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Gay & Bisex

Il regalo dei miei bulli parte 1


di Thefab
28.04.2020    |    10.561    |    3 9.5
"Dopo alcuni minuti di quella situazione, Leo propone di scambiarci..."
La curiosità si fa sempre più forte, col passare dei giorni. Avrei proprio voglia di sapere da Alberto e Leonardo cosa hanno architettato per me, ma non riesco a ricavare nulla da loro. Ne parlo anche con il mio ragazzo, visto che abbiamo deciso di essere sinceri fino in fondo. Ovviamente, a lui tutta questa storia piace poco e lo vedo proprio esplodere dall’interno di rabbia ogni volta che ne parliamo. D’altra parte, però, non può prendersela chiaramente né con Leo e né con Alberto, visto che nessuno di loro due sa della nostra storia. Potrebbe prendersela con me e sarebbe anche normale, ma è troppo innamorato e mi fa passare ogni vizio e ogni desiderio che ho. L’unica cosa che riesco ad approfondire meglio, nel corso dei miei incontri ormai quotidiani con Alberto e Leo, è la storia che riguardava Damiano. Sono passati anni, non l’ho più visto e sentito ma non posso certo dimenticare che è stato il mio primo ragazzo.
Le mie domande su di lui spingono loro ad aprirsi, mi raccontano anche le loro paure successive, la frustrazione per avergli fatto del male. Ne hanno parlato spesso, soprattutto il primo periodo, poi hanno deciso di non affrontare più l’argomento perché si sono sentiti maledettamente in colpa. Si riaprono, a distanza di tempo, proprio con me. Damiano lo hanno sfondato, in ogni modo possibile e immaginabile. Lo hanno usato come uno zerbino nonostante fosse palese che lui non volesse e provasse disagio per quella situazione. Gli confido che eravamo fidanzati, Alberto sapeva qualcosa, Leo lo aveva intuito.
Dico loro che Damiano, nel corso delle settimane, aveva cambiato sempre più atteggiamento fino a farsi violento nei miei confronti, sia verbalmente che fisicamente. Da qui, la mia decisione di interrompere la storia con lui, definitivamente. Loro, invece, mi raccontano che avevano tenuto anche alcuni video di quando se lo scopavano ma poi, presi dal rimorso, avevano cancellato tutto il materiale.
Terminato il discorso su Damiano, provo a ottenere qualche nuova info sul regalo, ma senza successo! Intanto passano i giorni, si arriva ben oltre la settimana di tempo che mi avevano dato ma non ricevo alcun segnale. Quando chiedo, mi dicono di pazientare. Intanto, da un po', è finito il mese di Agosto e l’ho vissuto con tristezza.
I miei amici sono partiti, li rivedrò il prossimo anno. Ogni volta prometto loro che andrò a trovarli. Sono sparsi un po' in tutta Italia, ci conosciamo da tempo e siamo molto legati. Prometto ma poi non mantengo mai, anche se mi piacerebbe farmi una bella vacanza. Ho viaggiato poco in vita mia ma non dipende solo da me. A volte mi chiedete dei miei genitori, alcuni di voi hanno pensato che siano un po' assenti ma in realtà non è così. Per questioni di lavoro, stanno fuori praticamente tutto il giorno, spesso anche il sabato, idem mia sorella.
Ne va da sé, che trascorro le mie giornate sempre da solo da quando ho circa 14-15 anni. La mia chiusura nei rapporti con molte persone, tra cui loro, non gli permette facilmente di capire cosa mi passa per la testa. Mi vedono che non fumo, non bevo, non mi drogo e non vado a puttane, cose che fanno quasi tutti i miei coetanei. Faccio gli allenamenti di calcio, periodicamente vado anche in palestra, difficilmente torno tardi la sera se non il mese di Agosto e in qualche rara occasione. Esco con quello che credono sia il mio migliore amico ma in realtà è il mio ragazzo e a loro piace moltissimo, perché è davvero una persona d’oro. Per questo, tendenzialmente, si fidano di me.
Ciò nonostante, pur dandomi abbastanza libertà, non mi permettono certo di viaggiare da solo. Per questo non riesco mai a mantenere le promesse fatte ai miei amici estivi.
Saluto la loro partenza con nostalgia e mi tuffo a capofitto, nei giorni seguenti, nel calcio, nel mio ragazzo e nel rapporto con Alberto e Leonardo. Il tutto fino all’inizio della scuola.
Come vi aveva detto, ho cambiato istituto dopo la bocciatura. Assieme al mio ragazzo e alla mia famiglia, abbiamo scelto una scuola un po' lontana, a circa mezzora di treno, che tutti reputiamo ideale per me, anche per le attenzioni che danno agli alunni. Poco prima che inizino le lezioni, i miei genitori mi accompagnano a vedere la nuova scuola e a parlare con il vice preside, che sarà anche uno dei miei insegnanti. Proprio mentre passeggio nei corridoi, sbirciando all’interno delle varie aule vuote, inizio a riflettere. Il mio pensiero va avanti anche durante il ritorno, mentre sono seduto nel sedile posteriore dell’auto di mio padre, sentendo la musica col telefono, totalmente estraniato dal mondo.
Qui, in questa nuova scuola, non mi conosce nessuno. Non mi viene in mente nessun mio amico che frequenti questo istituto, anche perché è piuttosto lontano. Per questo, forse, potrò finalmente essere me stesso. E’ un solo anno, devo fare solo il quinto e sono anche abituato alle battute e alle prese in giro. D’altronde, se qualcuno mi accetta e mi sarà amico, sarò ben lieto di continuare il rapporto con lui anche dopo la scuola, altrimenti sti cazzi, chi li rivedrà più. Quindi decido che a scuola sarò me stesso, farò outing. Non andrò a palesarlo per forza, ma se uscirà il discorso o qualcuno me lo chiederà, ammetterò senza problemi di essere gay.
Ne parlo col mio ragazzo la sera stessa e sembra molto contento, dice che è un gesto coraggioso e che può aiutarmi tanto a vincere le mie paure e la poca stima che ho di me come persona.
Fino alla sera prima dell’inizio delle lezioni, sono carico a mille. Il professore mi ha aggiunto al gruppo della classe, mi sono presentato (ovviamente senza dire nulla della sessualità, sarebbe stata una forzatura) e mi hanno fatto tutti il benvenuto. Sembro determinato e sicuro, almeno fino al mattino. Appena suona la sveglia, ho la mia classica crisi di ansia. I miei provano a farmi uscire dalla camera ma non c’è verso. Mi telefona il mio ragazzo ma mi rendo irreperibile, chiudo a chiave la porta e spengo il cellulare.
La cosa si ripete nelle successive due mattine, sul gruppo della scuola mi provano a chiedere il motivo per cui non sto andando. Inizialmente non rispondo, poi mi dispiace per loro che, nonostante non mi conoscano, si stanno preoccupando e gli dico che sono stato poco bene. Il terzo pomeriggio parlo bene col mio ragazzo e mi promette che il mattino seguente verrà lui a prendermi e mi porterà in macchina, in modo da non farmi fare il primo viaggio da solo.
Così, dopo tre giorni di assenza, comincia la mia nuova avventura scolastica. Le cose, inizialmente, vanno abbastanza bene. I miei compagni sono simpatici e presto scoprono che sono gay. Succede tipo il secondo giorno, perché una mia compagna, piuttosto sfrontata, mi dice che sono carino e mi domanda se ho la ragazza. La ringrazio per i complimenti, ma le specifico che sono gay. La voce gira rapidamente, in un certo verso mi guardano quasi con interesse e mi sento popolare. Sono finalmente me stesso, quantomeno in quelle cinque ore mattutine. Il problema è che l’idillio dura pochissimo. Infatti, dopo una settimanella di presenze, mentre giro per il corridoio della scuola, durante la ricreazione, faccio un incontro che mi fa tornare con i piedi per terra. Ma questa è un’altra storia e ne parleremo nel prossimo capitolo.
Riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro di tre giorni, rispetto a questo episodio. E’domenica e giochiamo la prima partita di campionato. Siamo una squadra molto giovane e ciò che ci viene chiesto e raggiungere il prima possibile la salvezza. Pareggiamo per 1-1 in casa contro una squadra decisamente più attrezzata e quotata di noi e lo facciamo in rimonta. Il gol nostro, tra l’altro, lo firma proprio il mio ragazzo.
Finita la partita, io e lui festeggiamo, a modo nostro, per un paio di ore a casa sua, più tardi ricevo una chiamata di Alberto. Sono tornato da poco nella mia abitazione, sono in camera a giocare al computer, in attesa che mia madre mi chiami per la cena. Alberto mi dice che aveva provato a chiamarmi anche prima ma che non avevo risposto. Poi mi chiede se la sera seguente, il lunedì, sarò libero, perché finalmente è il momento della tanto attesa sorpresa. Gli dico di si, soprattutto per la grande curiosità che ho. Non sto più nella pelle. Gli chiedo se può passarmi a prendere lui, inizialmente fa un po' di storie, dicendo che gli è complicato, poi si rende conto che non è molto bello chiedermi di andare in bicicletta e quindi accetta di venire lui in macchina.
Il giorno seguente sono teso, attendo impaziente il momento in cui Alberto passi a prendermi, ossia subito dopo cena. I miei fanno un po' di storie, sanno che il giorno dopo ho scuola e che mi devo svegliare presto. Sapendo delle mie propensioni a non alzarmi e rimanere a dormire, sono legittimamente preoccupati ma prometto loro che, in ogni caso, andrò a scuola.
Quando scendo, Alberto mi aspetta in macchina, col suo meraviglioso sorriso. E’ bellissimo, come sempre. Salgo e lo saluto. Lo vorrei baciare, tanto è splendente. Lui indossa una maglietta verde a maniche corte e un paio di jeans corti, che indosso anche io solo che la maglietta ce l’ho bianca.
Nel breve tragitto, provo a scoprire qualcosa di quello che succederà. Alberto, inizialmente, mi risponde con battute stupide, senza darmi modo di capire, poi decide di aprirsi un minimo:
“O Fabio, ho dovuto farti aspettare qualche giorno in più perché di te mi fido e lo sai. Inutile che ti sto a fare le raccomandazioni che quello che faremo dovrà restare segreto. E’ degli altri che non mi fidavo molto”
“Degli altri?” domando io, ancora più perplesso.
“Ce la fai a pazientare due minuti? Ora vedi, fidati di me” mi dice in modo molto rassicurante ma senza, tuttavia, frenare la mia crescente curiosità.
Alberto parcheggia l’auto all’interno del cancello della sua abitazione, poi saliamo fino alla mansarda. Il cuore mi batte a mille, non ho la più pallida idea di cosa mi potrò trovare di fronte. Mi passa per la mente qualunque cosa. Mi viene perfino in mente che possa essere il mio ragazzo, come da molti di voi ipotizzato. Ma non è lui, state tranquilli! Non so neanche come avrei reagito!
Arriviamo di fronte alla porta, Alberto è sicuro di sé, come sempre. Lo invidio tanto, vorrei anche io avere la baldanza che mostra sempre. E’ bello, è simpatico, è intraprendente, ha una bella ragazza, tanti amici e ha quella spavalderia che io ho sempre sognato di avere. Lo vedo anche in questa situazione, io sono praticamente nascosto dietro di lui, ho il cuore che mi pompa a tutta e vorrei sparire di colpo e ritrovarmi nella mia camera da letto. Lui, invece, con tutta la tranquillità di questo mondo, infila la chiave nella porta, gira e apre.
Entra prima di me, poi si tira lateralmente e mi lascia lo spazio per entrare. Io faccio un sospiro e percorro quella piccola distanza che manca. Entro e c’è gente a casa sua.
La prima persona che vedo, seduta sulla poltrona, è Enea. Non so se ricordate di lui, nel caso non ricordiate e vogliate leggere qualcosa, appare in uno dei primissimi racconti, esattamente nel terzo.
Lui è uno storico amico di Leonardo e Alberto, ha un anno più di loro e, per un periodo, ha giocato anche a calcio. Ha ormai smesso da tempo e so che è fidanzato con una ragazza da almeno tre anni. Sembra piuttosto seccato per la situazione, quantomeno questa è la mia impressione (e non mi sbaglio). Enea è un tipo che mi piace: seppur molto magro, dimostra più di quello che ha, è moro, con la barba folta, corpo peloso, abbastanza alto e, soprattutto, ha un cazzo veramente lungo.
Sono andato veramente vicino, tre anni fa, a perdere la mia verginità proprio con lui. Solo il fatto che Alberto gli avesse ordinato di non scoparmi, lo frenò, fermando anche il mio tentativo di farmi penetrare. E’ uno dei primi, tra i presenti, a salutarmi con un cenno di sorriso.
Al suo fianco, poggiato sul bracciolo della poltrona c’è Pietro. Costui è un ragazzo gay del posto, dichiarato e abbastanza effemminato. E’ un componente del loro gruppo di amici, coetaneo di Alberto e Leo, e lo sanno anche i muri che si fa scopare abbastanza facilmente, specialmente il sabato sera se beve. Non avevo grossi dubbi sul fatto che Alberto e Leonardo se lo fossero già scopato e questa ne è la conferma. Pietro non è che mi attiri granché. Oltre al fatto che è palesemente passivo, non mi ispira molto neanche fisicamente. E’ alto, circa 1.85, carnagione molto chiara, capelli neri, barbetta molto curata, un naso abbastanza pronunciato, una bocca carnosa. Poi il fisico è di uno che non fa sport, con un po' di maniglie dell’amore e qualche leggero chiletto di troppo. Nudo non l’ho mai visto e, sinceramente, neanche avevo mai pensato di poterci avere a che fare da un punto di vista sessuale. Non sembra assolutamente sorpreso di vedermi, evidentemente, da buon gay, aveva già capito tutto, oppure loro gli avevano preannunciato il mio arrivo.
Sul divano, invece, c’è Leo che sta fumando una sigaretta e, al suo fianco, appollaiato a lui c’è colui che mi svela il famoso mistero di questi primi giorni di allenamento. Comprendo subito chi si stavano scopando Alberto e Leonardo prima delle sedute con la squadra ed è una presenza che non mi fa per niente felice: Vesim. Il mio ex ragazzo mi guarda con aria di sfida, come a far vedere che lui è riuscito a conquistarsi le loro preferenze. Ci siamo abbastanza odiati negli ultimi mesi.
Dentro di me, so che è colpa mia perché con lui sono stato miserabile e ho continuato a trattarlo male anche dopo. Al campo sono sempre il primo che lo prende in giro o gli risponde male e lui, giustamente, prova risentimento nei miei confronti. Non può dimenticare come l’ho umiliato, fino all’ultimo momento. Di tutti i presenti, è l’unico che è già parzialmente denudato, visto che non indossa le scarpe e la maglia.
“Che cazzo ci fai tu qua?” chiedo io, appena metto a fuoco la sua figura.
“Che vuoi tu? Che ci fai tu” mi risponde lui con arroganza, poi mi fa un sorriso ironico, afferra Leo per il collo e gli infila la lingua in bocca. Iniziano a pomiciare furiosamente davanti a me. Forse, Vesim pensa che la cosa mi dia fastidio, mentre a me, con tutta sincerità, non frega proprio niente.
Come non me ne frega niente di tutta questa pagliacciata che hanno messo in piedi Alberto e Leo. Avrei voglia di andar via, questa situazione non solo mi imbarazza, ma non mi eccita minimamente.
Sono giorni che pensavo quale sorpresa mi avessero fatto e, alla luce dei fatti, l’unica cosa in questa stanza che si avvicina ad una sorpresa è Enea. Ragazzo che, in ogni caso, mi sarei potuto scopare tranquillamente per conto mio, visto che già in passato lo avevo sbocchinato. Degli altri due, non mi interessa proprio niente: uno non mi piace e l’altro è un mio ex e per lo più praticamente passivo.
“Io direi di iniziare” dice Alberto, che poi si avvicina a me e inizia a baciarmi il collo. Il contatto della sua bocca e della sua lingua sulla mia pelle fanno subito effetto, ho un brivido di piacere, chiudo gli occhi e ansimo, poi allungo il braccio, glielo metto attorno al collo, giro il viso e lo bacio in bocca. Iniziamo a pomiciare, mentre Vesim e Leo non accennano a staccarsi da un bacio veramente passionale. Il mio ex albanese, nel mentre, è salito a cavalcioni sulle gambe del biondo ragazzo e si sta strusciando sul suo pacco, come una vera troia.
Devo averlo davvero addestrato bene, visto che prima che glielo toccassi io, nessuno aveva mai sfiorato il suo uccelletto. Nell’altra postazione, invece, c’è molto più imbarazzo. Pietro sta provando a sedurre Enea, che sembra contrariato e infatti poco dopo si alza.
“Ma si deve fare per forza questa cosa?”
Alberto lo fulmina con lo sguardo e gli dice di smetterla, che erano d’accordo da tempo e di stare tranquillo, che tanto nessuno parlerà perché siamo stati già tutti avvisati. A quel punto, Enea scrolla le spalle e torna sulla poltrona, lasciandosi sopraffare da Pietro.
“Ora spogliamoci, dai” ordina nuovamente Alberto, che è quello che dirige il traffico. Tutti quanti iniziamo a riporre i nostri vestiti sulle sedie. Io, inizialmente sono un po' imbarazzato e sono quello che si spoglia più lentamente. In poco tempo, però, mi accorgo che nessuno si sta facendo problemi.
Vesim è già completamente nudo, Alberto e Leo quasi. Mi giro a guardare Pietro, ho una grande curiosità di scrutare il suo cazzo, che noto subito essere di dimensioni normali, seppur ancora moscio. Enea invece, ha il solito cobra tra le gambe e non vedo l’ora che mi scoperà.
Alberto ci guida verso la camera da letto, c’è un solo materasso matrimoniale e quindi occorrerà sicuramente stringerci e stare poco comodi.
Leo si lancia sul letto, seguito subito da Vesim che prende a succhiargli il pisello. Io non ho capito se dobbiamo muoverci a coppie fisse e quindi io sono designato a stare con Alberto o se sia tutto libero. Sto tergiversando quando ci pensa Enea a togliermi il dubbio. Mi prende e mi porta verso il lato opposto del letto rispetto a dove si è messo Leo.
Mi fa stendere sul bordo del materasso e mi sale sopra, iniziandomi a baciare. Non c’è molta passione nel suo bacio, continuo a pensare che sia un po' costretto a stare qua ma in questo momento non ha senso pensarci. Alberto, invece, sta limonando duro con Pietro, ancora in piedi.
Mentre io ed Enea pomiciamo, lui mi prende una mano e se la mette sul cazzo, poi mi sussurra:
“Dai, fammi vedere se sei migliorato ancora rispetto a tre anni fa”.
Glielo impugno e comincio a segargli il cazzo, mentre ricominciamo a pomiciare. L’avere il cazzo stimolato, seppur non ancora durissimo, rinvigorisce l’intraprendenza di Enea, che inizia a baciarmi con più enfasi. Intanto, butto un occhio al mio lato, dove Vesim è appena scivolato tra le gambe di Leo e gli sta facendo un pompino, di pieno gusto. Leo se ne sta a cosce large, permettendo all’albanese di sostare tra le sue gambe e succhiarglielo liberamente. Intanto, lo guarda soddisfatto e gli tiene i capelli nella presa, quasi con forza. Si accorge che io sto guardando, mi osserva a sua volta, mi fa un sorriso e poi serra le labbra come a fare un’espressione grintosa, accompagnando il tutto da alcuni movimenti del bacino verso Vesim.
In piedi, invece, proprio di fronte a me, ho il magnifico culo di Alberto. Pietro è inginocchiato davanti a lui che lo regge per le chiappe e glielo sta ciucciando. Alberto fa avanti e indietro lentamente col bacino e mugugna lentamente. La situazione si inizia a fare sempre più calda e in questo momento inizio a gradire. Decido di lasciar perdere i miei pensieri, la delusione per la sorpresa differente da quella che volevo e le eventuali sfide di troiaggine con Vesim. Voglio solo godermela, anche perché non ho molte alternative.
Sono l’unico che non sta succhiando il cazzo al suo partner momentaneo e ho voglia di rimediare subito. Dico a Enea di stendersi dalla parte opposta del materasso, praticamente dove andrebbero i piedi. Lui si rovescia da quel lato e io mi tuffo tra le sue gambe. Gli poggio una mano sul petto peloso e comincio a succhiare. A pochi centimetri da me, ho i piedi di Leo.
Li osservo, vorrei leccarli ma non so se sia il caso e mi freno un po'. Mi concentro sul cazzo di Enea, bello lungo come lo ricordavo, seppur non larghissimo. Il suo lunghissimo pene entra ed esce dalla mia bocca, lui sta ad occhi chiusi. E’ palesemente il meno coinvolto di tutti i presenti e chiaramente doveva capitare a me.
Enea, da ciò che scoprirò anche successivamente, ha interrotto i rapporti gay da tempo. Era stata solo un’esperienza, indotta dalla grande abilità oratoria di Alberto, provata durante l’adolescenza. Da quando si era fidanzato, aveva capito di non provare poi tutto questo piacere negli incontri omosessuali e aveva deciso di fermarli. Agli occhi di Alberto e Leo, l’averlo convinto, non so con quali armi, a partecipare a questa orgia, era il grande regalo da farmi. Volevano che io mi godessi a fondo quel cazzo lungo, che non avevo mai nascosto di amare particolarmente.
Mentre succhio il cazzo a Enea, con la mano destra gli tocco il petto peloso e lo guardo con i miei occhioni. Anche se lui non ricambia lo sguardo, sta comunque apprezzando. Starà immaginando che sia la sua ragazza a ciucciarlo ma poco male, mi basta godermi quel cazzone nella mia bocca e, poi, nel mio culo.
Dopo alcuni minuti di quella situazione, Leo propone di scambiarci. Mi alzo e osservo gli occhi delusi di Vesim, che evidentemente pensava di essere l’esclusiva di Leo.
Sono proprio io, e lo faccio apposta, a prendere il suo posto. Mentre passo dall’altra parte del materasso, Vesim mi guarda in cagnesco, io gli sorrido e mi metto a pomiciare con Leo.
Enea, invece, si ritrova con il suo cazzo nella bocca di Pietro. Vesim, infine, è diventato di proprietà di Alberto. Quest’ultimo si siede sul bordo del letto, proprio ai nostri piedi, fa accucciare Vesim tra le sue gambe e glielo mette in bocca.
Io e Leo siamo gli unici che si stanno baciando e continuiamo ancora per un po'. Lui con me è più dolce di come lo era con Vesim poco fa. Mi mette le mani sul sedere e inizia ad accarezzarmelo, poi mi permette di scivolare sul suo collo. Inizio a fargli un succhiotto, forte, veemente. Lui gode molto, sta ansimando e mi strizza più forte il culo.
Alberto, forse eccitato dalla scena, ha stretto Vesim al collo con i suoi piedi, tenendolo fermo mentre si fa fare un pompino e sta rantolando di piacere. Pietro, invece, ciuccia con foga l’enorme pisello di Enea, che rimane sempre a occhi chiusi a immaginare altro.
“Dai ciucciamelo un po'” mi sussurra Leo all’orecchio, mentre sto letteralmente massacrando il suo collo a forza di succhiotti. Io eseguo, inizio a baciargli il petto, mi godo i suoi pettorali ben pronunciati, poi scivolo al suo addome, a sua volta visibile e totalmente privo di peli.
Per ultimo, arrivo al suo cazzone depilato, bello largo e succoso. Lo prendo in bocca e comincio uno dei miei pompini magistrali, fatti con tutto il gusto e il piacere del mondo. Sto inarcando il culo all’indietro mentre ciuccio come uno scannato.
Alberto se ne accorge e mi inizia a mettere un ditino dentro, mentre continua a farsi fare un pompino furioso da Vesim. Io impazzisco, si sentono i miei miagolii mentre ciuccio il cazzone di Leo e Alberto mi sditalina il culo.
Pochi minuti dopo, Alberto fa alzare Vesim. Io non sto guardando perché ce l’ho alle spalle e sono concentrato sul pisello di Leo. Gli dice qualcosa sottovoce e poco dopo sento qualcuno infilarmi la lingua tra le chiappe. Sono pervaso dal piacere, mi tolgo un momento il cazzo dalla bocca e ansimo, poi mi giro e vedo che è Vesim che me lo sta leccando, su ordine di Alberto.
Non dico nulla, non mi interessa. Mentre il mio ex mi sta leccando il culo, sul bordo del letto, alle sue spalle Alberto lo penetra e inizia a scoparlo. Vesim impazzisce e inizia a leccare ancora più a fondo all’interno del mio culo. Sono in paradiso totale e mi sfogo, a mia volta, sul cazzo di Leonardo, che sto succhiando a ritmo vertiginoso. Lui è in estasi, inizia a venire su col bacino, è tutto rosso in volto, sembra un toro.
“ODDIO, ODDIOO, ECCOLOOO” urla Leo e mi inonda la bocca di sborra. Ha avuto un orgasmo devastante, senza essere riuscito neanche a proporre uno scambio di posizioni per ritardarlo, tanto stava godendo. Io tengo il suo uccello in bocca fino a che non perde vigore, prendendo all’interno della mia gola ogni singola goccia. Poi, mi tolgo dal suo cazzo e mi godo la leccata di culo di Vesim. Inizio ad ansimare e lo incoraggio a leccarmi più forte, lui prende coraggio vedendomi coinvolto e non arrabbiato con lui e lecca come uno scannato.
Io ansimo, sono ancora a pochi centimetri dal corpo di Leo, che sta disteso sul letto col fiatone. Prendo a segarmi il cazzo, me lo impugno e inizio a muovere la mano a tremila, il mio viso è una maschera di piacere.
“Madonna che troia che è Fabio, non pensavo” commenta Pietro, che nel mentre si è staccato dal cazzo di Enea e si sta gustando la scena.
“E non hai visto niente” gli risponde Leo, che poi gli fa cenno di avvicinarsi.
Pietro esegue e i due si baciano, proprio a pochi centimetri da me, poi gli indica il mio volto. Pietro si avvicina a me e mi bacia a sua volta. E’ il nostro primo bacio, ha l’alito che sa di sigaretta ma mi importa poco. Sento la sua lingua calda avvolgersi alla mia, sono talmente eccitato che proverei piacere per un bacio a chiunque.
Gli succhio con vigore la lingua, poi lui si stacca e va verso il basso, si inserisce su di un fianco nello spazio che c’è tra il mio cazzo e il corpo di Leo e me lo prende in bocca.
Pietro con la bocca ci sa fare, d’altronde lui di esperienza deve averne molta visto che è dichiarato da anni e anni e ha la fama di uno facile. Mi sta ciucciando il cazzo con cura maniacale e io sono in totale follia per il piacere. Dopo due minuti schizzo all’impazzata, faccio appena in tempo ad avvisarlo, Pietro si sposta (non si vuole far sborrare in bocca da me) e i miei schizzi partono all’impazzata sul materasso. Leo, intanto, è sceso dal letto, ha fatto il giro da dietro e ha raggiunto Enea. I due stanno pomiciando e si toccano i cazzi mentre osservano la scena, con l’arnese di Leo che sembra essere tornato già vicino alla piena arrapatura.
Appena vedono che io e Pietro abbiamo terminato, ci fanno cenno di avvicinarsi a loro. E’ un peccato dover fermare Vesim da quella meravigliosa leccata ma sono costretto. Stacco il mio culo, grondante di piacere, dalla sua calda lingua e lo lascio in quella posizione, scopato da dietro da Alberto. Pietro mi prende per la mano e mi accompagna dall’altro lato del letto, passando alle spalle di Alberto e Vesim, ai quali getto un occhio, tanto basta per vedere che il mio ex è in estasi totale e ha un sorriso da ebete stampato sul volto, di puro piacere, mentre Alberto lo continua a chiavare con foga animalesca. Leo ci fa segno di posizionarci sui bordi a pecora, praticamente affianco a Vesim. Pietro si mette in mezzo mentre io chiudo la fila, essendo l’ultimo sulla destra del materasso.
Alle mie spalle, in piedi, si posizione Enea. Finalmente potrò provare completamente il suo cazzo. Il ventunenne mi punta il suo lungo uccello sul buchino e mi penetra secco, approfittando del fatto che la lunga leccata anale di Vesim me l’abbia perfettamente preparato all’impatto. Alla mia sinistra, nella medesima posizione, Leo si sta fottendo Pietro. Costui sta godendo come un maiale, geme con la sua voce effemminata, ogni tanto mi guarda in faccia, è una maschera totalmente di godimento. Mi sorride, mi fa anche l’occhiolino un paio di volte e poi torna a farsi rompere il culo, urlando il suo piacere. Anche io esterno chiaramente il mio godimento, ansimo senza tregua mentre l’enorme cazzo di Enea mi sta sventrando le pareti anali. Guardo nuovamente Pietro, avviciniamo le bocche e ci baciamo con passione mentre veniamo scopati a mille. I nostri tre uomini, in piedi alle nostre spalle, ci stanno chiavando senza sosta ad un ritmo infernale.
Dopo pochi minuti, Alberto, che stava già scopando da parecchio il culo di Vesim, capitola, inizia a rantolare come un maiale e si svuota tutto nelle chiappe del mio ex ragazzo. Costui, dopo aver atteso che il suo chiavatore gli si tolga di dosso, rotola sul materasso fino ad arrivare di fronte a me e Pietro. Si mette in ginocchia e inizia a segarsi a pochi centimetri dalle nostre facce, ansimando.
Pietro allunga una mano, gli afferra il pisello e lo avvicina a sé, per poi prenderglielo in bocca. Inizia a fare un pompino intenso a Vesim, che sborra praticamente subito, lanciando un urletto di piacere e alzando gli occhi al soffitto. Pietro, con la bocca ancora sporca della sborra calda di Vesim, si gira verso di me e mi bacia in bocca. Ci scambiamo lo sperma saporito del mio ex ragazzo, che nel frattempo è steso sul materasso a riprendere fiato.
Alberto, nel frattempo, se ne va di là a fumarsi una sigaretta e a rifiatare un po', perché nonostante abbia acceso l’aria condizionata dall’inizio, è pur sempre ancora estate ed è una mansarda. Intanto, alle mie spalle, Enea sta continuando a fottermi a mille, aggrappato ai miei fianchi. Lo sento respirare in modo sempre più affannoso, aumenta il ritmo e mi scopa quasi come fosse un coniglio. I suoi colpi sono ben assestati, sento tutta la vigorosità del suo lungo pene, poi avverto che gli si sta gonfiando ulteriormente per poi esplodermi tutto nel culo. I suoi schizzi mi pervadono le pareti anali, lui è col fiatone, stravolto. Rimane qualche istante fermo in quella posizione, poi mi si toglie di dosso e raggiunge Alberto nell’altra stanza.
Io resto qualche secondo a pecora, con lo sperma che mi esce dal culo e finisce sul letto. Poi osservo Vesim che sta pomiciando furiosamente con Pietro. Dietro, Leo sta continuando a fotterlo come un toro. Mi fa cenno di avvicinarmi e mi inizia a baciare come un ossesso.
Mi faccio pomiciare per un po' da lui, poi dico loro che ho bisogno di aria e li lascio lì a continuare, raggiungendo Enea e Alberto in salone. Quando giungo, mi accorgo subito che hanno messo le mutande e stanno fumando sul balconcino. Alberto, inoltre, indossa le mie.
“Ma perché hai indossato le mie mutande?” gli chiedo.
“Perché mi arrapi troppo” mi risponde lui.
“E io?”
“Dai metti un attimo le mie”
Vado sulla sedia dove lui ha poggiato i suoi vestiti e prendo le sue mutande, che a differenze delle mie, che sono boxer, sono semplici slip. Non sono abituato a indossarli e mi fa strano, però l’idea che siano di Alberto mi eccita. Li raggiungo sul balcone e loro mi offrono una sigaretta.
“Ti stai divertendo?” mi chiede Alberto.
“Si, molto” rispondo io, che ho decisamente cambiato idea rispetto al mio arrivo.
Lui mi tira per il braccio e, nonostante la presenza di Enea, mi infila la lingua in bocca. Iniziamo a pomiciare con foga, contro la parete a est del suo balcone, l’unica dove non rischiamo di essere visti dal vicinato.
“Oddio quanto mi ecciti” mi sussurra, appena si stacca dalla mia bocca.
“Strano, ancora non mi scopi stasera” lo provoco io
“Hai ragione, ora che torniamo dentro sei mio” mi risponde
“Mamma mia, fate venire il diabete” ci dice Enea, facendoci sorridere.
Dopo alcuni minuti di pausa, ci togliamo le mutande, le rimettiamo apposto sulle sedie. Alberto mi prende per la mano e mi riporta dentro per il secondo round. Che racconterò nel prossimo capitolo!
PS: è la prima volta che descrivo un’orgia. Non so se possa sembrare confusionaria, ho cercato di fare in modo di rendere il tutto più semplice e comprensibile possibile. Spero vi abbia eccitato come ha eccitato me nel ricordare certi momenti. Ho deciso di dividerla in due parti perché già così è molto lunga. Grazie per il sostegno che mi date sempre, soprattutto in privato!
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