "una nuova frontiera della letteratura postmoderna". Le tensioni si moltiplicano, con Alberto che cerca di spiegare perché scrive resoconti dettagliati di ogni incontro senza rendersi conto che sono tutti estremamente incriminanti.
L'apice del caos arriva quando Jack lo Squartatore – un emulo del serial killer londinese che, oltre a un evidente problema con le lame, ha un gusto per il dramma teatrale – irrompe in uno degli incontri. Alberto, ormai in preda al panico, cerca di negoziare una tregua tra i criminali, gli scambisti e persino un rappresentante dell’ordine pubblico che si era infiltrato per sgominare quella che credeva fosse una rete di contrabbando.
Tra doppi sensi imbarazzanti, situazioni al limite del surreale e una lunga sequela di equivoci, Alberto si ritrova suo malgrado a essere una sorta di paciere involontario, trasformando ogni incontro in un bizzarro gioco di ruoli. Ma il vero colpo di scena arriva quando sua moglie, Anna, scopre tutto. Lungi dal reagire con rabbia, Anna si rivela un abile stratega e decide di sfruttare il talento oratorio e l’ingegno del marito per lanciare un business unico: il "coaching erotico". In una Romagna dove tutto è possibile, i Casadei diventano delle vere e proprie star locali.
Con un finale che mescola risate e tensione, "Braccino corto colpisce ancora" è una commedia nera sulla miseria e la grandezza umana, capace di far riflettere, ridere e, perché no, rabbrividire. Un viaggio spassoso e assurdo tra i vizi e le virtù della provincia italiana, con un protagonista che, tra un colpo di genio e un disastro annunciato, riesce a dimostrare che l'arte dell’improvvisazione è davvero la chiave di tutto.
22 ore fa
😄 😄 😄Quotato da Bull66_ME,Braccino corto colpisce ancora è un thriller ironico e grottesco che mescola tradimenti, farsa e situazioni al limite dell’assurdo, ambientato nella pittoresca, ma insospettabile, provincia romagnola.
Il protagonista, Alberto Casadei, è u [...]
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