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Costretto ad essere il suo schiavo - Il rito di iniziazione - cap 1


di shinigami83ge
26.01.2014    |    36.638    |    7 9.5
"Avanti levameli” Gli sfilo le calzature e le calze e subito l’odore dei sui piedi, non sporchi, ma comunque rimasti negli stivali per diverso tempo, mi..."
STORIA BDSM - piss, feet, master/slave
(Volendo riprendere anche il filone di questa storia ripropondo il capitolo uno riveduto e corretto. Al momento lascio entrambe le versioni, poi eliminarò la prima. Ricordo come sempre che il racconto è di fantasia e che sono graditi messaggi e commenti)

Sono in rientro da Milano dopo una giornata di lavoro, e stanco decido di fermarmi in un autogrill anche per farmi una bella pisciata. Finisco in uno di quelli piuttosto piccoli, ma la voglia di urinare è troppo forte per aspettare la tappa successiva. Il posto è di una desolazione unica anche un po’ deprimente, oltre a me l’unica altra vettura è un camion.
Entro nei bagni esterni, ed osservo che almeno sono puliti e ad un orinatoio a muro inizio finalmente a svuotarmi. Di solito preferisco l’intimità di una cabina, ma credo che mai un autogrill sia mai stato più vuoto di quello.
Sto quasi per finire il mio bisogno, quanto all’improvviso entra nel bagno un uomo piuttosto singolare che immagino essere l’autista del camion.
Osservandolo non posso fare a meno di notare la sua stazza, è grosso e nerboruto credo che sia la prima volta che vedo una persona grossa come un armadio a due ante; sicuramente quello che rigonfia i suoi vestiti non sono tutti muscoli, ma l’impressione generale è che ben messo, insomma la classica persona con cui è meglio non litigare: dove non fa effetto la sua forza, distrugge la sua mole. Se dovessi descriverlo usando una sola parola direi che è un orso. Oltre alla sua fisicità non posso però fare a meno di notare il suo abbigliamento piuttosto aggressivo, completato da un paio di stivali di pelle.
Lo vedo guardarsi intorno circospetto e poi fissarmi con uno strano sorrisetto. Intimidito e comunque vergognoso di essere lì con l’uccello al vento concludo in fretta e mi tiro nuovamente su la zip dirigendomi velocemente verso l’uscita, ma poco prima della porta mi accorgo che l’uomo non sembra per nulla intenzionato a farmi passare.
“mi scusi dovrei uscire” da vicino, sovrastato dalla stazza dell’uomo mi sento ancora più piccolo ed insignificante e spero di uscire presto da quella situazione.
“mi spiace, ma oggi è il tuo giorno sfortunato … o fortunato, a seconda dei punti di vista” mi risponde lui senza spostarsi “vedi, mi piaci molto e sono sicuro che sotto quel faccino da bravo ragazzo debba nascondersi una troietta di prima categoria, quindi ho deciso che da questo momento tu diventerai il mio schiavetto bravo ed ubbidiente che tu lo voglia o no”
Incredulo, sentendo quelle parole, penso di aver capito male e cercando di ignorare l’uomo cerco di arrivare alla maniglia, ma l’uomo afferra il mio polso in una stretta dolorosa bloccando il mio gesto e allontanando la mia mano dalla porta mi fa vedere che estrae una chiave dalla tasca chiudendo con tre giri la serratura.
Spaventato come non mai e iniziando a temere per la mia vita provo ad indietreggiare, ma l’uomo mi tiene ancora saldamente per il braccio.
“mi piacciono gli schiavetti disubbidienti, c’è ancora più gusto nel piegarli al mio volere e vedere la loro volontà sparire come neve al sole”
“lasciami… tu sei pazzo, io non ho intenzione di fare alcuno stupido giochetto con te” e così dicendo cerco di liberare il mio braccio ma con scarsi risultati
“ahahahaha.. sembri un pulcino impaurito, mi piace quell’espressione …se collaborerai vedrai che il mio rito di iniziazione sarà meno peggio di quel che sembra”
Alla frase “rito di iniziazione” la mia paura schizza alle stelle.
“cosa vuoi da me? Vuoi dei soldi? Il mio orologio? Dimmelo e ti darò tutto quello che vuoi e non farò nessuna denuncia, ma ti supplico, fammi uscire”
“smettila di dire stronzate, non me ne faccio nulla dei tuoi spiccioli. Lo sai quello che voglio ottenere davvero? Voglio farti uscire da questo bagno con impressa a fuoco nel cervello la convinzione che sei il mio schiavo e che ubbidirmi è per te l’unico modo davvero sensato di vivere. Ma adesso basta stronzate, iniziamo che sennò la cosa si fa lunga”
E così dicendo mi tira a forza verso gli orinatoi a muro. Facendo leva sulla mia spalla mi mette in ginocchio e poi mi spinge la faccia dentro uno degli orinatoi.
“lasciami, ti prego” lo imploro io non sapendo più che fare “dimmi cosa vuoi e lo farò”
“ahahaha… ma tu stai già facendo quello che voglio, stai implorando pietà … ora inizia la prima fase del tuo rito di iniziazione, ho una bella pisciata in canna e tu dovrai berla tutta”
Mi sarei aspettato qualunque cosa, un coltello, una pistola, ma non di essere costretto a bere la sua urina.
Sempre tenendomi ben fermo, con l’altra mano si slaccia i pantaloni e tira fuori il suo cazzo, già da mollo, seppur non molto lungo, mi accorgo che è davvero spesso. Lo scappella per bene e puntando contro la mia faccia mi dice “avanti troia, apri quella cazzo di bocca”. Impaurito eseguo l’ordine “di più, così non serve a un cazzo” e obbedendo spalanco completamente la mia bocca. “bravo, così mi piaci” e senza aggiungere altro inizia a pisciare nella mia bocca. Sento l’odore della sua urina invadermi il naso e un caldo sapore amarognolo invadermi la gola ed istintivamente spusto, ricevendo in meno di un secondo un violento ceffone in faccia che mi stordisce. “Allora, dimmi troia” mi grida lui cattivo “che cazzo non ti è chiaro del concetto: berla tutta”.
“mi.. mi spiace” mi esce, incredulo io stesso di pronunciare quelle parole di scuse al mio carnefice
“così va meglio, ma non del tutto” si calma “la formula esatta è: mi scusi mio padrone”
“mi… mi …mi scusi mio padrone” balbetto, spaventato dalla pazzia di quell’uomo
“ vedi di non commettere di nuovo lo stesso errore, avanti apri quella bocca”
“aaaaaaaah” e un nuovo getto di urina arriva a torturami, ma a questo giro, invece di un getto continuo, l’uomo si limita a riempirmi la bocca.
“avanti ingoia” mi incita lui. Sento la sua urina nella mia bocca, è tiepida e con un gusto particolare che non saprei descrivere, ma facendomi coraggio, in un unico e rapido gesto che mi impedisca di sentirne ulteriormente il sapore, ingoio. Un gesto veloce eppure mi accorgo che scatena nella mia mente una reazione potentissima facendomi capire a cosa si riferissi l’uomo parlando di rito di iniziazione. Quel semplice sorso di urina è riuscito in un attimo a farmi sentire sottomesso a quell’uomo sconosciuto ed ora, come un virus, la sento sta entrando nel mio sangue infettandomi e trasformandomi in ciò che lui desidera: uno schiavo.
“avanti, che c’è tutta l’altra che ti aspetta” mi ricorda
Spalanco nuovamente la mia bocca e come prima un nuovo getto di urina mi riempie la gola e rapidamente lo ingoio aspettando il terzo, poi il quarto, il quinto.
“vedi come sei subito diventato bravo, vediamo come te la cavi con questo”
Solleva la mia testa dall’orinatoio facendomi ritrovare in ginocchio davanti al suo cazzo. “avanti prendilo in bocca”.
Non avevo mai preso un cazzo in bocca, quindi chiudendo gli occhi mi avvicino al suo cazzo e lo afferro “bene ora chiudi bene le labbra”, eseguo e subito dopo con una violenza inaspettata inizia a pisciare nella mia bocca facendo finire la sua urina direttamente nella mia gola. Mi sento soffocare, e provo a ritrarmi, ma lo stronzo mi tieni ferma la testa dalla nuca spingendola con ancora più forza contro il suo cazzo, che mi riempie la bocca e rende difficile alla piscia in eccesso di uscire, mi ritrovo così costretto ad ingoiare grosse boccanate di piscio mentre una parte mi bagna i vestiti.
Non so per quanto tempo abbia pisciato nella mia bocca, ma alle fine mi libera ed esausto mi soffermo a riprendere fiato.
“sei stato bravo, complimenti” e con una dolcezza inaspettata mi da una carezza sulla guancia “adesso che ti sei dissetato della pioggia dorata del tuo Padrone non ti resta che nutrirti del suo nettare, avanti succhiamelo”
Ancora esausto dal trattamento ricevuto non riesco a trovare le forze per iniziare a succhiarlo, ma al mio carnefice sembra non interessare molto la cosa, ed afferrandomi in modo doloroso per i capelli mi avvicina al suo cazzo e con violenza me lo infila in bocca.
“devi capire che quando ti ordino di fare qualcosa tu devi eseguirla subito, qui sono io quello che decide, non tu, quindi ora vedi di darti da fare e succhia”
Con le lacrime agli occhi inizio a succhiare il grosso cazzo dell’uomo, che in breve inizia ad indurirsi diventando davvero enorme e recuperando anche quella parte di lunghezza che prima gli mancava rendendo difficile arrivare oltre la metà senza i conati.
“mettici più passione troia, pensa che sia la cosa che più desideri fare al mondo”
Cerco di concentrarmi su quel pezzo di carne durissimo nella mia bocca, e mi accorgo che in fondo non è una cosa così terribile, e sentire variare i gemiti dell’uomo e le pulsioni del suo cazzo in funzione di come lo succhio mi fanno percepire la cosa quasi come un gioco: se trovo il modo migliore tutto finirà prima.
“ah, che bravo che sei, sei un pompinaro nato” stranamente trovo il suo complimento quasi piacevole, perché vuol dire che sto facendo un buon lavoro
Continuo a succhiarlo avidamente, provando sempre maggiore piacere nel far scorrere la mia lingua su quel grosso cazzo e il suo sapore, ammesso che si possa classificare il sapore di un cazzo, inizia a piacermi aumentandomi la salivazione. Per darmi maggiore stabilità mi appoggio con le mani alle sue cosce e sentirne la potenza mi trasmette una scarica di eccitazione inaspettata pensando di stare dando piacere ad un uomo tanto virile. Ad un certo punto sento il suo cazzo irrigidirsi più del solito, a quel punto lui mi afferra la testa ed emettendo un suono gutturale ed animalesco inizia a schizzarmi la sua calda e densa sborra nella gola.
Un primo schizzo, violento ed abbondante, seguito da altri 3 di intensità via via decrescente, che mi riempiono la bocca. Penso che sia tutto finito, ma ancora duro l’uomo inizia a scoparmi nuovamente la gola, spandendo il suo sperma in tutta la mia bocca e riempiendomi del suo gusto prima di costringermi a deglutire.
“allora ti piace la sborra del tuo padrone?” mi chiede lui
Ignorando la sua domanda, cerco di riprende fiato, mentre quel nuovo sapore di uomo mi invade il cervello. Mi rendo nuovamente conto che aver deglutito quel liquido a forza mi fa sentire succube e al contempo legato a quell’uomo come se mi fossi nutrito di lui.
Sciaff… i miei pensieri vengono interrotti da uno schiaffo sul volto.
“stammi bene a sentire lurida cagna quando ti faccio una domanda tu devi rispondermi. Capito?”
“sì.. sì.. mi spiace” rispondo tenendomi il volto dolorante
“sì.. sì… cosa??”
“sì, mio Padrone, mi scusi mio Padrone”
“bene, allora, ti è piaciuta la sborra del tuo Padrone?”
“sì… mi è piaciuta molto mio Padrone” rispondo cercando di essere il più lezioso possibile per tranquillizzarlo.
“allora adesso finisci di pulire”
Mi avvicino quindi al suo cazzo, molto più mollo, ma comunque grosso e lentamente lo lecco raccogliendo ogni più piccola traccia di sborra. Poi mi blocco e lo guardo aspettando di scoprire, a malincuore, cos’altro abbia in serbo per me.
“guarda che non hai mica finito” mi fa l’uomo
Guardo il suo cazzo e interrogativo gli chiedo “ma ho pulito tutto” poi ricordandomi di aver dimenticato qualcosa aggiungo “mio Padrone”.
“ti sbagli” e piazzandomi a forza il suo stivale taglia 46/48 sul petto mi fa osservare che alcune gocce di sborra sono cadute lì sopra. “avanti cosa aspetti? Pulisci”
Sempre con il suo piede che preme sul petto passo la mano sullo stivale e tolgo quelle poche gocce di sperma che erano rimaste. Credo di aver fatto la cosa corretta, quando con forza il piede del Padrone mi spinge contro la parete alle mie spalle schiacciandomi il torace e togliendomi l’aria.
“vediamo subito di mettere in chiaro una regola basilare. Quando io ti dico di pulire qualcosa, se non specificato diversamente, intendo con la lingua”
Sapendo di non potermi opporre, pena qualche altra pioggia di botte afferro il tuo stivale con le mani e poggiando la mia lingua sulla punta inizio a leccare lasciando una lunga strisciata lucida al mio passaggio.
“brava troietta, così che si fa, avanti, leccalo tutto”
Sento il sapore del cuoio sulla lingua e come un bicchiere che si incrina, sento che una parte di me si è rotta rendendomi ulteriormente succube di quell’uomo che ormai so solo identificare come Padrone.
Sapendo di potermi fermare solo una volta che lui si fosse ritenuto davvero soddisfatto continuo a strusciare la mia lingua su quel cuoio pregiato che in breve diventa completamente lucido della mia saliva.
“brava, adesso che mi hai pulito gli stivali non vorrei che si sporcassero di nuovo. Avanti levameli”
Gli sfilo le calzature e le calze e subito l’odore dei sui piedi, non sporchi, ma comunque rimasti negli stivali per diverso tempo, mi invade le narici.
“ed ora fammi vedere come porti rispetto al tuo Padrone”
Avvicino quindi la mia bocca ai suoi piedi ed inizio a baciarli.
“bravo, vedo che hai capito subito a cosa mi riferissi…. Avanti, leccali per bene”
Ad uno ad uno inizio a succhiare le dita dei suoi piedi, avendo cura di passare la lingua fra dito e dito, in parte sono disgustato da quella cosa, in parte mi accorgo di esserne eccitato.
“perfetto ora è giunto il momento di terminare la tua iniziazione”
Mi solleva di peso e mi porta dai lavabi dove mi piega a 90 e senza alcun riguardo mi cala i pantaloni. Subito capisco cosa vuole fare e grido
“no… aspetta, non farlo” e un nuovo tipo di terrore si impadronisce di me
Cerco di divincolarmi, ma senza successo, penso anche di tirargli un calcio, ma le mie gambe sono immobilizzate dai miei stessi pantaloni calati fino alle ginocchia.
“lasciami, non voglio, se entri dentro di me con quel cosa mi sfondi”
Ma infastidito dalla mia resistenza l’uomo mi piega in modo doloroso un braccio dietro la schiena e con l’altra mano mi preme con forza la faccia sul duro marmo del lavabo.
“stammi bene a sentire troia… io adesso ti sfondo quel culetto vergine che ti ritrovi … se ancora non ti fosse chiaro tu adesso sei un mio oggetto, decido io cosa posso o non posso fare di te. Chiaro?”
Il mio corpo trema e la voce stenta ad uscire “chiaro?” mi ripete l’uomo
“sì, mio Padrone”
“ora mi prenderò la tua verginità ed una volta dentro, ogni volta che farò un affondo dovrai ripetere: grazie mio Padrone, e se ti scorderai di dirlo ti assicuro che l’affondo successivo sarà così violento che te lo ricorderai. Tutto chiaro?”
“sì… chiaro mio Padrone”
Tira fuori dalla tasca una bustina, la apre e me versa sul culo uno strano liquido freddo, ed immagino debba trattarsi di una qualche sorta di lubrificante.
Punta poi il suo grosso cazzo contro il mio buchetto ed inizia a spingere. Nonostante abbia sborrato da poco è di nuovo durissimo e come una spranga di ferro piano piano inizia a farsi largo dentro di me.
Istintivamente il mio buchetto cerca di opporre resistenza a quella violazione, ma duro com’è in breve tutta la cappella si trova dentro di me.
“avanti, rilassati, pensa che una volta che sarà tutto dentro di te tu sarai completamente mio”
Quelle parole avremmo dovuto suonarmi spaventose o indifferenti, ma invece, l’idea di terminare quello strano rituale e sapere di essere marchiato in modo definitivo come sua proprietà mi eccita. Il suo cazzo continua ad entrare allargando il mio sfintere in modo anomalo e procurandomi un certo dolore nonostante ormai una parte di me voglia prenderlo.
Il dolore continua a crescere, ad un certo punto diventa quasi insopportabile, poi come una chiave che finalmente trova il suo giusto incastro nella serratura, il mio ano smette di opporre resistenza a quella violazione e lascia entrare senza dolore l’enorme cazzo del mio Padrone che entra tutto dentro di me con un ultimo e deciso colpo di reni.
“grazie mio Padrone” ripeto per la prima volta
Poi lo tira leggermente indietro e con un altro colpo affonda nuovamente dentro di me “grazie mio Padrone”
I colpi di bacino si susseguono a ritmo crescente ed io, come un mantra, continuo a ripetere la frase “grazie mio Padrone” cinque, sei… trenta volta ed ad ogni affondo provo un po’ più di piacere.
Sento quell’uomo come una parte di me, delle mie cellule. Il sapore della sua piscia, il gusto del suo sperma ed ora il suo cazzo. Con violenza ha costruito una gabbia intorno a me che inerme mi sono infine trovato prigioniero senza sapere come sfuggire.
Non saprei indicare il momento preciso, ma ad un certo punto ripetere “grazie mio Padrone” non era più solo una frase che ero costretto a dire, ma un vero ringraziamento per l’immenso piacere che stavo provando.
Il mio Padrone mi scopa a lungo ed infine, la nuova sborrata dentro di me, come se mi stesse ingravidando, mi rende definitivamente suo schiavo.
Togliendo il suo cazzo dal mio culo mi volta verso di lui e mi mette al collo un collarino per cani e alle braccia delle polsiere di cuoio. Conscio che quelli sono i simboli della mia schiavitù giungo all’orgasmo senza nemmeno toccarmi.
“adesso tu sei mio, prendi i tuoi vestiti e seguimi”
Ci ricomponiamo ed usciamo dal bagno, lui con uno schiavo, io con una nuova vita davanti.
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