Emotività o cronaca?

A me interessa che un racconto mi trasmetta emozioni, la cronaca di una scopata è, per me, eccitante quanto la lista della spesa. A prescindere che sia un racconto "vero" o "immaginario" prediligo quelli dove si da più spazio all'introspettivitá dei personaggi. Ció non toglie che sia bello leggere anche dell'atto stesso, ma ci sono vari modi per raccontarlo, telecronaca o tramite le sensazioni dei protagonisti.

Concordo con Parcifal. Le emozioni, gli stati d'animo e anche i dubbi eventualmente, danno emozioni e pathos.
La descrizione dell'atto sessuale ci sta, ma solo dopo che il lettore è stato fatto partecipe del come, quando e perché.

È più o meno come chiedere: meglio l'erotismo o il porno? Dal mio punto di vista trovo più eccitante il racconto di tutte le sfumature di emozioni scatenate da sguardi, gesti, parole che mano a mano portano al culmine della passione, che poi sfocerà nell'atto sessuale, piuttosto che nella descrizione dell'atto stesso, spesso banale e ripetitivo.

Letto. Bello e commentato.

Quotato da Lovelymountain,

Preferite un racconto che si focalizzi di più sulla parte "cerebrale" dell'atto sessuale (tipo le emozioni che precedono l'incontro, i pensieri che si provano durante) o una descrizione tipo cronaca del sesso?
[...]

Per noi il sesso è fatto di emozioni, la carne viene molto dopo per cui preferiamo racconti che raccontano emozioni e situazioni 😇

Premesso che bisognerebbe sempre scrivere all'inizio se ê un racconto vero o di fantasia, c'è una differenza abissale e cmq se ë inventato si capisce e c'è molta delusione.
Io adoro leggere il come, il momento, la situazione ,come ci si ê arrivati a quel momento, poi salto tutta la parte sensuale e arrivo al finale sperando che poi ci sia stato un seguito

Personalmente più all’essere reale o di fantasia, preferisco i racconti che siano verosimili.
Quei racconti che potrebbe essere tranquillamente reali.
Spesso anche un racconto reale può risultare non verosimile, è un racconto verosimile invece ti fa dire “però è fattibile, potrei farlo/provarlo anche io”.

Alla fine ciò che conta che si narri sempre di ciò che si conosce, a prescindere che sia una conoscenza diretta o ottenuta tramite ricerche. Tutto deve potermi fare immergere nel racconto, senza dovermi fermare per dire “ ma che cazzata, non sta né in cielo ne in terra”.