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Gay & Bisex

LA GUIDA SIRIANA - Parte Seconda


di Membro VIP di Annunci69.it maturoamodena
07.05.2023    |    3.214    |    4 9.9
"“Odiarti? Ostile? Non hai capito nulla!!!” diceva con le lacrime agli occhi “Ma se non vuole altro che venire a letto con noi!!! Sono anni che facciamo sesso..."
Dopo quella notte il rapporto tra Fathi e me divenne molto complice, il solito atteggiamento formale ed indifferente davanti al resto del gruppo, ma, seduti uno di fianco all’altro, a volte ci accarezzavamo le mani, ci sfioravamo le ginocchia, ci scambiavamo sguardi d’intesa.

La mattina seguente Fathi era splendido tutto vestito di bianco, così regale e possente che già prima di mezzogiorno ero eccitato al pensiero di quel che sarebbe accaduto alla sera, e me la ridacchiavo immaginando cosa avrebbero detto gli altri se solo avessero saputo!

Umore alle stelle, insomma, se non fosse che un paio di volte mi capitò di incrociare, riflessi nello specchietto retrovisore, gli occhi dell’autista del bus che mi fissavano con ostilità…non ne capivo il motivo…che m’avesse sgamato?

Ad una certa ora ci fermammo per pausa caffè e pipì.

Mi ero avviato verso il bar, ma accorgendomi d’essere senza soldi tornai indietro.
Fu allora che vidi Fathi e l’autista che discutevano animatamente. Entrambi erano vistosamente agitati e gesticolavano nervosamente. Tacquero appena mi videro, ma ancora una volta avvertii quello sguardo ostile su di me.

Il viaggio riprese senza altri incidenti, fra fantastici siti archeologici e paesaggi fiabeschi.

La sera a cena Fathi mi disse:
“Devo essere rintracciabile semmai i clienti avessero problemi stanotte e perciò ci vediamo in camera mia…ti aspetto”.

Lo vidi allontanarsi e poco dopo inventai un improvviso colpo di sonno, sbadigliando salutai tutti e di corsa lo raggiunsi.

Appena varcata la soglia mi abbracciò:
“Ti aspettavo per fare la doccia” mi disse.
Ci liberammo velocemente dei vestiti, mi prese per mano mi portò in bagno. Aveva, evidentemente aperto il rubinetto dell’acqua calda già da un po’ perché la stanza risultava avvolta da un vapore caldo e profumato.

Sotto la doccia cominciammo ad insaponarci l’un l’altro. Le nostre mani si facevano sempre più audaci esplorando i posti più nascosti. Il membro di Fathi, data la sua altezza, mi poggiava al di sopra dell’ombelico, ma lui a volte piegava le ginocchia cosicché lo sentivo scivolare su di me per raggiungere il mio pube, superarlo e scendere fra le mie cosce.
Le sue mani poggiate sui miei glutei davano un ritmo a questa danza. Le nostre bocche si incontravano e nostri baci diventavano sempre più passionali, sempre più profondi, sempre più bagnati.
Sentivo il mio buco, sollecitato dalle sue dita insaponate, che si ammorbidiva e cedeva alla punta del suo uccello. Stretto tra il marmo delle pareti e il suo corpo altrettanto marmoreo assecondavo a volte il suo gioco alzando una gamba e avvolgendola attorno al suo bacino.
L’acqua scorreva tra i suoi capelli, formava un rivolo sul mento coperto dalla barba, si perdeva fra i peli del suo petto, ritornava rivolo sul suo uccello e cadeva sul piatto quasi come se stesse urinando. Mi spinse la testa verso il basso facendomi inginocchiare ed accolsi quell’esempio di virilità con ingordigia.

Era sempre lui a guidare, ma capivo che era in mio possesso quanto io lo ero di lui.

Allungò il braccio per disappannare lo specchio di fronte a noi. In tal modo riuscivo a vedere riflesse le nostre sagome…assaporavo il suo davanti e godevo della vista dei suoi glutei poderosi appena ricoperti di morbida peluria, della sua schiena i cui muscoli si muovevano come danzando al ritmo della mia bocca, della sua testa riversa all’indietro con gli occhi chiusi e la bocca aperta sotto lo scroscio d’acqua calda.

Mi tirò su, chiuse l’acqua e cominciò ad asciugarmi con cura con il candido telo dell’hotel. Erano queste premure che me lo rendevano sempre più desiderabile.

Mi prese in braccio sollevandomi senza fatica e mi riportò in camera adagiandomi con cura sul grande letto.

Dalla televisione accesa e sintonizzata su una stazione locale giungevano i suoni di canti in lingua araba, mentre la lampada sul comodino, previdentemente coperta da una kefiah quadrettata di blue, diffondeva una luce soffusa.

Si posizionò ai piedi del letto trascinandomi sul limite dello stesso, e ricominciò a strusciarsi contro di me.
La mia pelle ancora calda reagiva con straordinaria sensibilità.
Nella penombra lo vidi armeggiare con qualcosa, mi tirò su le gambe, poi sentii qualcosa di fresco tra le natiche e il suo membro che si insinuava. Capii che aveva indossato il preservativo e preso del gel.
Con la mano sinistra mi menava lentamente l’uccello e contemporaneamente spingeva.

Lo sentii entrare, soffocai un lamento.

Si fermò, mi masturbò per un po’ e quando mi vide rilassato, con delicatezza e senza colpi s’introdusse un altro po’ dentro di me.
Un altro urlo soffocato, con lui che mi massaggiava l’interno delle cosce con una mano e con l’altra continuava a masturbarmi.

Quando vide il mio respiro tornare normale un’altra piccola spinta.

Ero deciso a resistere, ma come per difesa poggiai sul suo petto, quasi a volerlo allontanare, entrambi i miei piedi le cui dita tenevo ripiegate all’interno, chiuse, contratte.
Lui allungò una mano afferrandomi una caviglia, si portò un piede alle labbra, lo baciò, ne leccò la pianta, si spostò sull’alluce, cominciò a succhiarlo, passò al secondo dito, poi al terzo, via via fino all’ultimo, infine tutti e cinque assieme in bocca.
L’altra mano andava ancora su è giù sul mio uccello che tra una spinta e l’altra riprendeva turgore e copiosamente si bagnava. Col pollice raccolse qualche goccia del mio umore, me lo portò alla bocca, invitandomi a succhiarlo.
Aveva cominciato a muoversi avanti ed indietro dentro di me. Ad ogni suo movimento mi sentivo dilaniare, il corpo soffriva ma la mia mente godeva, liberata da ogni tabù.
Avvertivo il suo piacere attraverso i suoi gemiti e mi sentivo importante, realizzato attraverso il suo godimento.
Ero in un’altra dimensione con gli occhi annebbiati dal sudore mentre nelle orecchie i canti arabi dalla TV diventavano sempre incalzanti, sempre più ritmiche le percussioni dei darbuka, sempre più assordanti le corde dei rabab fusi alle parole che Fathi diceva:
“Habibi...ienta habibi hayata… habibi”.

D’un tratto uscì da me – mi sentii svuotare – mi salì a cavalcioni e con abilità mi infilò velocemente un profilattico e si lasciò cadere sopra di me d’un colpo.

Adesso ero io dentro di lui, mi accolse tutto.

Aggrappandosi alla testiera del letto tirò su le ginocchia portandole verso il mio viso. Ormai era proprio seduto e di più non potevo penetrare in lui. Lo sentivo pesante su di me, ma il movimento del suo bacino mi portava alle stelle.
Era bello, era caldo ed era mio, forse solo fino all’indomani, ma in quel momento era tutto mio.
Si chinò a baciarmi, mi succhiava la lingua parlandomi dentro la bocca…i suoi occhi erano lucidi e le le labbra tumide...mi baciava e parlava...poi urlò.

E venne.

Venne e ancora venne.

I suoi schizzi partirono copiosi e rapidi e, non appena ne sentii il calore umido sulla pelle, raggiunsi l’orgasmo anch’io dentro di lui, inarcandomi e gemendo.

“Habibi” mi diceva baciandomi ed asciugandomi la fronte sudata “Habibi” sfiorandomi gli occhi “Habibi” e mi accarezzava il collo e giocava con i miei capelli.

Lentamente mi ritirai da lui. Restammo abbracciati nella luce bluastra uno di fianco all’altro, scoppiando a ridere ogni volta che ci guardavamo negli occhi.

Nascosi la testa sotto la sua ascella assaporandone ancora il buon odore e gli chiesi cosa volesse dire habibi.
Imbarazzato mi rispose che era un’espressione tenera più o meno “Ti amo…sei la vita mia…l’amore mio”.

Lo abbracciai forte.

Parlammo di noi, delle nostre famiglie, del nostro lavoro, del vivere nascosti la nostra condizione.
Mi venne in mente l’autista del bus e gli raccontai che avevo notato il suo odio nei miei confronti. E cominciò a ridere fragorosamente.

“Odiarti? Ostile? Non hai capito nulla!!!” diceva con le lacrime agli occhi “Ma se non vuole altro che venire a letto con noi!!! Sono anni che facciamo sesso noi due, ha capito quello che è successo tra me e te e vuole partecipare”.

Rimasi davvero stupito: “E facciamolo partecipare, no?” dissi.

“Ti piacerebbe davvero?” mi chiese Fathi.

“Non l’ho mai fatto in tre, ma penso che con te sarebbe fantastico” ormai ero davvero disinibito

“Ok. Organizzo per domani se ti va”.

Chiusi gli occhi e mi addormentai pensando al giorno dopo.

E di quello vi parlerò la prossima volta… ma solo se vorrete.
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