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Un uomo, due vite (2.parte) - gli incontri


di Membro VIP di Annunci69.it Cpcuriosa60
25.02.2024    |    1.624    |    3 9.6
"Non si arrabbiò, non si offese nemmeno..."
Nota della "scrittrice".
Per un problema tecnico il racconto si era cancellato (che in parole povere vuol dire che ho schiacciato un tasto sbagliato).
Mi scuso con te, amico mio
.........................
Grande invenzione, internet!
Ma cosa sarebbero i milionari della Silicon Valley senza i siti porno?
Perché il mondo gira sulla figa, dice qualcuno.
Ma non solo, dico io.
Compleanno a “cifra tonda” e tablet di nuovissima generazione per me.
“Così passi un po’ il tempo, quando sei a casa da solo” mi disse lei.
Resistetti pochi giorni, a navigare solo nel lecito.
Poi i suggerimenti dei colleghi più giovani mi spalancarono il mondo del porno-web.
Dapprima le pagine di gnocche infinite, di tutti i colori e le dimensioni, di sesso casalingo o chiaramente professionale.
Amori saffici, con un uomo, due, gang band e via di questo passo; ragazze, donne adulte, mature, avanti c’è posto!
E infine, la noia.
E quei link silenziosi, che mi facevano l’occhiolino e mi suggerivano “Cliccami, su dai, so che ne hai voglia”.
Ed ecco, il mondo dei maschi, lì davanti a me.
Belli, perfetti, muscolosi, con grandi uccelli e grandi mani per segarseli.
Li guardavo ma come si guarda una sfilata di moda (almeno così mi dice sempre lei): irreali, bellissimi, perfetti e freddi.
Uomini ed abiti che non puoi permetterti, che stanno bene solo ad altri, provocazioni stilistiche senza anima.
Non era quello che cercavo.
Poi eccolo, nascosto, il link degli incontri dal vivo.
Lo sapevo, schiacciando quel tasto a cosa sarei arrivato?
Forse sì, forse.
Dapprima guardai quegli uomini che nel perfetto anonimato mostravano la loro intimità, fieri dei loro cazzi eretti e delle venute oceaniche.
E il dubbio che fossero finti, anche loro, prostitute in chiave moderna.
Allora affinai la ricerca, sempre più intrigato.
Volevo conoscere, capire e alla fine, toccare.
Prima ci guardammo, o meglio io lo guardavo.
Un uomo maturo, più grande di me, da solo a darsi piacere, a volte con uno o più amici.
La mia ricerca mi aveva portato a “giocare” con lui che si collegava da casa e che non viveva lontano.
Già sapevo come sarebbe andata a finire però resistevo…
Un numero infinito di appuntamenti, scambi di messaggi, io sveglio ancora a metà mattina quando avrei dovuto essere a letto a riposare dal turno notturno.
Mi convinse, in realtà, non la voglia di vedere lui ma di conoscere un suo amico, sempre nell’ombra, discreto, che intuivo a me più vicino di età.
Li guardavo giocare tra loro, arrivai a provare quasi delle fitte di gelosia.
Assurdo, nemmeno sapevo chi fossero.
Sognavo quel maschio elegante nei modi che mi offriva il suo cazzo ed io lo prendevo, in bocca e poi nel profondo del mio essere.
No, non era possibile.
Vedevo come lui godeva nel farsi succhiare e poi nel prendere l’altro.
E volevo essere lì.
No, non volevo.
Passai giorni d’inferno.
Ogni volta che godevo nella mia solitudine, mi dicevo “basta”.
E come già successo cercavo lei.
“Tu non stai bene” mi diceva, “Fatti cambiare il turno, ti stai logorando”
Mi facevo compatire, con la scusa della stanchezza non facevo più l’amore.
Mi accorsi che dormivo sempre più vicino al bordo del letto, per evitare di toccarla, di non darle l’occasione di toccarmi a sua volta.
Ogni tanto la disperazione mi portava però a prenderla quasi con violenza e lei subiva.
Falso, ero falso, mi allontanavo con la scusa del lavoro stancante ed invece mi logoravo nel senso di colpa e nel disprezzo per me stesso.
“E allora, prova” mi dissi un giorno.
“Magari non ti piace e così il problema è risolto”.
Mi piacque, eccome.
L’adrenalina del contatto, del proporre un incontro, lo stupore dall’altra parte dello schermo, la sua emozione.
Come dirgli che in realtà volevo l’altro?
Pianificai, lucido, di conoscerlo e poi col tempo coinvolgere il suo amico.
E lei sempre all’oscuro, preoccupata per me, che stavo per tradirla ancora una volta.
Il mio nuovo amico era esperto anche nel trattare con un “vergine” come me.
Volle sapere delle mie esperienze passate, ci ridemmo su insieme, mi mostrò la sua empatia.
Non mi attraeva fisicamente ma la sua voce ed i suoi modi fecero in modo di farmi finire nel suo letto.
Fui completamente passivo, quella volta.
Lui si accontentò di accarezzarmi, di blandire le mie ansie col suono della sua voce, coccolò il mio uccello prima inerte ma poi vivo.
Tenni gli occhi chiusi tutto il tempo e se questo mi protesse dal vedere chi stava giocando con me, mi permise di assaporare le sensazioni che provavo.
Rivissi il primo pompino con la mia amica trans, dolcezza e vigore, sensualità e mascolinità insieme.
Fu bravo, davvero, e così tornai da lui, più e più volte, ed a ogni nuova occasione lui riusciva a sollecitare in me nuovi desideri.
Non riuscivo a scoparlo, no, ma lui comprò un fallo finto “A tua immagine” mi disse e per molto solo quello fu il nostro compagno di giochi.
Tanta era la confidenza tra noi ed il rispetto, che riuscii a confessargli il mio desiderio segreto ossia conoscere il misterioso “altro”.
Non si arrabbiò, non si offese nemmeno.
“Capisco” mi disse, “eh, hai buon gusto.
Non lo vedo da un po’, ha problemi in famiglia (ecco quella c’è sempre…).
Posso provare a cercarlo, a dire il vero, mi manca”
Ed uniti da quella nuova prospettiva, scopammo, stavolta sul serio.
Lo penetrai pensando all’altro, con gli occhi chiusi, sognando…
Ma lui non rispondeva ai messaggi, il suo nick era inerte.
Io scopavo quasi con rabbia il mio amico ma già la noia mi assaliva.
Un giorno mi propose un diversivo, un’esperienza in una sauna “Così conosci altra gente e ti svaghi”.
Non mi aspettavo di trovare un contesto così eccitante, nell’immaginario maschile tra i vapori dei bagni turchi si compiono gli atti più degradanti.
“C’è ambiente ed ambiente” mi disse, qui troverai persone speciali.
Mi piacque quella prima esperienza perché chi frequentava aveva un’età matura ed il sesso non era sfrenato.
Lui mi presentò un paio di amici e giocai con loro.
Seppero come coinvolgermi e come stuzzicarmi tanto da farmi desiderare di essere penetrato.
Le mani, le dita, le bocche mi prepararono, dilatandomi pian piano finchè li supplicai di scoparmi.
Per la prima volta mi trasformai nella troia che offre tutta se stessa, sopraffatto dall’affascinante fermezza di quei maschi.
Chissà se anche lui avrebbe fatto altrettanto, quando e se fosse ricomparso.
E intanto il bordo del letto che dividevo con lei diventava l’unico posto dove rannicchiarmi, sempre piu lontano dal suo corpo e dalla sua comprensione

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