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FakeApp, l'app per contraffare video porno


tecnologie 10.02.2018 2   |   Canali: deepfake porno video amatoriale internet deep fake

FakeApp, l'app per contraffare video porno

Scoprirsi a propria insaputa protagonista di un video porno, non è una cosa bella. Così come non è bello essere oggetto di avances indesiderate ed essere traditi nella fiducia da qualcuno con cui abbiamo scambiato, se non altro, abbondanti fluidi corporei. Il sesso - non ci stancheremo mai di ribadirlo - è fatto di consenso e si nutre di piacere condiviso. Il sesso, oltretutto, è una specie di patto che stringiamo, anche solo temporaneamente, con il partner; come tutti i patti va rispettato e onorato nella sua essenza che, nello specifico, implica il rispetto per il prossimo mentre i fatti accadono, e la discrezione assoluta in merito a quanto accaduto. 

Negli ultimi anni abbiamo ascoltato diverse storie senza lieto fine di molestie sessuali più o meno violente, giochi erotici unidirezionali finiti in tragedia, abusi e prevaricazioni. Si è parlato moltissimo anche di revenge porn, termine ombrello con cui si indica ogni azione lesiva della privacy sessuale: la lista delle vittime ignare dell’abuso che altri avrebbero perpetrato ai danni della loro memoria fotografica, conta i nomi di moltissime celebrità e di perfetti anonimi diventati tristemente famosi per aver pagato caro quello scatto un po’ sopra le righe. La giostra dell’infamia è ben lontana dal fermarsi, anzi gira sempre più veloce.

In America è nata una nuova community, i deepfakers. Si sono conosciuti su Reddit e in pochissime settimane sono diventati più di 15 mila. Sono per lo più programmatori amatoriali e nerd cresciuti a pane e porno che mettono la propria vocazione di smanettoni al servizio della causa sbagliata. La loro occupazione preferita è quella di creare video hard con protagonisti ignari. Per farlo non utilizzano effetti speciali di computer grafica ma algoritmi complessi accessibili nella forma di software opensource, come ad esempio TensorFlow e Phyton, che sono i linguaggi macchina che si utilizzano nella programmazione di intelligenze artificiali. Fondendo in modo iperrealistico i tratti somatici di chiunque con quelli del protagonista di un video hot effettivamente girato, creano nuovi footage in cui chiunque può diventare attore hard a sua insaputa e proprio malgrado. Per farlo più rapidamente - e per esportare democraticamente un’idea di cui avremmo fatto volentieri a meno - hanno inventato FakeApp, l’app che permette ai suoi utenti di creare nuovi video (fake) a partire dal proprio set di contenuti mediali. Basta avere un minimo di confidenza con la pratica del download e seguire la procedura guidata dell’app, che in pochi minuti genera un video assolutamente identico a quello selezionato, non fosse per il volto del protagonista.

FakeApp accede alla libreria multimediale dell’utente e seleziona tra le immagini papabili quella che meglio si adatta per dimensioni del volto, credibilità dell’espressione, incarnato dell’epidermide, alla fisicità del protagonista del video che deve essere contraffatto. L’app utilizza la tecnologia del facial recognition, quella che permette una messa a fuoco dei volti più puntuale, la stessa con cui lavorano altre app in grado di riconoscere le assonanze fisionomiche tra il volto di un attore porno e quello proposto come termine di paragone. Queste app poggiano su database di ritratti scaricati, probabilmente in modo illegale, dalle schede personali dei performers dell’hard sui principali siti di settore. Non lavorano su dettagli quali il taglio degli occhi o la forma del naso, ma utilizzano diverse foto dello stesso soggetto per creare un template di riferimento e, per decretare la somiglianza, valutano soprattutto caratteri macroscopici quali la forma del viso, la proporzione tra i tratti somatici, il tono dell’incarnato. Si dovrebbero utilizzare solo sulla propria persona, per divertirsi a conoscere l’alter ego che ha sfondato nel mondo del porno; ma naturalmente è impensabile mettere dei confini al viaggio della fantasia, tantomeno impedire che queste immagini vengano poi divulgate in rete per il pubblico ludibrio con scopi variamente infamanti. Come i video finti di FakeApp. 

Stando ai rumors, finora l’app è stata utilizzata principalmente a fin di porno, per trasportare alcune star dello spettacolo (Scarlett Johansson, Gal Gadot, Maisie Williams, Taylor Swift, per menzionarne alcune) in produzioni a luci rosse e per prendersi gioco di altre povere donne che si sono ritrovate a fare in video quello che mai si sognerebbero di fare nella realtà. E’ vero che l’immagine non è perfetta, soprattutto se il video è particolarmente movimentato può capitare che le parole non siano in sync con il labiale, che il volto appaia a tratti fuori asse con il resto del corpo, pixelato, deformato da uno strano riverbero che ammanta la fisionomia del personaggio, dando un’impressione di verosimiglianza più che di realtà. A uno sguardo più superficiale tuttavia, l’inganno è servito. Ed il fatto che sia così facile prendersi gioco di tutti, dovrebbe farci riflettere sulla nostra capacità di decifrare i contenuti della rete, su quanto impegno spendiamo nel verificare le fonti dell’informazione per distinguere il vero dal falso, e su quanto spirito critico investiamo nel nostro mediale. 

Per non parlare di quanto è triste constatare come, per prima cosa, si vada a ricadere nell’ambito della persecuzione sessuale. Bypassando a piè pari la problematica del consenso, chi desidera travalica chi è desiderato. Così facendo nessuna delle parti in gioco può realmente considerasi vicente. E laddove nessuno vince, qualcuno invece perde sicuramente: il Sesso, svilito in una dimensione autistica che tutta l’intelligenza artificiale del mondo non sembra in grado di elevare.


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