ROOMMATES (USA,1981) di Chuck Vincent

Tre ragazze che in varia misura gravitano nel mondo dello spettacolo si trovano a vivere insieme in un appartamento di New York.
Billie (Samantha Fox) è un'ex prostituta che cerca di rifarsi una seconda vita dietro le quinte degli spot pubblicitari, provando a coltivare un nuovo amore, pur dovendo fare i conti con i suoi precedenti clienti che continuano insistentemente a cercarla; Joan Harmon (Veronica Hart) è un'aspirante attrice che molla il suo precedente fidanzato, peraltro già sposato, per affrontare dei provini teatrali in cui incontrerà il successo ed anche qualcosa in più; Sherry (Kelly Nichols), ragazza allo sbando, dedita pure all'uso di droghe, passa da un set all'altro - anche lei, come Billie, di spot, ma davanti alla macchina da presa - con la stessa disinvoltura con cui passa da un uomo all'altro. La convivenza, nel tentativo di ricominciare le proprie vite, sarà breve ma intensa...

Bei tempi quando l'industria del porno americano era al suo massimo!
Quando un regista come Chuck Vincent realizzava un piccolo gioiello come questo in cui la trama non era un pretesto per realizzare un film con scene di sesso vero ed esibito, ma le medesime sequenze sembravano esse stesse il pretesto per girare un film reale, degno di questo nome! Alla faccia dei vari Joe D'amato (al secolo Aristide Massaccesi) e Mario Salieri che almeno dieci anni dopo avrebbero - a loro dire - cercato di dare una dignità al porno imbastendo trame di una certa consistenza, ma pur sempre pretestuose e risibili.

Roommates racconta una storia semplice, ma credibile e soprattutto non banale in cui il sesso - cioè il porno - fa incursione come nella vita reale, al posto di dissolvenze o paradossali lenzuola letteralmente di copertura o ancora indumenti intimi tenuti insistentemente addosso cui il cinema ci ha da sempre abituati. Insomma, quando i protagonisti fanno sesso, si vede senza veli. E in certe occasioni sembrano proprio fare l'amore, come in una delle sequenze finali in cui Joan/Veronica Hart ha un coinvolgente ed emozionante rapporto con il bel Jerry Butler, con il sottofondo di una splendida colonna sonora.

Il sesso ha anche in questa scena una valenza narrativa, venendo utilizzato per spiegare i rapporti tra i personaggi: come nel primo rapporto di Joan col fidanzato (che pensa solo a se stesso) o in quelli sgradevoli di Billie con i vari uomini che sbucano dal suo passato, opposti a quello più tenero con l'uomo con cui cerca di costruire un futuro. E pure se il finale è un pò affrettato - ma l'ultimissima sequenza è magistralmente uguale alla prima - rimangono le interpretazioni delle tre straordinarie attrici e dei loro comprimari, tra cui si ricordano il "solito" Bobby Astir in un ruolo da cattivo ed un'apparizione del divo Ron Jeremy, ancora quasi magro.

Chuck Vincent avrebbe poi diretto film fuori e dentro dal porno, come ad esempio il thriller Puzzle insanguinato del 1989. Memorabili infine i titoli di testa con uno struggente e ruffianissimo brano sopra un'inquadratura fissa di normalissima vita newyorkese.

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