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Un pompino fatto come si deve


di uomo_discreto
13.07.2012    |    48.096    |    1 9.0
"Aveva un culo un po’ sceso velato dal perizoma, però trasudava sottomissione e inspirava frustate e sculacciate..."
Per un periodo di tempo il mio lavoro consisteva nel formare e seguire vari consulenti locali, distribuiti nel territorio, al fine di fargli comprendere il software gestionale e cosa dire esattamente ai clienti. Per questioni di privacy, visto che si tratta di una storia realmente successa, non inserirò il nome della città in cui si è svolta ne tantomento il nome vero di una mia consulente di 40 anni, che incontravo settimanalmente per i motivi sopradescritti. Valeria, questo il nome di fantasia, aveva un ufficio privato al primo piano di uno stabile, che divideva con un altro professionista ed una segretaria. Capelli castani su occhi azzurri, molto carina di viso, altezza sul metro e sessanta con un fisico che, anche a 40 anni, appariva snello e tonico. Nei primi incontri che facemmo, prevalentemente di mattina, notai subito la sua intelligenza e il suo brio, ed iniziammo anche a parlare reciprocamente delle nostre vite. Lei si era sposata presto, aveva un figlio di 13 anni, e piano piano iniziò a fare battute sul fatto che il marito la trascurasse. Il primo campanello si era messo a suonare e mi svegliò sulle sue reali intenzioni, o almeno quello che pensavo fossero le sue intenzioni, così mi misi a osservarla meglio e a cogliere ogni sfumatura o accenno che magari prima avevo trascurato. Erano passati due mesi e sicuramente mi aveva mandato altri segnali che non avevo colto, ma adesso non avrei fatto piu’ l’errore. Notai così che il suo abbigliamento, lentamente, si faceva via via piu’ provocante, e che dai pantaloni dell’inizio dei nostri incontri si era passato a gonne sempre piu’ corte e camicie sempre piu’ aperte. Visto che di mattina squillava sempre il telefono e la segretaria ci distraeva sempre, mi propose di incontrarci nelle ore di pranzo quando in ufficio non c’era nessuno, visto che tanto il marito e il figlio non tornavano mai a pranzo a casa, in modo che nessuno potesse distoglierci dal lavoro. A quel punto non potevano esserci piu’ dubbi, e quindi iniziai a stuzzicarla. Avevo notato che spesso l’occhio le cadeva sul mio pacco, così mi misi d’impegno a indossare pantaloni e boxer leggeri, in modo che risaltasse ancor di piu’. Il mio uccello infatti, anche se abbastanza lungo ma soprattutto molto largo, aveva il vantaggio, se vogliamo chiamarlo così, di avere l’attaccatura delle palle molto in alto che dunque lo fa sembrare enorme nei pantaloni. Quando lei era seduta al computer sulla sua poltrona girevole io mi mettevo dietro per darle indicazioni, ed ogni volta che si girava facevo in modo che avesse il mio pacco a pochi centimetri dagli occhi e dalla bocca. Ben presto la voglia che aveva di attaccarsi con le sue labbra al mio uccello fu così evidente che mi stupivo dal suo resistere, stava aspettando che facessi io la prima mossa? Beh poteva aspettare a lungo, il gioco era appena iniziato e il mio progetto prevedeva che fosse lei a cedere. Dopo tre mesi dal primo incontro, e dopo un paio di volte in cui le sue labbra avevano sfiorato il mio cazzo, decisi di farla finita. Mi depilai palle e attaccatura dell’uccello, indossai boxer di marca e pantaloni così leggeri che ogni qualvolta mi si induriva si poteva vedere quasi le vene che lo solcavano e andai da lei. Lei indossava tailleur con minigonna e, quando si sedette, potei vedere l’orlo delle autoreggenti! Si era vestita da puttana, aveva deciso di arrendersi. Alla vista di quelle calze il mio cazzo divenne durissimo mostrando un rigonfiamento abnorme sui pantaloni, e, quando lei si girò, rimase quasi a bocca aperta. – Eh no, ora è troppo – disse e affondò la faccia sul mio pacco, mentre sentivo la sua bocca chiudersi attorno al mio uccello protetto dalla stoffa dei pantaloni. La presi dai capelli assecondando il suo movimento, le sue mani mi si chiusero sulle chiappe avvinghiandole mentre sembrava che stesse pomiciando con il mio cazzo. – Era tanto che avevi voglia di succhiarmi il cazzo eh Valeria? – le dissi – Si – mormorò lei mugolando di piacere. Iniziò a slacciarmi la cintura, ma la fermai subito – Cosa vuoi fare? – le chiesi. – Tu cosa pensi? – mi sorrise lei alzando lo sguardo. – Non importa cosa penso io, voglio sentirlo dire da te – Lei mi guardò compiaciuta e rispose – Voglio succhiarti il cazzo -. La presi dai capelli e la allontanai dal mio pacco – Visto che lo vuoi succhiare dovrai guadagnartelo prima, inizia intanto ad alzarti la gonna e scoprire le cosce – Si sollevò di qualche centimetro e si fece scivolare il vestito fino a scoprire completamente la parte nuda delle cosce sopra le autoreggenti – oh ma bene – sbottai io – ti sei vestita come una… - - come una ? – chiese lei vedendo che non finivo la frase – voglio sentirlo dire da te – risposi. – certo che sei un bel porco – mi sorrise, - si lo sono, ora dimmi cosa sei tu e come ti sei vestita - - Mi sono vestita come una puttana – mormorò lei. – Brava puttana, ora fammi vedere come lo desideri – mi allontanai dalla sua sedia e mi sbottonai i pantaloni, poi sempre lentamente lo tirai fuori dai boxer, bello pulsante e grosso, oltre che duro da morire – Ohhhh – disse lei e spalancando la bocca e la lingua cercò di ingoiarselo tutto. Le fermai la testa in modo che solo protendendo la lingua arrivasse a toccarmelo e le dissi – voglio vedere che ti masturbi mentre mi ciucci il cazzo, voglio vederti bagnata – Lei abbassò una mano sulle sue mutandine e iniziò a toccarsi, allora finalmente le lasciai la testa e le permisi di ingoiarselo tutto. Mentre lo succhiava mugolava di brutto, godendoselo come mai avevo visto prima – certo che lo sai proprio succhiare eh troia? - - mmmmmh – rispose lei affondandoselo in gola – ora però voglio vedere la tua lingua che mi lecca le palle e poi passa sopra tutta l’asta – Non se lo fece ripetere due volte ed eseguì l’ordine, la sua lingua completamente fuori dalla bocca strusciava e bagnava tutto il tronco del mio cazzo. Mi abbassai del tutto i pantaloni e i boxer e mi misi a sedere sulla scrivania, a gambe larghe, mentre lei girò la poltrona in modo da starmi davanti e incominciò a leccarmi le palle da sotto, per poi salire pian piano lungo il cazzo e, con tanto di mugolio soddisfatto, ingoiarsi alla fine la cappella. – Brava puttana – la incoraggiai io – ora voglio una sigaretta, adoro fumare mentre mi ciucciano il cazzo, vammela a prendere nella giacca che ti voglio vedere camminare a culo nudo – Lei sorrise e si alzò, tirandosi ancor di piu’ su la gonna, e andò alla mia giacca appesa sculettando. Aveva un culo un po’ sceso velato dal perizoma, però trasudava sottomissione e inspirava frustate e sculacciate. – dai, muovi quel culetto da schiava e non farmi aspettare – Trovò le mie sigarette e l’accendino e me le portò, ne tirò una fuori e me la porse, dopodiché mi fece accendere. Le mollai un sonoro ceffone al culo – brava Valeria, ora risiediti e continua a succhiarmelo – subito obbedì prontamente e la sua bocca tornò voracemente sul mio uccello – che gambe muscolose hai – disse lei accarezzandole e baciandomele, mentre finivo la sigaretta. Ad un certo punto squillò il suo cellulare, lei si staccò dal cazzo e lo guardò – e’ mio marito – mi disse – non rispondo – e continuò il pompino – Invece rispondi – le ordinai io – e mentre parla lui te lo metti tutto in bocca, obbedisci dai puttana – e le porsi il cellulare. – Pronto? Ciao Carlo – rispose lei e dopo qualche secondo aggiunse – si adesso sto mangiando qualcosa con Mario, il mio collega, non torno a casa – e ubbidente se lo mise tutto in bocca mentre ascoltava il marito al cellulare – va bene, non preoccuparti, per stasera ci penso io a fare la spesa, ciao – disse lei chiudendo la telefonata. A quel punto ero eccitato perbene e stavo per esplodere, così mi alzai e prendendola dai capelli le mossi la testa scopandomela in bocca fino a venire. Dopo che le esplosi in bocca lei si staccò rimanendo a bocca aperta e con la lingua fuori, mentre il resto dello sperma le cadeva in faccia e sulla lingua. – Oh si brava, bevilo tutto, ed ora puliscimi perbene il cazzo con la lingua troia – incominciò a leccarmelo come una cagnolina e lo pulì perfettamente, la mia storia con lei era iniziata veramente bene con un pompino magistrale…(continua)
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