Lui & Lei

Il tatto


di Membro VIP di Annunci69.it Uragano_3
29.09.2022    |    2.380    |    1 6.0
"I due poi si baciarono appassionatamente e, dal momento che il primo tempo del film stava per finire, andarono in bagno a ricomporsi..."
Abbiamo cinque sensi e, solitamente, facciamo molto affidamento sulla vista e sull'udito.
Il tatto, nel mondo puritano e perbenista, è spesso considerato il senso del laido e delle azioni sconvenienti, eppure il tatto è il più primordiale dei sensi, quello della prima esperienza di vita nel momento in cui si nasce ma anche quello che supplisce ai deficit di vista e udito i quali non possono e non potranno mai contraccambiare: il tatto è insostituibile.
Il gusto e l'olfatto, dal canto loro, potrebbero essere considerati due versioni particolari del tatto dal momento che, per attivarsi, richiedono un contatto diretto con gli agenti stimolanti.
Questa esaltazione del tatto quale senso principe all'interno di questo sito trova la sua rappresentazione in un episodio accaduto in un cinema di periferia, uno di quei locali molto retrò con standard minimi a livello di arredi e struttura a partire dai posti a sedere che, sostanzialmente, sono panche lunghe prive di braccioli dotate di un’imbottitura in finta pelle sul punto di seduta e sul piccolo schienale che copre le sole scapole lasciando un varco scoperto sul dorso e sul fondo schiena.
Questo particolare aspetto dei posti a sedere era decisivo per Marco, un cinquantenne dal fisico atletico, statura media, occhi scuri e carnagione bruno olivastra, che andava spesso in quel cinema non tanto perché interessato al film del giorno quanto, invece, per incontrare la donna dei suoi sogni e trasformare nel golden gate dell’eros quello spazio vuoto nello schienale dei posti a sedere.
Chi era la donna dei sogni di Marco? Non lo sapeva neppure lui proprio perché, avendola soltanto sognata non poteva esistere in alcun luogo se non nel suo fervido immaginario.
Una sera di un uggioso mercoledì novembrino Marco si trovava nel cinema, seduto al suo solito posto situato nella penultima fila sul lato sinistro del locale. Sceglieva sempre quella posizione un po’ per la maggior facilità di accesso ai servizi igienici ma, soprattutto, perché su quel lato l’illuminazione è più scarsa ivi compresa quella riflessa dal grande schermo.
Era l’ultimo spettacolo di un film dalla trama contorta che, probabilmente, a Marco non interessava. Il pubblico presente era piuttosto scarso e occupava la sala disposto a macchia di leopardo. Marco ancora non aveva persone sedute nei suoi paraggi; la cosa lo rendeva nervoso ma vi era abituato. Le luci si spensero e iniziarono a scorrere le immagini degli spot pubblicitari che, solitamente, precedono la proiezione del film.
Passati alcuni minuti Marco sentì avvicinarsi alla sua zona un rumore di passi. Era il rumore inconfondibile di scarpe con tacco a spillo; pochi secondi e gli passò davanti una figura femminile avvolta in un cappotto. La scena era simile a quella delle ombre cinesi sullo sfondo chiaro dello schermo gigante; la donna si sfilò il cappotto e Marco vide la materializzazione di colei che aveva sempre sognato. Un profilo a clessidra avvolto in una gonna al ginocchio molto attillata così come la camicetta che a stento tentava di domare e contenere il seno generoso e prorompente.
La donna ebbe un comprensibile sobbalzo e prese le mani di Marco nelle sue. In quegli attimi Marco pensava che sarebbe stato rifiutato ma, sorprendentemente, la donna spostò le mani di Marco sulle sue tettone e, subito dopo, sollevò la gonna attillata fino a scoprire quasi per intero le cosce.
Marco iniziò a diteggiare delicatamente i capezzoli della donna e ne sbottonò la camicetta quel tanto che bastava per sentire nelle sue manone rudi la pelle delicata di quelle tette meravigliose i cui capezzoli erano in pieno turgore. Marco li prese entrambi tra il pollice e l’indice, li stringeva e li tirava con delicatezza avvertendo il respiro di piacere della donna sulle sue mani.
La donna, che nel frattempo aveva infilato la sua mano destra nelle mutandine, tolse la mano per sostituirla con quella di Marco il cui dito medio iniziò a farsi strada nella vulva già umida di piacere. La donna, con entrambe le mani libere, iniziò a tastare le gambe di Marco fino a scalare la montagna che ormai era lievitata all’interno dei suoi calzoni. L’indumento, in tensione massima, aveva la cerniera facilmente raggiungibile e la donna, tutt’altro che inesperta, sbottonò i pantaloni di Marco, ne abbassò la cerniera e gli slip e afferrò con entrambe le mani il cazzo nodoso di Marco che era in piena erezione. Iniziò a masturbarlo alternando seghe forsennate a passaggi più dolci durante i quali accarezzava la punta del glande con i polpastrelli.
Essendo ormai entrambi in piena eccitazione avvertirono la necessitò di coinvolgere il senso del tatto con altre parti del corpo. Fu allora che lei si alzò e si mise in ginocchio davanti a Marco. Appoggiò entrambe le mani sulle ginocchia di lui e iniziò ad assaggiare la punta del suo cazzo e tutta l’asta con velocissimi movimenti di lingua. Poi, una volta insalivato a sufficienza il lungo arnese, lo serrò tra le labbra dando l’avvio a un pompino magistrale. Il cazzone di Marco entrava nella bocca di Silvia (così si chiamava quella stupenda donna) che lo ingoiava per intero con estrema naturalezza. Successivamente Silvia sbottonò per intero la camicetta e, liberate le sue tettone, insalivò la profonda vallata che le separava, afferrò il cazzo di Marco e, dopo averlo strusciato sui suoi capezzoli, lo serrò tra quelle due montagne per masturbarlo in stile iberico.
Fu poi il turno di Marco che si inginocchiò davanti a Silvia a sua volta seduta. Lei allargò le cosce accavallandole sulle possenti spalle di Marco il quale scostò gli slip e immerse il naso in quella vagina inebriandosi dei profumi di intenso piacere che emetteva. Aiutandosi poi con le dita arrivò a scoprire il clitoride della donna, iniziò a stimolarlo un po’ con le dita, un po’ con le labbra e un po’ con la lingua che guizzava velocissima negli anfratti tra piccole e grandi labbra. Silvia ebbe un primo ed intendo orgasmo. I suoi umori colarono copiosi sulla lingua di Marco e di lì giù fino alla finta pelle del sedile e sul pavimento.
Tutto ciò non poteva portare che al completamento dell’opera con la penetrazione. Marco si sedette di nuovo e Silvia, di fronte a lui, lo cavalcò facendo passare le gambe attraverso l’ormai leggendario varco dello schienale. La posizione metteva Marco nella condizione di affondare la faccia tra le tette di Silvia, stringerle con desiderio e succhiarne quei capezzoli che ogni tanto mordicchiava con delicatezza. Le mani ogni tanto si spostavano su quelle chiappone sode sulle quali le dita affondavano lasciando il segno.
Cambiarono posizione e Silvia si inginocchiò sul sedile: voleva essere presa da dietro, a pecorina. I colpi di Marco durante la penetrazione si fecero velocissimi e le chiappe di Silvia schioccavano e tremavano che sembravano due budini alla vaniglia e altrettanto facevano le tettone.
Silvia ebbe un orgasmo potentissimo e squirtò abbondantemente. Fu a quel punto che, sfinita, si voltò e sussurrò a Marco: “Adesso lo voglio nel culo”. Marco estrasse il cazzo ancora duro e cambiò buco ma l’intensità dei colpi non diminuiva. Si accovacciò sul dorso di lei e, mentre le strizzava le tette le disse in un orecchio: “Sto per venire. Vorrei regalarti una collana di perle”.
Estrasse il cazzo dal culo di Silvia che si voltò e, messasi seduta prese di nuovo l’arnese di Marco tra le tettone. Tre, quattro, cinque colpi, Marco emise un gemito sordo e, sopraffatto dal piacere, liberò il suo seme in un’eiaculazione abbondantissima che Silvia accolse tra le tettone, lungo il collo e in bocca. La sborra era così abbondante che quella entratale in bocca le colò fuori lasciandole una scia appiccicosa e filante sulle labbra, il mento e andò a finire nuovamente sui capezzoli. Silvia allora prese ancora in bocca il cazzo di Marco ancora duro e iniziò a ripulirlo ingoiandolo intero.
I due poi si baciarono appassionatamente e, dal momento che il primo tempo del film stava per finire, andarono in bagno a ricomporsi.
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