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La vera storia di Biancaneve


di girma
29.09.2022    |    5.902    |    1 8.2
"Cucinerò, laverò le vostre robe, terrò pulita la casa e…” “No, no..."
La vera storia di Biancaneve

Qualche tempo fa, ero per motivi di studio in una Università del centro-europa e un po’ perché non conoscevo nessuno, un po’ perché avevo voglia di starmene da solo decisi di andarmene per un’intera giornata in biblioteca. Così armandomi di panini e lattine di cola entrai nella biblioteca dell’Università. C’erano tanti giovani ed io decisi di girovagare un po’, leggendo alcuni titoli. Passai dal reparto Geografia, Filosofia, Narrativa, Storia contemporanea, Storia Medievale. Tutti autori famosi, libri importanti e noiosi. Cercavo qualcosa che mi aiutasse a passare diversamente la giornata, quando … un momento che ci fa questo libro nel reparto Storia Medievale? Quello che aveva attirato la mia attenzione era la rilegatura, in cuoio dalle fattezze antiche e le pagine ingiallite. Sembrava che stesse lì da tantissimo tempo. E forse era così. Lo presi e cominciai a sfogliare. Era scritto in latino tardo medievale con parecchie contaminazioni con il linguaggio locale. Presi dei fogli bianchi e cominciai a tradurre quanto era scritto. Incominciava pressappoco così:
“ Lettore che non mi conosci, per tuo diletto e per mio piacere voglio raccontarti questa storia accaduta tanto tempo fa in un paese tra queste montagne. La mia penna scrive dei fatti di una giovane fanciulla vissuta qui. Era la figlia di un signore locale, proprietario del castello e delle terre annesse. La giovane era brutta, ma talmente brutta che nemmeno una dote favolosa era riuscita a trovarle un marito. Biancaneve, così si chiamava, quando nacque subì un sortilegio da una ex spasimante del padre che era stata rifiutata. Sarebbe diventata sempre più brutta e nessun uomo l’avrebbe mai… toccata. Biancaneve era disperata, il padre era disperato. Dopo la morte della moglie gli era venuta una brutta malattia che non glielo faceva più… alzare.
Povera Biancaneve. Era destinata a morire vergine. Un giorno stava passeggiando nel bosco quando la sua attenzione fu attratta da un cervo. Era maestoso con quelle corna e quelle…. Palle. Si sentiva nell’aria un forte odore di maschio. Biancaneve era come rapita. Il cervo cominciò a correre e Biancaneve cercò di seguirlo. Ad un tratto il cervo si fermò e Biancaneve lo raggiunse. Lo accarezzò. Le mani sfiorarono il muso, il collo e scesero giù fino alle palle. Erano calde e dure. Le strinse un po’ e a quel punto il cervo scappo via. Era calata la sera e Biancaneve non riusciva a ricordare da quale sentiero era venuta. Imboccò quello alla sua destra e incominciò a camminare. Ma più andava avanti e più la foresta si infittiva. Ad un certo punto vide una casetta. Bussò. Nessuna risposta. Entrò e vide qualcosa che la fece sorridere. Era tutto in miniatura. Sembrava che ci abitassero dei bambini. Biancaneve era troppo stanca ed affamata. Mangiò un po’ di pane e formaggio, si spogliò (si guardò allo specchio e ciò che vide la fece cadere ancor più nella disperazione: il naso, adunco ed affilato, dominava sul tutto il viso, smunto. Di tette neanche a parlarne. Il culo era piatto) e si buttò su un letto.
Era quasi l’alba quando dalla porta entrarono sette piccoli individui tutti sporchi di terra. Quando videro la ragazza rimasero esterrefatti. È vero che non era una bellezza, anzi era proprio brutta, ma era pur sempre una donna e loro di donne non ne vedevano da... SECOLI. Il ciuffo di peli neri che si intravedevano dalle mutandine gli fece arrapare. Le mani del primo individuo cominciarono a toccare le gambe e Biancaneve le sentì attraversò il sonno, così calde, così forti. Sospirò e si girò supina. Altre mani incominciarono a frugarla salendo su, su fino alla fica. Biancaneve non era abituata ad essere toccata. Quando una mano le sfiorò il suo ciuffetto nero si svegliò di soprassalto:
“Chi… Chi Siete ?” – chiese con voce tremante.
“Tu chi sei. Questa è la nostra casa“- rispose una voce.
“Mi chiamo Biancaneve e mi sono persa nella foresta. Ho visto la vostra casetta e sono entrata, ma adesso… non vi arrabbiate… vado via subito.”
“Non è questo che abbiamo detto, se vuoi per stasera puoi restare. Domani ti accompagnamo noi al limite della foresta”
“Noi? Quanti, o meglio, chi siete?”
“Siamo sette giovani trasformati da una strega malvagia con un sortilegio. Sono secoli che viviamo qui, nascosti da tutti in attesa che l’incantesimo si rompa. Ma tu perché eri nella foresta?”

“Cercavo un po’ di pace, lontano dalla gente che mi guarda come si guarda una sventurata, con compassione. Sono brutta, talmente brutta che nessuno ha voluto... si insomma… ecco... sono ancora vergine”.
A quelle parole i sette nanetti strabuzzarono gli occhi, si disposero a cerchio e parlarono tra di loro a bassa voce. Biancaneve non udì nulla di quello che dicevano ma sembravano felici.
“Forse possiamo aiutarti a risolvere il tuo problema”
“Davvero?”
“Si. Ma dovrai fare tutto quello che diciamo. TUTTO e senza protestare”
“Si, si, io farò tutto quello che volete. Cucinerò, laverò le vostre robe, terrò pulita la casa e…”
“No,no. Non hai capito niente. Tu dovrai solo scopare. E quando dico questo non intendo ramazzare”
“ah si è che cosa?”
“Ma che fai mi prendi in giro?”
Ma vedendo lo sguardo di Biancaneve capì che diceva sul serio.
“Ragazzi questa è proprio vergine”
“Senti Biancaneve tu stenditi e allarga bene le gambe, al resto pensiamo noi. Fidati.”
Solo allora Biancaneve capì.
“Ma non mi farà male?” - disse.
“Si e molto ma se vuoi essere bella devi soffrire. Lasciati guidare e vedrai che ci ringrazierai.”
Biancaneve un po’ tremante si sdraiò sulla schiena, allargò le gambe e trattenne il fiato. Le luci delle lampade ad olio si accesero. Vide i sette nani. Erano brutti così bassi ma erano muscolosi e i loro corpi avevano un che di selvaggio, di animalesco. Sentì un fremito e uno strano calore salire dalla fica. Fu un attimo e tutti e sette se li vide nudi. Trasalì. Non aveva mai visto un uomo nudo. Figuriamo sette. E poi con i cazzi già in tiro. Erano enormi e lo sembravano ancora di più se confrontati all’altezza. La cappella erano grosse come un pugno e le palle sembravano due mini noci di cocco Quello che aveva il cazzo più grosso (sembrava il Capo) si avvicinò, afferrò le mutandine e con un colpo le strappò via. Il ciuffo nero dei peli della fica apparve alla sua vista. Un sinistro bagliore illuminò i suoi occhi. Allungò le mani verso quel cespuglio che cresceva senza alcuna indicazione, liberamente e allargò le grandi e piccole labbra. Alla sua vista gli apparve la porta di quel tesoro che era lì dentro, intatta. Aveva solo dei piccoli forellini. Sopra appariva una escrescenza come in minuscolo dito. Avvicinò il suo viso e gli passò sopra la sua lingua. Biancaneve gemette e inarcò la schiena. Insistette ancora e ancora. Il suo fiato caldo inumidiva le labbra della fica e il fresco della sera procurava alla ragazza dei piacevoli brividi. Sembrava il momento giusto. Si alzò, puntò il cazzo e con un colpo incredibile la penetrò.
“AHHHHHHHHHH” urlò la povera Biancaneve, mentre le lacrime incominciavano a scendere sulle gote. Il dolore, infatti, era così lancinante non solo per la lacerazione ma anche perché per la sua lunghezza il cazzo urtava contro il fondo della fica e questo lo si vedeva dal ventre che sobbalzava ad ogni colpo. Il nano lo uscì completamente e lo riaffondò una decina di volte, sempre più violentemente. Voleva essere certo di averla sverginata. Ad un tratto si fermò. Le aprì le gambe e vi affondò il viso. I suoi denti afferrarono un minuscolo lembo di imene e lo strapparono via. Fu un altro colpo per Biancaneve che cercò di sottrarsi a tutto ciò. Ma mani robuste la tennero ferma, mentre il nano continuò, succhiandole il sangue verginale. A turno tutti gli altri sei nani fecero lo stesso. Tutti gli strapparono lembi di imene fino a lasciarla completamente priva, come se mai fosse stata vergine e a succhiare il suo sangue verginale che stranamente usciva copiosamente. Sazi di tutto questo afferrarono un grosso fallo fatto di una pietra leggerissima e la penetrarono lasciandoglielo dentro. Tremante Biancaneve pensò fosse finita.
“Se questo era scopare – si disse – per fortuna non è durato a lungo.”
Cercò di alzarsi.
“Non così in fretta” tuonò il nano che l’aveva penetrata.
“Adesso comincia il bello ”.
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