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Insospettabili vizietti domestici, 4a parte


di sexitraumer
28.03.2020    |    10.865    |    0 9.7
"Franz ! Ehi Fraaaaaaaannzz! L’autobus parte ! Fraaaaaannnnnz !” La mia mente cercava d’immaginarsi quella bella bionda fiamminga che s’era concessa al figlio..."
“Ma mi hai fatto scopare!”
“Era quello che volevi, no?!”
“Sì…però…”
“Senti Andrew, la do a tanti per sopravvivere…con lo stipendio di segretaria ci vengono solo l’affitto e la bolletta della luce…ogni chiavata davanti al fotografo mi danno cento euro…a nero…finché sono questa bella bionda, ce la faremo! ...faccio contenti tanti cazzi, alcuni sono grossi, e…”
“…e…?”
“…e belli! E quando il regista mi dice di cambiare posizione, certe volte vorrei fregarmene, e continuare a cavalcarli…faccio contenti così tanti segaioli, che…”
“…che…mamma?...”
“…che posso accontentare anche te! Ma baci in bocca non devi chiedermene…!”

“…poi restammo abbracciati ed in silenzio meno di un’ora; quando ci alzammo, ormai era sera lasciai che finisse al bagno quello che doveva fare, poi quando uscì, dato che il ghiaccio tra noi s’era rotto, le sollevai di nuovo la vestaglia, le abbassai le mutande, e baciandola e leccandola tra le natiche cercai di avere un rapporto anale…”

“Mhmmmm…OHHHHHHH…sei imbarazzante Andrew! Mhmmmm…ok, tesoro! Facciamo anche questa! Mi raccomando vai dritto a destinazione…AHNNNNN…no, non ficcare la lingua…ahnnn…ce la metti un po’ sopra il buchetto, ahn!…HOH!...mhmmm…basta! Ficca il cazzo, e non pensare a me! Spostati un po’ indietro…e prendile!”

“…e insomma, mentre s’era chinata davanti al comò del letto matrimoniale per farmi togliere anche questa soddisfazione, non c’eravamo accorti che era entrata mia zia con le ricevute delle bollette, che aveva pagato per nostro conto, col denaro di mamma all’ufficio postale; ci aveva visto mentre cercavo, sollevatale la vestaglia di infilarglielo nel culo, il mio piccolo cazzo…proprio quando le stavo scostando le natiche per contemplarle il buchetto, la zia aveva distolto lo sguardo se ne andò senza una parola!…mamma mi fece finire anche quella sodomia…”

“!”
“…allora tesoro, non volevi incularmi? ...ti sei fermato, che fai?! Ficchi?”
“…mamma, la zia ci ha visti! Io non so, se…a questo punto…”

“…purtroppo care amiche mie s’era accesa un’altra sigaretta, e senza neppure guardarmi, tirando delle boccate, mi disse…”
“…non preoccuparti! Non ci denuncerà! Non è mai stata una santa neppure lei, te l’assicuro!”
“…che ha fatto? Che non è stata mai una santa…”

“Senza neanche guardarmi, cercava qualcosa che facesse da portacenere, mantenendo rimboccata la vestaglia che le avevo maleducatamente alzato. Non spostò il culo, letteralmente tutto per me, quella volta…mi rispose gelida sulla zia…”

“Niente che serva a te! ...su! Ficcalo, e poi finisci quello che volevi fare, che devo uscire!”

“Care amiche, potei amarla scopandola anche nel culo…quando finii di spararle dentro il mio sperma…”

“Bene tesoro…sei venuto! Ora dovrei andare…”
“Non sono durato, vero ?!”
“Quanto sei durato, tesoro? Dimmi…”
“Sei, sette minuti…”
“No, tesoro! Solo tre, tre e mezzo…io andavo di fretta, e ho guardato il mio orologio; eri già arrapato…mentalmente avevi sborrato quando mi stavi scostando le natiche; sii gentile quando lo farai, con qualunque donna!”
“Mamma io…”
“Devo lavarmi Andrew! Sono in ritardo!”

“Mamma si lavò di nuovo in bagno, poi uscì e andò direttamente in camera sua a vestirsi, chiudendo bene la porta…io pigramente avevo immerso il cazzo in un bicchiere d’acqua del rubinetto…mamma mi disse…”

“Lascia stare cretino! Usa il mio sapone intimo! E lavalo bene, o ti pruderà una settimana!”
“Mamma posso venire, dove stai andando tu adesso?”
“No, assolutamente! Devo parlare con delle persone! Se non ti piace stare solo, vai dagli zii! ...e se ti dicono qualcosa per oggi pomeriggio, digli di parlare con me!”

“All’ora di cena uscì per quel suo secondo lavoro…dal mattino dopo non parlammo che a monosillabi, sguardi e gesti concludenti quasi per una settimana… ma alle congiunzioni, brevi, poco più che sveltine se le volevo, non si opponeva, tranne quando non se la sentiva; concordavamo tutto in silenzio: i miei tocchi erano la domanda, i suoi gesti la risposta; se non insistevo sapevo che la volta successiva mi avrebbe detto sì. Non era male! Avevo compreso che non avrebbe mai partecipato cerebralmente…solo passività fisica…roba breve, non dormivamo più assieme, mentre ogni tanto prima, quando ancora non volevo il sesso, dormire assieme me lo faceva fare…le avevo anche accennato degli amici grandi che erano attratti da lei, e s’era fatta una risata ironica uscendosene con un vedremo…andammo avanti così un paio di mesi; me la dava solo se mi vedeva fare i compiti e studiare; ero cresciuto di un tre anni dopo quel pomeriggio di sesso: ormai la sera non avevo più bisogno degli zii. Dopo quella volta che la zia ci aveva sorpreso, ero rimasto un po’ interdetto anch’io…poi…”

“…poi, Andrew? ...che?...”

“…dissi io che avevo ascoltato interessata…Andrew, caro Franz, fece silenzio un paio di minuti; e mentre mia mamma mi stava fulminando con lo sguardo, e mio fratello Somchay guardava, violentandola con gli occhi, una di quelle elegantissime cameriere bionde europee, coi capelli lunghi in abito scuro…Andrew finì la sua storia…”
“…all’uscita dalla scuola mi vennero a prendere due uomini sconosciuti! Vedendomi esibirono i tesserini della polizia, e mi dissero…”

“Sei tu Andrew De Joons?”
“Sì…e allora?”
“Tua madre ci ha chiesto di portarti da lei ! Ci aspettano…vieni!”
“Dove andiamo?”
“Non è lontano…un quarto d’ora…”
“…commissariato?”
“No, sei minorenne! Una struttura protetta! Mamma tua ci aspetta lì. La vedrai, non preoccuparti…ci ha mandato lei…se vuoi telefonarle prego, fa pure!”

“Quel giovane poliziotto era molto gentile ed educato; forse era di quelli che s’infiltravano nelle bande…vestiva in maniera del tutto inelegante: giubba scura, felpa, jeans, sciarpa tipo keffiah, capelli lunghi col codone, tatuaggi visibili; quello più anziano, in doppio petto e cravatta che avrebbe potuto essere mio padre, e non mi perdeva di vista un istante; il giovane mi aveva offerto il suo cellulare, forse mamma gli aveva confidato che nel mio non c’era il credito…a me però premeva un’altra cosa…”

“no, grazie…agente!”

“Sapete, credevo che avevamo il telefono sotto controllo; non avete idea le pippe mentali…poi presi il coraggio a quattro mani e chiesi…”

“…siamo stati denunciati per caso?”
“…no. Nessuna denunzia contro di voi. Dobbiamo solo portarti da mamma tua. Avrai ogni spiegazione, tranquillo!”

“Sapete, mi ero spaventato temendo che mia zia ci avesse denunciati per incesto! ... la macchina era una Renalt Clio civile: non mi dissero che mi stavano portando subito da un’assistente sociale che, al nostro arrivo, stava parlando con mia madre, come se fossero amiche di vecchia data…mamma mi salutò con un abbraccio, poi mi disse di fare quello che dicevano loro, che mi avrebbe mandato le mie quattro cose, e se ne andò senza voltarsi…l’assistente sociale, una donna giovane, rivolgendosi a me, disse:
“…stai tranquillo Andrew, ti portiamo da una famiglia affidataria, per qualche tempo… Mamma tua, una donna molto accorta di solito, ha perso il lavoro di segretaria…

“Voleva farmi credere che non avrebbe più potuto mantenermi, e si profuse in particolari…”

“Allo studio legale le avvocatesse hanno saputo come arrotondava lo stipendio…un servizio foto porno però l’avevano girato di notte a studio, e un cliente, che i porno li leggeva, compratane un’altra copia, che poi ha passato allo studio, ha avvertito le avvocatesse che hanno avvisato l’avvocatessa capo…non hanno certo rovistato tra gli atti quelli del giornale porno! Niente era stato consultato! Però è venuta a mancare la fiducia delle sue datrici di lavoro, e per il lavoro di segretaria la legge parla di rapporto fiduciario…”
“…ma l’hanno licenziata per quattro foto? ...”
“L’hanno licenziata perché ha prestato lo studio per le riprese, senza chiedere all’avvocato titolare, un’avvocatessa anziana…nessuno stava presidiando gli atti!”
“Ma…ma…perché non mi ha detto niente?”
“Andrew…ora cambiamo città per un po’…poi fra quattro anni sarai libero di tornare da lei…da maggiorenne…ben inteso! Continuerai a vederla due volte al mese, non preoccuparti! Così mi portarono dalla famiglia affidataria…”

“… insomma tua mamma ha perso il posto e te, per un servizio porno?!”
“Sì e no, però l’ho creduto all’inizio! …o meglio me l’avevano fatto credere! Cominciai a incontrarla sotto sorveglianza una volta al mese, non due come m’avevano detto, e mi disse che aveva liberato l’appartamento; sarebbe tornata a vivere dai suoi, dove non pagava affitto, e avrebbe continuato col lavoro di porno modella…il punto debole che mi fece intuire che c’era stato qualcosa di costruito a tavolino erano proprio i porno: comprandoli di nascosto dalla famiglia affidataria, tramite due amici, i giornaletti, ho visto altri servizi porno girati, anche e più d’uno, in quello studio legale: in sala d’attesa il più delle volte: ergo erano le avvocatesse che prestavano lo studio, secondo me! Provai a chiamare anche al telefono, e una donna molto gentile mi rispondeva con tono professionale: mi dispiace, non lavora più qui da noi, non so dove possa trovarla…quella era stata una bugia a fin di bene! Sapete, era malata di cancro…e una volta maggiorenne, seppi che era morta l’anno prima… gli zii mi dissero che non voleva che la vedessi soffrire…la zia, quando le chiesi se ci aveva denunciato per quell’atto sessuale con cui si sorprese all’improvviso, mi fece capire che fece finta d’aver sognato, e che comunque non ricordava di che parlassi…insomma le sigarette le avevano presentato il conto…tutto qui! Alla zia che avessi ottenuto da mamma un rapporto anale non importava nulla, anche se di sicuro ne aveva spettegolato col marito!”

“…pensa Franz! Il racconto di quel belga ci era piaciuto talmente tanto, che tornati a casa nostra, mio fratello voleva inculare nostra madre china su un comò…! Franz !...Franz ! Ehi Fraaaaaaaannzz! L’autobus parte ! Fraaaaaannnnnz !”
La mia mente cercava d’immaginarsi quella bella bionda fiamminga che s’era concessa al figlio tredicenne e passa… cazzo e cazzaccio se non avrei cambiato la mia esistenza con la sua, quella di quel giovane Andrew! Certo era sempre stato senza padre, poi gli era morta la mamma bonazza e un tantino troia incestuosa…dalla Thailandia, di chissà dove, al …Belgio!...e infine di nuovo qui da noi, in Italia, in provincia! Non mi ero accorto che era sera inoltrata, e che Gladys se n’era già andata, dopo aver tentato, senza successo, di svegliarmi…Gladys le cose le sapeva raccontare! Non m’ero mai sentito tanto bene come quella volta! Se dei bulli m’avessero voluto rubare la canna e il mulinello, peggio ancora il cell e il portafoglio non me ne sarei letteralmente accorto!
…quando il racconto di Gladys era finito rimasi a fissare il pavimento stradale completamente avulso dalla realtà intorno a me. In particolare per quel racconto di autobus ne avevamo persi due, e lei avendo il suo daffare, e non riuscendo a distogliermi dall’ipnosi del suo racconto aveva preso, senza scuotermi oltre, il terzultimo bus, verso le diciannove…io dovetti aspettare le venti e trenta per la successiva partenza. Avevo trascorso un pomeriggio piacevole, senza però aver fatto i compiti…la qual cosa m’avrebbe preso tutta la serata, fino a tardi…e il mattino dopo ci sarebbe potuta scappare anche un’interrogazione, che per fortuna …non ci fu. Un paio di pomeriggi dopo andai a casa di Druso…
…dovevo sfogarmi…quel lungo racconto di Gladys era stato parecchio migliore di quella scopata sbrigativa. Quarantotto ore dopo avevo finito di raccontare a Druso, sotto il cortile di casa sua, tutto quello che avevo sentito da Gladys al muretto del capolinea del lungomare.
“Ci saresti dovuto essere! Non hai idea quanto sono porci a casa di quella lì in Thailandia!”
“…sono stati, semmai! Il fratello s’è sposato, e se n’è andato di casa, no?!”
“…lo fanno facile il sesso casalingo lì…”
“La storia della scopata di suo fratello con la madre e l’europeo l’aveva raccontata anche a mio cugino che s’era pagate due ore con lei…io ti credo Franz, ma quella troia è brava a raccontare storielle porno…insomma si trovano sul web…tu te la immagini, sei arrapato, ti ecciti, e trombi! T’ha dedicato mezzora tutta per te intanto che mettevano il bus…forse l’altro ieri non aveva clienti, così torni da lei, no?!”
“Dici che lo fa apposta a raccontare certe storielle…!?!”
“Certo, tu te la immagini porca, e più porca, e torni per scoparla, no?!”
“Io sì, tanto se voglio mio cugino mi prende l’appuntamento…e te che fai? Ti va?”
“No, adesso sono certo: quelle sbrigative non le voglio.”
“Mi dispiace Franz! Veramente! Credevo che una doppia ti sarebbe piaciuta…”
“Druso ! Mi sono convinto che sarebbe piaciuta soprattutto a te! Guarda…io sono venuto prima…però non mi accorgevo se sincronizzavo i miei respiri con lei o con te…”
“…oh senti! …vabbè ti prendo un appuntamento solo per te…dimmi quando hai la somma. A buffo non scopa!”
“No, no…senti lascia stare gli appuntamenti! Forse è meglio non saperlo quello che facevano a casa sua! Magari è più squallido del racconto.”
“…senti, se trovo a convincere mamma a darmela, e poi le parlo di te, mamma insieme a me te la faresti ?”
Sapevo che non parlava sul serio, ma stetti al gioco. In fondo sua madre perché avrebbe dovuto fare una tripletta con noi due?! Comunque, certo che non sarebbe mai accaduto, rilanciai:
“Per farti contento una volta sì…però vorrei farmela da solo anch’io una volta…nel culo! Ti disturba questo?”
Sorprendentemente, come fosse il padrone di mamma sua, rispose:
“No, no…possiamo combinare…però dovresti contraccambiare con mamma tua…”
“Un due più due ?”
“Sì, sarebbe una gran figata! Scambio di coppia con le mamme, invece che con le mogli!”
“…ah…certo! E ci sarebbe da fare buoni soldi vendendo o girando il video da qualche parte!”
Poi Druso se ne uscì con una strana e morbosissima proposta:
“Che dici? Perché non proviamo con il sonnifero?”
“E tu ce l’hai il sonnifero, Druso?!”
“Guarda !”
Druso tirò fuori da una tasca interna un blister con 12 pillole, di cui due già utilizzate, e me le mostrò: erano proprio pillole di sonnifero. Non gli chiesi come le avesse avute; infatti mi lesse nel pensiero…
“L’ho rubate a mamma quando eravamo in Svizzera dai nonni! Si è convinta di averle lasciate lì, anche se i nonni non le hanno trovate! Ma mamma è pigra. Si sarà già comprate le altre…”
“Sono potenti ?”
“Mamma ne prende due quando vuole dormire…se riesco scioglierne tre in un drink alcoolico passerà la notte a dormire…e mentre dorme le possiamo odorare la fica, e magari anche leccargliela…che ne dici?”
“E con tuo padre che fai? ...lo imbavagliamo e lo leghiamo al divano?”
“Intendevo dire un pomeriggio, che lui sta al negozio!”
“Oh certo, sogni ad occhi aperti, Druso!”
“Non ti va col sonnifero?”
“Dico che se la stimoliamo, la svegliamo, no?!”
“Dici...?”
“Senti, se non esageri col dosaggio col drink, il massimo che puoi fare è toglierle la camicia da notte, ci facciamo una sega vedendo ciò che si può, e poi le schizziamo tra le cosce, o sopra la fica…certo poi bisognerà ripulirgliela…sennò al risveglio…”
“Insomma la narcotizzo, ti chiamo, la spogliamo e ci seghiamo per poi sborrarle sopra il corpo…”
“Questa è l’idea, sì…però visto che hai 10 pillole, prova con due…una magari è quella che si prende lei, l’altra gliela infili piano piano tu in bocca, se vedi che dorme con la porta aperta e soprattutto la bocca aperta…poi se funziona, replichiamo e chiami anche me, capito Druso?!”
“Non hai fretta Franz, vero ?!”
“Nessuna. Ma vedrai che non funziona! Piuttosto…mi daresti un tre pillole di queste ?”
“Ce ne sono solo dieci…che devi fare ?”
“Vedere se funziona…con la mia…”
“Vuoi farle assumere a tua madre ?”
“Sì…uhmmm…aspetta…non è che hai un coltellino?”
“No, Franz, non ce l’ho!”
“Vabbè, ma se vai al chiosco, ti prendi una lattina di coca, così usiamo la linguetta…”
“La lattina costa, e io non ho più soldi…un momento!”
“Che c’è ?”
Notai che Druso portava al passante dei pantaloni un taglia unghie di metallo cromato.
“Fammi provare col taglia unghie !”
“Ecco, tieni! Taglia tu ! Mi raccomando, non più di tre!”
“Tranquillo…”
Le pillole me le tenni da parte, nascoste dentro un pacchetto aperto di kleenex. Intanto un tarlo continuava a girare e scavare gallerie che portavano ad altre gallerie nella mia mente…
Al ritorno da scuola il giorno dopo frugandomi nelle tasche mi ricordai delle tre pillole di sonnifero che mi aveva dato Druso, in prova…
Druso aveva la tendenza ad essere esibizionista, o almeno lingua lunga; non riusciva a tenersi una cosa a lungo senza mostrarmela, e con quei sonniferi sottratti a sua madre venne un’idea anche a me. Avrei provato prima con mia mamma, poi se funzionava, chissà che non avremmo fatto qualcosa di più complesso con entrambe le mamme, vittime inconsapevoli della nostra personale lussuria…a me intanto era balenata una mezza idea di narcotizzare mia madre non appena ne avessi avuto l’occasione, che si presentò due settimane dopo, un pomeriggio che papà sarebbe rimasto in ufficio fino a tardi… Druso com’era naturale mi stava un po’ pressando chiedendomi pressoché tutti i giorni com’era andata.
Quel giorno gli mandai un whatsapp:
Franz: - Provo oggi pomeriggio. Non mandarmi whatsapp, non mi telefonare. Se posso ti manderò qualcosa io a cose fatte. -
Druso: - Ok -
Un problema l’avevo risolto; Druso le palle non me le avrebbe rotte. Non c’era stato bisogno di bloccarlo… io però esitavo, dato che mamma era piuttosto sveglia e accorta anche quando entrava in bagno. Mamma era andata sul letto per una pennichella pomeridiana…

…col cuore che mi batteva per la tensione, mi tolsi le scarpe per non far rumore, poi mentre mamma cercava di prendere sonno mi recai in cucina per prelevare la polvere narcotizzante delle tre pillole di sonnifero donatemi da Druso. Erano le quindici e trenta e in tutto il condominio regnava il silenzio. Presi una sigaretta dal dispenser di papà; tolsi tutto il tabacco, e ne strappai la cartina sottile piegandola per lungo; in tale sottile striscia di carta misi la polvere del sonnifero prelevata dalle tre pillole che si sarebbero sciolte nel cavo orale se correttamente assunte col classico bicchiere d’acqua per mandarle giù. Provai, reggendo con le due mani la cartina affinché il sonnifero non si disperdesse, ad avvicinare mamma che dormiva. Facendo capolino dalla porta vidi che si era addormentata con la luce accesa; ne spensi la metà; purtroppo l’interruttore fece rumore, ma fortunatamente mamma non si svegliò. Dovevo ancora percorrere due metri in calzini; arrivato accanto a lei, mi accorsi che stava russando, e se avessi avuto pazienza sarebbe avvenuto ciò in cui speravo: che mamma prendesse a dormire con la bocca aperta. Ci vollero sei minuti stando al mio orologio affinché la sua respirazione le facesse aprire finalmente le labbra. Restava l’ultimo atto di coraggio: depositarle delicatamente la polvere di sonnifero sotto la lingua, affinché l’afflusso e riflusso di saliva provocasse l’assunzione, e lo scioglimento della polverina ricavata. Esitavo poiché mi chiedevo se non avessi esagerato a sciogliere tre pillole: e se fossero state troppe? Non ricordavo neppure il dosaggio in milligrammi; in fondo di modalità e frequenza di assunzione da parte della mamma di Druso non ne sapevo niente…improvvisamente mamma tossì provocando in me uno spavento che mi fece abbassare istantaneamente. Quando un minuto dopo rialzai la testa mamma aveva la bocca aperta, e vedendole la lingua mi si presentò la finestra di rilascio di quella polvere…altra tensione, batticuore, poi presi la decisione di farle scendere sotto la lingua la polvere; eseguii il rilascio con una tensione tale che mi ero convinto che mamma sarebbe stata svegliata dai battiti del mio cuore. Quel che stavo facendo era pericoloso, ma tre pillole non l’avrebbero certo uccisa…in trenta lunghissimi secondi tutta quella polvere le scese sulla lingua; ero stato un superficiale: che sapore aveva? Se avesse avuto un sapore durante lo scioglimento si sarebbe potuta svegliare! Ero tesissimo accanto a lei in piedi, mentre osservavo la sua saliva mescolarsi colla polvere. Decisi di abbassarmi accanto a lei in ginocchio sul pavimento, e di respirare silenziosamente; contemporaneamente maledii me stesso per non aver staccato il telefono: anche una sola telefonata avrebbe potuto far fallire il piano. Mentre imprecavo con la sola mente per non aver portato sul silenzio nemmeno il mio smartphone aspettavo steso sul pavimento, sotto di lei di fianco che quella polvere facesse effetto; prudenza mi consigliava di aspettare ancora dieci minuti; ne erano passati circa quindici da quando mi ero steso. Mentalmente non riuscivo a raffigurarmi niente di quello che avrei fatto di lì a qualche minuto ancora. Avrei voluto più che altro farle una leccata di fica, ma un simile gesto, per la sua sensibilità intrinseca avrebbe potuto destarla dalla narcosi…decisi sotto il letto per questa scaletta: sollevamento gonna, toglimento delle mutande, contemplazione della figa con sega da parte mia…e se fosse stato possibile valutare la profondità del suo sonno, avrei provato per una penetrazione, quanto bastava per sentire sulla mia cappella le sue carni più interne. La chiavata propriamente detta era da escludersi comunque…la mezzora dall’assunzione era passata; si trattava adesso di riemergere. Alzatomi in piedi, per non essere impicciato mi tolsi pantaloni, e gli slip lasciandoli scivolare a terra pianissimo, come del resto avevo visto fare in un porno manga, dove un mio coetaneo approfittava del sonno pesante della mamma… poi in piedi col cazzetto di fuori a penzolare, sollevai il lembo della gonna di mamma facendolo arretrare per scoprirle il bacino. Mi ci volle mezzo minuto di mano leggera, e tanta tanta tensione interiore…

…adesso veniva il passo numero due: le mutande!
Fortunatamente erano piuttosto consumate, e nemmeno l’elastico pareva troppo teso. Le sue cosce erano scoperte, e magnifiche! Dovetti resistere alla tentazione di baciarne l’interno. Afferrai il bordo superiore sollevandolo dalla pelle, e attesi con ulteriore batticuore (a tamburo!) per vedere la reazione…nessuna ! Continuava a dormire aumentando il russare…allora presi la decisione iniziando l’abbassamento dell’intimo; concentratissimo sul gesto ignorai il suo pelo…mi ci vollero quattro o cinque minuti veri per toglierle tutte le mutande…le adagiai sul letto, affinché pensasse di essersele tolte lei, muovendosi nel sonno…avevo finalmente la sua figa castana davanti, pronta per essere contemplata nel chiarore pomeridiano della stanza. Finalmente era intera, davanti a me! Mi abbassai per odorarla, e dato che l’odore era ancora gradevole, purtroppo istintivamente mi partì una leccata sulla pelle della sua fica in basso, dov’era meno sensibile. A quanto sembrava nessuna reazione. Le gambe gliele avevo allargate poco prima pian pianino, e anche il suo grazioso spacco s’era un po’ dilatato, anche se non lasciava ancora intravedere il roseo interno. Provai ad assaggiarla pianissimo senza muovere la lingua. Le avevo penetrato lo spacco per un centimetro scarso, sperando di catturare qualche suo fluido interno, ma era tremendamente tiepida, e asciutta, e olttrtutto non sapeva di niente. Per forza – pensai – era asciutta ! Di che doveva sapere?! Sulla pornografia stampata, a leggere, c’era una letteratura intera sui sapori intimi della passera, soprattutto di quella passera che sta per prendere il cazzo! Alzai un po’ la bocca da quel magnifico sesso dal quale ero uscito nascendo, e pianissimo vi poggiai sopra la mano. Era calda…una bella fica calda! La mia mano sopra quelle carni fece appena muovere di fianco mamma, provocandomi uno spavento!
… ma continuò a dormire coprendosi con una coperta immaginaria. In realtà s’era addormentata vestita col solo maglione dolcevita sopra l’intimo. Mi alzai in piedi, e presi una coperta leggera dall’armadio, e gliela adagiai sopra…poi tornai a contemplarle la fica. Iniziai a spipparmi mentre le guardavo cosce e fica, non osando toccarla. Da fuori di casa, in strada si cominciava a fare rumore, e vedendo che mamma non si svegliava continuai con la sega…però volevo anche la sua fica!
…ontinuava a dormire tenendosi la coperta sul torace, non dava segno che si sarebbe risvegliata. A questo punto – mi dissi – provo ad allargarle di nuovo le gambe, gesto questo, che richiese con le dovute cautele non meno di due-tre minuti con ovvie pause d’attesa di una decina di secondi tra una presa e l’altra delle caviglie; poi mi avvicinai in ginocchio come potevo col mio cazzetto eretto verso la sua fica poco dilatata, ma aperta. Pensai che in fondo il mio cazzo non era granché grosso; per valutare la permanenza della narcosi andai avanti e indietro coi polpastrelli delle dita indice e medio lungo lo spacco, avendo cura di non farle il solletico, e …attesa…bene ! Mamma continuava a dormire…
…allora induritomi il cazzetto già dritto, vi poggiai sopra la cappella, e violai lo spacco entrandole finalmente in fica. Le sensazioni che mi arrivavano non erano certo esaltanti. Non potevo scaldare quella fica muovendomi avanti e indietro. Ero dentro mia mamma, giacendo sul suo ventre protetto da una sottile coperta, e dal vestito di lei. La fica la sentivo calda, ed era già tanto che il mio cazzetto restava duro dentro di lei…e se lo muovessi? …mi chiedevo…

Ero teso: sapevo di non potermi muovere, pena il suo risveglio! Nei fumetti la mamma si sarebbe lasciata chiavare passivamente fino all’orgasmo, e con una narcosi ben preparata da un habitué di sedazioni, sarebbe potuta andare anche così. Io però avevo usato 3 piccole pillole di sonnifero, che la mamma di Druso si faceva prescrivere dietro ricetta medica, e per istinto m’ero auto-convinto che non erano potenti. Nella vita reale si sarebbe riavuta dalla narcosi. Mentre cercavo di godermi quel “coito a metà”, mamma sentiva il bisogno di muoversi, e con lei si mosse il mio cazzetto custodito dalle sue carni interne, al momento poco bagnate. Quasi quasi un paio di affondi glieli faccio…e se si sveglia venga quel che venga! …

…ma la mia esitazione provocò anche l’ammosciamento del mio cazzo che stava tornando un pisello, sia pure custodito nel più bel posto del mondo. Per cautela uscii dalla sua figa, e mi allontanai dallo spazio intercosciale. Mamma si stava proprio muovendo. In realtà si girò piazzandosi solo a panciasotto, scoprendo il suo gran culo verso di me. Come lo vidi mi andò di poggiare le guance sulle chiappe, uno dei più bei cuscini al mondo insieme alle tette, poi, mentre cercavo di non pesare troppo col viso su quella morbida regione fatta di belle curve, normalmente proibita, pensai di togliermi una bella soddisfazione morbosa: scostarle le natiche per contemplarle il buco del culo. Lo feci più volte. Stetti ad osservarlo un buon minuto, poi mamma si mosse di nuovo facendomi trasalire…!

…e le natiche lo occultarono di nuovo. Si spostò su di un fianco continuando a dormire russando della grossa. La sua nuova postura sembrava stabile, e subito mi venne un’idea da vigliaccone carogna: salii su quel letto con attenzione, e mi sistemai dietro di lei sparandomi una sega su quel culo…ogni decina di avanti-indietro poggiavo il cazzo scappellato tra le sue natiche. Il contatto della cappella con la sua pelle calda m’induriva il cazzo; facevo piccoli movimenti di esso tra le natiche, con un desiderio matto e trattenuto di violarle l’ano; tuttavia se lo facevo rischiavo di svegliarla, e ciò mi ero ripromesso di non farlo proprio accadere. Mentalmente permaneva in me il pensiero di quelle tre pillole di sonnifero ottenuto da Druso come qualcosa di leggero…cosicché vissi quella mia masturbazione con sfioro di natica pelle pelle come non troppo appagante. Quel suo culo mi era piaciuto un mondo. All’improvviso arrapato le scostai una sola natica intravedendo di nuovo il buchino striato, e in quel momento dalle mie palle partì l’onda di piacere che culminò nella mia cappella nell’istante dell’uscita…sparai cinque colpi: i primi due, massivi, sfiorarono di pochissimo, appena tangenzialmente, la coscia scoperta di mamma proseguendo la loro parabola verso il pavimento dalla parte opposta, tanto era stato forte lo sparo! Dal terzo colpo in poi riuscii, reprimendo la mia voglia di schizzarle la pelle, a deviare i colpi con la mia mano verso il lenzuolo libero dal corpo di mamma incosciente voltata di fianco. Ero piacevolmente scarico, ma infelice: quel mio sperma mi sarebbe piaciuto spararglielo dentro il culo, sentirla gemere, e restarci congiunto. No… niente di tutto ciò!

Ero dietro a mamma che smorzavo anche l’ampiezza del mio respiro per timore di un suo risveglio repentino. Ormai cos’altro potevo fare oltre ad asciugare la sborra con le mani affinché non la notasse al risveglio? Dalla strada si sentirono rumori di auto, e il clacson di un camion; mi andò il cuore a mille perché, se si fosse risvegliata in quel momento, non avrei avuto il tempo di lasciare il letto e ficcarmici sotto. Stranamente non si svegliò nemmeno stavolta. Non volendo sfidare il destino lasciai il letto in punta di piedi, e mentre ero tornato in camera mia per prendere lo smartphone e farle qualche scatto di nascosto, mamma doveva aver cambiato posizione tornando supina. Silenziai il cell, e le scattai una ventina d’immagini, di cui una buona metà dopo averle allargato le cosce in modo che spacco, e pelo fossero in bella evidenza. Provai a farmi anche un selfie mentre le baciavo la fica, ma non avevo mirato molto bene. Certo, chiunque avesse trovato il mio cellulare, non ci avrebbe messo molto a capire cosa avevo fatto. Davo a quella fica calda baci leggeri, e non sembrava che si svegliasse. Riprovai a leccarle la figa lungo lo spacco, e ai lati del sesso, cercando di tenere la lingua leggera. La mia lingua però staccandosi dalla pelle e lambendola di nuovo, irritata dal pelo, richiamava della saliva, che io inconsapevolmente le avevo trasferito. Ogni due tre leccate alzavo gli occhi, e vedendo che i suoi rimanevano chiusi, continuavo a leccare lentamente muovendola per pochi centimetri, fermando la lingua anche quando era a contatto col pelo. Se avessi lambito il clitoride sarebbe finita lì, per cui mi accontentavo d’introdurla nello spacco…quando vi era entrata per un centimetro e mezzo finalmente intercettai qualcosa di non mio, quella fica aveva emesso qualcosa di salatino, e tiepido. Ah se solo gliela potessi allargare per leccarla meglio…sbadatamente intercettai il meato urinario lambendolo per intero…a mamma scappò il primo rantolo…
“…ahnnn…”
“…!...”
Ero sicuro di aver perso un battito cardiaco, una specie di esplosione di vuoto dentro la mia mente; non avrei potuto nemmeno giurare di possedere un cervello dentro la testa, tanto era stato lo spavento!
Riavutomi dal vuoto, staccai la bocca dal quel tiepido paradisetto di carne, e fissai mia madre…uhm…niente! Ancora gli occhi chiusi…probabilmente le stavo stimolando un sogno erotico e bagnato…leccai di nuovo: quella fica stava emettendo ancora qualcosa, dei piccolissimi rigagnoli che pulivo con la mia lingua per assaporarli…mi stava intrigando l’idea di averle stimolato un sogno erotico…poi mi venne in mente la prof di scienze quando ci fece lezione sul sonno rem…rapid eye movement…il sogno era dovuto all’emissione di una sostanza, l’acetilcolina, che opportune ghiandole secernono per indicare al cervello che il coma reversibilissimo chiamato sonno-riposo era opportuno che finisse, e che il cervello si riaccendesse…ergo una fase due-tre minuti e due erano già trascorsi durante quelle garbate leccate della sua fica…volevo dare l’ultima leccata dato che la fica si stava bagnando…no!
Era meglio che mi allontanassi: convinto di avere pochissimi secondi a disposizione presi le mutandine di mamma, fortunatamente lise da sostituire, le strappai sul bordo elastico, e gliele passai da sotto le natiche con qualche acrobazia, poi gliele chiusi sopra la fica. Mamma al risveglio avrebbe pensato di averle scucite muovendosi nel sonno. “Rivestitala” mi allontanai per contemplarla, dimenticando per un minuto di essere senza pantaloni e mutande, e mentre mi rivestivo attesi il risveglio…decisi cautelativamente di spegnere anche la luce morbida giallastra in modo che nella stanza calasse il buio pomeridiano…poi sulla porta la contemplavo dormire ancora…ancora ?!...cazzo, allora non si stava risvegliando! Ma porca puttana! Avrei potuto continuare con la leccata di fica…se si stava bagnando il sogno porno stava piacendo anche a lei !…la guardai verso la mano, che teneva chiusa come ad impugnare un cazzo…uhmmm…quasi quasi…ma sì ! Tanto se non si era svegliata con la leccata di fica! Il mio cazzetto era tornato dritto con poche manate…di nuovo in punta di piedi…mi avvicinai, mi sedetti di fianco sul letto, e le misi in mano il mio cazzo…trovando carne calda infatti, anche se incosciente lo impugnò, e certi momenti me lo stringeva…purtroppo nella mia postura di quel momento avanti e indietro non potevo fare. Se le avessi preso io la mano…uhmmm…facendo piano…proviamo un po’…uhmmmm…dopo un po’ di secondi di movimenti indotti, direi che quella presa di mano femminile era abbastanza soddisfacente…il corpo di mamma lo vedevo solo di penombra dato che – stupido – avevo spento la luce affinché, possibilmente, continuasse a dormire…e se l’avessi riaccesa adesso sarebbe stato un possibile disastro. I movimenti lenti della mano tuttavia non erano sostenibili nemmeno quelli; a quel punto decisi di lasciar libera la mano di mamma di tenermi il cazzo come capitava, con quella presa di sonno…poco a poco si ammosciò…a quel punto avrei dovuto sfilarglielo, ma viziatomi da quel calore di quella mano, aspettai che si sfilasse da solo, poi rimisi il cazzo dentro i pantaloni, e feci per allontanarmi verso la porta, cosa che in punta di piedi all’indietro richiese un minuto buono. Circa 5 secondi dopo il mio arrivo a un metro dall’uscio, da fuori venne un altro colpo di clacson; solo che questo era molto più vicino, e si era sentito fin troppo bene! Mamma si svegliò che avevo appena liberato la sua mano dal mio cazzo, e fortunatamente c’era il piccolo grigio buio pomeridiano…mamma aprì gli occhi, e istintivamente cercava l’interruttore dell’abat jour; un istante dopo i primi sbadigli durante i quali la sua vista doveva essere ancora intorpidita…ne approfittai per lasciare anche l’uscio verso il corridoio. Intanto mamma doveva aver acceso la luce, e doveva essersi guardata intorno. La mia sborra sul lenzuolo l’avevo asciugata io, e lei stessa riguadagnata la postura supina doveva averci dormito sopra; quella che aveva colpito i bordi esterni del letto non l’avevo pulita…come si alzò in piedi continuando a sbadigliare, vide probabilmente cascarsi le mutande…erano lise, vecchie, le indossava solo per casa, non certo per andare dal medico…io prudentemente me ne tornai in camera mia fingendo di fare modellismo…mamma mi chiamò…
“FRAAAAANZ !”
“Sì. ….che c’è ?”
“Quanto ho dormito, Franz ?!”
“Un’oretta o due…”
Guardai con sfacciata sicurezza l’orologio, e risposi:
“Un’ora …no, ecco…un’ora e quaranta.”
“Ah! …ho dormito profondo, sai…non credevo di essere così stanca! Cazzo ! Mi sento ancora stordita…uhmmm…tu che hai fatto Franz?!”
“Ho letto un po’, poi ho fatto un po’ di quest’aereo…”
“Hai adoperato le forbici ? O il taglierino?”
“No, perché ?”
“Beh i pezzi stanno ancora nella griglia, auhunnnng!”
Sbadigliò di nuovo…era piuttosto riposata, calma…e vigile…calma prima della tempesta…
“Senti Franz! Non appena mi sono alzata dal letto mi sono cadute le mutande !…non è che niente, niente me le hai tagliate mentre dormivo? E lascia stare quel modellino! Tanto lo so che non sai montarlo!”
“No, mamma. Perché?”
“Perché ad esempio, tuo padre la sborra fuori non la spara…sempre dentro di me o sul mio corpo, ma per terra no di certo! E poi le due chiazze che ho trovato per terra sono ancora liquide…fosse stata di papà sarebbe secca a quest’ora!”
Avevo dimenticato di pulire quella sparata più lontano, porca maiala della ma…mi scappò una bestemmia a mente…
“…mamma non capisco. Io…”
“Non sai mentire Franz! Lascia perdere ! E poi hai sudato! Non ti sei guardato allo specchio?! Mi hai guardato la passera mentre dormivo, vero?!”
“No, mamma…”
Mamma ormai aveva capito, almeno per sommi capi, e mi stava incalzando…
“Franz ! Ti sei fatto una sega guardando la mia fica mentre dormivo?”
“No, io…”
Mamma si tolse il maglione, e lasciò cadere un’asola del body: la sua tetta sinistra era en plen air; bellissima e burrosa…si avvicinò verso di me, armeggiò disinvoltamente sulla patta dei miei pantaloni, ed estrasse il mio cazzo, caldo, dritto, e bagnato…lo prese movendolo, e s’intostò ancora di più…mamma disse:
“Baciami la tetta, e succhiami il capezzolo, Franz! Avanti !”
Incredibile m’invitava a succhiarle il capezzolo…eseguii alla lettera: la tetta era calda e bellissima da baciare…subito succhiai il capezzolo…mamma respirò imbarazzata dal succhio ordinato da lei…
“Hoh !...mhmmm…ahnnn”
…e intanto mi smanettò quattro colpi avanti e indietro…venni subito bagnandole la mano, che mi aveva masturbato. Mamma osservando il mio cazzo ormai moscio per la venuta sulla sua mano sentenziò:
“…poca sborra Franz !”
“Beh…ma…mi hai fatto…venire tu!”
“Sentiamo le pallette!”
Mi carezzò le pallette, afferrandole piano con garbo, contenendole nella mano calda; poi strinse poco, e naturalmente già esausto mi indusse un po’ di male…mamma continuò con dolcezza:
“…male, vero Franz?!”
“Sì.”
“Allora hai già sborrato di recente…mi hai guardato la fica mentre dormivo, vero?”
Seguì un silenzio imbarazzato e …confessorio.
“…s…sì. Mi piaceva il pelo!”
“…e l’hai assaggiata?”
Ora il miglior modo di dire una bugia è ammettere una mezza verità, e dissi:
“No. Non osavo! Avevo paura che ti svegliassi…”
“Mi hai fatto foto?! …mi hai fatto foto Franz ?!”
Ovviamente sì. Prudentemente avevo messo 16 foto al sicuro in una cartella segreta truccata da altra app; mi ero tenute tre foto della fica, e una del culo senza bucio, fatte da meno di due metri…il viso di mamma si vedeva di spalle…
“Dammi lo smartphone, Franz!”
Glielo diedi sudato, tremando, già sbloccato. Mamma guardò le foto, fece un paio di smorfie di sufficienza o di ironia – fate voi – e cancellò quelle con la figa aperta, quindi si fotografò la tetta. Restituendomi il cellulare mi disse:
“Tieni, porco ! Scatta quando te lo dico!”
Scoprì la gonna, e mise il pelo in vista a gambe chiuse…
“Fanne un paio porco! Ma le gambe non te le apro!”
“Spixt…spixt!”
“Del culo, una ce l’hai già! O vuoi farne un’altra ?!”
“Eh…ehm…una al bucio, si potrebbe?”
“Schifoso porco!”
Si mise abbassò il ventre sul tavolo della mia stanza, poi riscoperto il suo stupendo culo, si aprì le natiche intimandomi brusca:
“Una sola! Intesi?!”
“Spixt!”
“Dà qua! Maiale!”
Si riprese lo smartphone, poi si sedette sul tavolo, quindi allargò le cosce per farsi un autoscatto alla fica aperta; naturalmente sarebbe stata visibile solo sotto l’ombelico…
“Tienti questa! Depravato ! Per segarti! L’ho aperta! Fattela bastare!...anzi avvicinati!”
“SCIAFF ! SCIAFF !”
Mi avvicinai, e mi schiaffeggiò, ovviamente per averla narcotizzata; mentre cercavo di smaltire il dolore mi premette il viso contro il suo seno caldo. Ci rimasi tre minuti, poi staccai il viso, gli baciai di nuovo la tetta, che mi aveva già concesso, e le chiesi:
“Fammene un’altra… mentre succhio il capezzolo, vuoi?!”
Decisa, e ancora scazzata, acconsentì:
“Dà qua!”
Prontamente le succhiai il capezzolo, e lei mi fece il selfie…poi respinse la mia testa dopo lo scatto.
“OH ! …basta! È mia questa, sai! E non devi succhiare così forte, sai Franz!”
Mi era andata bene! Mamma proseguì:
“Tagliare le mutande a tua madre! Sei proprio un piccolo delinquente Franz! Dovrò dormire con la porta chiusa a chiave, d’ora in poi! …Mi potevi uccidere con quei sonniferi, imbecille! Dimmi che non è stato per Druso!”
“Druso non c’entra niente!”
“Sicuro?!...”
“Sì, sì…”
“Ok, ok…crediamoci! Tanto gli ormoni parlano al tuo posto. Se papà aveva paura che stessi venendo su gay, direi che è stato servito!...ehi pirla! Acqua in bocca con papà, intesi?!”
“S…sì…”
“Mò torna in camera tua e metti via quel modello, che tanto non stavi facendo, e studia almeno un po’, dai! Io intanto vado a buttare queste mutande lacere…”
Per quel pomeriggio non successe niente. Il giorno dopo, all’uscita dalla scuola, una volta salutati i compagni di classe, prima di andare a casa, passai dal bar dove Druso era solito vedere se passasse qualche escort con cui concordare senza alcuna probabilità di successo, una marchetta. Essendo noi minorenni le probabilità erano nulle, e tutto evolveva in una coca, e un paio di partite al videogioco 3D delle macchine da corsa…usciti dal bar mentre bevevamo due lattine, Druso m’incalzava garbatamente…
“…rispondevi a monosillabi…come mai?”
“Là dentro non avrei parlato. Andiamo in quella panchina!”
Tirai fuori il mio cell, e aprii la cartella segreta, quindi favorii le foto a Druso che le guardò interessatissimo…senza chiedermi il trasferimento nel suo smartphone.
“Ha proprio un bel bucio mamma tua!”
“Veramente?...”
Druso era educato, e…depresso un tantino.
“Sì Franz, felicitazioni!”
“Se vuoi questa foto la taglio prima. Il volto di mamma è riconoscibile…”
“…sai…è bella mentre dorme! Ma sì! Dammela tagliata, certo.”
Tagliai la foto a metà schiena, e gliela mandai per whatsapp.
“Druso, avevi voglia di parlare lì al bar…che è successo ?!!”
“Mamma si prostituisce…per pagarsi il crack. Ormai lo fuma tutti i giorni! Più di 48 ore non resiste…papà vorrebbe separarsi...cazzo qui sta per andare tutto a puttane!”
“E noi ne sappiamo qualcosa di puttane! Dai Druso! …e tu come l’hai saputo ?”
“L’ho vista andare a casa di una persona a via Trento, un condominio di tre piani, il tizio abitava al pian terreno. Ho suonato ad un citofono dicendo che dovevo mettere le bollette dell’acqua nelle buche, e uno mi ha aperto. Sono entrato, e mi sono messo dietro la porta del tizio da cui era andata. I rumori della scopata si sentivano fino in corridoio. Non sono rimasto. Me ne sono andato, poi mi sono appostato dietro un albero di fronte, sull’altro lato della strada. Venti minuti o sarà stata mezz’ora dopo, mamma è uscita…e si è recata di gran carriera da una persona che l’aspettava in una panchina a mezzo chilometro vicino un negozio di giocattoli. C’era un quarantenne che la stava aspettando; lei le ha dato un frusciante da 50, e lui un pacchetto di sigarette già aperto. Non l’ha nemmeno salutato. Se n’è andata subito col primo bus. Io sono tornato a casa, e quando sono arrivato con calma lei stava fissando il vuoto in cucina colla sigaretta rollata ormai finita, e spenta…in posa sexy, con le cosce e le caviglie sul tavolo!”
“E poi ?”
“Poi…ci ho parlato e ho saputo una cosa quando lei mi ha parlato…all’uso del crack l’aveva iniziata mio cugino Giuseppe, quello che ci ha procurato la troia…”
“E come te l’ha detto?!”
“Le ho detto che l’avevo vista andare dentro quel condominio, insomma m’ero accorto che faceva marchette…”
“E lei?”
“Ha detto che non erano fatti miei…si era prostituita per non chiederli a papà…e comunque in caso di separazione sarei dovuto rimanere con papà, dato che lui un lavoro ce l’ha…bene ho detto io…poi le ho chiesto: posso? Lei curiosa rispose che? Siccome aveva mezza coscia nuda oltre alla gamba sul tavolo, ho tirato fuori la mia lingua, e partendo dalla caviglia ho leccato tutta la gamba, fino alla fica. Lì però mi ha fermato, e mi ha detto…”

“HOH! Che ti prende Druso?!”
“Niente, volevo leccarti le gambe, e le cosce in particolare…”
“Ma non sono tua madre Druso!?”
“Ho visto che ti masturbi in bagno…quelle cose te le posso fare pure io se non hai niente in contrario…sempre...senza che usi oggetti inanimati…io ce l’ho un cazzo che sborra…”
“Tutto in contrario naturalmente! Dai l’ultima leccata se vuoi, e fermati prima della patacca, e poi fila a studiare!...o…a segarti e poi studi!”
“Studiare! …E tu studi, tu?!”
“Druso! Sei più giovane! Hai il cervello più ricettivo! Non immagini quanto! Io sto per i cinquanta ! Non mando a memoria più niente!”
“Non sarà per il crack?!”
“Forse! ...certo! Senti guarda un po’ qui! Volevi queste, no?! …Destra o sinistra ?!”
“…”
“Pigliati la destra e leccatela! Poi fila in camera tua! Studia! Segati…fa quello che vuoi! Che poi devo uscire alla spesa! Senza che mi pedini…”

“…beh Druso, che hai fatto poi?...te l’ha fatte leccare le gambe?”
“Eh?...ah si! …Insomma …si è sollevato un paio di centimetri il lembo della gonna, e m’ha fatto leccare di nuovo…sono ripartito dalla caviglia, su tutta la gamba, andando il più lentamente possibile…non mi aveva detto che dovevo fare subito!...e finii di leccarla cercando di rimanere nell’interno coscia prima della figa il più possibile…poi si alzò e disse:”
“…mhmmmm…ohhhh! Ora basta!”
“…ahnnn dai, un altro po’ mamma, dai!”
“…Basta Druso ! Mi fai bagnare tutta…devo uscire!”

“Insomma mamma tua, fuma roba, poi ammette di aver fatto marchette, poi ti fa leccare un’intera gamba, non più di due volte…mica male! Io sono riuscito solo a infilarglielo due volte dentro, ma senza mosse…forse sei andato meglio tu!”
“No, tu! Che hai sentito sulla cappella le carni interne della fica…io solo quant’era calda vicino la fica!…burp ! Cazzo ce l’ha data calda!”
“Sì era calda…ehi!? Ah la lattina!…”
“Sì, è imbevibile! Che stronzo!”
“Sai che ti dico Franz? Uno di questi giorni ci provo! Magari la convinco a darmi almeno il culo così non c’è pericolo d’ingravidarla…in fondo la sua gamba me l’ha fatta leccare tutta!”
“Tutto lì il problema? Alla sua età non rimane incinta Druso!”
“Dici ?! A me sembra di no, sai. In fondo mi ha avuto a 35 anni…”
“Ah, beh…allora…”
“…aspetta! …dammi pure la tua…dammi…ecco ! Là !”
Gli diedi la mia lattina, e le gettò entrambe a un paio di metri dal cestino di metallo…
“Gand ! …Gand !”
“Vai ! Doppio centro!”
“Bravo ! Hanno messo l’autobus! Andiamo, va!”
Camminando un paio di centinaia di metri, dal muretto del cazzeggio al capolinea parlammo ancora:
“Che dici, provo a sedurla, o le faccio la lagna disperata? Magari la smuovo…”
“La sai una cosa Druso?! A me piacerebbe averlo dritto, e poi, mentre lava i piatti, o fa il letto, andarle dietro all’improvviso, prenderla per i fianchi o le anche, sollevarle la gonna, via le mutande, e fiocinarla in figa…dritto dritto dentro! Solo al pensiero mi sento le palle che si trasformano in campane!”
“La fai semplice Franz ! Ma in quello che dici c’è qualcosa che mi piace: io proverò a calarle le mutande e a massaggiarla: se ci sta…se me lo lascia fare, vorrà dire che potrò farle anche il resto…e sennò non è certo il primo schiaffo che mi prendo…io finché non mi chiavo mia mamma avrò sempre la fissa…e tu?”
“Mah uhmmm…io però la vorrei cosciente…una mamma che si fa chiavare dormendo non respira imbarazzata dal cazzo! Io gliele tolgo non appena siamo soli ! Sì, farò così ! Poi per tanto che mi fa mi sfancula un po’…credi che un calcio non lo paro?”
“Druso, se parli sul serio, fidati di quello che ti dico: se fa la passiva dopo l’abbassamento delle mutande, non aspettare il permesso! Entra e basta ! Meglio se ce l’hai già pronto…magari lei si offre di spippartelo un po’ e poi non ti fa entrare…meglio l’attacco diretto: è più sicuro.”
“Dici ? Sembri esaltato all’idea…uhmmm…non è che vuoi assistere di persona?...comunque in casa non saprei dove nasconderti…”
“Prima penetrala dentro, poi lei se vuole ti dirà di toglierlo, ma tu lo starai già muovendo…e se inizia a godere…ti dirà no, no…ma intanto la chiavata le piacerà…fidati ! E se ci riesci mandami un whatsapp…poi le foto le cancello senza condividerle!”
Ciò che rendeva solida la nostra personale amicizia della quale non rendevamo partecipe nessun altro, anche a costo di apparire antipatici, era la più assoluta lealtà reciproca. E questa lealtà reciproca ci portò, dopo l’esperienza ingombrante e fallimentare con quella prostituta, ad un giuramento reciproco: entro un anno da quel momento ci giurammo entrambi che avremmo tentato di farci le nostre rispettive mamme, almeno in un pertugio: culo, figa, o bocca; non avremmo considerato valide la succhiata di tette, o un dito ficcato vigliaccamente in culo o in figa; non valida, se non come preliminare la presa, o la leccata della vulva; in parole povere dovevamo ficcarci il cazzo, e senza stupro. Se la cosa fosse riuscita ad entrambi stringemmo un ulteriore accordo, per lo più di massima: lo scambio delle rispettive mamme. Io da parte mia immaginavo che il culo della mamma di Druso fosse stretto abbastanza per strozzare la mia cappella; Druso invece ammise che da mia madre avrebbe desiderato una venuta in bocca…il problema però era scalare la prima parte della montagna: la scopata con la propria genitrice, e noi due come candidati motherfuckers eravamo tutti e due “teoria” e istintiva prudenza; e nessuno di noi fu in grado per mesi di mettere in pratica i nostri “progetti casalinghi”, dato che i rispettivi padri sorvegliavano forse attivati proprio dalle mogli. Guardavo, e ritengo lo facesse anche Druso, le nostre mamme in costume da bagno, in sottana, vestite, seminude, in reggipetto e …sotto a segarsi!


- continua -

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