7 anni fa
Bello !Quotato da boccadirosa_trans,Noi creature di confine ..frutti proibiti di realtà e fantasia....noi demoni bulimici divoratori di sesso ....noi angeli feriti in cerca d'amore ...

7 anni fa
Lode alle tette
Tette fatte de latte, e de zonchiada,
pastizzetti, che ’l genio m’incitè,
pometti, che la vita consolè,
cara composizion inzuccarada.
Tette bianche de neve nevegada,
cussinello, dove dormirave un Re,
panna impetrìa, che ’l gusto innamorè,
latesini per dar la papolada.
Tette de zensamin, de cao de late,
tette, che al zensamin sè do zucconi,
tette, che nel mio cuor sempre combate,
Tette, de darghe mille morsegoni,
Tette, che sè per mi le cose mate,
tette, chi no ve basa è gran cogioni.
(Giorgio Baffo, poeta erotico veneziano del'700)
Tette fatte de latte, e de zonchiada,
pastizzetti, che ’l genio m’incitè,
pometti, che la vita consolè,
cara composizion inzuccarada.
Tette bianche de neve nevegada,
cussinello, dove dormirave un Re,
panna impetrìa, che ’l gusto innamorè,
latesini per dar la papolada.
Tette de zensamin, de cao de late,
tette, che al zensamin sè do zucconi,
tette, che nel mio cuor sempre combate,
Tette, de darghe mille morsegoni,
Tette, che sè per mi le cose mate,
tette, chi no ve basa è gran cogioni.
(Giorgio Baffo, poeta erotico veneziano del'700)
7 anni fa
purtroppo temo sia praticamente introvabile. Lo trovi a 75 euro insieme a quelli illustrati da Manara e Crepax nel noto sito di aste.Quotato da maremagnum,grazie di avermi riportato ai sonetti di G.Baffo...per pochi eurini spero ci sia ancora in commercio l'edizione istoriata da Hugo Pratt ....Quotato da Pablopd,Lode alle tette
Tette fatte de latte, e de zonchiada,
pastizzetti, che ’l genio m’incitè,
pometti, che la vita consolè,
cara composizion inzuccarada.
Tette bianche de neve nevegada,
cussinello, dove dormirave un Re,
panna impetrìa, che ’l gu [...]
Anche nell'edizione integrale che hanno fatto di Pratt anni fa in edicola di questo volume non c'era traccia.
7 anni fa
Prova qui https://www.lafenicelibriantichi.com/libro/59175/sonetti-erotici.-illustrazioni-di-hugo-prattQuotato da ilromantico73,purtroppo temo sia praticamente introvabile. Lo trovi a 75 euro insieme a quelli illustrati da Manara e Crepax nel noto sito di aste.Quotato da maremagnum,grazie di avermi riportato ai sonetti di G.Baffo...per pochi eurini spero ci sia ancora in commercio l'edizione istoriata da Hugo Pratt ....Quotato da Pablopd,Lode alle tette
Tette fatte de latte, e de zonchiada,
pastizzetti, che ’l genio m’incitè,
pometti, che la vita consolè,
cara composizion inzuccarada.
Tette bianche de neve nevegada,
cussinello, dove dormirave un Re,
panna impetrìa, che ’l gu [...]
Anche nell'edizione integrale che hanno fatto di Pratt anni fa in edicola di questo volume non c'era traccia.
6 anni fa
Trovo questa poesia come una fra le più eroticamente potenti.
mi sveglio con la calda lingua di un cervo tra le gambe.
attraverso la porta aperta penetra la piana luce della sera.
il cervo mi punzecchia lievemente i seni leccandoli. lascio
che con la ruvida lingua mi lambisca il sesso,
il petto e il viso, m’inebria il suo profumo,
profumo di terra, di muschio, di fradicio e di paura.
odore d’istinto.
poi mi si sdraia accanto, accanto al mio ventre, da poter
accarezzare i suoi peli setolosi, ha la testa vigile sollevata
e lo sguardo fisso lateralmente, nel bosco.
nell’oscurità risalta il suo nudo pene rosso.
quando il tempo si addensa e tendo il braccio nel buio, sfioro
un corpo maschile. la mia smania d’amore è cocente.
mi ama con naturalezza e da vicino.
nelle mani ha i venti del nord e del sud.
attraverso il suo corpo scorrono i fiumi e si muovono gli oceani.
la bocca è calda e piena come la pioggia estiva,
la stanza è colma di voci terrestri ed extraterrestri.
a volte qualche raggio smarrito della luna gli scopre il volto.
non mi guarda negli occhi come se volesse difendermi da se stesso.
talvolta mi ama con trasporto da non farmi sentire più la gravità.
talvolta la voluttà sgorga dal suo ombelico come una piccola
sorgente limpida, talvolta dal suo interno vomita la lava,
ma non mi ferisce mai.
sempre con immensa attenzione mi posa con il ventre sulla terra,
e quando mi morde il collo e fiuto il suo caldo alito, lo so
che verrò inevitabilmente risparmiata.
ai primi albori nei suoi capelli tasto due cornetti
le setole dalla testa si allargano sulla schiena, fino al coccige.
sul ventre gli spunta la soffice erba animale.
all’alba mi scruta una testa di cervo con occhi ormai appena umani,
con occhi di là del confine.
le sempre più coriacee mani mi accarezzano assenti.
gli cresce una corona.
nel capanno si fa strada la fragranza del mattino e il cervo si alza.
quando esco davanti alla porta, mi guarda in maniera
da spaccarmi in due pezzi sull’istante e bruciarmi.
e mentre ascolto frusciare l’eco dei suoi veloci passi animaleschi,
sento che dalle mie due riarse metà crescono fiori
selvatici.
IL CERVO
di Barbara Korun
mi sveglio con la calda lingua di un cervo tra le gambe.
attraverso la porta aperta penetra la piana luce della sera.
il cervo mi punzecchia lievemente i seni leccandoli. lascio
che con la ruvida lingua mi lambisca il sesso,
il petto e il viso, m’inebria il suo profumo,
profumo di terra, di muschio, di fradicio e di paura.
odore d’istinto.
poi mi si sdraia accanto, accanto al mio ventre, da poter
accarezzare i suoi peli setolosi, ha la testa vigile sollevata
e lo sguardo fisso lateralmente, nel bosco.
nell’oscurità risalta il suo nudo pene rosso.
quando il tempo si addensa e tendo il braccio nel buio, sfioro
un corpo maschile. la mia smania d’amore è cocente.
mi ama con naturalezza e da vicino.
nelle mani ha i venti del nord e del sud.
attraverso il suo corpo scorrono i fiumi e si muovono gli oceani.
la bocca è calda e piena come la pioggia estiva,
la stanza è colma di voci terrestri ed extraterrestri.
a volte qualche raggio smarrito della luna gli scopre il volto.
non mi guarda negli occhi come se volesse difendermi da se stesso.
talvolta mi ama con trasporto da non farmi sentire più la gravità.
talvolta la voluttà sgorga dal suo ombelico come una piccola
sorgente limpida, talvolta dal suo interno vomita la lava,
ma non mi ferisce mai.
sempre con immensa attenzione mi posa con il ventre sulla terra,
e quando mi morde il collo e fiuto il suo caldo alito, lo so
che verrò inevitabilmente risparmiata.
ai primi albori nei suoi capelli tasto due cornetti
le setole dalla testa si allargano sulla schiena, fino al coccige.
sul ventre gli spunta la soffice erba animale.
all’alba mi scruta una testa di cervo con occhi ormai appena umani,
con occhi di là del confine.
le sempre più coriacee mani mi accarezzano assenti.
gli cresce una corona.
nel capanno si fa strada la fragranza del mattino e il cervo si alza.
quando esco davanti alla porta, mi guarda in maniera
da spaccarmi in due pezzi sull’istante e bruciarmi.
e mentre ascolto frusciare l’eco dei suoi veloci passi animaleschi,
sento che dalle mie due riarse metà crescono fiori
selvatici.
IL CERVO
di Barbara Korun
6 anni fa
😮 Cioè, ma io non ho capito.Quotato da alicerobertohot,Trovo questa poesia come una fra le più eroticamente potenti.
mi sveglio con la calda lingua di un cervo tra le gambe.
attraverso la porta aperta penetra la piana luce della sera.
il cervo mi punzecchia lievemente i seni leccandoli. lascio
che [...]
Ma 'sta ragazza, per cervo, intende un cervo cervo o un cornuto? 😋
Pallina
6 anni fa
Mah, ha controllato i cornetti, ma non si è spinta sino alla forma degli zoccoli.
Che ci possiamo fare, lei lo ha vissuto così. In maniera comunque non banale "... . mi ama con naturalezza e da vicino.. ."
Che ci possiamo fare, lei lo ha vissuto così. In maniera comunque non banale "... . mi ama con naturalezza e da vicino.. ."
6 anni fa
Quotato da clio39,La Stanza
C'è una stanza in ogni donna,
tutte lo sanno d'averla,
ma poche ci entreranno
l'importante che ci sia.
Nonostante ogni stanza
abbia un diverso arredamento
il centro è uguale per tutte
Vi saranno due gra [...]
6 anni fa
Bello il fascino e il mistero che traspare in questi versiQuotato da clio39,La Stanza
C'è una stanza in ogni donna,
tutte lo sanno d'averla,
ma poche ci entreranno
l'importante che ci sia.
Nonostante ogni stanza
abbia un diverso arredamento
il centro è uguale per tutte
Vi saranno due gra [...]
6 anni fa
Ciao, grazie per il tuo...
e una delle tante cose belle, che hanno le donne.
Solo che, sono state sepolte, dal dover essere
per il compiacere. Ahimè, toccherà a l'uomo
di esplorare questo fantastico universo😊[/quote]
Concordo, sedurre è entrare in quell'universo e i condizionamenti sociali spesso lo limitano.
6 anni fa
Sospiri
Le dita arse
d’erba
i sospiri bendati
dal respiro rubato
su labbra di cenere
i morsi dello spasimo
incendiano
il bosco sommesso
di una passione ruggente
Le dita arse
d’erba
i sospiri bendati
dal respiro rubato
su labbra di cenere
i morsi dello spasimo
incendiano
il bosco sommesso
di una passione ruggente
5 anni fa
MagistraleQuotato da WonderGoodGirl,mai matura, scentrata e senza centro.
Di grazia, gli chiedevo, vuoi insegnarmi
a venire assieme a te con te dentro?
*
Bambina mia, è destino
che il tuo destino passi per l’inferno.
Sono io il tuo destino
e tutta ti squaderno
e invado le p [...]

5 anni fa
#ConversazioneConUnaPietra
Busso alla porta della pietra
– Sono io, fammi entrare.
Voglio venirti dentro,
dare un’occhiata,
respirarti come l’aria.
– Vattene – dice la pietra.
Sono ermeticamente chiusa.
Anche fatte a pezzi
saremo chiuse ermeticamente.
Anche ridotte in polvere
non faremo entrare nessuno.
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Vengo per pura curiosità.
La vita è la sua unica occasione.
Vorrei girare per il tuo palazzo,
e visitare poi anche la foglia e la goccia d’acqua.
Ho poco tempo per farlo.
La mia mortalità dovrebbe commuoverti.
– Sono di pietra – dice la pietra
– E devo restare seria per forza.
Vattene via.
Non ho i muscoli per ridere.
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Dicono che in te ci sono grandi sale vuote,
mai viste, belle invano,
sorde, senza l’eco di alcun passo.
Ammetti che tu stessa ne sai poco.
– Sale grandi e vuote – dice la pietra
ma in esse non c’è spazio.
Belle, può darsi, ma al di là del gusto
dei tuoi poveri sensi.
Puoi conoscermi, però mai fino in fondo.
Con tutta la superficie mi rivolgo a te,
ma tutto il mio interno è girato altrove.
Busso alla porta della pietra
– Sono io, fammi entrare.
Non cerco in te un rifugio per l’eternità.
Non sono infelice.
Non sono senza casa.
Il mio mondo è degno di ritorno.
Entrerò e uscirò a mani vuote.
E come prova d’esserci davvero stata
porterò solo parole,
a cui nessuno presterà fede.
– Non entrerai – dice la pietra.-
Ti manca il senso del partecipare.
Nessun senso ti sostituirà quello del partecipare.
Anche una vista affilata fino all’onniveggenza
a nulla ti servirà senza il senso del partecipare.
Non entrerai, non hai che un senso di quel senso,
appena un germe, solo una parvenza.
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Non posso attendere duemila secoli
per entrare sotto il tuo tetto.
– Se non mi credi – dice la pietra-
rivolgiti alla foglia, dirà la stessa cosa.
Chiedi a una goccia d’acqua, dirà come la foglia.
Chiedi infine a un capello della tua testa.
Scoppio dal ridere, d’una immensa risata
che non so far scoppiare.
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
– Non ho porta – dice la pietra.
#Wislawa
Busso alla porta della pietra
– Sono io, fammi entrare.
Voglio venirti dentro,
dare un’occhiata,
respirarti come l’aria.
– Vattene – dice la pietra.
Sono ermeticamente chiusa.
Anche fatte a pezzi
saremo chiuse ermeticamente.
Anche ridotte in polvere
non faremo entrare nessuno.
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Vengo per pura curiosità.
La vita è la sua unica occasione.
Vorrei girare per il tuo palazzo,
e visitare poi anche la foglia e la goccia d’acqua.
Ho poco tempo per farlo.
La mia mortalità dovrebbe commuoverti.
– Sono di pietra – dice la pietra
– E devo restare seria per forza.
Vattene via.
Non ho i muscoli per ridere.
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Dicono che in te ci sono grandi sale vuote,
mai viste, belle invano,
sorde, senza l’eco di alcun passo.
Ammetti che tu stessa ne sai poco.
– Sale grandi e vuote – dice la pietra
ma in esse non c’è spazio.
Belle, può darsi, ma al di là del gusto
dei tuoi poveri sensi.
Puoi conoscermi, però mai fino in fondo.
Con tutta la superficie mi rivolgo a te,
ma tutto il mio interno è girato altrove.
Busso alla porta della pietra
– Sono io, fammi entrare.
Non cerco in te un rifugio per l’eternità.
Non sono infelice.
Non sono senza casa.
Il mio mondo è degno di ritorno.
Entrerò e uscirò a mani vuote.
E come prova d’esserci davvero stata
porterò solo parole,
a cui nessuno presterà fede.
– Non entrerai – dice la pietra.-
Ti manca il senso del partecipare.
Nessun senso ti sostituirà quello del partecipare.
Anche una vista affilata fino all’onniveggenza
a nulla ti servirà senza il senso del partecipare.
Non entrerai, non hai che un senso di quel senso,
appena un germe, solo una parvenza.
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Non posso attendere duemila secoli
per entrare sotto il tuo tetto.
– Se non mi credi – dice la pietra-
rivolgiti alla foglia, dirà la stessa cosa.
Chiedi a una goccia d’acqua, dirà come la foglia.
Chiedi infine a un capello della tua testa.
Scoppio dal ridere, d’una immensa risata
che non so far scoppiare.
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
– Non ho porta – dice la pietra.
#Wislawa
5 anni fa
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà .
(Nazim Hikmet)
AmoreSei la mia schiavitù sei la mia libertà sei la mia carne che brucia come la nuda carne delle notti d'estate sei la mia patria tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi tu, alta e vittoriosa sei la mia nostalgia di saperti inaccessibile nel momento stesso in cui ti afferro.
(Nazim Hikmet)
AmoreSei la mia schiavitù sei la mia libertà sei la mia carne che brucia come la nuda carne delle notti d'estate sei la mia patria tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi tu, alta e vittoriosa sei la mia nostalgia di saperti inaccessibile nel momento stesso in cui ti afferro.
5 anni fa
Jacques Prévert
“Tre fiammiferi accesi”
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.
“Tre fiammiferi accesi”
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.
5 anni fa
Ci sono passioni che divampano come incendi fino a quando il destino non le soffoca con una zampata, ma anche in questi casi rimangono braci calde pronte ad ardere nuovamente non appena ritrovano l'ossigeno.
Isabel Allende
dal libro "L'amante giapponese"
Isabel Allende
dal libro "L'amante giapponese"
5 anni fa
«La vita cos’è, Francois?»
«Non lo so. Ma a volte mi domando se non sia un palcoscenico dove ti buttano di prepotenza, e quando ti ci hanno buttato devi attraversarlo, e per attraversarlo ci sono tanti modi, quello dell’indiano, quello dell’americano, quello del vietcong…»
«E quando l’hai attraversato?»
«Quando l’hai attraversato, basta. Hai vissuto. Esci di scena e muori.»
«E se muori subito?»
«È lo stesso: il palcoscenico puoi attraversarlo più o meno alla svelta. Non conta il tempo che ci metti, conta il modo in cui lo attraversi. L’importante, quindi, è attraversarlo bene.»
«E cosa significa attraversarlo bene?»
«Significa non cadere nel buco del suggeritore. Significa battersi. Come un vietcong. Non lasciarsi sgozzare, non addormentarsi al sole, non paralizzarsi nella puntura, non chiacchierare e basta come fanno gli ipocriti e, tutto sommato, anche noi. Significa credere in qualcosa e battersi. Come un vietcong.»
«E se sbagli?»
«Pazienza. L’errore è sempre meglio del nulla.»
Niente e così sia
Oriana Fallaci
«Non lo so. Ma a volte mi domando se non sia un palcoscenico dove ti buttano di prepotenza, e quando ti ci hanno buttato devi attraversarlo, e per attraversarlo ci sono tanti modi, quello dell’indiano, quello dell’americano, quello del vietcong…»
«E quando l’hai attraversato?»
«Quando l’hai attraversato, basta. Hai vissuto. Esci di scena e muori.»
«E se muori subito?»
«È lo stesso: il palcoscenico puoi attraversarlo più o meno alla svelta. Non conta il tempo che ci metti, conta il modo in cui lo attraversi. L’importante, quindi, è attraversarlo bene.»
«E cosa significa attraversarlo bene?»
«Significa non cadere nel buco del suggeritore. Significa battersi. Come un vietcong. Non lasciarsi sgozzare, non addormentarsi al sole, non paralizzarsi nella puntura, non chiacchierare e basta come fanno gli ipocriti e, tutto sommato, anche noi. Significa credere in qualcosa e battersi. Come un vietcong.»
«E se sbagli?»
«Pazienza. L’errore è sempre meglio del nulla.»
Niente e così sia
Oriana Fallaci
5 anni fa
Gridero' vendetta
Per le anime inquiete
Per i loro sogninfranti
Lo farò di notte
Quando i saccenti
S'adagiano nelle loro culle
Diamantate
e cadranno fiaccolate
In ogni dove
Sulle ville signorili
Sui cimiteri abbandonati
Nei cuori silenti
E sarà tempesta
Poesia saccheggiata
Ai miei silenzi
Urlero' oltre il muro
dei non vedenti
Quanto vuota può divenire
Una nottata orfana di rime.
Per le anime inquiete
Per i loro sogninfranti
Lo farò di notte
Quando i saccenti
S'adagiano nelle loro culle
Diamantate
e cadranno fiaccolate
In ogni dove
Sulle ville signorili
Sui cimiteri abbandonati
Nei cuori silenti
E sarà tempesta
Poesia saccheggiata
Ai miei silenzi
Urlero' oltre il muro
dei non vedenti
Quanto vuota può divenire
Una nottata orfana di rime.
5 anni fa
Fernando Pessoa, “Tutte le lettere d’amore sono ridicole”
«Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole)».
«Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole)».
5 anni fa
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