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QUALCOSA DI MOLTO PERSONALE


di Membro VIP di Annunci69.it Scambistipercasox
01.05.2024    |    3.941    |    26 9.9
"La camera dei miei anticipava la mia, quindi un passaggio obbligato..."
Lo ammetto mio malgrado, non è proprio un bel periodo questo. Oggi poi mi sono svegliata di traverso, perlopiù triste.
Questo è un problema. Quando mi sento così divento pericolosa e combino guai. Ho voglia di scopare, non con Lisa, ho proprio voglia di un bel cazzo.

Passerò la serata con Lisa lei è stupenda, fisicamente e cerebralmente ma le manca il cazzo. Devo essere onesta con me stessa, questa relazione è di contorno non posso certo pensare di frequentare solo lei.
Lisa mi sopporta, mi perdona e mi lascia le mie scappatelle che in questo ultimo periodo si sono di parecchio ridotte, dal momento che il mio ex marito è tutto infervorato per questa sua nuova relazione.

Sì, sono pazzamente gelosa di lei e irritata. Non mi piace affatto sentirmi così.

Potrei mettermi a fare una torta alle mele per mio figlio, lui l’adora. Detto da lui, la mia è la più buona di tutte ma è solo un’ adulatore ruffiano.
Penso invece di mettermi a scrivere, forse questo riuscirà a calmarmi. Prima di cominciare dovrei rimuovere le richieste di amicizia e msg che non sono interessanti. La mia posta ne è stracolma, e mi spiace perché sono certa che nel mucchio ci sia sicuramente qualche profilo interessante. Stamane ne ho visti due di cui ho chiesto l’amicizia. Devo ammettere che le recensioni ai miei racconti facilitano la selezione, questo sarà certamente un metodo che adotterò in futuro.

QUALCOSA DI MOLTO PERSONALE

Chi mi leggerà con la giusta attenzione, questa mia confessione o narrazione qualsivoglia definire, è un abbozzo iniziale del quadro che raffigura la mia vita. Il fatto accadde proprio nel bel mezzo della mia seconda fase dell’adolescenza, delineandone e marcandone in modo indelebile il mio percorso di vita.

Mi frammentai in tanti piccoli pezzi senza più riuscire a ricompormi per parecchio tempo.

Avevo 14 anni, spensierata e sbarazzina e sempre sorridente. La mia vita all’epoca era fatta di studio, sport, amici coetanei e famiglia. Quest’ultima un poco turbolenta in quanto mia madre si accompagnò con un uomo qualche anno prima. Avevo all’incirca 10 o 11 anni quando cominciai a vedere in casa nostra in modo sempre più assiduo quest’uomo, che diventò in seguito il mio patrigno, Pietro per l’appunto.
Non conobbi mai il mio vero padre. Smisi di fare domande a mamma su di lui molto presto. Ricordo da bambina, quando chiedevo di papà che suoi bellissimi occhi si rabbuiavano per poi riempirsi di profonda tristezza.

Mamma era ed è ancora una donna bellissima. Raffinata, elegante, sinuosa e slanciata. Non sono avvezza a fare confronti, ma per intenderci, lei era somigliante alla Cucinotta. Mediterranea e prosperosa con occhioni scuri e profondi. Il nostro stile di vita era piuttosto borghese, quello di una famiglia agiata e contornata di belle cose. Mamma amante di teatro e lirica. Pietro uomo di successo, abile orafo proprietario di laboratorio e negozio annesso. Non dirò dove per ovvi motivi.
Io e mamma lavoriamo assieme in laboratorio. Oggi Pietro segue altre attività anch’esse redditizie ma prossimo ad un suo ritiro.

Prima dell’arrivo permanente e definitivo del mio patrigno passarono da casa nostra molti uomini che si trattenevano a volte anche per giorni per poi svanire nel nulla. Vi prego non classificatela per questo come una donna di facili costumi.
Mamma all’epoca la ricordo sempre felice. Mi ha cresciuta con amore e spensieratezza e, grazie a lei, questo ha certamente influito positivamente nel superare o meglio colmare la mancanza di un padre. Insomma ha fatto del suo meglio.
Sino a quel giorno, quando d’improvviso tutto cambiò. Cominciai a vederla con occhi molto diversi, incluso il mio patrigno, che non ho mai amato e voluto bene. Lo so, non è bello ma è la verità, e forse potrete capirmi.

L’esame della terza media era vicino. All’epoca ricordo fatti importanti che caratterizzarono il periodo e il mondo in cui vivevo. C’era tangentopoli, la strage di capaci, un fatto inquietante che mi spaventò parecchio. Sommato poi alla strage di Bologna, dove io ero fortunatamente piccola ma presenzio alla commemorazione ricorrente del 2 agosto che si celebra ogni anno. E’ come averla vissuta di persona, tutto questo mi fa sentire una superstite.

Mio padre fu una delle vittime, ma vi prego non fate domande di nessun tipo a tal riguardo, contrariamente provvederò bannarvi immediatamente.

Ricordo che nell’aria, per le vie di Bologna centro, e in casa nostra, sentivi le canzoni del momento. Carboni, gli U2 One, Simply Red Stars, quest’ultima è ancora la mia preferita. Insomma eravamo in famiglia tutti spensierati e sarebbe certamente stato un momento dove tutto si sarebbe mescolato e amalgamato con il resto dei giorni e degli anni a venire, nella normalità della vita, ma non fu così.

Era giugno c’era la gita di classe, non ricordo il giorno. Era una mattina più agitata delle altre. Qualche trambusto per la preparazione dello zaino e l’occorrente per stare fuori di casa tre giorni in Valle D’Aosta. Mamma sempre tranquilla e sorridente, io agitata e frettolosa. Pietro, non voglio riconoscerlo come patrigno e tantomeno come padre, non lo ricordo nei nostri spazi in quel momento, forse era in bagno o altro, comunque nell’abitazione.
Uscii di fretta come sempre e perennemente in ritardo ma quella volta c’era un autobus che sarebbe partito ad un’orario preciso e non avrebbe atteso a lungo.

Ero una ragazzina energica e scattante, non camminavo ma correvo sempre. Fisicamente ero molto piatta soprattutto il seno, all’epoca inesistente, non che ora sia smisurato. Di statura ero parecchio più alta delle mie coetanee. Il sedere era già molto pronunciato e formoso per lo sport che praticavo in modo assiduo e ricorrente. Ricordo sguardi maschili di ragazzi più grandi di me soffermarsi più del dovuto in quel punto, seppur non cogliendone il significato di questa attenzione.

Quando ero sola in casa passavo ore allo specchio a fissarmi. Stavo completamente nuda. Ero curiosa di conoscermi. Questa peluria che sotto che cresceva incontrollatamente. Mi sfioravo senza percepire alcun piacere. Aprivo la mia pesca, curiosa di capire da dove esattamente uscisse la pipì e perché io dovessi sedermi sulla tazza mentre Pietro no, lui poteva stare in piedi.
Lo vidi una volta accidentalmente entrando entrando nel bagno degli ospiti. La porta era aperta, non fu colpa mia, lui non se ne accorse nemmeno. Era di spalle, vidi le sue natiche abbondanti e pelose che si contraevano mentre terminava di pisciare rumorosamente. La sera lo raccontai a mamma e lei rise a crepapelle chiedendomi poco dopo se avessi visto il suo coso. Le dissi prontamente di no imbarazzata, e immediatamente mi colpì la sua reazione. Sembrò quasi delusa dalla mia risposta.

Questa divagazione è preparatoria al fatto, perdonate se mi dilungo.

Camminavo o meglio correvo verso il punto di ritrovo e partenza del bus e durante il tragitto ricordai di aver dimenticato i miei documenti di identità. Ero ancora confidente di farcela, tornai più veloce che potevo verso casa. Entrai con le mie chiavi, rapida e probabilmente anche troppo silenziosa, grazie anche alle mie Converse del momento. Percorsi il lungo corridoio a passo veloce per raggiungere la mia camera passando dalla zona notte. La camera dei miei anticipava la mia, quindi un passaggio obbligato.

Rallentai il passo quando percepii un rumore cadenzato. Mi fermai del tutto a pochi metri dalla porta della camera di mamma quando la sentii pronunciare parole concitate con significati profondi che all’epoca non capivo bene. Parole impresse ancora oggi nella mia testa. Erano esattamente queste:

“Scopami ti prego non ti fermare sto venendo”

Mi avvicinai senza far rumore con lo zaino stretto nella mia mano destra. Vidi la scena senza ostacoli davanti a me. Il letto era trasversale alla porta. Pietro completamente nudo sopra a mamma che spingeva veloce su e giù con il suo bacino. Il letto che sobbalzava e sbatteva violentemente contro il muro ad ogni sua spinta. Vidi le mani di mamma che ad un certo punto strinsero energicamente le natiche pelose di Pietro.
Passarono pochi attimi così poi lei che lo avvisò che stava venendo, godendo. Io non capivo. Il momento era certamente catartico, sconvolgente per entrambi. Feci per andarmene ma mi trattenni nuovamente quando sentii Pietro dire:

“Godi troia voglio sborrarti in faccia”

La parola “sborrarti..sborrare” l’avevo già sentita dire a ragazzi più grandi nella scuola ma non ne capivo il significato ed ero tremendamente curiosa sapere.

Rimasi lì impietrita e immobile senza fiatare, con il cuore che sembrava voler uscire dal mio petto.
Mamma attaccò con un lamento profondo di godimento prolungato. Lui non accennava a rallentare con i suoi colpi, anzi aumentò. Infine lei cominciò a sospirare profondamente per poi tremare tutta.
Stavo per tradirmi e urlare: “mamma ma stai bene??” Ero preoccupata, ma poi Pietro si sollevò di colpo da lei.

Quando vidi mamma in viso, la sua espressione e i suoi occhi, era in estasi totale. Capii che stava bene e attesi.

Cambiarono di posizione in modo repentino senza darmi il tempo di preparami a quello che sarebbe successo. Rimasi immobile.
Lei scivolò in terra inginocchiata a bocca aperta, come in trance in attesa di qualcosa, qualcosa ma cosa?! Mi chiesi in quel frangente. Pochi secondi, attimi e tutto si svelò sotto i miei occhi.

Pietro era di profilo non poteva vedermi. Mamma se solo fosse stata in lei mi avrebbe vista, ma non lo era. Fissava con sguardo estasiato e di adorazione quello che aveva di fronte a lei. Lei si toccava sotto con una mano e con l’altra si martoriava i suoi grandi seni. Mi spostai un poco mentre Pietro indietreggiò, girandosi nella mia direzione. Fu in quel momento che ebbi una visuale completa, vidi il suo pene, il suo cazzo.

Portai la mano sinistra alla bocca. Rimasi sorpresa e meravigliata per le dimensioni di quel coso con la punta paonazza e gonfia, era enorme. La sua mano in modo convulso si muoveva ritmicamente, come se stesse pompando o caricando un fucile.

Partì un colpo. Uno schizzo violento, denso e bianco che andò ad infrangersi in pieno viso di mamma. Lei indietreggiò con la testa un poco quasi avesse sentito dolore. Io inconsciamente lasciai cadere lo zaino in terra.

Fu in quel momento che entrami si girarono e mi videro. Io spettatrice di quell’attimo, l’orgasmo di Pietro, la sborrata in diretta.

Mamma rimase immobile fissandomi sorpresa. Riuscì a malapena ad allungare il braccio destro con il palmo aperto, come per nascondersi da me. Pietro aveva un ghigno che non scorderò mai. Continuò a masturbarsi mentre mi guardava. Schizzi ripetuti di sperma continuavano a imbrattare il viso di mamma. Lei non poteva più vedermi, era ricoperta di sperma anche negli occhi.

Mamma rimase immobile, incerta sul da farsi. Tentò di pulisci gli occhi e prese a succhiarlo davanti a me. La sua mano che prima tentava di coprirla ora stringeva il pene e si muoveva lentamente su quel bastone che aveva tutto nella sua bocca. Lei deglutiva il piacere di Pietro mentre lui continuava a fissarmi estasiato senza togliere lo sguardo da me.

Questo non glielo perdonerò mai. Ancora oggi non me ne capacito della loro reazione.

Nessuno dei due adulti in definitiva si scompose. Decisi di scappare e nascondermi nella mia camera. Fu una cascata di emozioni, pensieri, sensi colpa e lacrime. Trascorse un tempo indefinibile. Mamma bussò alla mia porta, io non risposi. Mi trovò rannicchiata sul letto in posizione fetale singhiozzante. Si sedette e mi abbracciò.

“Scusaci Elena potrai mai perdonarci?”

La fissai con gli occhi colmi di lacrime. Mamma era in vestaglietta, vestita probabilmente di fretta. Il suo seno era libero. Fissai più del dovuto i suoi capezzoli, grandi e ancora turgidi. Era la prima volta che lo vedevo così da vicino. Il suo seno sobbalzava ad ogni suo battito del cuore.
Il suo viso era ripulito alla bene meglio. Mamma aveva gli occhi molto arrossati, non perché avesse pianto. Noi donne sappiamo bene il perché.

Vidi fra i suoi capelli folti ricci nero corvino tracce evidenti di materia bianca, sperma rappreso.
Mi avvicinai a lei simulando un perdono seguito da un bacio di conferma sulla sua guancia. Non la perdonai.
Singhiozzante mi avvicinai a lei unicamente per cogliere l’odore da vicino di quella cosa bianca fra i capelli. La raggiunsi con i polpastrelli delle mie dita senza che lei se ne accorgesse. Restammo immobili per minuti. L’odore acre di sperma mi entrò nelle narici e si fissò dentro la mia mente. Le chiesi di lasciami sola per un poco lei acconsentì accennando un timido e imbarazzato sorriso, infine uscì dalla mia stanza.

Sentii la porta chiudersi. Attesi impazientemente un poco. Presi ad osservare i miei polpastrelli colmi di sperma di Pietro che avevano letteralmente rubato fra i capelli di mamma. Annusai a lungo le mie dita, infine titubante, le leccai incontrollatamente. Il sapore era strano con un retrogusto di menta…buono.

Mi addormentai profondamente per diverse ore. Al mio risveglio ebbi la consapevolezza che il mio mondo era cambiato e non sarebbe mai più stato quello di prima.

(segue)













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