Umidi ricordi

Giulia l’avevo conosciuta qui sul sito in un inizio autunno ancora caldo.
Una conoscenza nata più per affinità di interessi che per un incontro con fine già predeterminato.
Entrambi amanti delle situazioni Dark soft BDSM tra schiava e padrone: Giulia era praticante, io interessato alla fotografia ambientata di tale pratica.
Ero rimasto estasiato dai suoi racconti e da quello del suo precedente padrone.
Però ci eravamo visti una sola volta per conoscersi e scambiare due chiacchiere sul più e il meno di queste nostre passioni, anzi no, le chiamerei trasgressioni.
Poi ci fu solo qualche scambio in chat su argomenti generali senza pensare ad altro, men che meno ad un nuovo incontro.

Un lunedì di pioggia le mandai un messaggio in cui le parlo dell’odore della pioggia e del senso di sessualità che mi dava l’aria umida: come quando due corpi sudati si toccano.
Non mi rispose per tutta la mattina nel frattempo era uscito il sole.
Il tardo pomeriggio invece aveva ripreso a piovere ed uscendo dal lavoro vedo un suo messaggio: vediamoci lì nel parco dove di solito tu passeggi alle 17:30 prima di tornare a casa dopo il lavoro.
Un po’ preso in contropiede perché avevo un impegno e visto il tempo, sono rimasto a pensare qualche minuto prima di rispondergli, ma poi preso dalla curiosità ho accettato con un: arrivo subito!
Arrivato al parco mi parcheggio prendo un ombrello e vado sul viale del parco prestabilito. Non c’è nessuno e piove insistentemente. Aspetto sotto una pensilina posta lì vicino dove in estate aprono un bar. Inizia anche a fare buio ed i lampioni fiochi complice l’umidità creano una atmosfera da scena: bacio Colazione da Tiffany. Fantastico con la mente ma in realtà non so cosa mi aspetta!

Aspetto quasi infreddolito 15 minuti poi la vedo arrivare. Corre verso di me senza l’ombrello e mi raggiunge sotto la pensilina. Lei è zuppa:
Capelli rossi rame, lunghi, lisci e bagnati che normalmente porta ricci e un impermeabile che non ha fatto un gran lavoro.
Ha sotto una camicetta color salmone che mostra tutto il suo seno nudo e bagnato non avendo il reggiseno.
Mi guarda e senza dire parola stampa le sue labbra sulle mie e le nostre lingue iniziano una danza sprezzante di quello che c’era attorno.
Ci stacchiamo un attimo e lei si avvicina al mio orecchio e mi ci infila la lingua, questa è una cosa che mi scatena una libido irrefrenabile, poi mi sussurra che non ha freddo e che mi vuole adesso.
Non c’è nessuno attorno a noi e con la pioggia di sicuro non ci sarebbe stata altra anima viva, quindi decido di accontentarla.
La prendo sollevandola dai fianchi e la poggio sulla parete alzandogli gamba e gonna, strappo via la mutandina e tiro fuori il mio sesso già di marmo penetrando il suo lago.
Dalla pensilina lungo il muro ci cola addosso la pioggia e siamo entrambi bagnati da capo e piedi ma il piacere che stiamo provando non ci fa ascoltare altro. Siamo lì, lei poggiata di spalle sulla parete e le gambe alzate e avvinghiate a me. Io ho i pantaloni scivolati per terra e i miei glutei al vento che si deformano sotto i colpi.
Lei urla di piacere senza contegno ed io aumento gli affondi ma tenendo il ritmo: voglio sentirla godere ancora.
Dopo 30 minuti e almeno tre suoi orgasmi smette di piovere, decido quindi di riempirla di me: insieme lanciamo un gemito smorzato dalle nostre lingue che ancora si vogliono.

Dopo aver consumato il nostro istinto la riaccompagno in macchina, ci asciugheremo nelle rispettive case ma rimarrà dell’umido ricordo nei nostri intimi pensieri.