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Gay & Bisex

LA PALESTRA


di maledesire
28.04.2018    |    27.313    |    13 4.6
"I suoi profumi mi arrivarono dritti al naso e al cazzo che cominciò a irrigidirsi..."
40 anni sposato e due gemelli di 16 anni. Unica esperienza omo un pompino fatto dal compagno di albergo durante la gita di liceo.
Che cazzo avevo quel periodo… Quel ragazzo in palestra mi mandava via di testa. Ivan, fisico asciutto ma perfettamente definito, inizio di tartaruga sul ventre e V perfetta verso il pube da cui partiva una leggera linea di peli che saliva per seguire la curva dei pettorali. Moro occhi verdi con barba effetto alcuni giorni… Un culetto tondo e gonfio dove avrei affondato volentieri la lingua e il mio cazzo. Vederlo con le gocce di sudore ogni volta mi mandava fuori di testa. Il suo afrore mi stuzzicava e facevo di tutto per passargli vicino e goderne. Gli ormoni sui ventenni hanno questo effetto pungente. Lui poi era rumeno e come altri suoi connazionali aveva sudori più forti, forse per l’etnia di appartenenza..
Ci eravamo scambiati qualche battuta ogni tanto ma nulla di più.
Quando riuscivo a entrare nelle docce mentre c’era anche lui.. che goduria!!. Vederlo godere del getto d’acqua e la schiuma scendere su quel corpo mi imponeva di abbassare la temperatura dell’acqua per spegnere l’erezione invadente. I ns. sguardi si incrociavano e spesso lui si strofinava il corpo mentre mi fissava, prolungando il risciacquo nelle parti intime in modo plateale. Era pure ben dotato, da moscio era quasi come il mio in erezione!!
Il venerdì sera la pale si svuotava presto e verso le 21 eravamo sempre in pochi. Una di quelle sere stranamente lo trovai ancora ad allenarsi. Era sudatissimo e bellissimo.
Cominciai ad allenarmi e mentre ero duramente impegnato nella panca si mise dietro di me apprestandosi a darmi supporto. I suoi profumi mi arrivarono dritti al naso e al cazzo che cominciò a irrigidirsi. Una goccia del suo sudore mi colpì il viso mentre le sue parole lontane mi dicevano che il venerdì sera è dura con tanti pesi.
In cambio mi chiese che lo aiutassi nei bicipiti a panca scott inebriandomi ancor più del suo sudore. Mentre faceva l’esercizio mi fece l’occhiolino passandosi la lingua sulle labbra e indicando la protuberanza dei miei pantaloncini. Poi finito l’esercizio mi salutò facendomi cenno di seguirlo.
Feci qualche serie di addominali e poi andai negli spogliatoi. C’era un signore in doccia e due ragazzi nell’ultimo corridoio di armadietti. Mi spogliai completamente mi infilai le ciabatte e andai nei bagni a risciacquare la borraccia. Sentii tirare lo sciacquone e si aprì la porta del bagno dei portatori di handicap. Mi fece cenno di entrare e appena lo feci mi attirò verso di sé addossato al muro.
Mentre allungavo la mano per chiudere la porta dietro di me fui preso di spalle e un braccio mi strinse il collo mentre Ivan mi infilava in bocca i suoi calzettoni umidi di sudore e maleodoranti. Il tipo alle mie spalle mi infilò un dito a secco su per il culo provocandomi un forte dolore. Era un dito lungo e grosso che mi paralizzò. Le dita diventarono due mentre venivo spinto e schiacciato sulla parete. La morsa al collo e il calzettone mi impedivano di urlare mentre il tipo girava le sue dita dentro di me allargandomi il buco.
Mi tolse le dita e poggiò anche la sua manona sulla mia faccia; mi copriva l’intera faccia e premeva il calzettone anche sul naso; mentre Ivan spingeva lo sciacquone mi affondò il suo cazzo completamente dentro in un solo devastante affondo.
Fu un dolore atroce, devastante; le lacrime mi solcavano il viso mentre le mie urla bloccate da calzettone e mano erano solo flebili gemiti coperte dal rumore del water. Mi fece quattro profondi affondi facendo sussultare ogni volta il mio corpo e premendomi sulla parete, poi restò fermo dentro di me mentre il rumore dell’acqua terminava. Il fetore del calzino ed il dolore subito mi procuravano sforzi di nausea mentre il cazzo dentro di me cominciò a pulsare. Il terrore mi pervase mentre sentivo la cappella ingrossarsi e scaricare spruzzi di sborra dentro di me. Nonostante il dolore potei percepire chiaramente quel liquido caldo che mi veniva sparato dentro.
Il tipo alle mie spalle estrasse il suo cazzo procurandomi altro dolore e sempre tenendomi con il braccio al collo mi staccò dalla parete e mi spinse il busto a 90. Mentre pensavo che per mia fortuna lo stupratore non era molto dotato sentii un altro cazzo strusciarsi nel solco delle mie chiappe. Cercai di divincolarmi intuendo che questa volta non sarei stato fortunato. Quel cazzo mi aveva impressionato da moscio figurarsi in erezione. Uno sberlone mi colpì una chiappa rendendola rovente e le due mani mi aprirono il culo mentre la grossa cappella entrava dentro di me facilitata dalla precedente penetrazione e soprattutto dalla sborra che avevo all’interno. Mi fu ordinato di fare silenzio avvicinando un coltello al mio occhio e graffiandomi la guancia. Un conato di nausea mi prese lo stomaco mentre Ivan affondò completamente il suo palo dentro di me. Avevo intriso il calzettone di spugna e l’avrei sparato fuori se non fosse rimasto bloccato dalla mano dell’altro tipo. Cercai di ricacciare le urla dentro di me mentre quel coso delle dimensioni di una bomboletta di crema da barba spray mi lacerava gli interni. Cominciò poi con lenti movimenti del bacino ogni volta uscendo sempre di più. Voleva farmi sentire quanto era lungo e infatti mi sembrava impossibile. Il suo corpo si staccava da me mentre il mio culo restava ancora ben occupato dal suo cazzo: quando, dopo esser uscito fino a quasi la cappella, cominciò a reintrodurlo pian piano. Quello strofinio dentro di me provocava sensazioni mai vissute. Il dolore si attenuava mentre stentavo a credere che tutto quel palo fosse entrato di colpo dentro di me.
Sembrava avesse capito i miei pensieri: lo tirò fuori completamente per affondarlo in colpi secchi fino a far sbattere le sue palle sulle mie chiappe. Sembrava ogni volta più grosso togliendomi il fiato per ben 5 volte quando mi prese per le chiappe e mi strinse a sé mentre eruttava la sua sborra nei miei intestini. Potei chiaramente percepire sei abbondanti spruzzi prima che uscisse e me ne versasse un altro sulla schiena prima di spingermi a terra e uscire assieme all’altro tipo che non avevo ancora potuto vedere in faccia.
Mi tolsi quel maledetto calzettone e mi alzai a fatica; sentivo la sborra colarmi dal culo. Ci passai una mano e lo sentii ancora aperto. Infilai tre dita senza sentir nulla e piansi. La mano era sporca di sborra e sangue.

Mi pulii alla meglio grazie a lavandino e salviette. E uscii dolorante. Entrai direttamente in doccia dove c’erano altri due che avevo conosciuto durante gli allenamenti. Mentre mi asciugavo Ivan entrò nelle docce dicendomi: “Ehi senti che buoni questi nuovi Sali minerali all’arancia. Secondo me piacerebbero un sacco ai tuoi gemelli, non ricordo mai se Matteo è quello riccio o quello coi capelli corti”.
Mi sentii gelare il sangue: evidentemente aveva preso il mio cell mentre ero in doccia. Il suo ghigno in faccia era diabolico e il suo sguardo mi fece capire che dovevo bere. Presi la bottiglia e avvicinandola alla bocca potei capire che il bastardo mi imponeva di bere il suo piscio lì di fronte agli altri.
Le sue parole “Se non hai voglia lo porto io domani a loro due …..” mi costrinsero a bere quel liquido e nascondere il disgusto. “Bevila pure tutta….io e i miei amici ne abbiamo tantissima vedrai…..”. Così feci e gli consegnai la bottiglia vuota prima di andare in bagno a vomitare.
Ero sconvolto, nel giro di poco tempo ero stato stuprato da due ragazzi, preso in culo la loro sborra e bevuto il loro piscio. E non avevo nemmeno visto chi mi aveva sverginato.
Erano passate due settimane da quel momento e per fortuna non vidi o venni più contattato. Avevo anche smesso di andare in palestra anche se quell’incontro mi rimaneva fissato in testa.
Un giorno mi arriva un messaggio in whatsapp da un numero sconosciuto: apro e scarico il video e rimango paralizzato. Quei bastardi hanno ripreso lo stupro e modificato. Sembra che io stia gemendo come una cagna in calore.
Poi un altro video che riprende i miei due gemelli mentre escono da casa per andare a scuola e un mess con un appuntamento per il pomeriggio successivo presso un cantiere dove stavano costruendo un nuovo palazzo in periferia.




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