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Virginia e Chiara 2


di bube
07.09.2022    |    7.441    |    5 9.9
"Dopo, non volle andare a casa: facciamo l'amore in barca, ti prego, è una settimana che lo desidero e non abbiamo mai più potuto..."
Era passata una settimana: Chiara parlava già inglese senza difficoltà, le avevo anche fatto sentire la differenza fra l'inglese-inglese e quello degli americani, che riuscivo ad imitare perfettamente.
Ma la cosa più eccitante è stato il varo della barca. Più che un varo è stato l'enorme trattore con la gru che l'ha imbragata e poi, lentamente, l'ha scodellata in acqua. Fa sempre impressione vedere un arnese lungo 16 metri appeso a una gru, che lentamente la orienta, poi si sporge sull'acqua, pian piano la abbassa fino a farla galleggiare: a quel punto pare che la barca sospiri di sollievo e ci dica: ecco, era ora, sono nel mio elemento!

Non abbiamo potuto seguire la tradizione rompendo una bottiglia di champagne sullo scafo, ma lo champagne c'era, e anche ben ghiacciato, e c'era il capo del cantiere e i miei amici più cari e naturalmente Lucia: tutti a bordo, tutti un po' brilli dopo la quarta bottiglia; e anche la barca ha avuto la sua parte, nel senso che appena stappata la quinta bottiglia ne ho innaffiato abbondantemente la prua.

Menomale che dovevano tutti tornare al lavoro, così la sesta ed ultima bottiglia è rimasta ad aspettare nuotando nell'acqua e ghiaccio. L'indomani, sempre con l'aiuto della gru, abbiamo montato l'albero e tutte le manovre.
Dopo però Chiara era diventata malinconica. Perché?, le ho chiesto.
"Perché adesso non so più cosa fare per te, e se davvero vuoi aiutarmi a trovare quel lavoro non ti vedrò più..."
"Ma grulla che sei! Intanto continuiamo a vivere assieme, no? O vuoi già abbandonarmi? " "Ma no, no! Però ora tu comincerai con le tue crociere, e ogni volta per una settimana non ti vedrò nemmeno!"
E piangeva, senza singhiozzare, ma le scorrevano le lacrime; e tirava su col naso come una bambina.
La abbracciai stretta stretta e le sussurrai all'orecchio:
"però tu... mica hai fretta per quel lavoro all'ufficio turistico, no?"
"No, ma cosa cambia? Anzi, meglio sarebbe se fossi occupata tutto il giorno quando tu sarai via."
"Ecco", le dico, fingendo che l'idea mi fosse venuta in mente solo allora: "intanto dovrò fare un po' di uscite per controllare che tutto funzioni, non è mica un gommone questa barca; e avrò bisogno di te; e poi non sarebbe male se venissi anche tu qualche volta per le mie settimane; la prima, a proposito, avremo due coppie di inglesi, li ho sentiti solo per telefono ma mi sembrano proprio persone per bene; e insomma, io so andare a vela, ma questa barca per me è nuova e mi impegnerà moltissimo; tu mi saresti preziosa; non solo, ma ti spetterà un compenso, non molto, ma vorrei che tu avessi la soddisfazione di guadagnarti qualcosa col tuo lavoro. Che ne dici? "

Mi fissa a bocca aperta, trattenendo il respiro; poi mi abbraccia stretta da levarmi il fiato, piange e ride.
"Virginia ti amo, diomio come ti amo, come potrei vivere senza di te? Ma davvero potrò venire in crociera? Non è un sogno?" E mi palpava le spalle, come per accertarsi di essere sveglia. Mi staccai a fatica da lei e le dissi:
"punto primo, per oggi basta con l'inglese; punto secondo, basta piangere; punto terzo..".

La trascinai nella mia cabina a poppa, la spogliai e la spinsi sul letto; poi mi spogliai rapidamente e mi sdraiai accanto a lei.
"E adesso fammi vedere cosa hai imparato," le dissi dopo un lungo bacio;
"Ma... non di inglese, vero?"
"No, non d'inglese; d'amore..."

Si avventò su di me come una gattina furiosa; mi baciò, mi leccò il collo, il seno; mi morsicò i capezzoli facendomi rabbrividire dal piacere, mi stuzzicò la fica... Sei già tutta bagnata, porcellina... Sussurrò ridendo. Le pizzicai forte il culo, lei rideva in un certo modo, come dire, un po' di gola, in quel modo che conosco bene, il modo in cui ride una donna eccitata. Poi scivolò giù, senza perdere tempo a baciarmi lungo il tragitto, e me la trovai accoccolata fra le mie gambe; mi guardava sorridendo, e continuando a guardarmi cominciò a baciarmi la fica, a leccarmela, a masturbarmi ; poi le sue dita scesero a cercare il buchino del culo e lo penetrarono...
"Sì amore sì sì sììì," le sussurrai, e mi lasciai andare nell'orgasmo più dolce e insieme potente che mai avessi provato.

Dopo, come dice la canzone, furono baci e furono sorrisi; ma solo per un poco, perché ero smaniosa di sentire lei godere; la feci godere in tutti i modi, due, tre volte; l'ultima fu baciandole la fica, ma non solo quella, c'era il suo tenero buchino che palpitava, e glielo leccai strappandole gemiti e tenere proteste: no no no cosa mi fai diomio che bello nonono....

Prima di accettare la prima settimana di crociere a pagamento, come dicevo, volli impratichirmi bene della barca, e soprattutto volli che Chiara si trovasse a suo agio in navigazione. Imparava subito, era attenta e concentrata sicché la promossi ben presto mozzo di bordo.
Finalmente arrivò il primo giorno del mio appassionante lavoro; diedi incarico a Chiara affinché, dopo le presentazioni di rito, accompagnasse gli ospiti a fare gli acquisti per rifornire la cambusa. Ospiti simpatici e carini: una coppia di mezza età ben portanti, e l'altra coppia era la loro figlia con una sua amica: coppia davvero, non si staccavano un momento e si sorridevano in continuazione; non parlavano molto, ma si scongelarono appena si resero conto che anche io e Chiara eravamo una coppia; entrammo presto in confidenza e da allora, in ogni occasione in cui c'era poco da fare, ma soprattutto nelle pause in una delle tante incantevoli calette dell'arcipelago toscano, loro due mi sequestravano Chiara e se la coccolavano; del resto una di loro, l'amica della figlia dei due inglesi, aveva quasi il doppio degli anni di Chiara e si sentiva un po' una zia affettuosa.

Da principio Chiara si era preoccupata che a me la cosa non piacesse, ma l'avevo tranquillizzata: "va tutto bene tesoro; intanto continui a fare pratica di inglese, e poi noi due non possiamo rintanarci, noi dobbiamo essere le prime a svegliarci e le ultime ad andare a letto; infine, a parte che loro quattro sono tutte persone deliziose, un cliente soddisfatto sarà la nostra migliore pubblicità."

La crociera fu un successo, aiutata dal tempo perfetto e dal vento non eccezionale, ma più che sufficiente a navigare con soddisfazione. I miei ospiti mi avevano subito detto che tutt'e quattro erano naturisti, e ci chiesero se potevano stare nudi in barca; li rassicurai: "andrà benissimo, solo io e Chiara non potremo fare altrettanto perchè gestire tutte le manovre di un veliero da nude poteva significare grossi problemi; però avevano fatto bene a dirlo subito, così riprogrammai la crociera in modo da poter sostare soprattutto in prossimità di siti naturisti.
Solo nei momenti più tranquilli di navigazione davo il permesso a Chiara di spogliarsi e andare a farsi coccolare dai nostri quattro amici, dopo aver servito loro una merenda fresca e dissetante.
Mi piaceva tantissimo vederla chiacchierare con loro, ridere e scherzare perché ogni tanto le scappava qualche errore; ma era tutta preziosa esperienza. Erano davvero carini , non c'è che il naturismo per far diventare le persone semplicemente quelle che sono, senza finzioni o ipocrisie.

Alla fine della settimana i nostri ospiti erano entusiasti: tutto era stato meraviglioso, il mare, il tempo, le isole e soprattutto la nostra "incantevole ospitalità" (loro testuali parole). Si accomiatarono dopo abbracci e baci e vollero anche dare una cospicua mancia a Chiara, che spalancava gli occhi, cercava i miei per una conferma, e le sorridevo annuendo; sicché lei ringraziò con molto garbo, baciò affettuosamente i due genitori e più a lungo la figlia e la sua compagna, e dopo molti sorrisi e qualche lacrimuccia se ne andarono a prendere il loro taxi che già li attendeva.

Chiara mi saltò al collo soffocandomi con un abbraccio da boa constrictor.
"Virginia! Virginia diomio sono felice, è stato tutto bellissimo, è andato tutto bene vero?, e mi hanno dato anche dei soldi, capisci! Non c'è bisogno che mi paghi..."
"Ma sei matta, che c'entra? La tua paga te la sei meritata ampiamente, e il regalo che ti hanno fatto, anche; quindi sta' tranquilla."
"Ma almeno posso invitarti a cena stasera?"
"Molto volentieri amore."
"Però non in pizzeria," chiarisce lei; "trovami tu un ristorantino romantico, ce ne sarà almeno uno, no?"
"Ce n'è di sicuro, solo che non ti basterà tutta la tua mancia."
" E allora?" Ribatte lei;" quelli sono soldi piovuti dal cielo, li voglio spendere nel modo migliore!"
La portai all'Osteria Orlando, dove riuscii a farmi assegnare un tavolino affacciato sul mare. Fu una cenetta deliziosa.

Dopo, non volle andare a casa: facciamo l'amore in barca, ti prego, è una settimana che lo desidero e non abbiamo mai più potuto... E fu l'amore, uno dei più belli, tenero e rabbioso insieme, una gara non dichiarata a chi faceva godere di più l'altra; fino all'alba, quando cademmo abbracciate e sfinite in un sonno pieno di sogni.

E' passato un anno. Ho dovuto, allora, combattere con me stessa, col mio desiderio egoista e irragionevole di tenermi Chiara solo mia per sempre, ma la ragione alla fine ha vinto. Così senza che lei se ne accorgesse, ho fatto di tutto per spingerla a volare via dal nido, per darle la fiducia in sé stessa. L'occasione è stata in quel famoso bar dove si esibisce sempre un bravo pianista. Chiara era allegra, disinvolta, se la mangiavano con gli occhi tutti. Aveva indosso uno dei suoi abitini griffati che evidenziava il suo charme, la sua freschezza, la sua gioia di vivere. La vedevo ascoltare la musica, anche da seduta si capiva dai suoi movimenti che stava danzando.

"Perché non vai a cantarmi una cosa?" Le chiesi a bruciapelo. Mi guardò perplessa. "Mi piacerebbe tanto che mi dedicassi una canzone in pubblico, sai?"
"Ma... chiese titubante; si può fare?"
"Tutto si può fare se lo si vuole. Dai, va' da lui appena ha finito e diglielo, che vuoi fare un regalo speciale alla tua amica."
"E se mi dice no?"
"Vai, Chiara, diglielo che è per me, non ti dirà di no, vedrai..."

Approfittando di una pausa si alzò, si diresse al podio del pianista, seguita dagli sguardi di tutti; poi si accostò e gli parlò; lui sorrideva, le chiese qualcosa, lei annuì ridendo e parlottarono ancora un poco. Poi lui parlò al microfono: "signore, signori: solo per stasera un'eccezione: questa simpaticissima ragazza vuol fare a tutti i costi un regalo musicale per la sua amica Virginia, che credo molti di voi conoscano bene; glielo fate un applauso di incoraggiamento?"

Il resto fu... Non vorrei esagerare, fu magia: Chiara cantò 'Almeno tu nell'universo', girando al femminile gli aggettivi maschili del testo; bellissima, bravissima, con la voce che le usciva dall'anima, illuminata da un riflettore nella sala buia, e fu travolta dagli applausi; dovette concedere il bis, che fu 'La ragazza di Ipanema': la cantò in brasiliano, danzando morbida, e tutti, materialmente, vedevano la ragazzina della canzone che cammina sul lungomare di Rio.
La gente continuava a chiedere altri bis, però la mia bambina fu tanto giudiziosa da rifiutare, e disse al microfono che non se la sentiva di rubare ancora la scena a un artista come lui; si chinò a baciare il pianista, gli restituì il microfono e corse giù da me.
"Ti sono piaciuta?" Chiese ancora ansante, rossa in viso, eccitata, luminosa; feci cenno più volte di sì ma non riuscivo a parlare, stavo piangendo, e sì che io non sono facile alle lacrime, ma mi rendevo conto che probabilmente, spinta da me, Chiara sarebbe davvero volata via.

E così fu. Il pianista aveva parlato con certi suoi amici; dopo solo pochi giorni fu contattata da una casa discografica, poi da un impresario di show musicali, poi da un'agenzia di pubblicità. Lei era smarrita, da una parte era felice ma si rendeva conto che forse ci saremmo perse.
"Ma perché mai?" Cercavo di consolarla; "all'Argentario vengono in vacanza divi famosi, perché non potresti venirci anche tu? Però devi farmi una promessa: tu farai la vita che hai sempre sognato, ma in quel mondo conoscerai il Gatto e la Volpe, in tutte le versioni; non ti fidare mai di nessuno, fatti consigliare, non so, c'è qualcuno di cui ti fidi?"
"Lo farò, stai tranquilla, te lo giuro, guarda che Pinocchio l'ho letto tante volte da bambina! Mio papà è un avvocato, chi meglio di lui?"

Fu con queste promesse che ci salutammo, bagnandoci il collo reciprocamente di lacrime. Era stato l'amore più dolce e travolgente della mia vita, anche perché non aveva mai avuto una vera fine, solo un taglio netto, doloroso, nel momento più bello.

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