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Gay & Bisex

A caccia - Capitolo 2 - La caccia


di anonimo21
30.11.2015    |    7.440    |    3 8.6
"Eccitato per ciò che stavo facendo mi diressi verso il cancello pochi passi più in là..."
La settimana in cui non avevo visto l'ormone mi diede il tempo di escogitare un'adeguata strategia di attacco. Il pomeriggio studiavo nel salone che, affacciandosi nel cortile interno del palazzo, mi permetteva di tenere la situazione sotto controllo. Così facendo lo vidi diverse volte mentre attraversava il cortile per uscire o entrare a casa. Notai che a volte, in genere nel tardo pomeriggio, portava con se un borsone, di quelli da palestra, ed ero abbastanza sicuro che stesse andando proprio lì.
Di sera, dalla finestra della cucina che si affaccia sulla strada, lo vidi casualmente uscire un paio di volte con amici ma nessuna ragazza lo aspettava fuori dal cancello in quelle occasioni (ma ciò non significava nulla ovviamente).
Analizzai il suo abbigliamento e vidi che vestiva molto giovanile, forse un tantino troppo, ma che comunque riusciva a portare bene tutto ciò che indossava.

Quando uscivo, invece, speravo di incontrarlo ma stavolta non mi sarei fatto trovare impreparato: avrei cercato un contatto, di qualsiasi tipo, cercando di prendere confidenza.
Tre volte lo incontrai la mattina quando uscivo di casa e in tutti e tre i casi era vestito abbastanza casual. Ciò mi fece capire che il suo lavoro non doveva esigere un abbigliamento formale. In questi brevi incontri non successe niente di particolare tranne qualche occhiata da parte mia e qualche parola di cortesia (anche se, devo ammettere, che le mie occhiate e i miei sorrisi erano alquanto amichevoli e servivano a creare in lui un'inconscia tranquillità nei miei confronti, proprio come il macellaio che accarezza il bovino prima di infliggere il colpo fatale). Sebbene cercasse di mascherarlo sotto la solita aria fiera notai che mi osservava incuriosito durante i primi incontri, mentre in seguito sorrideva anche: chiaro segno che la mia strategia cominciava a dare i suoi frutti.
Ma io non avevo fretta, mi muovevo con calma e pazienza, come un alligatore che sta, immobile, in attesa che la preda si metta spontaneamente tra le sue fauci spalancate e solo allora, con uno scatto fulmineo, serra la vittima in una morsa fatale.

Così facendo passó un mese e adesso quando ci incontravamo al cancello avevamo un rituale tutto nostro: uno teneva il cancello aperto all'altro che, passando, strizzava la spalla dell' "usciere" di turno e chiedeva se andasse tutto bene. Era stato lui a cercare il contatto fisico per la prima volta e, in quel momento, un brivido aveva percorso tutto il mio corpo trovandomi per un attimo impreparato. Questa volta, però, mi ero ripreso subito: sapevo che prima o poi sarebbe accaduto e mi comportai come se fosse un amico di vecchia data, dando un colpetto nella sua schiena, dove si trovano i muscoli dorsali. Il contatto con i suoi muscoli mi eccitava parecchio. Erano duri e sodi e sempre molto gonfi. Avevo anche imparato a riconoscere il suo odore: una nota acqua di colonia che mi era sempre piaciuta, con una fragranza decisa ma non troppo pesante.

Un giorno stavo rientrando a casa dopo aver fatto la spesa. In genere, quando vado al supermercato, mi porto uno zaino perché odio camminare con le buste che ti sbattono nelle gambe, col rischio che si spacchino rovesciando tutto il loro contenuto sul marciapiede. Quello, però, era un giorno particolare perché ero abbastanza sicuro di incontrare l'omone di ritorno dalla palestra ed escogitai un piano per ottenere un primo vero contatto con lui. Ero un quarto d'ora in anticipo rispetto al suo solito rientro così mi fermai al bar all'angolo con la scusa di comprare un pacco di chewing gum e poi mi spostai nella cartoleria accanto comprando quaderni e penne e attardandomi il più possibile. Così facendo passarono 25 minuti durante i quali avevo preso il necessario per due semestri di università. Avevo, inoltre, tenuto d'occhio la strada nei pressi di casa mia ma dell'omone nessuna traccia. Deciso a rinunciare e a tornarmene a casa presi le buste e uscii dalla cartoleria. Vidi un borsone in lontananza e una sagoma che poteva essere solamente lui. Eccitato per ciò che stavo facendo mi diressi verso il cancello pochi passi più in là. Quando lo raggiunsi, presi le chiavi dalla tasca e, con un rapido gesto, tagliai la busta predefinita cosicché parte della mia spesa si sparse davanti l'entrata del cancello. Imprecai ad alta voce e mi chinai per raccoglierla. Nel frattempo lui mi aveva raggiunto e dopo avermi salutato e avere sottolineato la mia sfortuna (certo... sfortuna.... ahah) posò il borsone a terra e mi aiutó nella raccolta. Il contenuto di quella busta era stato accuratamente selezionato e, tra le altre cose, c'erano dei preservativi e del lubrificante che feci finta di raccogliere imbarazzato e sorridendogli quando li inserii altrove. C'erano anche delle barrette ipocaloriche ad alto contenuto proteico che ero sicuro avrebbero attirato la sua attenzione. Mi disse di averle provate, che secondo lui erano le migliori sia come valori nutrizionali che come sapore e per il restante tempo di raccolta continuammo con questo argomento di conversazione. Avevo di proposito riempito le altre buste cosicché solo una parte della spesa che era a terra potesse entrarci. Restavano fuori un pacco di tovaglioli e i bicchieri essendo troppo grandi per essere inseriti altrove. Avevo calcolato mosse e contromosse alla perfezione così, quando mi propose di aiutarmi a salire la spesa, non mi feci trovare impreparato e declinai gentilmente l'invito asserendo che entrambi quegli oggetti potevano tranquillamente essere messi nell'incavo ascellare e che si era già disturbato abbastanza. Mi rispose che non era nessun disturbo ma che l'avrebbe fatto con piacere (ed io ne ero sicuro). Rifiutai nuovamente e, dopo averlo ringraziato, mi avviai spedito verso casa. Lo scambio di battute finali mi piacque così tanto che lo ricordo ancora oggi:
Io: "Grazie, sei stato gentilissimo! Un vicino provetto!"
Lui: "Figurati! Se non ci aiutiamo tra di noi... Anzi, avrei voluto fare di più."
Io: "Vorrei trovare il modo di ringraziarti."
Lui:"Macchè ti ho solo aiutato a raccogliere un po' di spesa e... i sex toys da terra hahaha"
Io:"Ahahah certo sottolineiamolo! Come se non fosse stato già abbastanza imbarazzante!"
Lui:"Niente che non abbia anch'io!"
Io:"Senti, sono un cacciatore abbastanza capace. Ti piace il bisonte?"
Lui:"Non l'ho mai mangiato ma credo di preferire la carne più tenera. Perché?"
Io:"Ne ho preso uno molto grosso, ma fidati che, se cucinato nel modo corretto non potrai più farne a meno"
Lui:"Se dici così mi fai venire l'acquolina in bocca! Quando me lo fai assaggiare?"
Io:"L'ho messo nel freezer. Deve riposare un po' prima di essere mangiato."
Lui:"Perfetto! Fammi sapere quando sarà pronto!"
Io:"Senz'altro! E grazie ancora per l'aiuto!"
Lui:"Non dirlo più! Io comunque sono Filippo ma tutti mi chiamano Pone. È il caso di presentarci visto quando spesso ci incontriamo!"
Io:"Piacere Mario. Adesso però devo proprio andare. Ciao Pone, buona serata"
Pone:"Anche a te bello! E mi raccomando quel bisonte... Trattalo bene"
Io:"Ci penso io"
E con un'occhiolino finale uscii di scena.
Avevo notato della delusione nei suoi occhi quando gli avevo detto che non poteva aiutarmi a portare la spesa a casa e, forse, voi penserete che mi sia fatto sfuggire una occasione d'oro ma vi assicuro che non è così. Ovviamente non c'era nessun bisonte nel freezer (anche volendo dove lo vado a cacciare un bisonte?!) e dal tono della sua voce e dalle sue battuto ero abbastanza sicuro che lui ne fosse più che consapevole. Il bisonte in realtà era lui! E io ero la carne più magra che lui aveva detto di preferire? Possibile. Fatto sta che quel bisonte adesso aveva bisogno di macerare e solo in seguito avrebbe potuto essere gustato, quando si sarebbe steso volontariamente sulla brace. Nel frattempo non potevo che continuare a studiare nuove tattiche; finora era andato tutto secondo i piani.
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