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1 mese fa
Lombardia, Pavia
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Quotato da Gineronimo,
Quotato da ssbbw69,
venerdì 11 ottobre si celebra in tutto il mondo il Coming Out Day, la giornata internazionale con cui la comunità LGBTQIA+ richiama l'attenzione sull'importanza per ogni persona di poter essere liberamente se stessa [...]


scusa, non ho capito, cosa significa la parola "liberamente", non l'ho trovata nel sussidiario edizione 2024/25


è stata abolita durante il primo sgoverno della marcia di roma...

1 mese fa
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Quotato da la_makarov,
Quotato da ssbbw69,
venerdì 11 ottobre si celebra in tutto il mondo il Coming Out Day, la giornata internazionale con cui la comunità LGBTQIA+ richiama l'attenzione sull'importanza per ogni persona di poter essere liberamente se stessa [...]


pubblico i versi della poetessa Giovanna Cristina Vivinetto che ha raccontato con sensibilità e coraggio la propria transizione:

quando nacqui mia madre
mi fece un dono antichissimo,
il dono dell' indovino Tiresia:
mutare sesso una volta nella vita.
già dal primo vagito comprese
che il mio crescere sarebbe stato
un ribelle scrollarsi dalla carne,
una lotta fratricida tra spirito
e pelle. un annichilimemto.

i versi sono tratti da Dolore Minimo, Interlinea.
dal libro è stata tratta la serie Netflix, Prisma.


che meraviglia. non conoscevo, grazie

1 mese fa
Lombardia, Pavia
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i: intersessuali
a: asessuali
+:indica la possibilità di inserire altre identità di genere e/o orientamenti sessuali

1 mese fa
Lombardia, Pavia
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venerdì 11 ottobre si celebra in tutto il mondo il Coming Out Day, la giornata internazionale con cui la comunità LGBTQIA+ richiama l'attenzione sull'importanza per ogni persona di poter essere liberamente se stessa

1 mese fa
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Quotato da Idrogeno,
Quotato da ssbbw69,
oggi ricorre la Giornata Mondiale della Salute Mentale
...
e niente, fa già abbastanza ridere così


Perché? Non ti pare che ce ne sia bisogno?


pensavo fosse il semestre consacrato all'insanità mentale, data l'abbondanza di casi umani che impestan la mia quieta esistenza.
fosse per me, ora di psicanalisi dalle elementari e serenase negli acquedotti comunali.

1 mese fa
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Quotato da alessiocince,
Quotato da ssbbw69,
oggi ricorre la Giornata Mondiale della Salute Mentale
...
e niente, fa già abbastanza ridere così

E qua lo scrivi?
... sempre a provocare tu, èh!? 😎


pagano bene.

1 mese fa
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oggi ricorre la Giornata Mondiale della Salute Mentale
...
e niente, fa già abbastanza ridere così

» Nell'argomento: LA BETTOLA DEGLI SCRITTORI
1 mese fa
Lombardia, Pavia
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@bull66: io te la buco quell'intelligenza artificiale!
@parcifal: quoto quasi tutto. solo su una cosa non ci troviamo d'accordo. credo che tu sia pronto per il salto. ho avuto ragione con mud e ha pubblicato. quindi, muovi le chiappe.

» Nell'argomento: LA BETTOLA DEGLI SCRITTORI
1 mese fa
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polemiche?
ho riportato un brano strafamoso da un romanzo strafamoso di un certo umberto eco in cui si percula il mondo vanity press.
dov'è la polemica? eco fotografa acutamente un mondo che esiste e, in maniera legale e non truffaldina, muove fiumi di denaro.
non è in tema con il 3d?
fatemi capire: azzardare perplessità verso chi si definisce S C R I T T O R E è polemica, parlare di editoria è polemica, parlare di libri... non pervenuto (Parcifal ci ha provato. e cadde il silenzio).
quindi a parte cinguettare di cappuccini virtuali e birrette immaginifiche, l'unica attività ammessa a corte è spompinarsi a vicenda dandosi del più grande S C R I T T O R E dell'universo di annunci69?

» Nell'argomento: LA BETTOLA DEGLI SCRITTORI
1 mese fa
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Quotato da PaoloSC,
Quotato da ssbbw69,
Un APS è un Autore a Proprie Spese e la Manuzio è una di quelle imprese che nei paesi anglosassoni si chiamano "vanity press". Fatturato altissimo, spese di gestione nulle.
[...]
Consuntivo: l’autore ha pagato generosamente i costi di produzione di 2000 copie, la Manuzio ne ha stampate 1000 e ne ha rilegato 850, di cui 500 sono state pagate una seconda volta. Una cinquantina di autori all’ anno, e la Manuzio chiude sempre in forte attivo.
E senza rimorsi: distribuisce felicità.

Non è cambiato nulla, dal 1988 a oggi.
Eco aveva ragione.
E oggi ci sono numerosissime Manuzio (o [i]Vanity press[/i], come erano chiamate nel Pendolo di Focault) pronte a spellare vivi gli aspiranti autori.



a me 'sto passaggio fa sempre pelare dal ridere. e mi immagino orde fameliche di fieri vincitori di petruzzellis della gattina sgomitare per entrare nell'empireo enciclopedico.

» Nell'argomento: LA BETTOLA DEGLI SCRITTORI
1 mese fa
Lombardia, Pavia
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Un APS è un Autore a Proprie Spese e la Manuzio è una di quelle imprese che nei paesi anglosassoni si chiamano "vanity press". Fatturato altissimo, spese di gestione nulle.
Garamond, la signora Grazia, il ragioniere detto direttore amministrativo nel bugigattolo in fondo, e Luciano, lo spedizioniere mutilato, nel vasto magazzino del seminterrato.
"Non ho mai capito come Luciano riesca ad impaccare i libri con un braccio solo," mi aveva detto Belbo, "credo che si aiuti coi denti. D'altra parte non impacca gran che: gli spedizionieri delle case editrici normali spediscono libri ai librai mentre Luciano spedisce solo libri agli autori. La Manuzio non s'interessa dei lettori... L'importante, dice il signor Garamond, è che non ci tradiscano gli autori, senza lettori si può sopravvivere."
Belbo ammirava il signor Garamond. Lo vedeva portatore di una forza che a lui era stata negata.
Il sistema Manuzio era molto semplice. Poche inserzioni sui quotidiani locali, le riviste di categoria, le pubblicazioni letterarie di provincia, 2 specie quelle che durano pochi numeri. Spazi pubblicitari di media grandezza, con foto dell'autore e poche righe incisive: "un'altissima voce della nostra poesia", oppure "la nuova prova narrativa dell'autore di Floriana e le sorelle".
"A questo punto la rete è tesa," spiegava Belbo, "e gli APS vi cadono a grappoli, se in una rete si cade a grappoli, ma la metafora incongrua è tipica degli autori della Manuzio e ne ho preso il vezzo, mi scusi."
"E poi?"
"Prenda il caso De Gubernatis. Tra un mese, mentre già il nostro pensionato si macera nell'ansia, una telefonata del signor Garamond lo invita a cena con alcuni scrittori. Appuntamento in un ristorante arabo, molto esclusivo, senza insegne all'esterno: si suona un campanello e si dice il proprio nome a uno spioncino. Interno lussuoso, luci diffuse, musiche esotiche. Garamond stringe la mano al maître, dà del tu ai camerieri e rinvia le bottiglie perché quell'annata non lo convince, oppure dice scusami caro, ma questo non è il cuscus che si mangia a Marrakesh. De Gubernatis viene presentato al commissario Caio, tutti i
servizi aeroportuali sotto il suo controllo, ma soprattutto l'inventore, l'apostolo del Cosmoranto, il linguaggio per la pace universale, che se no sta discutendo all'Unesco.
Poi il professor Tizio, forte tempra di narratore, premio Petruzzellis della Gattina 1980, ma anche un luminare della scienza medica. Quanti anni ha insegnato professore? Altri tempi, allora sì che gli studi erano una cosa seria. E la nostra squisita poetessa, la gentile Olinda Mezzofanti Sassabetti, l'autrice di Casti palpiti, avrà letto."
Belbo mi confidò che si era chiesto a lungo perché tutti gli APS di sesso femminile firmassero con due cognomi, Lametta
Solimeni Calcanti, Dora Ardenzi Fiamma, Carolina Pastorelli Cefalù. Perché le scrittrici importanti hanno un cognome solo, salvo Ivy Compton-Burnett, e alcune addirittura neppure il cognome, come Colette, e un'APS si chiama Odolinda Mezzofanti Sassabetti? Perché uno scrittore vero scrive per amore della sua opera, e non gl' importa d'essere conosciuto con uno
pseudonimo, vedi Nerval, mentre un APS vuole essere riconosciuto dai vicini, dagli abitanti del quartiere, e di quello dove ha abitato prima.
All'uomo basta il suo nome, alla donna no, perché ci sono quelli che la conoscono da signorina e quelli che la conoscono da signora. Per questo usa due nomi.
"In breve, serata densa di esperienze intellettuali. De Gubernatis avrà l'impressione di bere un cocktail di LSD. Ascolterà i pettegolezzi dei commensali, l'aneddoto sapido sul grande poeta notoriamente impotente, e che anche come poeta non vale gran che, getterà sguardi lucidi di commozione sulla nuova edizione dell'Enciclopedia degli Italiani Illustri che Garamond farà apparire all'improvviso, mostrando la pagina al commissario (ha visto, caro, anche Lei è entrato nel Panteon, oh, pura
giustizia)."
Belbo mi aveva mostrato l'enciclopedia. "Un'ora fa le ho fatto una paternale: invece nessuno è innocente. L'enciclopedia
la facciamo esclusivamente io e Diotallevi. Ma le giuro, non è per arrotondare lo stipendio. È una delle cose più divertenti del mondo, e ogni anno occorre preparare la nuova edizione aggiornata. La struttura è più o meno di questo tipo: una voce si riferisce a uno scrittore celebre, una voce a un APS, e il problema è di calibrare bene l'ordine alfabetico, e non sciupare
spazio per gli scrittori celebri. Veda per esempio la lettera L.LAMPEDUSA, Giuseppe Tomasi di (1889-1959). Scrittore siciliano. Visse a lungo ignorato e divenne celebre dopo la morte per il romanzo Il gattopardo.
LAMPUSTRI, Adeodato (1919- ). Scrittore, educatore, combattente (una medaglia di bronzo in Africa Orientale), pensatore, narratore e poeta. La sua figura giganteggia nella letteratura italiana del nostro secolo. Il Lampustri si è rivelato sin dal 1959 col primo volume di una trilogia di ampio respiro, I fratelli Carmassi, vicenda disegnata con crudo realismo e alto affiato poetico di una famiglia di pescatori lucani. A quest'opera, che venne insignita nel 1960 del premio Petruzzellis della Gattina, seguirono negli anni successivi I benserviti e La pantera dagli occhi senza ciglio, che forse ancor più dell'opera prima danno la misura
del vigore epico; della sfolgorante immaginazione plastica, del respiro lirico di questo incomparabile artista. Solerte funzionario ministeriale, il Lampustri è stimato nel proprio ambiente come personalità integerrima, padre e sposo esemplare, finissimo oratore.
"Il De Gubernatis," spiegò Belbo, "dovrà desiderare di essere presente nell'enciclopedia. Lo aveva sempre detto che quella dei famosissimi era fama fasulla, una cospirazione di critici compiacenti. Ma soprattutto capirà di essere entrato in una famiglia di scrittori che sono al tempo stesso direttori di enti pubblici, funzionari bancari, aristocratici, magistrati. Di colpo avrà allargato la cerchia delle sue conoscenze, ora se deve chiedere un favore saprà a chi rivolgersi. Il signor Garamond ha il potere di far uscire il De Gubernatis dalla provincia, di proiettarlo al vertice. Verso la fine della cena Garamond gli dirà all'orecchio di passare
il mattino dopo da lui."
"E la mattina dopo viene."
"Ci può giurare. Passera la notte insonne sognando la grandezza di Adeodato Lampustri."
"E poi?"
"Poi la mattina dopo Garamond gli dirà: ieri sera non ho osato parlarne per non umiliare gli altri, che cosa sublime, non dico i rapporti di lettura entusiasti, dirò di più, positivi, ma io stesso in prima persona ho passato una notte su queste sue pagine. Libro da premio letterario. Grande, grande. Tornerà alla scrivania, batterà la mano sul manoscritto - ormai sgualcito, usurato dallo sguardo amoroso di almeno quattro lettori – sgualcire i manoscritti è compito della signora Grazia – e fisserà l'APS
con aria perplessa. Che cosa ne facciamo? Che cosa ne facciamo? chiederà De Gubernatis. E Garamond dirà che sul valore dell'opera non si discute neppure un secondo, ma è chiaro che è una cosa in anticipo sui tempi, e quanto a copie non si andrà
al di là delle duemila, duemilacinque al massimo. Per De Gubernatis duemila copie sarebbero abbastanza per coprire tutte le persone che conosce, l'APS non pensa in termini planetari, ovvero il suo pianeta è fatto di volti noti, di compagni di scuola, di direttori di banca, di colleghi insegnanti della stessa scuola media, di colonnelli in pensione. Tutte persone che l' APS vuole che
entrino nel suo mondo poetico, anche coloro che non vorrebbero come il salumaio o il prefetto... Di fronte al rischio che Garamond si tiri indietro, dopo che tutti in casa, in paese, in ufficio, sanno che ha presentato il manoscritto a un grande editore di Milano, De Gubernatis farà i suoi conti. Potrebbe estinguere il libretto al portatore, chiedere la cessione del quinto, fare un mutuo, vendere quei pochi BOT, Parigi val bene una messa. Offre timidamente di partecipare alle spese. Garamond si mostrertà turbato, la Manuzio non usa, e poi via affare fatto, mi ha convinto, in fondo anche Proust e Joyce hanno dovuto piegarsi alla dura necessità, i costi sono tot, noi ne stampiamo per ora duemila copie, ma il contratto sarà per un massimo di diecimila. Calcoli che duecento copie vengono a lei, omaggio, per inviarle a chi vuole, duecento sono di invio stampa perché vogliamo fare un battage come fosse l'Angelica dei Golon, e ne distribuiamo milleseicento. E su queste, lo capisce, niente
diritti per lei, ma se il libro va, ristampiamo e a quel punto lei si prende il dodici per cento."
Avevo poi visto il contratto tipo che De Gubernatis, ormai in pieno trip poetico, avrebbe firmato senza neppure leggere, mentre l'amministratore si sarebbe lamentato che il signor Garamond aveva tenuto le spese troppo basse. Dieci pagine di clausole in corpo otto, traduzioni estere, diritti sussidiari, adattamenti per il teatro, riduzioni radiofoniche e cinematografiche, edizioni in Braille per i ciechi, cessione del riassunto al Reader's Digest, garanzie in caso di processo per diffamazione, diritto dell'autore di approvare i mutamenti redazionali, competenza del foro di Milano in caso di vertenza...
L'APS doveva giungere esausto con l'occhio ormai perduto in sogni di gloria alle clausole deleterie, dove si dice che diecimila è la tiratura massima ma non si parla di tiratura minima, che la somma da pagare non è ancorata alla tiratura, di cui si è
parlato solo a voce, e soprattutto che entro un anno l'editore ha il diritto di mandare al macero le copie invendute, a meno che l'
autore non le rilevi a metà prezzo di copertina. Firma.
Il lancio sarebbe stato satrapico. Comunicato stampa di dieci cartelle, con biografia e saggio critico. Nessun pudore, tanto nelle redazioni dei giornali sarebbe stato cestinato. Stampa effettiva: mille copie in fogli stesi di cui solo trecentocinquanta rilegati. Duecento all'autore, una cinquantina a librerie secondarie e consorziate, cinquanta alle riviste di provincia, una trentina per
scaramanzia ai giornali, nel caso gli avanzasse una riga tra i libri ricevuti. La copia l'avrebbero mandata in dono agli ospedali
o alle carceri e si capisce perché i primi non guariscano e le seconde non redimano. Nell'estate sarebbe arrivato il premio
Petruzzellis della Gattina, creatura di Garamond. Costo totale: vitto e alloggio per la giuria, due giorni, e Nike di Samotracia in vermiglione. Telegrammi di felicitazione degli autori Manuzio.
Sarebbe infine arrivato il momento della verità, un anno e mezzo dopo. Garamond gli avrebbe scritto: Amico mio, lo avevo previsto, Lei è apparso con cinquant'anni di anticipo. Recensioni, lo ha visto, a palate, premi e consensi della critica, ça va sans dire. Ma copie vendute pochine, il pubblico non è pronto. Siamo costretti a sgomberare il magazzino, a termini di contratto (accluso). O al macero, o lei le acquista a metà prezzo di copertina, com'è suo privilegio.
De Gubernatis impazzisce dal dolore, i parenti lo consolano, la gente non ti capisce, certo che se eri dei loro, se mandavi la bustarella a quest'ora ti avevano recensito anche sul Corriere, è tutta una mafia, bisogna resistere. Delle copie omaggio ne sono restate solo cinque, ci sono ancora tante persone importanti da locupletare, non puoi permettere che la tua opera vada al macero a far carta igienica, vediamo quanto si può racimolare, sono soldi ben spesi, si vive una volta sola, diciamo che
possiamo acquistarne cinquecento copie e per il resto sic transit gloria mundi. Alla Manuzio sono rimaste 650 copie in fogli
stesi, il signor Garamond ne rilega 500 e le invia contrassegno. Consuntivo: l’autore ha pagato generosamente i costi di produzione di 2000 copie, la Manuzio ne ha stampate 1000 e ne ha rilegato 850, di cui 500 sono state pagate una seconda volta. Una cinquantina di autori all’ anno, e la Manuzio chiude sempre in forte attivo.
E senza rimorsi: distribuisce felicità.

Umberto Eco, Il pendolo di Foucault

» Nell'argomento: LA BETTOLA DEGLI SCRITTORI
1 mese fa
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Quotato da Parcifal,
Quotato da ssbbw69,


e dillo, che ti piace provocare...

No. Nessuna intenzione di provocare. Spero non sia stato inteso così il post.


^^ ^^ ^^

» Nell'argomento: LA BETTOLA DEGLI SCRITTORI
1 mese fa
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Quotato da Parcifal,
Che bella compagnia che c'è alla Bettola (che dalle mie parti è anche il nome di una frazione oltre che della taverna omonima) Parlando di scrittura e libri adesso sto leggendo e rileggendo due libri mettendoli a confronto... La lettera scar [...]


e dillo, che ti piace provocare...

» Nell'argomento: prostatectomia radicale
1 mese fa
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.

1 mese fa
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Che silenzio


brusi ma tasi

» Nell'argomento: LA BETTOLA DEGLI SCRITTORI
1 mese fa
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mai visto nessuno che fa una cosa "solo per divertirsi" prendersela così tanto perché qualcuno avanza osservazioni sull' opprtunità di autoproclamarsi SCRITTORE!!


Tu "avanzi" spesso illazioni qui dentro contro quelli che scrivono.
Ebbene sì : nessuno è mai stato pubblicato come te.
Nessuno scrive bene come te.
Contenta?
Ora muccala e lasciaci divertire.


ue', piazzale loreto, mucchela lo dici a tua madre.
bruciaculo? pomatina per emorroidi? detto qualcosa che offende lo scrittore che è in te?
fattii una tisanina, henrymiller.

» Nell'argomento: LA BETTOLA DEGLI SCRITTORI
1 mese fa
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Quotato da Parcifal,
Quotato da ssbbw69,


va bene scribacchino, uno che scrive storie, inventore di storie, tutto quello che vuoi ma scrittore...no! 🙂
e ribadisco: anche se cucini bene puoi spacciarti per uno chef? il fatto di saper fare flebo e iniezioni ai tuoi felini fa di te un veterinario? cucirti un bottone ti fa sentire un sarto? cantare in auto fa di te un cantante?
riconosciamo le competenze e gli ambiti di ogni piffero di professione ma poi siam TUTTI scrittori? no. non li siamo. anche se pubblichiamo, anche se non siamo noi a pagare gli editori ma son gli editori che pagano (poco) noi, anche se alla fine delle presentazioni 'gna fai più di dire sempre le stesse cose e ti riprometti di lasciare la carta stampata per un corso di intaglio delle pigne.

Sai che ti amo (platonicamente ed intellettualmente.... Xhuner..cuccia!) e che concordo quasi sempre col tuo pensiero o cmq sono su posizioni molto simili. E in questo caso é lo stesso. Io sono conscio della mia "incapacità" e non mi definisco scrittore perché ho una mia personale idea di cosa sia un testo ben scritto, come deve esserlo, cosa deve trasmettere. E sì, anche nel mare magnum degli autori oggi pubblicati (case editrici non sito) gli scrittori come li intendi tu e in parte io, sono pochi.
La scrittura però è uno degli atti più politici e democratici che ci siano perché tutti possono scrivere ed esprimersi.
Cosa differenzia Scrittori e scrittori? Talento, capacità, studio, innovazione e penso la Storia intesa proprio come passare del tempo. Quanti scrittori del passato in vita non erano calcolati e adesso sono studiati (Poe ad esempio) o quanti hanno scritto per soldi e pensavano che le loro opere fossero altre ma vengono studiate e ricordate le opere venatorie (Sir A. Conan Doyle e Sherlock Holmes) e chi ha infarcito i suoi libri di pipponi nascondendoli fra amplessi vari e oggi vengono ricordati soprattutto per l'erotismo e non per il messaggio che volevano davvero veicolare (De Sade, Justine, La filosofia nel boudoir)?
Io davvero non ho una risposta da darti anche perché se dovessi rispondere alle tue domande la riposta sarebbe che cuoco a casa o chef al ristorante la differenza la fa soprattutto la scelta di farne una professione. Perché la ricerca dell'ingrediente, del metodo di cottura, dell'impiattamento sono prerogative dello chef per professione (che ha sia studiato all'alberghiero o presso altri chef ma che soprattutto fa ricerca individuale che però può tranquillamente fare un cuoco casalingo per passione) ma si possono fare anche da autodidatta.
Quindi in definitiva è la mia professione a definire chi sono/cosa faccio o quello che sento nell'animo? NON LO SO.
Come dicevo nell'altro post ci sono tanti fattori fra cui il TALENTO , per dirne uno, che ti fanno riconoscere dagli altri come Scrittore.
Concordo totalmente con te quando dici che per scrivere si deve leggere elevato all'infinito. Leggere tanto, capire quello che si legge, riconoscere gli stili ti forma come lettore ma non vuole dire saper riprodurre nella propria scrittura il talento degli Scrittori che ammiriamo.
In definitiva, dirai, chi ha ragione? Entrambi credo, perché per quanto è vero che chiunque scriva sia uno scrittore ci sono Scrittori e [i] scrittori[/i] .
È anche vero che molti scrittori sono diventati Scrittori solo postumi quando tutta la loro opera è stata studiata ed elevata.
Gli scrittori sono artisti e il concetto di cosa sia l'arte è fluido 😎 o cmq io non so definirlo perché cambia a seconda che sia Caravaggio o la Abramovich.
Modificato dall'autore il 03-10-2024 11:59:02

💋

» Nell'argomento: LA BETTOLA DEGLI SCRITTORI
1 mese fa
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Quotato da lecap,
Comunque parlare di cosa si intende per scrittori in questo contesto di persone "normali" (o illetterati se a qualcuno fa piacere sottolinearlo) cui piace scrivere e/o scribacchiare e/o qualsiasi cosa vi viene in mente ...
...mi pare voler [...]


mai visto nessuno che fa una cosa "solo per divertirsi" prendersela così tanto perché qualcuno avanza osservazioni sull' opprtunità di autoproclamarsi SCRITTORE!!

» Nell'argomento: LA BETTOLA DEGLI SCRITTORI
1 mese fa
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Quotato da Parcifal,
Quotato da ssbbw69,
una domanda agli... scrittori: che cos'è per voi un scrittore, che cosa fa di una persona uno scrittore?

Come dice il termine stesso uno scrittore è colui o colei che scrive. Scrive bene, male, sgrammaticato, sul diario, la lista della spesa, racconti, epitaffi e via dicendo, non importa. Scrittore è chi scrive.
Poi PER ME, ci sono delle declinazioni.
Penso che per scrivere si debbano avere un minimo di basi, le elementari, ovvero conoscere la grammatica, l'ortografia, la sintassi e l'analisi logica. Questo se sì vuole essere capiti o se si vuole essere letti.
Perché scrivere non significa per forza comunicare a/con altri ma si può scrivere a/per se stessi (il diario ad esempio).
Se invece si vuole essere letti allora la padronanza minima del linguaggio ci vuole.
Si deve anche capire che linguaggio si usa perché se scrivo in dialetto non sto commettendo errori se ne rispetto le regole essendo i dialetti lingue strutturate.
Quindi si passa a un nuovo livello, scrivo per essere letto e voglio, ho la pretesa di essere capito, allora devo saper scrivere e accettare le critiche se commetto errori.
Si passa poi a un livello ancora successivo, per scrivere non basta padroneggiare le regole della lingua (grammatica e via dicendo) ma si deve padroneggiare anche la sovrastruttura ovvero la capacità di curare un testo, descrivere i personaggi, sapere cos'è un arco narrativo, conoscere stili e stilemi, i generi letterari, sapere fare l'analisi di un testo, i registri, caratterizzare i personaggi e quindi scrivere sgrammaticato per esigenza di trama.... E tantissimo altro.
Scrivere è un lavoro duro che comporta tanto studio, perché si deve conoscere l'argomento di cui parla e quindi averlo studiato (per un romanzo storico ci si documenterà sugli usi e costumi dell'epoca, cosa c'era e non c'era, insomma non ci può essere polvere da sparo nelle guerre puniche, se scrivo un fantasy non ci può essere un vampiro!...).
Poi si passa a scrivere per professione, ad essere famosi, ad essere pubblicati.
MA in tutti questi passaggi chiunque scriva è uno scrittore.
Non ritengo valido o consequenziale l'assioma scrittore=intellettuale. Credo che "gli intellettuali" siano persone con una spinta interiore, una curiosità sul mondo e i meccanismi che lo muovono più profonda di altri, che pensino, si interroghino sulle famose "grandi questioni" e che si pongano, attraverso la scrittura, domande e affrontino tematiche universali, cerchino di divulgare, spiegare la realtà agli altri e a loro stessi, anticipando il futuro a volte. Gli intellettuali non sono solo scrittori, sono filosofi, scienziati, pensatori, poeti ... che indagano oltre "il velo", hanno questa spinta interiore, un fervore di conoscenza che non appartiene a tutti. Loro hanno davvero un bisogno intrinseco di comprendere e comunicare la realtà che ci circonda.

Io personalmente mi definisco uno scribacchino, non posso dire di avere una compulsione alla scrittura ma la scrittura mi aiuta ad esprimere il mio mondo immaginario, il mio mondo interiore. La scrittura cura, mi cura, all'inchiostro posso affidare i miei traumi, le mie speranze, posso cambiare la realtà, modificare finali, eventi che non mi sono piaciuti, dare vita ai morti. So che non sono malaccio ma il talento, la tecnica, lo studio appartengono ad altri.
Poi chissà un giorno potrei anche essere pubblicato, (no, non capiterà) ma non ho velleità di essere uno Scrittore, un Autore.
Per quanto sia disturbante, irritante per chi legge tanto da volersi candeggiare gli occhi e spellare con gatti a nove code chiodati coloro che scrivono in [i] itagliano[/i] , ahimè scrivono, sono scrittori.
A questo punto è il pubblico, il lettore che deve essere educato (educazione/studio non gentilezza) a riconoscere la buona e bella scrittura, a capire il valore di quello che legge e quindi saper scegliere CHI e COSA leggere (sia di "impegnato" che di "leggero"). Tutti scrivono ma solo alcuni e/o alcune opere le ricordiamo da Omero in poi (completamente differente la scrittura al femminile volutamente ignorata e cancellata dalla storia, abbiamo giusto Saffo e poi boom si passa praticamente a Madame La Fayette -quando citata- nelle antologie scolastiche).
Tutto ciò sempre m2c 😎 Modificato dall'autore il 02-10-2024 23:02:36


va bene scribacchino, uno che scrive storie, inventore di storie, tutto quello che vuoi ma scrittore...no! 🙂
e ribadisco: anche se cucini bene puoi spacciarti per uno chef? il fatto di saper fare flebo e iniezioni ai tuoi felini fa di te un veterinario? cucirti un bottone ti fa sentire un sarto? cantare in auto fa di te un cantante?
riconosciamo le competenze e gli ambiti di ogni piffero di professione ma poi siam TUTTI scrittori? no. non li siamo. anche se pubblichiamo, anche se non siamo noi a pagare gli editori ma son gli editori che pagano (poco) noi, anche se alla fine delle presentazioni 'gna fai più di dire sempre le stesse cose e ti riprometti di lasciare la carta stampata per un corso di intaglio delle pigne.

» Nell'argomento: LA BETTOLA DEGLI SCRITTORI
1 mese fa
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Post: 3979
Quotato da jeepster,

Beh, a questo punto potresti anche dirci che cos'è per te uno scrittore


un artista. un intellettuale. un creativo. uno che non è arrivato alla scrittura sull'onda del successo all'isola dei famosi.
uno che si fa un culo così e per questo merita rispetto. ad esempio, non abusando o usando in maniera impropria il termine "scrittore".


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