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incesto

Decisi di aprire le gambe un pochino di più


di sexitraumer
07.02.2009    |    141.162    |    4 8.4
"Certe volte voglio proprio essere penetrata da qualcosa..."
Quel giorno, una domenica, io e mio fratello restammo soli, troppo soli. I nostri genitori erano usciti entrambi per recarsi in città, probabilmente da qualche vecchia parente di nostra madre. Il mio nome è Fulvia; mio fratello si chiama Dino. Siamo una coppia di fratelli con una curiosa particolarità: siamo gemelli; anche se maschio e femmina. Siamo ancora ragazzi anche se comunque ormai molto grandi. La nostra età non conta, e per parte mia non voglio dirla; più avanti vedremo se mio fratello Dino sarà d’accordo con me. I nostri corpi non sono particolarmente magri; tuttavia per nostra fortuna non siamo neanche tondi. Ben pasciuti però sì. Viviamo in provincia. La nostra è una cittadina di mare nell’alto Tirreno. Non desideriamo dirvi quale, anche perché è abbastanza piccola, e d’inverno un po’ noiosa come è ovvio che sia. La Marina militare di tanto in tanto rende più bella o pittoresca la zona del porto facendo attraccare qualcuna delle sue magnifiche navi grigie. Chiaramente sono navi da guerra. Anche se la guerra probabilmente fa schifo, io da parte mia, dentro di me le adoro. Molto presto conto di fare il concorso per entrare nella Marina militare; è un’idea che m’ispira da tempo dato che la mia laurea non è proprio alle porte, ed il bancomat dei nostri vecchi potrebbe esaurirsi...; mio fratello Dino invece è un po’ più costante nei suoi studi, per sua fortuna, ed ha una più generica passione per l’aeronautica come stanno a testimoniare le foto nella sua stanza di ogni genere di aerei. Tuttavia non ha nessun interesse per la vita militare pur andando, quando può, agli open day delle basi aeree perché chiamato per compagnia (mica si può parlare da soli) da un suo amico molto più aficionado, al quale scrocca poi le foto appese in camera sua. Nessuno dei nostri genitori proviene dall’ambiente militare, ed io questa passione per le navi da guerra non riesco a spiegarmela. Spero di trovare in marina quello che cerco. In realtà nemmeno io so cosa cerco. Anche se non era ancora estate, quel giorno del fattaccio tra me e mio fratello, faceva caldo, o io almeno sentivo caldo; la cosa mi spinse a fare una doccia. Ero appena tornata dall’internet point vicino casa nostra per vedere se avevo ricevuto qualche proposta per trovare un uomo che volesse il mio corpo o la mia persona. Fino ad ora ci avevo ricavato solo delusioni. Quando mi vedono rossa e poco magra si tirano indietro. Eppure sono tutt’altro che tonda...ed in fondo mi ritengo abbastanza carina. Lentiggini poi ne ho pochissime. La mia pelle è bianca, e non sono nemmeno di quelle che si scottano al mare, dove un paio di estati fa avevo avuto una breve relazione con un uomo due anni più piccolo di me, che però mi lasciò abbastanza presto: dopo appena tre settimane. Non sembrava mai del tutto convinto. Esitava sempre. Parlava molto, e qualche volta di cose tristi; una specie di depresso cronico. Stava con me o meglio si faceva vedere con me perché i suoi amici non lo deridessero. Facevo finta di non sapere che con me non ci si vedeva proprio. Vista la sua incertezza a frequentarmi, per tacito accordo, non consumammo del sesso. Ed io, dopo esperienze così anche nell’ultimo anno di liceo, cominciai molto presto a sfogarmi con la masturbazione solitaria. Ne facevo parecchia, e con metodo! Mamma notava la sporcizia nelle mie lenzuola, ma niente altro. Nel mio letto sistemavo, ben nascosti (e buttati via il mattino dopo), cetriolini e carote, i miei ortaggi preferiti per i miei giochini innocui tra le mie cosce, che non mettevano in pericolo il mio imene... il vibratore non me lo volevo comprare: l’ho sempre considerato una sconfitta ed il rumore che fa non ha niente di erotico: oltretutto insospettirebbe i miei genitori. Mi considero ancora una ragazza acqua e sapone e sono alta un metro e sessantatre, e ho i capelli molto tendenti al rosso al naturale; quando vengo guardata vengo anche sovente scambiata per bionda visto che mi piace tingerli così; quindi una vera bionda non lo sono mai stata. Anche mio fratello al naturale è di un castano rosso, ma lui tende di più al castano. Quando presi la decisione di farmi quella benedetta doccia mi spogliai direttamente in camera mia fino a restare quasi in un topless atipico con le sole mutandine, ma anche con una camicetta rosa chiaro semisbottonata. Frugando nervosamente nei tiretti mi procurai la biancheria di ricambio. I capelli, di media lunghezza, me li raccolsi dietro la nuca in alto tenendoli con una molletta. La camicetta la tenevo già sbottonata ampiamente per il caldo. I jeans me li lasciai cadere con noncuranza. Mi avesse visto nostra madre in quel momento sarei stata oggetto di non pochi rimproveri visto che era nostra madre a lavarli...Tolti gli ultimi tre bottoni in basso dall’asola, un’improvvisa ondata di caldo mi spinse a slacciarmi nervosamente il reggiseno che sentivo da qualche minuto un po’ opprimente. Lo gettai a terra. Le mie zinnette finalmente volteggiarono libere sfiorando i bordi della camicetta con i capezzoli mentre, china, cercavo della biancheria leggera, di cotone, da indossare dopo la doccia. La natura con me è stata abbastanza generosa avendomi donato una terza di seno che...resterà una terza. Fino a non molto tempo fa speravo potesse diventare una bella quarta, ma non c’è stato modo. Tenendo il mio petto scoperto tramite la camicetta ampiamente aperta discesi le scale della nostra casa, e mi recai in bagno dove c’era già il necessario per la doccia, e quando entrai vidi quello stupidotto di Dino già pronto ad esaurirsi dalla mattina sparandosi una bella sega seduto sul cesso con i suoi giornali porno. Io poi ero già nervosa di mio...Immaginate la sua reazione quando mi vide comparire dalla porta, che aveva dimenticato di chiudersi, con la camicia aperta, le zinne libere, e le mutandine. Già le mutandine...beh, non crediate che fossero chissà quale sexyssimo perizoma con trasparenze strategiche nei punti giusti! Un bel paio di mutande fascianti bianco opaco alte in vita che facevano intravedere un bel...niente. Orbene, la natura, se è stata abbastanza generosa con le mie zinne, altrettanto non può dirsi con il pisello di mio fratello Dino. Non era poi tanto grosso. Per quel che ne potevo sapere in quel momento non arrivava a quindici centimetri; secondo me restava sui tredici al massimo. Non era nemmeno tanto largo anche se in alcuni momenti in passato vedevo che cresceva fino a tre cm buoni credo...come lo so?!...beh ero anch’io che spiavo mio fratello dal buco della serratura, e da prima ch’egli scoprisse le seghe! Avevo sentito, parlando con le mie amiche, che esse stesse venivano di tanto in tanto spiate dai maschietti; nella maggioranza dei casi dai loro stessi fratelli... A noi femmine in realtà la cosa non dispiace troppo, purché naturalmente non si esageri...già, ecco, proprio esagerare: proprio quello che io feci con Dino. All’inizio credo fosse un po’ di curiosità di stampo infantile, unitamente ad un certo possesso psicologico che mi credevo in diritto di esercitare su mio fratello cui sono sempre stata affezionata; essendo il mio gemello in lui tendevo comunque a vedere me stessa, e mi piaceva immaginare fosse altrettanto per Dino che, viceversa, con me non era né geloso né possessivo. Devo però precisare che Dino preferiva spiare di più zia Lori, la sorella minore di nostra madre, donna mora non bellissima; in realtà solo abbastanza bella con i suoi trentasei anni, quando veniva a stare da noi non più di due giorni tassativi, visto che non le è mai andato (o forse consentito?...) di restare di più. Come facevo a biasimare Dino? Dove mamma aveva cuscini e cellulite, zia Lori aveva curve sode e un corpo ancora slanciato, nonostante non superasse un metro e sessantasei...secondo me, e scusatemi se tendo a divagare, zia Lori lo sapeva, o lo aveva comunque intuito, di venire spiata. Le ultime tre volte che venne da noi indossava quasi sempre una t shirt aderente senza il reggiseno, come a dimostrare che a lei stavano ancora su da sole; (seppi poi da nostra madre che zia Lori aveva fatto un mutuo di consumo per rifarsele...e se veniva da noi era anche per farsi vedere con la sua ultima borsa firmata non taroccata; perché zia Lori le cose o se le compra di qualità o niente..). Io, da sua brava sorella (e sua protettrice auto eletta), pur sapendolo, facevo finta di non vedere, ma lo sapevo eccome che zia Lori glielo faceva drizzare! In fondo mio fratello Dino è maschio e di quella discreta gnocca ne era sempre stato innamorato. Dino non l’ha mai saputo, ma in non poche occasioni ho distratto io nostra madre per permettere a lui di continuare a spiarle la sorella ospite dal buco della porta del bagno....Posso ben immaginare i turbamenti di mio fratello, solo pochi anni fa, quando avendo da poco scoperto le seghe si consumava le palle in abbondanti eiaculazioni dovute alla magnifica vista (sul posto) delle curve giuste della nostra zietta. Quando comparvi ineducatamente seminuda attraverso la porta teneva la mano destra a salda presa sul suo pisello con i suoi porno appoggiati aperti sul coperchio del contenitore della biancheria sporca. I suoi pantaloni calati erano ormai a terra, e le mutande dilatate dalle sue ginocchia aperte. Che potevo fare a quel punto? Ormai era fatta... Mio fratello Dino era in doppio imbarazzo: per essersi fatto sorprendere a masturbarsi; e per avermi visto tesa con un aspetto provocante. Aveva sempre osservato una certa pudicizia per timore di mie reazioni violente. Tuttavia se questa volta non ha voluto chiudere la porta dentro di lui forse voleva essere scoperto, mostrarsi. I suoi occhi rimasero sospesi più di tre o quattro lunghissimi secondi. Per lui dovevano essere stati un’eternità. Tanta era la sua incertezza in attesa di una mia reazione. Per me era una cosa ovvia e naturale che lui si masturbasse con immagini di nudità e sesso spinto. A me come donna quelle immagini non interessano; ciò non vuol dire che non mi masturbassi anch’io. Già da qualche anno prima di lui mi ero accorta, anch’io da sola, del piacere che si provava a carezzarsela e toccarsela da sé, soprattutto immaginando scene erotiche nella tranquillità e nella privacy del proprio letto. Altrettanto, e sarei stata senz’altro d’accordo, doveva essere per lui Al contrario gli ortaggi di cui vi dicevo sono una cosa relativamente recente...Vantaggi di una sorella democratica (che dei porno in genere non sa che farsene). Sarei dovuta uscire sul momento, scusandomi per l’inopportuna intrusione, ed invece mi comportai esattamente...al contrario. In quel momento dissi a me stessa: siamo grandi, in casa non c’è nessuno, non rendiamo conto a nessuno...quindi al diavolo la morale! Andai verso di lui senza proferire parola. Guardato meglio il suo pisello in erezione, non so come, ma mi intenerii, divenni più calma, e gli feci cenno di lasciarlo...avrei proseguito io... fu una cosa spontanea da parte mia esclusivamente. Che volete?!...quando una donna un uomo non lo trova...Dino non mi aveva chiesto niente; iniziai per istinto naturale e curiosità a sparare una bella pippa a mio fratello gemello: evidentemente ero sempre stata morbosamente curiosa anch’io; in fondo lui era me al maschile: prendendoglielo in mano ero curiosa di sapere come se la giostrasse lui da solo. Quello che volevo era godermi la sua faccia mentre lo facevo godere io, fisicamente, e di persona. Guardavo i suoi occhi tranquillizzati dalla situazione che si era venuta a creare...probabilmente Dino ci sperava; puntò su di me ed azzeccò: il destino volle che io volessi provare una parte delle sue sensazioni. Avessi avuto un mio uomo probabilmente non sarebbe successo...Poi lui prese a guardarmi il seno: qui ero io a sentirmi importante. Mentre lo masturbavo con dolcezza sentendo la pelle pulita e vellutata della sua asta sempre più calda provavo del piacere sulla mia stessa mano. Il suo pisello era tiepido, di un tepore liscio, pulito. Dino invece cominciava a baciare timidamente la pelle del mio seno sinistro. Glielo lasciavo fare per un minuto buono, poi lo distoglievo per godermi il suo viso in quel discreto paradiso dove lo avevo portato di mia spontanea volontà con la calda dolcezza dei miei seni. I baci che diede alla mia tetta erano leggerissimi, proprio come li avrei voluti; me la sfiorava con le sue labbra, e timidamente anche con la lingua, poi baciava con un po’ più di decisione. Aumentai la velocità con la sega, e mio fratello prese a succhiarmi i capezzoli, prima il sinistro, poi il destro; mi insalivò anche la pelle del seno destro, quindi tornò a succhiare il sinistro, e nel frattempo aveva anche preso a spremacchiarmi il seno destro appena insalivato. Direi che le mie tette lo stavano facendo impazzire. Rantolai variando il mio respiro, e il volume dei miei seni sul suo viso, e la cosa ovviamente lo eccitò moltissimo:
“...uh! Ahnnnnnnnn...uhmf...uhmffff...ahnnnnn...”
Dino mi dimostrò che di labbra ci sapeva fare. Anche il suo pisello era diventato ormai un vero e proprio cazzo durissimo avvolto dalla mia mano femminile, calda e gentile. Glielo scappellai piena di desiderio, forse gli feci anche un po’ male per la decisione con cui gli scoprii il glande, che ai miei occhi si presentava rosso alla base dove si spiegazza il prepuzio, e naturalmente violaceo verso la punta. Volevo fare le cose fatte bene, per cui gli dissi:
“Alzati in piedi! Dai...”
Mio fratello si alzò, e subito gli cercai le pallette per saggiargliele con la mano sinistra visto che con la destra mi occupavo dell’asta e del glande scoperto. Le palle del mio gemello Dino stavano diventando dure. Continuai a carezzargliele, e non appena vidi che il suo cazzo stava perdendo l’erezione non ci pensai due volte: gli catturai il glande al volo con la mia bocca visto che se ne stava rientrando nella pelle del prepuzio, e con le mie labbra, avanzando verso l’asta, ricacciai la pellicina indietro, ed accolsi la sua cappellona timida e grossetta. Dentro di me tremavo un po’. La mia fu una concessione improvvisa. Il suo pisello con quella sua ingenua erezione al principio mi aveva suscitato tenerezza ed ilarità. Un colpo di lingua le diede il benvenuto nella mia bocca. Sapeva di pelle umida ed era dolcemente tiepida anch’essa, anche se più calda dell’asta. Carezzavo gentilmente e con leggerezza i suoi testicoli caldi caldi, e cercavo, un po’ ingenuamente, d’ingoiare il suo pisello. Che non fosse molto grosso non aveva importanza, anzi era pure meglio. Mi stava piacendo; decisi che meritava tutta la mia lingua, e la mia saliva. Ed ecco come il demone che avevo dentro mi aveva subdolamente spinto a fare il primo pompino della mia vita. Passavo la lingua lentamente su ogni cm della sua cappella colpendo molte volte anche il centro, e lui scattava subito per il piacere provato. Poi succhiavo, e rimordevo parecchie volte, ma delicatamente, di nuovo.
Andavo avanti ed indietro con la lingua, ma anche con i denti, fino a ingoiarlo tutto il suo glande. Mordevo delicatamente l’asta con i denti, e poi vi chiudevo sopra le labbra per sentir pulsare la vena cava del suo arnese. Sentivo tornare sotto le mie narici sia l’alito caldo del mio naso in affanno sia l’odore del suo pisello. Mordicchiai delicatamente tra cappella ed asta due o tre volte, e i suoi sì mi confermavano che i miei mordicchiamenti, timidi e brevi, e talvolta trascinati fin sotto il frenulo, gli piacevano. Lo tirai fuori dalla bocca per guardarlo meglio; una pallina bianca sembrava voler uscire dalla punta del glande; mio fratello dopo quel mio bel lavoro di bocca stava per venire. Poverino, galantuomo fino all’eccesso. Io volevo solo provare il suo membro; non mi stavo propriamente arrapando; però mi stavo divertendo. Chi mi poteva proibire il sapore che stavo provando sul mio palato? Se fosse stato un uomo che mi attizzava sarei stata già bagnata sotto la biancheria intima... Le mie mutande incredibilmente erano ancora al loro posto. Nemmeno un gesto innocente come un palpeggiamento al culo...Non lo stimolai ad abbassarmi le mutande per non venire distolta da quella superba masturbazione che gli stavo praticando, e per timore che, vedendomela, me la potesse dapprima leccare, e poi infilare. Era stato così facile addivenire ad una fellatio senza che lui me lo chiedesse...Presi a baciargli rapidamente la cappella, baci continui alternati da piene leccate dei lobi ben sodi della cappella. Provai a rimuovere con la punta della lingua la pallina bianca e dopo tre colpi per asportarla con il contatto linguale sentii sulla mano l’asta che sussultava, mio fratello stava venendo, ed io sempre curiosa, spontaneamente aprii la mia bocca per accogliere il gettito di sperma che mi arrivò improvviso, copioso, caldo, dolciastro sulla lingua; dopo due rapidi fiotti tra lingua e labbra gli presi l’asta alla base della cappella che buttava, e lo spippai velocemente. Ne volevo altro, ma nella foga dimenticai che mio fratello gemello era solo un essere umano. Cercai di bagnarmi anche le zinne con il suo seme, visto che era la seconda cosa che desideravo ancora fare d’istinto. Potei infatti catturarne un po’ nel mio piccolo petto quando gli feci strusciare con il glande umidiccio tutto il mio seno caldo fin dove riuscivo a farmi toccare, e bagnare con quella sua bianca crema che si stava esaurendo rapidamente. Seni e capezzoli me li sentivo appiccicosi e sporchi. Avevo un bel desiderio di essere sporcata. Poi con suo ( e mio) grande disappunto lo sperma finì. Fosse dipeso da lui, suppongo, me ne avrebbe riversato un mare! Io comunque quel suo seme lo sentivo anche mio di diritto oltre che materialmente. Ero contenta che ne eravamo entrambi sporchi. Me li ero spalmati decisa sulle tette quei suoi ultimi fiotti. Gli ripresi in bocca la cappella per ripulirglielo alla meglio. Il resto lo avrebbe fatto il rubinetto d’acqua. Aiutai mio fratello a sistemarsi sul bidet ed iniziai a lavarglielo con le mie manine. Poi prese a pulirselo da solo mentre mi andavo a lavare le mani e la faccia. Dino era ancora rimbecillito dall’orgasmo intenso che gli avevo procurato con la mia lingua in punta al glande, e vedendo che barcollava mentre si rialzava i pantaloni lo riaccompagnai fuori dal bagno e gli dissi di stendersi sul divano del soggiorno. Aveva sudato parecchio per la tensione del mio bocchino inaspettato. Certo Dino al massimo sperava in una sega. Anch’io adesso sapevo più o meno che sapore avesse lo sperma di un uomo per il giorno in cui lo avessi voluto bere da un mio futuro fidanzato, chissà. Ri-entrai nel bagno per farmi quella doccia. Mi chiusi la porta dietro di me. Tolsi la chiave dalla toppa cosicché se avesse voluto spiarmi dall’esterno poteva farlo, ma congiunzione dei nostri sessi non ve ne sarebbe stata. Mi tolsi le mutandine con le natiche rivolte verso la porta, poi le lasciai cadere per terra verso il bidet, e allargate un po’ le cosce mi chinai ampiamente per raccoglierle. Se mi stava spiando il panorama non gli sarebbe mancato. La mia vulva è discretamente pelosa; a lei i peli non li tingo; me li tengo castani rossicci; tuttavia mi faccio aiutare da mia madre a radere quelli in eccesso e a tagliare quelli più lunghi, soprattutto sopra e di lato; non sono come certe zoccolette che li non li tagliano sopra apposta per mostrarli. A cosce chiuse formano una discreta V dal pelo corto; vicino all’inguine ve ne sono pochi per fortuna. Di solito le mie grandi labbra restano visibili e la clitoride è abbastanza discretamente visibile. Mi voltai verso il quadrato doccia; la mia passera era a due metri, e poi solo ad uno dalla toppa della porta. Mai una volta incrociai lo sguardo. Non mi interessava. La cosa importante era che non mi scopasse come ritenevo in quel momento. Scomparvi nel quadrato di vetro martellato ed aprii l’acqua avendo cura di non bagnare i capelli. Mi lavai tutto il resto del corpo con un bagno doccia rinfrescante che cancellò l’odore di quel nostro sudore e lo sperma ormai secco di mio fratello. Cinque minuti di acqua tiepida che scendeva schiumosa sul mio corpo snello mi fecero sentire una donna diversa. Non la troietta diabolica di venti minuti prima. Passai cinque minuti ad asciugarmi; ed indossato un paio di mutande ed una maglietta nuova di cotone uscii dal bagno. Andai in soggiorno e sul divano mio fratello non c’era più. Sentivo dei rumori provenire dalla cucina, e lì vi trovai Dino che si stava facendo un piccolo spuntino con del pane e paté di tonno. Guardai anch’io nel frigorifero. Così facendo mostrai di nuovo le mie curve a mio fratello Dino che da parte sua stava riprendendo le forze. Quello fu un errore vero e proprio. Con la coda dell’occhio vidi Dino che si stava smanettando sotto le mutande, e purtroppo erano ancora quelle di prima; che sporcaccioni voi maschietti! Dopo che si era ripulito il pisello indossava le stesse mutande...ma non vi vergognate?!...comunque chiusi il frigorifero dopo averne preso una lattina di coca cola; andai verso la credenza e presi un bicchiere di vetro per bermela seduta sul tavolo accanto a Dino come se niente fosse. Ignoravo il suo smanettamento. Mi versai la coca nel bicchiere ed iniziai a rinfrescare il mio palato bevendo con piacere. Per fortuna era ben fresca. Gaia dissi a Dino:
“La finisci con quelle mani là sotto?!...pensa a mangiare prima !...no?!”
Dino prese rapidamente a masticare due bocconi del panino che si era preparato; poi col boccone in bocca disse:
“Beh, volevo ringraziarti per prima! Perché non sei uscita subito?...”
“Non lo so! Non me lo chiedere!...forse ero curiosa e basta! Tu ci hai guadagnato bene, no?!”
“Sì...ma...”
“...ma...?...”
“Mi chiedevo se me la facevi leccare anche a me! Insomma un assaggio! Durante il bocchino non ti ho frugata...”
“Hai fatto male!...in quei momenti, in cui mi sentivo troiettina intendo, potevi frugarmi...ti avrei capito...sei tu che ci hai rinunciato! Che vuoi ora?!”
“No...niente...”
“Senti, i porno sono ancora in bagno! Valli a togliere! Metti che tornano adesso!...”
“Tornano stasera tardi...hanno accompagnato zia Lori da nonna Greta; quella lì li tiene tutti fino a stasera se vogliono una nomina nel testamento!”
“Va bene! Ma valli a togliere lo stesso ! Fanno disordine! Ed io non li tocco.!..non ho bisogno di quelle paginacce consultate anche dai tuoi amici per eccitarmi! Fila dai!”
Dino abbandonò il panino con insofferenza ed andò in bagno. Io ne approfittai per restare sola e prendere una decisione: lo avrei accontentato. Passai il lungo minuto della sua assenza a fissare il tavolo, ed a valutare i pro e i contro; no la passera non gliel’avrei data per congiungere i nostri sessi. Per me era come un corto circuito irrimediabile. Ero ancora vergine ed ero decisa a rimanerlo. Lì sarebbe entrato solo il mio futuro marito. Tuttavia l’assaggio per la sua lingua curiosa glielo avrei concesso, e se mi girava,...purché venisse subito,...forse! Ma sì!...anche il...mi tolsi le mutandine, e aspettai in piedi che tornasse; la conversazione gli stava piacendo quando l’avevo interrotto per i porno. Quando giunse sulla porta posso solo immaginare la sua sorpresa vedendo il mio culo a dargli il benvenuto. Mi ero tenuta la maglietta, mentre le mutande non c’erano più. La lunghezza della maglietta occultava in parte la mia passerotta dal pelo rossiccio. Le mie cosce restarono chiuse. Gli dissi ferma anche se dentro ero maliziosa:
“Vuoi veramente leccarla?...Non ti fa schifo il pelo?!”
“No, perché?...”
“Guarda che ti rimarrà tra le labbra...i peli non hanno un buon sapore...”
“Sui porno non sembrano fare schifo...”
“Per forza!... lì vanno a scatti,...lì vieni quando vuole il fotografo o il regista...che ti credi?...figurati se non lecchi dove dicono loro!”
“Beh, a me andava di provare...come hai fatto tu!...”
“Ascoltami bene! Quando comincerai ad assaporarla andrai sempre di più, impazzirai per gli odori di una passera che gode, e siccome farai godere anche me,...promettimi che non entrerai dentro con il pisello...dopo una leccata è la cosa più normale del mondo con gli ormoni che avrai in circolo dentro tra poco!...guarda che dovrai dominarti! Non me lo dovrai mettere dentro! Promettimelo!”
“D’accordo te lo prometto!”
“Va bene allora...”
Misi le mani sul tavolo di spalle, e scostato un attimo Dino saltai seduta sul tavolo. Gli dissi decisa indicando a gesti:
“Prenditi una sedia! E mettiti qui davanti!...”
“Qui...?”
“Sì! E volta la sedia! Il tuo petto deve stare contro la spalliera...”
Mio fratello gemello eseguì a puntino. La sua testa era a pochi cm dalla mia passera fresca e profumosa. Il suo torace era interdetto dalla posizione contro la spalliera della sedia. Se avesse provato a liberarsi per penetrarmi avrei avuto il tempo di scostarmi, e sottrarmi alla penetrazione. Aprii lentamente le cosce rosee per mettere il mio pube rossiccio davanti alla sua faccia, e vedendo che tremava per l’emozione gli carezzai la testa, e finalmente gli diedi il permesso di leccarmela:
“Resta seduto e lecca!... finché ce la fai...ehi!...fai piano!”
Esitò un po’ di istanti. Sentivo l’alito caldo del suo naso sulla clitoride; me la stava odorando. Non poteva che piacergli dato che l’avevo appena lavata con il doccia schiuma, ed anche il pelo doveva aver conservato la stessa fragranza. I secondi passavano ed io aspettavo trepidando dentro di me il suo primo colpo di lingua che a quanto pare tardava. Iniziò a baciarmela teneramente, come se sentisse in quel momento il bisogno di prepararmela...molto tenero comunque. Diedi il mio primo respiro con un certo rumore per fargli capire che poteva continuare così. Sentivo i tocchi delle sue labbra su quelle della mia passerotta; finalmente le schiuse e fece uscire la lingua. Il primo contatto, me n’ero accorta anch’io, fu col mio pelo. Magari, pensavo, ora s’infastidisce e smette...no! Proprio per niente. La sua lingua mi andava su e giù parzialmente rallentata dal mio pelo. La cosa fece apprezzare anche a me quel suo timido e lento lecchino. Provò a solcarmi lo spacco per entrare con la lingua, ma senza successo. Le mie cosce non erano abbastanza aperte; non ancora. Sentivo il suo naso caldo sbattere e strisciare sul mio monte di venere. A quel punto decisi di aprire le gambe un pochino di più. La sua testa si accomodò un po’ meglio tra le mie cosce calde. Anche le mie grandi labbra, quelle della vulva, si schiusero di poco e mi introdusse dentro la lingua. Me la smosse diversi secondi cercando, lo sapeva solo lui, chissà quale esotico sapore. Sentivo dentro di me il cuore battere più forte; in un certo senso ero stata invasa, anche se solo da uno o due cm della sua lingua salivosa. La prima volta che mi sentivo frugata da qualcosa diversa dal mio dito o dalle carotine. Era piacevolissimo, per un attimo i miei occhi videro come un lampo di luce, temetti quasi di perdere l’equilibrio, benché fossi comodamente seduta sul bordo del tavolo. Il mio respiro si fece più veloce e più corto...nondimeno sempre più intenso come il contrarsi e rigonfiarsi del mio seno. Mio fratello Dino si accorse dai miei rantoli scoordinati che gradivo quella sua saporosa esplorazione. Facevo quello che potevo, escluso cambiare posizione, per favorire l’ingresso della sua lingua. Ah!...fossero stati eterni quegli attimi! La sua stimolazione linguale mi stava facendo un certo effetto. Mi sentivo colare dentro. Anche se il mio petto sembrava rigido, dentro di me tremavo. Mi tremava dapprima il basso ventre, poi lo stomaco che si contraeva per poi tornare a rilassarsi. Un vero orgasmo non l’avrei provato; mi sentivo tremare anche l’interno delle cosce dove avrei senz’altro gradito un bel colpo di lingua, che - ahimé!- dimenticò di dare... certo, a quel punto ci sarebbe voluta una penetrazione; ma quest’ultima eventualità l’avevo esclusa fin dall’inizio. Mio fratello me la stava leccando appassionatamente, e lentamente come del resto gli avevo detto io stessa di fare. Il calore che emanava dalla mia vulva sembrava avvolgere la sua testa impercettibilmente. Io invece mi sentivo combattuta: se gli avessi consentito di mettere dentro il suo pisellone sarebbe stata tutta un’altra musica. Era come se sapessi che potevo mettere le mani su una grande somma volendo osare; ma mercé la sua lingua, la sola lingua, avrei avuto solo un discreto anticipo, e poi più niente! Presi fiato e gli suggerii:
“...ahnnn!...o...ooo...ohhhh...ra basta dentro!...ti prego!...dai lecca sopra...su quel cappuccetto...sì proprio lì...è lì che mi piace...ma fai piano...uhhhh!...se no mi puoi far male...lì...mettile lì! E muovila! ...uhmmmmm...muovila sempre!”
Mio fratello sapeva cosa fare ed in pochi istanti tolse la lingua da dentro per leccarmi la clitoride...
“Ss...sì uhmmm...mi piace lì...dai...insisti!...anche un po’ più in basso...”
Dino prese a leccarmi la base della clitoride che ormai mi si era scappucciata tutta; provò a sfiorarmi lì al centro del cappuccetto, e sussultai. Lì ero proprio sensibile! Iniziava ad andare veloce. Ci provava anche gusto. Se continuava così godevo. Cominciavo a bagnarlo un po’. E se il mio sapore lì non gli fosse piaciuto? Beh fine della leccata! Invece no. Mio fratello continuava a leccare quasi animalescamente. Come un gatto con un filetto di salmone. Qualunque cosa mandasse la mia vulva, un sapore, un odore, lui era pronto a coglierlo. La libidine stava diventando reciproca. Niente male per la passera di una roscia. Se quel coglione che disse che le rosce puzzano fosse ancora vivo e fosse qui gliela farei vedere io...
“Ahn!...ncora...resisti?!...uuuuh!...ce la fai a leccare ancora?!...Dai!”
Le sue leccate si erano fatte sempre più veloci adesso; mi sfiorava molte volte il meato urinario e saggiava qualunque liquido trovasse diverso dalla sua saliva di cui la mia vulva era ormai ben permeata. Anche i miei peli si erano bagnati. Dino aveva nella sua foga orale leccato anche quelli. Con mio grande piacere aveva ripreso ad introdurla nelle carni più interne. Non c’era pericolo che arrivasse all’imene. Io accompagnavo la sua testa con gentili carezze sulla nuca e sui suoi capelli. Sentivo che il mio orgasmo stava montando grazie a quelle sue umide brevissime carezze nelle mie intimità. Dissi a Dino di leccarmela di nuovo tutta anche all’esterno...lui fece del suo meglio preoccupandosi di umettare bene con la punta della sua lingua anche il bordo dello spacco e baciava a bocca aperta anche le mie grandi labbra, che subito dopo rileccava velocemente. In qualche momento mi sembrava persino che mi leccasse l’inguine, e quella piccola porzione del mio ano appena dischiusa dalle natiche esposta alla sua lingua dalla mia posizione seduta.
“Ahnnn! Uhhhh!...Hoooooo! Sì! Sì!...un altro! Ancora ! Daiiiii....uh!...Ecco!... Vengo!”
Dino mi fece venire, e io contenta gli premetti tutta la faccia sulla mia passerina bagnata per bagnarlo a mia volta. Non fece mai per staccarsi. Segno che lo stava apprezzando molto anche se io gli stavo sporcando il viso dei miei tiepidi salaticci liquami intimi. Il mio orgasmo per il suo servizio di lingua durò un minutino abbondante. La sua lingua non avendo bene idea di cosa stesse catturando divenne più lenta e timida, ma mi assaggiava ancora. Continuava a cogliere qualunque cosa colasse. Per l’orgasmo mi erano venute le lacrime ai miei occhi. Volevo staccare la sua faccia dalla mia passera casomai cominciasse anche a leccarsi l’urina. Era impossibile che non ve ne fosse col piacere che avevo provato quando la sua lingua leccò ben bene anche il mio meato. Mio fratello gemello continuava a leccarmela. Provò a scendere verso l’inguine e l’ano; allora non era stata un’impressione! Voleva assaggiarmi anche lì. Non disapprovai la cosa. Se ha fatto trenta può fare anche trent...ano! Venni solo un po’ più avanti perché colpisse il mio sfintere, e non la tovaglia di gomma sulla quale c’erano anche le stampe di sudore delle mie natiche.
“Te la cavi bene vedo! Anche lì!...ma da lì cosa speri di ottenere?...lo sai cosa esce da lì vero?”
“Uuhmmmmm, sluuuuummmm, ulp....”
“Uhnnnnn!...uhm! Senti! Solo per questa volta! Poi mi lasci in pace, e ti trovi una ragazza, visto che te la cavi bene!”
“Cosa?”
“Lascia la sedia ed alzati! Abbassa le mutande se non ti sei venuto dentro da solo prima...”
Dino si abbassò i pantaloni e gli slippini ormai gialli sul tassello, e mi mostrò il pisello grosso e gonfio, ma non proprio in tiro,... venne davanti a me di un passo, fiero del suo membro, che anche se non era da competizione porno, era ben dimensionato per quel che ne potevo sapere impugnandolo un po’; poi lo mollai e gli dissi:
“Continua guardare e spippati da solo! Se vuoi sfiora la passera,... e se mi penetri guarda che ti ammazzo!...”
Gli feci sfiorare la mia vulva rossa e umidiccia con il pisello scappellato. I miei peluzzi gli solleticarono il glande roseo appena uscito. La biochimica del sesso fece valere le sue leggi: in tre minuti gli venne dritto. Non appena lo mise appoggiato alla mia vulva per sfregarcelo contro, e magari entrarci, gli feci decisa con uno scatto di gomiti:
“Lì dentro no! Devo restare vergine!...”
“Allora...ma ecco...insomma devo vedere cosa fanno sul secondo allora?!...”
“...”
Non gli risposi niente, ma gli feci un cenno affermativo con il capo dopo la sua affermazione ironica. Dino mi appoggiò il glande sull’ano senza sapere cosa fare. Forse ero stata troppo veloce nell’invitarlo...Ma tu guarda! Con tutta quella teoria che “aveva studiato” sui porno. Invitato ad entrare in un culo con il suo di pisello, e si ferma!...forse andava incoraggiato...gli dissi con un tono più materno:
“Dai! Premi e non aver paura! Non te lo mozzo mica...”
Mio fratello provò ad entrare un paio di volte e con esitazione, senza azzeccare alcuna mossa. Gli feci:
“Vai sulla credenza! Svelto prima che cambio idea!...”
“Lì...?!”
“Sì! Prendi quell’olio...e anche quella carota sul cestino...quella bravo!”
Ne scelse una non troppo grossa, come se intuisse cosa dovevo farci.
“Dammeli!”
Feci scivolare un po’ di olio sulla punta della carota lo sparsi ben bene sull’ortaggio per un paio di cm; poi presane ancora qualche goccia dalla bottiglietta mi umettai lo sfintere da sola senza curarmi di lui. Poté vedere quant’ero disinvolta nel farlo. Se mi stava guardando che si mantenesse eccitato!...poi con un sorriso (più incoraggiamento di quello...) gli diedi l’oliera, e gli dissi di lubrificarsi anche lui. Quell’intelligentone del mio gemello infilò la punta del pisello sul buco dell’oliera e lasciò scendere il liquido. Vabbé, vorrà dire che butteremo via tutto...mi sedetti di nuovo sul tavolo, e mi veci vedere da lui come mi penetravo poco e dolcemente l’ano da davanti con la carota oleata. Non ce la feci entrare tutta. Mi bastava lubrificarmi l’ingresso...ed eccitare lui a dovere. Mi guardava imbambolato come fossi un’abilissima pornoattrice. Questa mia praticità nel sesso anale da me, studentessa laureanda al pari di lui, non se l’aspettava. Muovevo la carota molte volte per abituare il mio sfintere a quelle ben più dolorose movenze che ci sarebbero state di lì a poco. Non mi curavo particolarmente di Dino in quei momenti. In quel momento mi stavo solleticando, e la peluria della carota mi stava dando anche un pochino di prurito.
“Spargilo sulla punta e su tutta la cappella...come hai visto fare a me!”
“Così...?”
“Sì...bene! Spippati o è meglio che te lo spippo io,...sfiorami di nuovo la passera che ti torna dritto, spero!...”
Scesi verso di lui e gli presi in mano la sua asta per spipparlo con la mia mano femminile, e fargli sfregare esternamente un po’ la passera ancora umidiccia. Rimanemmo in piedi vicino al tavolo sfiorandoci le parti basse dei nostri corpi anche se io ormai mi tenevo la maglietta; lui se l’era tolta. Sfiorando di nuovo la mia vulva gli tornò dritto. Allora mi voltai, e mi misi alla pecorina contro il tavolo appoggiandovi anche la testa, e scostata una natica, la sinistra, gli feci vedere il mio ano perché lo trafiggesse con il suo pisellone. Mi prese per i fianchi, e quando sentii che era stato di parola visto che non provò ad entrare nella mia vagina, gli dissi di avanzare.
“Dai! Una bella spinta! Appoggiala sta’ cappella!...così...dai...e su!”
“Uh! Ahi!...forza dai!...dentro, dammelo, uhi!...dentro...”
Entrò dentro. Per quello che potevo sentire metà del suo pisello era ancora fuori. Però la metà ch’era entrata, quella sì, l’avevo sentita...e bene. Lui mi disse rispettoso:
“Dolore, vero?”
“Beh, un po’ sì...mica era la mia solita carotina...uh! Spingi un po’...piano però...dai!”
“...ahnnnn!...cazzo! Solita?...uh!...Ma tu da quando...ahnnn,...facevi, proprio lì, con la carota? Uhnnn!...che culo!...Sempre con la carota?”
“Uh!...dai muoviti!...da un anno almeno!...Certe volte voglio proprio essere penetrata da qualcosa...ahnnn! Il cetriolo è troppo grosso,...e la carota,...uh, ahi!...la faccio entrare poco...mi piace sentirla,...ahnnn, ...ma poi la tolgo e dopo un po’ la rimetto, ma sempre poca...e sempre piano!Ehi, però! Come lo sento duro!...dai sborra! Che le carote non vengono!...”
Continuò a scoparmi nel didietro per cinque minuti a giudicare dall’orologio a muro. Sentivo che faceva i suoi sforzi per introdurvelo tutto. Voleva andare fino in fondo, ma sentendo i miei dolorini, andava avanti con più mitezza. Meno male che gli restava duro, ed amorevolmente avvolto dal mio colon retto. L’istinto mi suggeriva non per molto. Sentivo in certi momenti la sua cappella pulsare come avesse un piccolo spasmo, o forse era il mio retto ad averlo; sia pure poco; uhmmmm, pensavo, forse stava iniziando a venire. Certo se dopo ogni spasmetto, che per un istante mi toglieva anche il respiro, mi desse una bella scossa avanti ed indietro con la sua asta poteva essere anche più bello...visto che poi riprendevo a respirare ed a provare dell’improvviso piacere. Sentirmi allargata proprio lì mi dava sì dolore, ma anche esaltazione al tempo stesso. Conveniva incoraggiarlo respirando veementemente...ai maschi queste cose piacciono. Li fa sentire potenti ed esaltati sessualmente. Sono convinti di doverti bombardare con le loro palle...e vanno più veloci.
Continuai a mugolare per molti secondi. Non ce l’aveva poi tanto grosso, -e meno male!- Io però ch’ero abituata ad un po’ di carota fina dentro avevo azzardato un po’ troppo concedendogli il mio retto. La carota me la muovevo io secondo le mie curiosità...Qui il suo pisellone lo muoveva lui. Era troppo tardi per ripensarci. Ero nelle mani dei suoi istinti belluini che io stessa avevo provveduto a risvegliare. Non potevo più tornare indietro. Gli chiesi durante il rapporto:
“Ce la fai a stringermi le zinne?...uhmmmm! Prova, ahi!...uhmmm! Ahi!...Sì dai...non preoccuparti...uhmm!...l’importante che non ti fermi...dai uh!...uhmmmmm...hu!”
Mio fratello me le prese e me le strinse, era completamente padrone del mio corpo, salvo la mia vulva. Provai a dimenarmi un po’ per muovere io il mio culo e così continuare a masturbarlo con quel piacevole intimo incastro. Allungai una mano all’indietro. Lui perse la presa sulla mia zinna, ma io riuscii a carezzargli le palle gonfie e dure e con cinque, sei, o forse dieci carezze sfiorate, venne dentro i miei visceri:
“Ahhhhnnnnn! Ecco! Prendi!...Sì! Sì! Sì,...ti voglio! Che culo ahnnnn! ...che culo divino!”
Un tiepido calore nel mio sfintere mi confermò la sua eiaculazione. Provai a rilassarmi. Mi piaceva che lui mi pompasse dentro il nostro stesso patrimonio genetico. Mi cadde sfinito sulla schiena mentre i miei seni si schiacciavano sul tavolo trattenuti dalle sue mani. Avendo continuato ad indossare la mia maglietta mi sono risparmiato il sudore della sua pancia sulla mia schiena. Anche se credo che stavolta la doccia dovevamo rifarla tutti e due e basta. Ero accaldata, sudata e sfinita. Non volli rovinargli il post orgasmo, e il dolce sfinimento che lo accompagnava. Gli concedetti di restare dentro di me ancora dei minuti mentre ci raffreddavamo, anche se ormai, sentivo inevitabilmente l’irritazione ed il prurito sulla pelle che si era sfregata tra di noi. Ero sporca, ma non me ne importava. I minuti di riposo trascorsero in silenzio. Lui mi baciò la nuca al momento del distacco del suo pene. Non glielo ricambiai per cautela. Un minimo di desiderio per il sesso lo sentivo ancora...lo stesso desiderio che mi aveva spinto a prolungargli il coito anale per inerzia parecchi minuti dopo il suo clisterino di sperma e sangue. Ho sempre voluto bene a mio fratello Dino; un bacio, due, o tre non glieli avevo mai rifiutati in ogni situazione, anche non di sesso. Ora però baciandoci avremmo solo ricominciato, e volevo assolutamente evitare di farmi prendere; o peggio lasciarlo, da stanca e passiva quale mi ero ritrovata anch’io dopo l’orgasmo, entrare ed eiaculare dentro la mia vagina. La gravidanza era l’ultima cosa che ci voleva...mentre ci dirigevamo entrambi sporchi e sudati in bagno gli rivolsi la parola:
“Di lingua te la cavi benissimo...dietro però devi imparare a muoverti, martellare non basta...”
“...”
“Perché non ci provi con Zia Lori...?! Sono anni che ti fai le pippe spiandola al bagno!”
“Tu come lo sai?”
“Sono io che ti tengo buona mamma quando lo fai, la distraggo sempre per lasciarti guardare in pace...”
“Ah!”
“Se te la vuoi scopare glielo dico io,...vedrai che te la dà!...Tu vai sotto la doccia! Il bidet me lo faccio io...che la doccia l’ho già fatta prima...”
Mentre mio fratello entrava nel quadrato doccia ed io mi ero seduta di spalle sul bidet avendo cura di aprire l’acqua fredda per disinfiammarmi l’ano; il momento era intimo, ma ogni pudore tra noi due era stato ormai abbattuto; non mi disturbava che mi vedesse mentre mi lavavo lì nella mia più intima dignità; lasciata scorre un po’ d’acqua dissi a Dino:
“Ohi! Che fredda! Cazzo!...”
“Che stavi dicendo Fulvia?...zia Lori che me la darebbe se ci parli tu...”
Mentre mi lavavo insaponandomi e toccandomi l’ano con delicatezza, tra un tocco e l’altro gli volli fare una rivelazione; uno di quei segreti che per restare tali non si rivelano neppure a sé stessi:
“Tieniti stretta l’informazione! Stasera ti faccio vedere una foto che ho fatto, ...ahi!... col videofonino, anzi fra poco vado al supermercato a ritirarla...la stampa...uhuuuuu!”
Lui non sembrava curarsi troppo di quanto male mi facesse l’acqua fredda ed il sapone che mi stava pulendo ed irritando. Ben presto sciacquai e continuai con la sola acqua fresca ed in abbondanza
“Una foto? Di domenica?”
“Sì grullo! Una foto!.. e comunque oggi c’è l’apertura domenicale...stavo dicendo: Papà, zia Lori se la fa da qualche mese...io almeno li ho beccati un mese fa più o meno... secondo me mamma fa finta di non sapere...e dai...uh come fa male!...che...hai lì ? Hai guardato bene?”
“Dove? ...Ed io che c’entro?...con la foto intendo...”
“Niente! Tu non fare niente! Tieniti sempre pulito il pisello! Zia Lori con le persone sporche nisba! Guarda che prima di incappellarlo te lo devi pulire bene dalla cacca...hai tutta la cappella marroncina gialla...quella è cacca!”
“Insomma...”
“Pulisciti bene!”
“Volevo dire con zia Lori...”
Nel frattempo mi ero voltata e mi stavo lavando la vagina abbondantemente. Ero più rilassata. Avevo tirato su la maglietta fin sopra l’ombelico perché non venisse investita dall’acqua. Mio fratello si lavava il pisello con timida cautela. Insaponava la cappella, vi muoveva sopra il palmo chiuso della mano per lavare e quindi sciacquava. Dirgli come doveva lavarselo era troppo. In quel momento volevo godermi il piacere che si prova a sentirsi il sesso pulito e rimesso a nuovo.
“Lascia fare a tua sorella... sei così poco sveglio che stento a credere che tu sia il mio gemello...o forse sei solo un maschio...”
Mentre dicevo queste cose mi stavo asciugando la vulva davanti a lui che finiva di lavarsi con il tubo dell’acqua della doccia. Le mutande le avrei indossate in camera mia, da sola. Mi congedai da mio fratello dicendogli:
“Zia Lori te la darà, o la sbugiardo con mamma!...Lo sa che non può perdere l’amicizia di mamma; se non s’interessava anche lei, la banca, il mutuo per rifarsi le tette, non glielo dava...”
“Ah!...”
“Un ultima cosa Dino! Quello che è successo,...è successo e basta! Con gli amici non te ne vantare! Se no finiamo nei guai! E...non ne voglio parlare più dopo oggi! Intendo dire da adesso proprio! Mai successo. Capito ?...”
Dino fece per abbassarsi e baciarmi la vulva pulita un’ultima volta. Gliene lasciai schioccare , poi mi ritrassi; e me ne andai mentre finiva di lavarsi lui. Uscendo dal bagno gli voltai le spalle e non vidi mai se diede un ultimo sguardo alle mie natiche. Due ore dopo avevamo rimosso quanto avvenuto e ciò ci fece riprendere la nostra vita di sempre: semplicemente borghese ed anonima, una vita familiare come tante.
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