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Riconoscimento dell'identità di genere e terzo sesso


Attualità 28.01.2019 16   |   Canali: gender sesso identità di genere LGBTQ lgbt intersessualità gay trans trav studi di genere gender Studies

Riconoscimento dell'identità di genere e terzo sesso

Ormai è nota un po’ in tutto il mondo l’ideologia del gender che si sta facendo strada sempre più fermamente a livello sociale e legislativo. Tale termine indica il genere in cui una persona si percepisce: uomo, donna o uno stato diverso che non rientra nelle due categorie precedenti. Può non derivare dall'identità biologica, ovvero l'appartenenza fisica determinata dai cromosomi, e non ha niente a che fare con l'orientamento sessuale, attrazione effettiva e sessuale verso un'altra persona.

Tutto ha avuto inizio con gli studi di genere (o Gender studies), nati in Nord America tra gli anni '70 e '80 esuccessivamente diffusi anche in Europa. Strettamente legati ai movimenti di emancipazione femminile, omosessuale, etnica e linguistica, mirano a realizzare cambiamenti in ambito sociale e culturale sull'identità di genere. Padre di questa ideologia è considerato lo psichiatra John Money, che per primo utilizzò l’espressione “identità di genere” in base alla quale un individuo appunto si percepisce come maschio, femmina, omosessuale, lesbica, transessuale, bisessuale o sessualmente fluido indipendentemente dall’imprinting genetico e dalla conformazione dei genitali. 

Tali approfondimenti hanno contribuito in modo significativo alla conoscenza di tematiche di grande rilievo per molti campi disciplinari (dalla medicina alla psicologia, all'economia, alla giurisprudenza, alle scienze sociali) e alla riduzione, a livello individuale e sociale, dei pregiudizi e delle discriminazioni basati sul genere e l'orientamento sessuale. 

Le evidenze empiriche raggiunte da questi studi mostrano che il sessismo, l'omofobia, il pregiudizio e gli stereotipi di genere sono appresi sin dai primi anni di vita e sono trasmessi attraverso la socializzazione, le pratiche educative, il linguaggio, la comunicazione mediatica, le norme sociali. Il contributo scientifico di essi si affianca a quanto già riconosciuto, da ormai più di quarant'anni, da tutte le associazioni internazionali, scientifiche e professionali, che promuovono la salute mentale (tra queste, l'American Psychological Associationl'American Psychiatric Associationl'Organizzazione Mondiale della Sanità, ecc.), le quali, derubricando l'omosessualità dal novero delle malattie, hanno ribadito codesta concezione come variante normale non patologica della sessualità umana

Negli ultimi anni il riconoscimento di non essere nè uomo nè donna sta avanzando a colpi di sentenze della Magistratura, alle quali gli stati si stanno adeguando in tempi rapidi.

Tra i primi Paesi a riconoscere legalmente il “terzo sesso” c’è stata l’Australia, che nell’aprile 2014, per via giurisprudenziale, Norrie May Welby, nato maschio, ha avuto il diritto a non essere identificato nei documenti né come uomo, né come donna, allorchè dopo essersi sottoposto a un intervento per cambiare sesso non si era trovato a suo agio nella nuova identità femminile, preferendo autodefinirsi “neutro. Un anno dopo, nel 2015, è stata la vicina Nuova Zelanda a riconoscere l’intersessualità.

Risale allo stesso anno anche il riconoscimento da parte dell’India: la Corte Suprema di Delhi ha legittimato l’opzione burocratica per il “terzo sesso”, nonostante l’ampia contrarietà alla cultura LGBT.

Nell' estate 2017 è stato il Canada ad apporre la modifica governativa. Dal 31 agosto i cittadini canadesi possono scegliere di registrare sul proprio passaporto la menzione del genere X, anziché maschile o femminile. Altre Nazioni si sono poi aggiunte come il Nepal, il Bangladesh e il Pakistan

L'anno scorso, in Belgio, sono state registrate 1.625 richieste di riassegnazione ufficiale di genere, ovvero 1/3 delle voci di registro negli ultimi 25 anni. I dati sono emersi da una analisi pubblicata nei giorni scorsi. Il 42% delle richieste riguarda persone con meno di 25 anni e il 71% di questi sono giovani ragazzi che vogliono definirsi trans-gender. Questo fenomeno ha avuto un grande impulso a seguito dell’approvazione della nuova legislazione relativa alla transessualità.

Basta una semplice procedura amministrativa per richiedere la riassegnazione di genere.

Come scritto dal New York Times a fine novembre, dopo la testimonianza di un trans-gender, l'intervento per il cambio di sesso non sempre però dà la garanzia di raggiungere il benessere psico-fisico, anzi può creare sofferenze ulteriori.

L’esplosione di questi dati e la richiesta di avere sempre più ‘fluidità sessuale’, dimostra che le leggi non vengono più approvate per rispondere a emergenze sociali ma per spingere e promuovere scelte e comportamenti sociali. 

E a ciò non fa eccezione la Germania con l'accoglimento di una legge specifica a tal senso: «L’attribuzione del sesso è estremamente importante per la definizione di un’identità individuale», si legge nella sentenza emessa lo scorso anno dalla Corte Costituzionale. 

A che punto siamo in Italia

Il nostro Paese è ancora in fase esplorativa su questo argomento nonostante la voce del pubblico si faccia sempre più altisonante.

Si sta sviluppando, da un po' di tempo a questa parte, "l'ideologia del gender", nemico nato dalle tante proteste sorte per l'introduzione nella scuola di corsi e testi sulla discriminazione della differenze, da parte delle istituzioni politiche e religiose.In Veneto addirittura si è arrivati ad una mozione approvata dal Consiglio Regionale per obbligare gli istituti scolastici ad interrompere tali attività. E le stesse personalità clericali trattano l'argomento con preoccupazione e una contraria presa di posizione.

Ma questo fantomatico rivale contro il quale si concentrano tante energie non esiste. E a dirlo è proprio la comunità scientifica.

Ad esempio, l’Associazione Italiana di Psicologia (AIP), in un suo documento ufficiale, ha dichiarato testualmente: 

"Oggi si assiste all'organizzazione di iniziative e mobilitazioni che, su scala locale e nazionale, tendono a etichettare gli interventi di educazione alle differenze di genere e di orientamento sessuale nelle scuole italiane come pretesti per la divulgazione di una cosiddetta "ideologia del gender". L'AIP ritiene opportuno intervenire per rasserenare il dibattito nazionale sui temi della diffusione degli studi di genere e orientamento sessuale nelle scuole italiane e per chiarire l'inconsistenza scientifica del concetto di 'ideologia del gender'.
Favorire l'educazione sessuale nelle scuole e inserire nei progetti didattico-formativi contenuti riguardanti il genere e l'orientamento sessuale non significa promuovere un'inesistente “ideologia del gender”, ma fare chiarezza sulle dimensioni costitutive della sessualità e dell'affettività, favorendo una cultura delle differenze e del rispetto della persona umana in tutte le sue dimensioni e mettendo in atto strategie preventive adeguate ed efficaci capaci di contrastare fenomeni come il bullismo omofobico, la discriminazione di genere, il cyberbullismo. La seria e appropriata diffusione di tali studi attraverso corrette metodologie didattico-educative può dunque offrire occasioni di crescita personale e culturale ad allievi e personale scolastico e a contrastare le discriminazioni basate sul genere e l'orientamento sessuale nei contesti scolastici, valorizzando una cultura dello scambio, della relazione, dell'amicizia e della nonviolenza."

Se l’equivoco può derivare da superficialità, in malafede sono però i presunti contenuti che gli oppositori attribuiscono gratuitamente. In diversi documenti e video propagandistici, infatti, si è fatto del vero e proprio terrorismo psicologico rivolgendosi alle famiglie, le quali, a loro volta, hanno manifestato disapprovazione e ignoranza.

La questione è diventata spinosa ma viene affrontata con determinazione su diversi fronti e sostenuta in differenti contesti.

Cultura Gender

Si è concluso da pochi giorni a Roma il progetto "U - Storia di un'identità fluida", spettacolo organizzato dal collettivo artistico CRIB, un'indagine performativa sulla differenziazione tra sesso biologico e identità di genere, rappresentata da più linguaggi teatrali. Quello della danza e del movimento, dell'immagine proiettata e fotografata in diretta e dell'estetica dei costumi.

Approfondimento degno di nota è il libro Gender As a Spectrum, realizzato dal fotografo Joseph Wolfgang Ohlert e dall'artista Kaey. Un diario di 296 pagine, in tedesco e tradotto in inglese, di ritratti queer e storie personali di chi si è messo a confronto con se stesso. 

“Tutto nasce da un lavoro su me stesso. Ho ragionato su di me, su chi sono e sulla differenza tra me e gli altri. Da piccolo volevo essere una femmina, indossavo abiti e orecchini da donna. Non so da dove venisse fuori questa cosa. Mi piaceva. A un certo punto però ho smesso. Ora sono passati 10, 15 anni da allora e ho iniziato farmi delle domande su quel bisogno.”

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