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Virginia e lady Constance


di bube
08.10.2022    |    3.572    |    2 9.7
"Siamo andate alle scuderie..."

Mi chiamo Constance Elizabeth Victoria. Sono sempre stata una donna piuttosto altezzosa; non do' mai confidenza a nessuno, almeno non l'avevo mai fatto finché non ho conosciuto Virginia. E' stato quando ho deciso per una breve vacanza in barca a vela, dopo che amici affidabili mi avevano magnificato la magia dell'arcipelago toscano e soprattutto la simpatia e professionalità di una giovane skipper: Virginia, appunto.

Il primo contatto è stato travolgente: lei è bella, sportiva, ottimista, simpatica, colta e parla a perfezione l'inglese, addirittura con un leggero accento oxfordiano. Mi ha subito conquistata.

Dimenticavo di dire che a me piacciono le ragazze, e dopo dieci minuti di conoscenza avrei dato chissaché per portarmela a letto; speravo in qualche occasione durante la settimana di barca, ma per grande che sia la barca è un ambiente piccolo e promiscuo; l'unico momento intimo è stato quando la doccia della mia cabina ha fatto i capricci: Virginia mi ha offerto la sua.

Ero già eccitata all'idea di condividere il suo spazio privato, ma anche preoccupata; poi è successo che lei, appena avevo finito di lavarmi, senza tanti complimenti è entrata nel piccolo bagno tutta nuda, mi ha offerto un suo accappatoio, si è infilata sotto la doccia ed ha continuato tranquillamente a discorrere con me (non ricordo più nemmeno di cosa stessimo parlando) esibendosi in tutta naturalezza.

Quella notte, nella mia cabina, ho dovuto masturbarmi a lungo per riuscire a dormire.

Alla fine della crociera l'ho portata a cena in un bel localino dell'Argentario, abbiamo consolidato la conoscenza e le ho strappato la promessa che sarebbe venuta a trovarmi in Inghilterra.
Sono stata fortunata: la barca doveva essere tirata in secco tre o quattro giorni per la manutenzione, e approfittando della pausa, Virginia ha mantenuto la promessa.

Ho una bella casa con un'ampia proprietà nella campagna; lei era felice come una bimba: le ricordava la casa del papà, ha voluto vedere tutto; giunte al laghetto mi ha detto che questo c'era dal papà, ma non era balneabile, e mi ha chiesto se questo lo fosse.
"Certo, " le ho detto; "ti procuro un costume da bagno se vuoi..."

Non avevo nemmeno finito di parlare che lei si è denudata in pochi secondi e si è tuffata. Per fortuna il laghetto è vicino a casa, sicché mentre Virginia nuotava felice, ridendo e lanciando strilli, la mia cameriera ha procurato un accappatoio e un paio di pantofole; e quando Virginia è riemersa come una ninfa dei laghi, ha spalancato gli occhi ammirandola, e poi si è permessa di ammiccarmi sorridendo. L'ho guardata severamente, ma lei è una cameriera eccezionale e l'ho perdonata.

"Scusami sai," mi ha detto Virginia mentre si asciugava, "ma non ho resistito, era troppo bello!"
"Eri troppo bella tu," le ho risposto, e mentre la strofinavo l'ho baciata nel collo.
"Adesso ti rivesti, e poi se vuoi andiamo a vedere i cavalli."
"Andiamoci subito, ti prego!" Ha ribattuto con un faccino da bimba in attesa di un premio.

Siamo andate alle scuderie. Ho capito subito che se ne intendeva, dalle sue domande e dalle sue osservazioni; le ho fatto vedere i miei cavalli, e per ultima Whisky, la mia preferita, una purosangue bellissima.
Virginia era incantata. Mi ha guardata con aria supplichevole:

"Ti chiederei troppo se volessi provarla...?" Ho avuto un momento di perplessità.
"Non so, Virginia, Whisky è molto sensibile: con chi si trova in confidenza è docile, potente, perfetta; con chi non conosce può diventare anche pericolosa."
" Lo so," mi ha risposto lei: "li conosco i cavalli, hanno una sensibilità speciale con le persone, si direbbe che leggano il pensiero. Ma io sento che se glielo chiedessi..."

Non ha aggiunto altro, si è avvicinata a Whisky nel suo box e si è fermata davanti a lei. Stavo per gridarle di fare attenzione, per l'amor del cielo, lei non ti ha mai vista!... Whisky ha fatto un passo avanti scuotendo la testa, poi l'ha abbassata e gliel'ha premuta contro il petto. Virginia l'ha abbracciata e le ha sussurrato qualcosa all'orecchio.

Non credevo ai miei occhi! Virginia è uscita dal box e Whisky la seguiva.
"Te la faccio sellare subito, è incredibile, siete... due anime gemelle!"
Virginia mi ha sorriso:
"non ci serve la sella, vogliamo conoscerci meglio... "

Si è tolta l'accappatoio, poi si è accostata a Whisky, le ha poggiato una mano sul garrese e l'altra sulla schiena e con un balzo leggero le è saltata in groppa tutta nuda; l'ha incitata con la voce e con un tocco leggero dei calcagni e Whisky è partita al trotto.
Virginia con le braccia spalancate, gridava, cantava e la guidava chissà come in evoluzioni incredibili.

Io e Donovan, il mio capo stalliere, anziano ed esperto, ci siamo guardati un momento in silenzio, poi lui si è tolto il berretto e ha detto:
"in tutta la vita non ho mai visto una cosa simile, milady! Quella signorina è... è una persona davvero speciale! "
Per Donovan era un discorso lunghissimo.

Poi Virginia, dopo dieci minuti di evoluzioni al galoppo nei prati intorno alla proprietà, ha messo Whisky al trotto, infine al passo, ed è tornata da me. Prima di scendere a terra si è chinata avanti, ha abbracciato al collo Whisky e le ha sussurrato qualcosa; e poi, con un salto leggero ed elegante, è scesa a terra e si è infilata l'accappatoio.

Donovan, rosso in viso, ha preso Whisky per la cavezza; Virginia gli ha fatto un sorriso birichino, un altro alla mia cameriera, mi ha presa sottobraccio, mi ha baciata su una guancia e mi ha ringraziata, che non la finiva più.

Me la sono portata a casa prima che le venisse in mente qualche altra idea capace di procurarmi un ictus; lei rideva, diceva che con Whisky ormai erano amiche, che la mia casa, la mia campagna, il laghetto e tutto il resto rischiavano di farle dimenticare il suo mare e la sua barca; poi siamo arrivate in camera mia.

"Mi aiuti a lavarmi? Che mi sa che puzzo di cavallo?" Mi ha chiesto con la massima semplicità.

Mi sono spogliata rapidamente; lei era già nella cabina doccia, l'ho raggiunta e ci siamo abbracciate sotto il getto. Mi ha baciata sulla bocca, a lungo, e finalmente ho potuto gustare l'eccitante contatto con la sua pelle di seta e con le sue morbidezze, sotto cui sentivo guizzare i suoi muscoli tonici.
Poi non ho resistito a lungo, bagnate com'eravamo ci siamo buttate sul letto e abbiamo fatto l'amore.

"Stavolta sono stata io ad aver bisogno della tua doccia," ha sussurrato con una risatina; e poi ha cominciato a carezzarmi, baciarmi in bocca, nel collo, sui seni facendomi rabbrividire di piacere; poi lentamente giù giù fino alla mia fica anelante, regalandomi l'orgasmo forse più intenso e dolce della mia vita.

Dopo di che, guardandomi sorridente, mi ha detto che aveva fame, ma che non aveva voglia di alzarsi dal letto, e chissà se potevamo avere uno spuntino in camera sua?
Non mi pareva vero: una telefonata, tempo una decina di minuti e la mia fedele cameriera ci portava un carrello con tutto il necessario: un ricco buffet di piatti freddi e una bottiglia di champagne nel suo secchiello di ghiaccio. In camera avevo già il mio whisky preferito e la macchinetta per il caffè.
Abbiamo fatto la cena più divertente, deliziosa e piena di promesse che mai mi fosse capitata.

L'indomani doveva ripartire, non sono riuscita a farle cambiare idea; ma la notte, è stata un susseguirsi di eccitanti lotte: raramente mi era capitato di trovare in una partner così giovane tanto fuoco, tanta capacità di dare piacere.
Io sono una bella donna, ma ho quasi il doppio dei suoi anni, eppure mi ha riportato indietro alle mie prime esperienze di ragazza, quando ogni bacio, ogni carezza erano una scoperta. C'erano momenti in cui lei faceva la gattina languida e si lasciava carezzare e baciare dappertutto; ma poi si risvegliava in lei la gatta selvatica, mi bloccava virtualmente i polsi alla testata del letto: non ti lego, diceva, ma devi assolutamente restare così; altrimenti smetto, mi giro dall'altra parte e dormo!

Non potevo far altro che obbedire, tremavo al pensiero di cosa mi sarebbe costato un rifiuto.
Iniziava a baciarmi languidamente, quasi castamente; poi i baci si spostavano al collo, e lì cominciavano i brividi; e poi giù sulle spalle, e nelle ascelle, facendomi sussultare dal piacere, mentre il petto mi si copriva di pelle d'oca; speravo di sentire la sua bocca sul seno; macché, voleva percorrere un braccio, facendomi scoprire quanto eccitante fosse la sua lingua nel cavo del gomito; io gemevo implorandola, e lei, perfida ninfa, mi diceva sta' brava, più aspetti più bello sarà dopo; e andava a succhiarmi le dita, a leccarmi l'interstizio fra le dita stesse, e il palmo della mano; poi un momento di sospensione, lei scivolava giù e la sua bocca si impadroniva di un mio capezzolo, succhiandolo e mordicchiandolo, mentre con una mano mi tormentava l'altro; non solo, ma con una coscia fra le mie mi strofinava lentamente il pube...

Un succhiotto più forte, un morso al capezzolo, ed ecco il primo orgasmo. Virginia rideva contenta; poi mi rammentava il patto, e il dolce martirio ricominciava; stavolta i baci ai capezzoli erano teneri e lievi, e mi facevano riprendere fuoco.
Poi scendeva giù con la bocca, senza dimenticare ogni morbidezza, ogni piega, fino ad arrivare alla mia fica, già grondante di piacere, ma ancora e più che mai affamata; a quel punto mi diceva: sei libera ora, ti ho sciolto i polsi; e cominciava a baciare, a leccare, a stuzzicare il clitoride, mentre con le dita mi penetrava portandomi di nuovo vicina al piacere; e lì però si fermava, mi guardava sorridendo, mi diceva aspetta, aspetta ancora un poco...

E finalmente l'assalto finale: la bocca incollata alla fica, le dita che frugavano, ma non solo lì, anche il mio inviolato culetto, mai concesso a chicchessia! Ma ormai ero la sua schiava.

Mi penetrò senza pietà, senza dar retta ai miei no no non voglio, e mio malgrado sentivo salirmi proprio da lì sotto una nuova, improvvisa, mai provata marea di libidine...
L'orgasmo finale fu qualcosa di incredibile, non riuscivo a smettere, onde su onde; credevo di avere esaurito ogni energia, ma ecco che la sua lingua, le sue dita, mi risvegliavano ad altre scosse di piacere; finchè dovetti implorarla piangendo, ma non sapevo perché, di smetterla, di venire su a coccolarmi e a farsi coccolare.

Dopo, ripreso fiato, cercai di renderle la pariglia: accettava tutto, si godeva ogni bacio ed ogni carezza, e mi regalò due volte il piacere di sentirla godere...

"Ci rivedremo, vero? "Le ho chiesto quando albeggiava ed eravamo quasi distrutte.
"Certo, Connie, lo sai dove trovarmi."
"E tu sai dove trovare me," ho risposto.
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