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Gay & Bisex

ANTONIO: LA CONOSCENZA 2°


di Membro VIP di Annunci69.it maturoamodena
25.03.2021    |    824    |    3 9.9
"Mi sprecai in una generosa progressione di baci alternati a piccoli colpetti di lingua sulle cosce solide, sui testicoli pesanti, sul fusto nodoso, sul..."
Il giorno dopo e quelli a venire entrambi non facemmo cenno all’accaduto. Piano piano l’episodio sembrava essere stato rimosso ed il comportamento di entrambi tornò alla normalità.
Una volta gli chiesi se la domenica seguente volesse andare a pescare visto che mia moglie sarebbe andata in gita scolastica con la bimba ed io sarei stato da solo tutto il giorno “Come i vecchi tempi” gli dissi. Restammo d’accordo per il sì.
Quella mattina molto presto accompagnai la famiglia al pullman e presa l’attrezzatura da pesca andai a casa sua. Era sveglio ma ancora in canottiera e con i capelli gocciolanti. “Allora si va' ?” chiesi mentre mi servivo da solo del caffè dalla moka sui fornelli. “Sai che non ne ho voglia? Se ci tieni mi faccio forza, ma preferirei restare a casa” spiegò “Nessun problema” gli dissi “magari ti aiuto a sistemare il giardino e poi videochiamiamo Enrico, ok?” Si accarezzava i peli del petto segno che stava pensando o che era in difficoltà. Si avvicinò, mi prese una mano “Tu sai che ti sono molto affezionato vero?” feci di sì con la testa “Ma io quello che è successo l’altra sera non l’ho dimenticato, ci penso spesso. M’era già capitato da giovane, quando ero militare, con un commilitone, ma poi non c’avevo più pensato” Portò la mia mano sul suo cazzo e se la strofinò contro facendomi sentire quanto fosse già barzotto. Mi si accostò e infilando le sue dita sotto la mia maglietta cominciò ad accarezzarmi la pancia, il petto, si fermò sui capezzoli pizzicandoli, le sue ruvide mani erano di gran lunga più grandi del mio torace e la sensazione era piacevole. Mi sfilò lentamente la t-shirt e deviò le carezze sulla mia schiena dai lombi al collo e viceversa. “Toccami anche tu” disse quasi strappandosi la canottiera. Il suo torace era possente ricoperto da morbido pelo grigio dentro il quale mi piaceva fare scorrere le dita, le sue braccia nerborute, l’addome, sebbene un po’ prominente, ancora tonico. Mi attirò verso di sé abbracciandomi con forza, con abilità mi abbassò pantaloni e slip contemporaneamente e mi strinse contro di lui facendo leva sulle mie chiappe con fermezza. Anch’io gli abbassai i calzoni della tuta e gli slip e così i nostri uccelli vennero a contatto. Lo sentivo duro contro di me mentre mi godevo l’aderenza delle nostre pelli. Antonio fece scivolare le mani sulle mie natiche e cominciò a massaggiarle, a stropicciarle, a separarle, io muovevo il bacino cosicché i nostri cazzi si opponevano gareggiando per durezza. Sentii poi una spinta sulla testa. Compresi e non esitai. Mi chinai per fronteggiare quel pezzo di carne consistente che feci gravare sul mio viso mentre mi godevo degli odori di maschio arrapato. Mi sprecai in una generosa progressione di baci alternati a piccoli colpetti di lingua sulle cosce solide, sui testicoli pesanti, sul fusto nodoso, sul glande rutilante. Sentivo che gli piaceva, me ne accorgevo dai suoni che non riusciva a trattenere e che diventarono quasi gemiti nel momento in cui la mia bocca si richiuse intorno alla sua cappella. Mi soffermai a lungo sulla punta umettandola abbondantemente, insinuando la lingua tra corona e prepuzio, stimolando il frenulo, suggendo la saporita fessurina dell’uretra.
Quasi immobile ora Antonio gemeva e, quando me lo ingoiai tutto, emise quasi un lamento di dolore, allora mi fermai esitando, ma la sua mano m’indirizzò a continuare. Mi piaceva farlo scorrere fra le labbra, dall’apice per tutta la sua estensione fino a sentirmi sul mento le palle gonfie che continuavo a massaggiare con garbo. Improvvisamente la sua immobilità si trasformò in fervore quando cominciò a passare le dita fra i miei capelli, poi ad afferrarmi la testa ed impormi il ritmo che lui preferiva. Dovevo aggrapparmi alle sue natiche per non ribaltarmi e a volte mi sembrava di soffocare con quell’arnese che mi finiva fino all’esofago. Non so per quanto tempo mi stantuffò sempre più in fondo e sempre più prepotentemente, ma infine mi afferrò per le guance e muggì “Sto per venire….veeeengo...vengooooo...oh mamma...oh mamma mia”. Non ebbi la possibilità di sfilarmelo di bocca che un torrente m’inondò il cavo orale scorrendomi copioso per la faringe, e tutto quello che non riuscii a mandare giù straripava ai lati della bocca. Lo succhiai ancora finché, dopo un’infinità di spasmi, lo sentii ammorbidirsi ed emerse lucido con uno schiocco. Antonio sembrava vacillare, ma mi aiutò a rialzarmi, mi guardò a lungo con gli occhi lucidi e poi, prendendomi il viso tra le mani, pose le sue labbra sulle mie in una serie di baci dapprima prudenti poi sempre più sfacciati, fino a scavarmi l’intera bocca con la lingua cercando la mia, succhiandola e tormentandola.
Fino a quel momento non c’eravamo quasi parlati, fu lui ad iniziare. Rideva e mi disse “E’ stato bellissimo, non immaginavo potesse essere così...così...travolgente. Non voglio sapere se è stata la prima volta per te, so che io non ho mai ricevuto un pompino come questo, mi hai succhiato anche l’anima”. Poi si scusò per essere stato troppo egoista e non aver fatto nulla per me “Ma abbiamo tempo no? Adesso andiamo a riposarci che non sto quasi in piedi e poi riprendiamo prima che la tua famiglia ritorni”. Ci stendemmo sul lettone. Antonio mi prese fra le braccia e cominciò ad accarezzarmi e toccarmi ovunque mentre mi confessava che da tanto desiderava questo e mai aveva trovato il coraggio. Capii in quel momento che forse anch’io lo avevo sempre desiderato e che in lui non avevo mai cercato un padre bensì un amante e che l’attaccamento nei suoi confronti fosse in realtà voglia e cupidigia. Mi piaceva stare avvinghiato a lui, toccarlo ovunque e ricevere le sue carezze i suoi baci su tutto il corpo. Ero ancora duro e sospirai quando la sua mano si chiuse attorno al mio uccello. Mi sistemò nella posizione del cucchiaio aderendo interamente contro di me, le sue braccia sotto le mie ascelle, mi solleticava i capezzoli, mi baciava il collo, mi tastava le palle, mi menava il cazzo, mi palpava l’interno delle cosce. Adesso ero io che non trattenevo i sospiri, soprattutto quando cominciai a sentire la sua erezione premere fra le mie chiappe. Antonio era incredibilmente già di nuovo pronto e le sue intenzioni erano piuttosto chiare. Il godimento che provavo era tanto ma il timore di quello che sarebbe potuto succedere era maggiore e non ero pronto al passo. Glielo confessai, per tutta risposta lui mi rivoltò sulla pancia e cominciò a baciarmi giù per la schiena, arrivò a mordicchiarmi i glutei, a baciarli e una volta separati a leccarmi il buchino che sotto la sua lingua si ammorbidiva e cedeva rilassandosi. S'inumidì il dito medio e lo inserì delicatamente. Il dito di Antonio era grande quanto il mio pollice. Lo tirò fuori, ci sputò sopra e lo infilò da capo. Poi sentii il caldo del suo uccello puntare contro il mio orifizio e feci appena in tempo a implorarlo “Fai piano...” che mi sentii sfondare. La sua mano soffocò il mio urlo ed il peso del suo corpo mi teneva prigioniero. Non si mosse per un po’ dandomi il tempo di abituarmi dopodiché entrò più profondamente con lentezza, si fermò solo quando avvertii tutto il suo peso addosso. “Tranquillo adesso passa, ne ho trapanate di donne sia in figa che in culo e so come si fa, cerca di rilassarti e goditi tutte le sensazioni” “Dici così perché il culo non è il tuo” Ma in effetti il dolore stava diminuendo sostituito da un calore proveniente dal profondo. Quando Antonio si rese conto che la strada era aperta mi rivoltò con la schiena sul materasso e tiratemi su le gambe sulle spalle cominciò a scoparmi con ritmo sostenuto. A volte mi baciava le caviglie, altre mi leccava le gambe, mi succhiava le dita dei piedi uno alla volta, mi menava il cazzo che ormai era pronto a scoppiare. Mi stava trapanando il culo e possedendo il cervello. Quando si piegò e unì la sua bocca alla mia sentii l’orgasmo scaturire dai testicoli e sgorgare sulla sua pancia. Aspettò che assaporassi il mio godimento e solo dopo estrasse il cazzo e con qualche colpo di mano mi sborrò sul ventre e sul petto. Dopodiché mi crollò addosso esausto.
Antonio quel giorno mi stupì riuscendo a farlo altre due volte con performance di tutto rispetto.
Alla sera telefonammo ad Enrico il quale fu contento che avessimo passato la giornata assieme, di vedere suo papà contento come mai negli ultimi tempi anche se gli sembrava un po’...affaticato.
Quello fu solo l’inizio di una relazione che durò molti anni. Non rischiammo mai di essere scoperti, ma cercavamo tutte le occasioni per godere di quegli incontri. Lui potenziò la sua versatilità, ma sapevo che lo faceva per il mio piacere più che per il proprio. Restava maschio e virile nonostante gli anni. Non capivo come facesse ad essere sempre arrapato e quindi sempre pronto anche se correvo da lui a dirgli che avevamo appena mezz’ora di tempo. “Così poco?” diceva contrariato “Beh ce la faremo bastare” e giù le mutande. Ma era anche tenerissimo quando mi rubava dei morbidi baci ovunque capitasse.
Enrico lo sentivo quasi tutte le sere. Veniva a trovarlo 2 o 3 volte l’anno e talvolta portava la sua compagna tedesca ed il piccolo Peter nato dalla loro unione.
Quando ci riunivamo tutti intorno al tavolo Antonio era felice e orgoglioso dei sui figli e nipoti.
Ma...

CONTINUA...
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