1 anno fa
UN TRISTE CASO IL PRIMO DI REVENGE PORN ANCORA ATTUALE
Caso Tiziana Cantone
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il caso Tiziana Cantone è un fatto di cronaca italiana che vide protagonista Tiziana Cantone, successivamente nota anche come Tiziana Giglio, una donna trentatreenne che il 13 settembre 2016 si suicidò dopo la diffusione in rete di alcuni suoi video pornografici amatoriali[1].
La morte di Cantone suscitò notevole interesse mediatico in Italia[2] e all'estero[3][4][5][6][7][8][9][10][11] e fu oggetto di interrogazione parlamentare[12]; le circostanze che indussero la donna al suicidio funsero da incentivo all'approvazione unanime dell'emendamento sul cosiddetto revenge porn al D.d.l. n. S. 1200, anche noto come Codice rosso[13].
e
Storia
Tiziana Cantone nacque a Casalnuovo di Napoli il 15 luglio 1983, figlia di Maria Teresa Giglio, impiegata comunale, e di un padre che la abbandonò poco dopo la nascita[14]. Cresciuta con la madre e la nonna[15], si diplomò al liceo classico e iniziò studi universitari di giurisprudenza, che non portò a termine per dedicarsi all'attività di famiglia[16].
Intraprese una relazione con Sergio Di Palo, più grande di lei di una decina d'anni, con il quale convisse brevemente nel 2015. A partire dal novembre del 2014, Tiziana Cantone ebbe rapporti sessuali consensuali con altri uomini, che vennero filmati in sei occasioni e diffusi dalla Cantone stessa via WhatsApp[17]. In particolare, un video caricato il 25 aprile 2015 su un portale di contenuti pornografici nei mesi seguenti divenne virale, con una battuta della donna successivamente trasformata in un meme su internet e poi apparsa su magliette, gadget di vario genere e citata persino nella canzone Fuori c'è il sole di Lorenzo Fragola[18].
L'eco mediatica ricevuta suo malgrado spinse Tiziana ad isolarsi e rinunciare al proprio impiego, rivolgendosi al contempo, il 13 luglio 2015, al tribunale di Aversa per chiedere la rimozione dei video da siti e motori di ricerca[19]. Nel novembre del 2015, la Cantone chiese di cambiare il proprio cognome in Tiziana Giglio (adottando quindi il cognome della madre); la richiesta fu valutata positivamente nel gennaio del 2016 dal comando dei Carabinieri di Castello di Cisterna e accolta dal prefetto di Napoli nel luglio dello stesso anno[20].
Nonostante la modifica del nome e vari trasferimenti in diversi comuni d'Italia, la ricerca dell'anonimato della donna incontrò enormi difficoltà: la causa legale intentata per ottenere il diritto all'oblio portò alla parziale rimozione dei video da numerosi siti web, ma, per errori procedurali del proprio legale, la Cantone fu condannata a pagare più di 20.000 euro di spese legali. Tiziana, ormai in stato di profonda depressione, tentò più volte il suicidio, riuscendo nel drammatico intento il 13 settembre 2016 impiccandosi nello scantinato della casa di una zia dalla quale si era rifugiata[18].
Controversie legali
La denuncia di Tiziana Cantone
Nel maggio del 2015 Tiziana Cantone denunciò quattro uomini alla procura di Napoli Nord. Raccontò al magistrato di aver girato sei video a sfondo sessuale e di averli poi inviati in modo confidenziale tramite i social network e WhatsApp a persone con le quali aveva delle relazioni virtuali[21] durante un periodo che lei stessa definiva di fragilità emotiva e depressione psicologica. I due fratelli Antonio ed Enrico Iacuzio, e Antonio Villano, di cui venne indicato anche il nickname che usava su Facebook, ossia Luca Luke, furono tutti accusati dalla donna di aver divulgato i sei video a sfondo sessuale su internet in diversi siti porno. Nella denuncia non si faceva alcun riferimento a Sergio Di Palo, che era il fidanzato di Tiziana all'epoca dei fatti[17].
La questura iniziò l'indagine nei confronti degli accusati di diffamazione e di violazione della privacy, sequestrando diversi smartphone e personal computer degli indagati. Le indagini evidenziarono molte incongruenze sulla testimonianza della donna, gli uomini dichiararono di essere del tutto estranei ai fatti relativamente alla divulgazione dei video sul web. Nonostante la donna inizialmente li avesse indicati come responsabili della diffusione dei video incriminati, gli inquirenti confermarono che i video erano stati ricevuti dai quattro uomini tramite WhatsApp, ma non fu trovata nessuna prova della diffusione su internet da parte loro. Sulla base di quanto dichiarato successivamente dalla stessa Cantone, che in un secondo momento modificò le dichiarazioni scagionando i quattro uomini dei suoi video, il pubblico ministero chiese l'archiviazione del caso per ipotesi di reato di diffamazione e aprì una nuova inchiesta per il reato di calunnia.
La richiesta di rimozione dei video
Il 13 luglio 2015, la Cantone presentò al giudice civile di Aversa la richiesta di rimozione dal web dei video e di tutti i contenuti a lei collegati. Il magistrato, tuttavia, dopo avere accertato la viralità dei filmati presenti sul web, rifiutò la richiesta, ritenendone inutile la rimozione dato che erano stati visualizzati centinaia di migliaia di volte e nel frattempo erano state sicuramente realizzate copie dei video che sarebbero rimaste in circolazione. L'unica azione legale attuabile, già messa in atto dalla procura tempo prima, fu l'oscuramento dai motori di ricerca di video, immagini e commenti collegati a lei. La procura decise di accogliere una parte della richiesta della donna, soltanto nei confronti dei siti Facebook, Twitter, Yahoo!, Google e YouTube, in virtù della loro funzione di social network, ai quali venne imposta l’immediata rimozione di ogni post o pubblicazione con commenti e apprezzamenti riferiti alla donna. A sua volta, la Cantone fu condannata a rimborsare le spese legali ai cinque siti citati per un totale di circa 20.000 euro.
La prima inchiesta sul suicidio
Poco dopo la morte di Tiziana Cantone fu aperta un'indagine su una possibile istigazione al suicidio: sotto la lente degli investigatori finì la pashmina con cui la donna si impiccò, che, secondo i consulenti di parte, non sarebbe stata in grado di reggere il peso del corpo e produrre una stretta di forza compatibile con il solco di 2,5 centimetri trovato sul collo della donna. Fu ascoltato l'ex fidanzato della donna, Sergio Di Palo (indagato anche per accesso abusivo a dispositivi informatici, falso e calunnia, in quanto l’avrebbe convinta a querelare i cinque ragazzi, affibbiandogli la responsabilità della diffusione dei video[22][23]), e furono analizzati i dispositivi posseduti dalla Cantone alla ricerca di prove, ma nessuno fu iscritto nel registro degli indagati e il fascicolo fu successivamente archiviato[24][25].
La seconda inchiesta sul suicidio
In corso
Questa voce o sezione tratta di eventi in corso o di immediata attualità.
Le informazioni possono pertanto cambiare rapidamente con il progredire degli eventi.
Se vuoi scrivere un articolo giornalistico sull'argomento, puoi farlo su Wikinotizie. Non aggiungere speculazioni alla voce.
Nel 2020, la madre di Tiziana Cantone, Maria Teresa Giglio, non credendo all'ipotesi di suicidio, chiese che la salma fosse riesumata per essere sottoposta all'autopsia (che non fu effettuata alla morte della donna) e che fossero svolti degli accertamenti sull'iPad e sullo smartphone della figlia, sui quali i consulenti di parte rilevarono delle anomalie (cancellazione dei dati conservati nella memoria dei dispositivo, inserimento successivo di alcune fotografie, assenza totale di messaggi, rubrica contatti, cronologia dei browser, ecc.)[25]. A seguito di tali richieste, sono state riaperte le indagini dalla procura di Aversa, che ha riscontrato la presenza di tracce di DNA maschile sulla sciarpa usata per il suicidio e aperto un fascicolo per frode processuale[26].
Impatto sull'opinione pubblica
Le vicende del caso Cantone portarono l'attenzione dell'opinione pubblica italiana sui fenomeni del revenge porn e del cyberbullismo. Oltre alla vasta rilevanza mediatica, il caso fu discusso in Senato sin dalla settimana successiva alla morte di Tiziana Cantone[12] e portò nell'anno successivo all'approvazione di una legge per la prevenzione ed il contrasto del cyberbullismo[27], nella discussione della quale il caso Cantone fu più volte citato[28]. Al contempo, il Parlamento italiano affrontò il tema del revenge porn: a due settimane dalla morte di Cantone, fu presentato un disegno di legge che mirava a introdurre l'art. 612-ter del codice penale, "concernente il reato di diffusione di immagini e video sessualmente espliciti"[29][30]; nel 2018 fu presentata una petizione popolare al Senato in cui si chiedeva l'introduzione del reato di revenge porn nel codice penale italiano e il gratuito patrocinio per tutte le vittime di tale reato[31]; nel marzo 2019 un emendamento al disegno di legge noto come Codice rosso che introducesse la fattispecie di reato ascrivibile al revenge porn (la deputata Laura Boldrini citò il caso Cantone nella discussione dell'emendamento[32]), successivamente approvato dalla Camera il 2 aprile 2019[33]. La legge fu ufficialmente approvata al Senato il 19 luglio 2019 ed è entrata in vigore il 9 agosto 2019.
Impatto sulle procedure legali ed investigative
Voce da controllare
Questa voce o sezione sull'argomento diritto è ritenuta da controllare.
Motivo: verificare la rilevanza del "metodo", dato che le uniche fonti sembrano essere procedimenti legali e articoli di giornale
Partecipa alla discussione e/o correggi la voce. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Dalle indagini sul caso legato a Tiziana Cantone è stato ideato un sistema di identificazione degli utenti del web che possono aver contribuito alla diffusione di video virali, denominato "Metodo Cantone" (precedentemente noto come "Metodo Emme"[34]) in onore della vittima. Si tratta di uno degli strumenti principali adottati, anche dalla Polizia giudiziaria italiana, per scoprire false identità in rete e risolvere casi di revenge porn, adottabile esclusivamente in casi emersi sui siti e social network che hanno sede negli USA. Sulla base delle disposizioni del Digital Millennium Copyright Act[35], infatti, è possibile richiedere alle aziende proprietarie dei servizi web, coinvolti nei presunti reati, di fornire le informazioni necessarie all'identificazione dei responsabili del caricamento e diffusione, contro la volontà dell'autore o degli individui ritratti, di video o immagini private. Il procedimento è divenuto in questo paese un precedente con valore di legge in virtù di una sentenza federale emessa nel Michigan[36]. Altre cause analoghe sono state intentate presso la stessa corte distrettuale sfruttando lo stesso metodo[37][38][39].
Caso Tiziana Cantone
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il caso Tiziana Cantone è un fatto di cronaca italiana che vide protagonista Tiziana Cantone, successivamente nota anche come Tiziana Giglio, una donna trentatreenne che il 13 settembre 2016 si suicidò dopo la diffusione in rete di alcuni suoi video pornografici amatoriali[1].
La morte di Cantone suscitò notevole interesse mediatico in Italia[2] e all'estero[3][4][5][6][7][8][9][10][11] e fu oggetto di interrogazione parlamentare[12]; le circostanze che indussero la donna al suicidio funsero da incentivo all'approvazione unanime dell'emendamento sul cosiddetto revenge porn al D.d.l. n. S. 1200, anche noto come Codice rosso[13].
e
Storia
Tiziana Cantone nacque a Casalnuovo di Napoli il 15 luglio 1983, figlia di Maria Teresa Giglio, impiegata comunale, e di un padre che la abbandonò poco dopo la nascita[14]. Cresciuta con la madre e la nonna[15], si diplomò al liceo classico e iniziò studi universitari di giurisprudenza, che non portò a termine per dedicarsi all'attività di famiglia[16].
Intraprese una relazione con Sergio Di Palo, più grande di lei di una decina d'anni, con il quale convisse brevemente nel 2015. A partire dal novembre del 2014, Tiziana Cantone ebbe rapporti sessuali consensuali con altri uomini, che vennero filmati in sei occasioni e diffusi dalla Cantone stessa via WhatsApp[17]. In particolare, un video caricato il 25 aprile 2015 su un portale di contenuti pornografici nei mesi seguenti divenne virale, con una battuta della donna successivamente trasformata in un meme su internet e poi apparsa su magliette, gadget di vario genere e citata persino nella canzone Fuori c'è il sole di Lorenzo Fragola[18].
L'eco mediatica ricevuta suo malgrado spinse Tiziana ad isolarsi e rinunciare al proprio impiego, rivolgendosi al contempo, il 13 luglio 2015, al tribunale di Aversa per chiedere la rimozione dei video da siti e motori di ricerca[19]. Nel novembre del 2015, la Cantone chiese di cambiare il proprio cognome in Tiziana Giglio (adottando quindi il cognome della madre); la richiesta fu valutata positivamente nel gennaio del 2016 dal comando dei Carabinieri di Castello di Cisterna e accolta dal prefetto di Napoli nel luglio dello stesso anno[20].
Nonostante la modifica del nome e vari trasferimenti in diversi comuni d'Italia, la ricerca dell'anonimato della donna incontrò enormi difficoltà: la causa legale intentata per ottenere il diritto all'oblio portò alla parziale rimozione dei video da numerosi siti web, ma, per errori procedurali del proprio legale, la Cantone fu condannata a pagare più di 20.000 euro di spese legali. Tiziana, ormai in stato di profonda depressione, tentò più volte il suicidio, riuscendo nel drammatico intento il 13 settembre 2016 impiccandosi nello scantinato della casa di una zia dalla quale si era rifugiata[18].
Controversie legali
La denuncia di Tiziana Cantone
Nel maggio del 2015 Tiziana Cantone denunciò quattro uomini alla procura di Napoli Nord. Raccontò al magistrato di aver girato sei video a sfondo sessuale e di averli poi inviati in modo confidenziale tramite i social network e WhatsApp a persone con le quali aveva delle relazioni virtuali[21] durante un periodo che lei stessa definiva di fragilità emotiva e depressione psicologica. I due fratelli Antonio ed Enrico Iacuzio, e Antonio Villano, di cui venne indicato anche il nickname che usava su Facebook, ossia Luca Luke, furono tutti accusati dalla donna di aver divulgato i sei video a sfondo sessuale su internet in diversi siti porno. Nella denuncia non si faceva alcun riferimento a Sergio Di Palo, che era il fidanzato di Tiziana all'epoca dei fatti[17].
La questura iniziò l'indagine nei confronti degli accusati di diffamazione e di violazione della privacy, sequestrando diversi smartphone e personal computer degli indagati. Le indagini evidenziarono molte incongruenze sulla testimonianza della donna, gli uomini dichiararono di essere del tutto estranei ai fatti relativamente alla divulgazione dei video sul web. Nonostante la donna inizialmente li avesse indicati come responsabili della diffusione dei video incriminati, gli inquirenti confermarono che i video erano stati ricevuti dai quattro uomini tramite WhatsApp, ma non fu trovata nessuna prova della diffusione su internet da parte loro. Sulla base di quanto dichiarato successivamente dalla stessa Cantone, che in un secondo momento modificò le dichiarazioni scagionando i quattro uomini dei suoi video, il pubblico ministero chiese l'archiviazione del caso per ipotesi di reato di diffamazione e aprì una nuova inchiesta per il reato di calunnia.
La richiesta di rimozione dei video
Il 13 luglio 2015, la Cantone presentò al giudice civile di Aversa la richiesta di rimozione dal web dei video e di tutti i contenuti a lei collegati. Il magistrato, tuttavia, dopo avere accertato la viralità dei filmati presenti sul web, rifiutò la richiesta, ritenendone inutile la rimozione dato che erano stati visualizzati centinaia di migliaia di volte e nel frattempo erano state sicuramente realizzate copie dei video che sarebbero rimaste in circolazione. L'unica azione legale attuabile, già messa in atto dalla procura tempo prima, fu l'oscuramento dai motori di ricerca di video, immagini e commenti collegati a lei. La procura decise di accogliere una parte della richiesta della donna, soltanto nei confronti dei siti Facebook, Twitter, Yahoo!, Google e YouTube, in virtù della loro funzione di social network, ai quali venne imposta l’immediata rimozione di ogni post o pubblicazione con commenti e apprezzamenti riferiti alla donna. A sua volta, la Cantone fu condannata a rimborsare le spese legali ai cinque siti citati per un totale di circa 20.000 euro.
La prima inchiesta sul suicidio
Poco dopo la morte di Tiziana Cantone fu aperta un'indagine su una possibile istigazione al suicidio: sotto la lente degli investigatori finì la pashmina con cui la donna si impiccò, che, secondo i consulenti di parte, non sarebbe stata in grado di reggere il peso del corpo e produrre una stretta di forza compatibile con il solco di 2,5 centimetri trovato sul collo della donna. Fu ascoltato l'ex fidanzato della donna, Sergio Di Palo (indagato anche per accesso abusivo a dispositivi informatici, falso e calunnia, in quanto l’avrebbe convinta a querelare i cinque ragazzi, affibbiandogli la responsabilità della diffusione dei video[22][23]), e furono analizzati i dispositivi posseduti dalla Cantone alla ricerca di prove, ma nessuno fu iscritto nel registro degli indagati e il fascicolo fu successivamente archiviato[24][25].
La seconda inchiesta sul suicidio
In corso
Questa voce o sezione tratta di eventi in corso o di immediata attualità.
Le informazioni possono pertanto cambiare rapidamente con il progredire degli eventi.
Se vuoi scrivere un articolo giornalistico sull'argomento, puoi farlo su Wikinotizie. Non aggiungere speculazioni alla voce.
Nel 2020, la madre di Tiziana Cantone, Maria Teresa Giglio, non credendo all'ipotesi di suicidio, chiese che la salma fosse riesumata per essere sottoposta all'autopsia (che non fu effettuata alla morte della donna) e che fossero svolti degli accertamenti sull'iPad e sullo smartphone della figlia, sui quali i consulenti di parte rilevarono delle anomalie (cancellazione dei dati conservati nella memoria dei dispositivo, inserimento successivo di alcune fotografie, assenza totale di messaggi, rubrica contatti, cronologia dei browser, ecc.)[25]. A seguito di tali richieste, sono state riaperte le indagini dalla procura di Aversa, che ha riscontrato la presenza di tracce di DNA maschile sulla sciarpa usata per il suicidio e aperto un fascicolo per frode processuale[26].
Impatto sull'opinione pubblica
Le vicende del caso Cantone portarono l'attenzione dell'opinione pubblica italiana sui fenomeni del revenge porn e del cyberbullismo. Oltre alla vasta rilevanza mediatica, il caso fu discusso in Senato sin dalla settimana successiva alla morte di Tiziana Cantone[12] e portò nell'anno successivo all'approvazione di una legge per la prevenzione ed il contrasto del cyberbullismo[27], nella discussione della quale il caso Cantone fu più volte citato[28]. Al contempo, il Parlamento italiano affrontò il tema del revenge porn: a due settimane dalla morte di Cantone, fu presentato un disegno di legge che mirava a introdurre l'art. 612-ter del codice penale, "concernente il reato di diffusione di immagini e video sessualmente espliciti"[29][30]; nel 2018 fu presentata una petizione popolare al Senato in cui si chiedeva l'introduzione del reato di revenge porn nel codice penale italiano e il gratuito patrocinio per tutte le vittime di tale reato[31]; nel marzo 2019 un emendamento al disegno di legge noto come Codice rosso che introducesse la fattispecie di reato ascrivibile al revenge porn (la deputata Laura Boldrini citò il caso Cantone nella discussione dell'emendamento[32]), successivamente approvato dalla Camera il 2 aprile 2019[33]. La legge fu ufficialmente approvata al Senato il 19 luglio 2019 ed è entrata in vigore il 9 agosto 2019.
Impatto sulle procedure legali ed investigative
Voce da controllare
Questa voce o sezione sull'argomento diritto è ritenuta da controllare.
Motivo: verificare la rilevanza del "metodo", dato che le uniche fonti sembrano essere procedimenti legali e articoli di giornale
Partecipa alla discussione e/o correggi la voce. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Dalle indagini sul caso legato a Tiziana Cantone è stato ideato un sistema di identificazione degli utenti del web che possono aver contribuito alla diffusione di video virali, denominato "Metodo Cantone" (precedentemente noto come "Metodo Emme"[34]) in onore della vittima. Si tratta di uno degli strumenti principali adottati, anche dalla Polizia giudiziaria italiana, per scoprire false identità in rete e risolvere casi di revenge porn, adottabile esclusivamente in casi emersi sui siti e social network che hanno sede negli USA. Sulla base delle disposizioni del Digital Millennium Copyright Act[35], infatti, è possibile richiedere alle aziende proprietarie dei servizi web, coinvolti nei presunti reati, di fornire le informazioni necessarie all'identificazione dei responsabili del caricamento e diffusione, contro la volontà dell'autore o degli individui ritratti, di video o immagini private. Il procedimento è divenuto in questo paese un precedente con valore di legge in virtù di una sentenza federale emessa nel Michigan[36]. Altre cause analoghe sono state intentate presso la stessa corte distrettuale sfruttando lo stesso metodo[37][38][39].
1 anno fa
Una puntata di ""Chi l'ha visto?" ricostruisce bene la vicenda.:
https://www.raiplay.it/video/2016/10/Tiziana-Cantone---26-ottobre-2016-4b997c56-65f9-41f0-87e0-f2048a46e7bc.html
https://www.raiplay.it/video/2016/10/Tiziana-Cantone---26-ottobre-2016-4b997c56-65f9-41f0-87e0-f2048a46e7bc.html
1 anno fa
E poi si lamentano che non pubblichiamo video certificati.
Questo è il primo e unico motivo!
RIP Tiziana
💗
Questo è il primo e unico motivo!
RIP Tiziana
💗
1 anno fa
Ciò che più mi sconvolge in questa vicenda è che esiste ancora un ambiente in cui la donna finita in rete a causa di un REATO, non possa più tornare a vivere serenamente. Ricordiamoci che questa povera ragazza non si è uccisa perché non voleva più vivere ma perché non avrebbe avuto più una vita nella sua città perché veniva letteralmente bullizzata da molti! Lei è vittima dei peggiori pregiudizi retrogradi, gli stessi che mandavano al rogo le donne innocenti e anche oggi sono vivi nelle teste ( di cazzo) che vivono accanto a noi.
Io in passato ho subito il revenge porn e anche le mie amiche ( una recentemente) . Quando e’ successo a me non esisteva ancora questo reato e la colpa ricadeva solo sulla donna accusata si essere irresponsabile, troppo disinibita e senza rispetto per se stessa. Una cosa orribile.
Se ancora oggi, nel 2023 basta girare un video per essere totalmente escluse dalla società siamo messi male, proprio male ed è straziante.
Io in passato ho subito il revenge porn e anche le mie amiche ( una recentemente) . Quando e’ successo a me non esisteva ancora questo reato e la colpa ricadeva solo sulla donna accusata si essere irresponsabile, troppo disinibita e senza rispetto per se stessa. Una cosa orribile.
Se ancora oggi, nel 2023 basta girare un video per essere totalmente escluse dalla società siamo messi male, proprio male ed è straziante.
1 anno fa
Sembra la storia di una strega bruciata in piazza dall'ipocrisia di una società bigotta ipocrita e conformista che poi magai è la maggiore consumatrice se non produttrice di video hard fra le loro mura. Una vergogna inaudita.
1 anno fa
Viviamo in Campania e questa descrizione è esattamente ciò che in realtà succede... un'apparente rigore morale che cela un sommerso fatto di deviazioni e depravazioni non classificabili nell'umana normalità...dalla pedofilia ad altre inumane schifezze figlie di un'ipocrisia sociale zoccolo duro di questa regioneQuotato da Il_Boudoir,Sembra la storia di una strega bruciata in piazza dall'ipocrisia di una società bigotta ipocrita e conformista che poi magai è la maggiore consumatrice se non produttrice di video hard fra le loro mura. Una vergogna inaudita. [...]
1 anno fa
Bastardata pura. Povera Tiziana, si è fidata da chi poi l’ha tradita. 😰😰😰
1 anno fa
una persona fragile che invece di essere aiutata ha avuto 20 000 euro di spese processuali da dare ai siti ...
tutti la abbiamo tradita ...non solo quei 4 coglioni 😒
tutti la abbiamo tradita ...non solo quei 4 coglioni 😒
1 anno fa
Penso che se ci fosse la certezza della pena e quest’ultima di pari a 20 di carcere molti stronzi ci penserebbero due volte prima di pubblicare un video.
1 anno fa
Caso emblematico in cui tutti, nessuno escluso, escono sconfitti.
Dispiace molto.
Dispiace molto.
1 anno fa
Terribile... 😭
1 anno fa
Avrei tante cosa da dire in merito...al Revenge porn...ma meglio che sto zitta...
R.i.p figlia mia ❤️
R.i.p figlia mia ❤️
1 anno fa
Purtroppo ti sbagli, ne escono vincitori quei cinque delinquenti, e la società che rappresentano, incluso la giustizia che ha negato all'inizio l'ordine di rimozione dalla rete dei filamti, con una motivazione che io traduco in italiano semplice: "non serve, tanto é già stata sputtanata".Quotato da alessiocince,Caso emblematico in cui tutti, nessuno escluso, escono sconfitti.
Dispiace molto.
Per fortuna c'é una parte del paese che attua leggi come il "codice rosso".
1 anno fa
ho visto la ricostruzione su un canale satellitare, che trattava tutti argomenti di ricatti estorsioni bullismo e le conseguenze...oro gia iscritto su a69 e mi ha fatto pensare tanto fin troppo a quanto questo gioco può o potrebbe diventare un'incubo..Tiziana Cantone una triste storiaQuotato da Il_Boudoir,UN TRISTE CASO IL PRIMO DI REVENGE PORN ANCORA ATTUALE
Caso Tiziana Cantone
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il caso Tiziana Cantone è un fatto di cronaca italiana che vide protagonista Tiziana Cantone, successivamente nota anche [...]
1 anno fa
non è questione di donna o uomo è il modo di come ti senti al cospetto delle persone che sanno e che conosci come è cambiato il suo giudizio su di te ...senza magari tenere in considerazione che magari si è peggio e nessuno lo sa...Quotato da Calandrino71,avete ragione da vendere. come è vero che se una ragazza si filma o viene filmata mentre fa sesso allora è una puttana. se non viene filmata no. chi doveva vergognarsi è libero, chi non avrebbe dovuto essere nelle condizioni di non farlo è morto.Quotato da mishaemasha,una persona fragile che invece di essere aiutata ha avuto 20 000 euro di spese processuali da dare ai siti ...
tutti la abbiamo tradita ...non solo quei 4 coglioni 😒
per onor di cronaca per una deficente che voleva tenersi un video di una nostra scopata mi sono ritrovato su un noto sito porno..solo perche questo video gli era stato trovato dal marito e la voleva sputtanare...
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