Prime Esperienze

Tempi duri


di Mylady06
16.10.2013    |    19.292    |    5 9.1
"E’ una stanza del seminterrato, lontana dagli altri uffici, senza finestre..."
In questi tempi di crisi non perdere il lavoro è una gran fortuna; io e mia moglie continuiamo a lavorare presso la stessa ditta di spedizioni per cui ci sembra di aver vinto al superenalotto. In questi ultimi anni siamo stati purtroppo testimoni di situazioni di amici e di famiglie ormai al limite: abbastanza per avere idea di cosa significasse non avere più soldi per pagare un mutuo, i libri di scuola per i figli, per vestirsi dignitosamente, finanche per mangiare.
Fortunatamente la nostra ditta, avendo anche diverse filiali all’estero, non aveva risentito eccessivamente della crisi; l’unica disposizione restrittiva adottata era stata il blocco del pagamento degli straordinari fino a che la situazione finanziaria avesse ripreso un trend decisamente positivo. Non nego che gli straordinari erano una manna per tutti noi impiegati perché erano quelli che in fondo permettevano una vita tranquilla e la possibilità di togliersi qualche piccolo sfizio. Noi avevamo da pagare ancora due anni di mutuo della casa ma riducendo qualche spesa superflua ce l’avremmo comunque fatta.
Purtroppo ci rubarono l’auto, l’unico nostro mezzo per andare al lavoro, necessario per percorrere quei trenta chilometri che ci dividevano da casa al lavoro. L’auto era piuttosto datata e l’assicurazione non avrebbe risarcito abbastanza per acquistarne un’altra anche usata; i primi tempi ci arrangiammo con i mezzi pubblici: autobus/treno/autobus all’andata e autobus/treno/autobus al ritorno… ma anche con gli abbonamenti (due persone) il costo era decisamente maggiore di quello che sostenevamo per andare con l’auto. Per gli orari di partenza e le coincidenze eravamo costretti ad alzarci prestissimo la mattina e perciò tornavamo esausti la sera: eravamo sempre più svuotati di ogni energia, sembravamo degli zombi. A causa del traffico o per il ritardo di un treno era accaduto che fossimo arrivati al lavoro qualche volta in ritardo ma dopo qualche mese, tanta la stanchezza accumulata, cominciavamo a non sentire più neanche la sveglia e quindi ebbe inizio una serie di pesanti ritardi, quasi cronici, che non passarono inosservati al responsabile del personale.
Fummo convocati nel suo ufficio. Ci accolse con la solita ramanzina, ascoltò le nostre ragioni.
“Cari signori, capisco perfettamente la situazione, ma sono in difficoltà…. I vostri colleghi sono costretti a farsi carico dei vostri numerosi ritardi e mi è giunta già voce di qualche emergente malumore. Non vorrei che qualcuno ne andasse a parlare con il grande capo; io stesso verrei messo in difficoltà… capite?”
Io e mia moglie ci guardavamo spauriti. Eravamo mortificati e imbarazzati…non ci eravamo mai trovati in simile situazione.
“Non vi preoccupate però, una soluzione, anche con la vostra collaborazione, si troverà!” - disse squadrando attentamente mia moglie seduta sulla poltroncina accanto a me, e continuò - ”d’altra parte se non ci si aiuta in questi momenti…. Vedrete, un po’ di buona volontà e saremo tutti contenti…. Ma adesso andate.. vi riconvocherò per ulteriori comunicazioni!”
Uscimmo da quella stanza perplessi e senza aver capito molto… di fatto aveva lasciato il discorso in sospeso..
Quella notte ripensai più volte al colloquio: parole, gesti, sguardi. …sguardi…. sguardi? Ecco, ecco la cosa che avevo notato ma a cui non avevo dato peso…. lo sguardo che aveva dato a mia moglie… ma certo! …No, non può essere che alludesse a…. Non dissi niente a mia moglie di quel brutto mio pensiero, ma l’indomani, appena arrivato al lavoro, chiesi di essere nuovamente ricevuto dal responsabile del personale.
Fui convocato durante la pausa del pranzo.
“Si accomodi pure, sono a disposizione. Ad essere sincero mi aspettavo questo incontro ….ma non già oggi..… comunque meglio! Prima si affrontano i problemi, prima si risolvono. Se lei è qui immagino che lei e sua moglie avete già parlato……”.
“No, veramente no. Non sa neanche che sono qui in questo momento. Volevo chiarire direttamente con lei il senso del discorso di ieri…”
“Bravo, bravissimo… decisione saggia… posso darti del tu?”.
Annuii con il capo.
“Come ti dicevo ieri, la situazione non è buona…. ma se ci diamo una mano la risolviamo.”
“ Cioè?” – “dissi – “..continuo a non capire…..”
“Il ragionamento è semplice: i vostri ritardi, continuando, avrebbero come conseguenza i richiami: prima uno… poi due…. al terzo, lo sapete, la ditta sarebbe costretta a prendere provvedimenti disciplinari. Voi apparite come dei previlegiati, moglie e marito, stesso posto di lavoro… c’è gente che in famiglia non ha nessuno che lavora…. Capisci il senso?”
“Ancora no…. o meglio…. Forse ci vuole fare licenziare?”
“No, non vorrei…..assolutamente…. anzi… ma potrei mio malgrado essere costretto a farlo con uno dei due… Ieri ho ascoltato con attenzione il vostro problema ed ho pensato molto ad una soluzione nell’interesse di tutti. In fondo, cosa potrebbe evitare i vostri continui ritardi? Semplice: un’auto! Ma in questo momento, senza straordinari, non avete la possibilità di acquistarla …. Vi andrebbe un premio di produzione fino a che non pagate le rate di una nuova auto?”.
“Continuo a non capire!” – dissi – “Poco fa ha parlato di possibile licenziamento di uno dei due ed adesso addirittura offre un premio di produzione? Ma se non ci pagate nemmeno gli straordinari!”
E lui: “ Ovviamente il premio di produzione è …un fuori busta… diciamo che sarebbe una cosa esclusivamente tra me e voi. Ovviamente il quantum va meritato, guadagnato…”
Continuavo ad ascoltare in silenzio perché mi sembrava tutto strano e sconclusionato.
“Caro il mio amico, se non hai capito ancora o non vuoi capire… la verità è che voglio farmi tua moglie, mi è sempre piaciuta ed ho sempre desiderato di… e questa è la mia e la vostra occasione… Ovviamente sei libero di decidere: scegli, da una parte il licenziamento di uno di voi due e dall’altra entrambi con il lavoro ed in più un premio di produzione che risolve tutti i vostri problemi economici..”
Non avevo molta scelta anche se quel ricatto era semplicemente schifoso. Denunciarlo? No. Nessun testimone di quanto mi aveva appena proposto. Anzi, con qualche altra scusa, nel giro di poco tempo io e mia moglie ci saremmo trovati senza lavoro. E mia moglie.. avrebbe capito? avrebbe accettato?
Uscii dalla stanza con il capo chino quando il verme aggiunse: “ Senti, sono sincero, non hai alternativa! Vorrei già chiamarti confidenzialmente ‘cornutone’ ma non voglio anticipare i tempi. Oggi stesso preparerò un ordine di servizio in cui da lunedì prossimo sarete incaricati dell’archivio e quindi con un orario di lavoro che vi eviterà di accumulare altri ritardi. Ovviamente sarò autorizzato al controllo e tutte le mattine vi verrò a trovare. Tu potrai, anzi, dovrai rimanere: vedrai ti piacerà assistere allo spettacolino…. tutte le mattine… ricorda!”.

La sera affrontai il discorso con mia moglie.
“Mi hanno detto che sei stato di nuovo dal responsabile?”
“Si, è di questo che ti devo parlare… è importante per tutti e due….”
Così le raccontai tutto. Dapprima fu rabbia poi rendendoci conto della realtà, che non ne potevamo uscire in altro modo, capimmo che avremmo dovuto calpestare la nostra dignità. Le promisi che mai avrei giudicato quello che sarebbe stata costretta a fare. Ci vennero le lacrime agli occhi e ci baciammo come da tanto non facevamo.

E’ lunedì. Sono le 10.00. E’ questo ora il nostro comodo orario d’ingresso. Veniamo accompagnati al nuovo posto di lavoro. E’ una stanza del seminterrato, lontana dagli altri uffici, senza finestre. Lungo le pareti ci sono solo scaffalature piene di classificatori e cartelle. In mezzo solo un grosso tavolo e qualche sedia.
Mia moglie è vestita come al solito ma in modo tale da rendere rapida qualsiasi cosa fosse accaduta. Ci guardavamo. Avevamo voglia di andare via, ma non potevamo.
Cinque minuti dopo si presentò l’infame. Ben pettinato e profumato per l’occasione.
“Eccoci qua… finalmente. Tutto bene? Non perdiamo tempo: adesso vi illustro quale sarà il vostro nuovo lavoro”. Chiuse a chiave la porta.
Sistemò una sedia difronte al tavolo e vi fece accomodare mia moglie, lui le si mise davanti appoggiandosi al bordo.
“Questa signora è la prima operazione che le chiederò di fare la mattina appena arrivo….”
Aprì la giacca, la cinta e i pantaloni tirando fuori l’arnese già pronto all’uso.
“Coraggio signora, cominci pure, vedrà che alla fine diventerà anche per lei una piacevole routine.”
Io non avevo il coraggio di guardare e non volevo neanche farmi vedere da mia moglie. Scivolai nell’angolo più scuro della stanza,
Mia moglie avvicinò il viso alla verga stagliata, ma esitava… cercò di girarsi per cercarmi con lo sguardo ed avere un cenno di assenso, poi, non vedendomi, accolse nella sua bocca tutta quella carne.
“No, non così signora…. È peggio di un morto così, ci metta un po’ più di entusiasmo, di vigore….”
Mia moglie aumentò il movimento con il collo...
“Brava, va meglio così”. Poi mi chiamò “Vieni, aiutala!”
“Che devo fare?”
“Spingile la testa giù più forte, voglio arrivarle fino alle tonsille”
Mi avvicinai e poggiando la mano sulla nuca di mia moglie cominciai il ritmato movimento e sempre con più forza come lui mi chiedeva. Sentivo il rumore delle parti bagnate, i rantoli di lui ed i grugniti di lei che quasi si strozzava. Mi impose di tenerla ferma quando sarebbe stato per venire…. Così feci. E lei dovette ingoiare il tutto. La prima era volta era andata…rapidamente, soltanto cinque minuti….
Il nostro responsabile si ricompose. “Niente male come esordio, ma son certo che ci sono grossi margini di miglioramento e soprattutto di approfondimento.”
Andammo avanti così per il primo mese, tutte le mattine. In fondo era come fare colazione insieme: lui si prendeva il latte con il caffè, mia moglie “la crema” ed io…”il cornetto”.
La soddisfazione fu il primo premio di produzione. Meglio di quanto potessimo immaginare.

Con il tempo il nostro atteggiamento stava cambiando: a me si induriva sempre di più nel vederla in quella situazione e soprattutto mi piaceva imporle il movimento… lei sembrava apprezzare sempre più quel rude trattamento… anche il suo abbigliamento era più provocante: camicette sbottonate, ampie scollature, minigonne. Una volta si presentò senza reggiseno…. con i capezzoli ben in evidenza. Il nostro responsabile batté ogni record… non più di un minuto per esplodere.

Un giorno arrivò la novità.
“Carissimi” - disse il responsabile – “ho avuto modo di parlare di voi anche con il responsabile amministrativo, che sarebbe lieto di conoscervi ed apprezzare. Ovviamente aumenterà il premio di produzione…. nulla in contrario?”.
Chi tace, acconsente. E noi rimanemmo in silenzio.
Il giorno dopo nella stanza dell’archivio eravamo in quattro.
Mia moglie pensava di dover operare a tutti e due lo stesso servizio. Invece la misero in piedi in mezzo tra loro, cominciandola ad accarezzare ovunque. Le mani sulle cosce e sul seno, sul fondoschiena e davanti. Mia moglie era incredibilmente e visibilmente eccitata e da sopra i loro pantaloni aveva già afferrato entrambi i loro arnesi già pronti. Volò tutto via: camicetta reggiseno, gonna, perizoma: era nuda ed in balia due uomini: io lì a guardare eccitato…. La misero a pancia in giù sul tavolo, uno davanti e uno dietro, scuotendole il corpo con l’impeto dei loro colpi. Il compito che mi avevano assegnato era di ripulirla quando serviva. Un cenno ed io arrivavo subito con dei fazzolettini a pulirle il viso e la bocca grondante di bianco liquido oppure ad asciugare lo stesso che colava tra sue gambe. Godevo di quella vista e mi ritrovavo anch’io bagnato nello slip.
Il massimo fu quando decisero di violare il suo lato B. Mi comandarono di tenerle ferma la testa in modo da soffocare eventuali urla, mentre a turno uno dei due allargava i glutei e l’altro si divertiva a farle diventare sempre più largo e comodo quello che una volta era il più stretto orifizio.
Mia moglie ormai gradiva quella situazione e godeva veramente, io mi masturbavo a vederla completamente in balia di altri uomini che disponevano di ogni parte del suo corpo.
Un giorno mia moglie, dopo che i due erano usciti dalla stanza, disse: -“Sei contento che mi hai fatto diventare una troia, cornutone?”
Le sorrisi rassicurandola. Pensavo che ci sono donne che si concedono di notte, in strada, al freddo, alla pioggia rischiando sulla propria pelle brutti incontri. Mia moglie invece era decisamente più fortunata e lo faceva comodamente tutte le mattine, al sicuro con i soliti fidati clienti e soprattutto….di fronte a me.
Presto finimmo ti pagare il mutuo, comprammo una bella auto nuova, la pelliccia, un tv gigante, l’ultimo modello di smartphone ed andammo in vacanza su una spiaggia esotica…
Chissà quante altre belle soddisfazioni ci saremmo potuti togliere tutti e due…
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