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Gay & Bisex

Non aprire quella porta - 11 - Sonia


di leatherbootsfetish
06.02.2023    |    3.178    |    11 9.8
"Quel sogno erotico mi intrigava come una bestia e mi misi supino per godere appieno della situazione..."
Mentre stavo rincasando mi arrivò un messaggio di Mike sul cellulare. Non mi aveva chiamato per tutto il giorno precedente ed io non sapevo nemmeno dove fosse e cosa facesse. Il semplice messaggio diceva: “Ho chiesto alla mia amica Sonia di passare a portare una cosa. Arriverà in giornata”.
Quindi mi stava dicendo che avrei dovuto rimanere a casa ad aspettare un pacco da parte di qualche sconosciuta. Non smetteva mai di ricordarmi quale fosse il mio ruolo.
Andai a farmi una doccia e aprendo il mio armadio pieno di bei vestiti nuovi mi tornò in mente la giornata spensierata passata con Francesco il giorno prima. Ma non avevo programmato niente per quel giorno così trovai inutile cambiarmi e decisi invece di andare a prendere un po’ di sole in attesa della consegna.
Quando suonò il campanello mi coprii con un corto accappatoio e mi accertai che non si notasse che sotto non indossavo nulla. In fondo si trattava solo di ritirare velocemente un pacco e tornare al mio ozio.

Aprii la porta a una splendida donna, alta e flessuosa, dalla carnagione olivastra, con lunghi capelli neri che le cadevano sulle spalle. Semplici orecchini ai lobi delle orecchie illuminavano il suo viso sorridente. Nonostante la temperatura calda indossava un completo in pelle colorata di rosso a maniche lunghe con una profonda scollatura che metteva in risalto i seni sodi. La minigonna non riusciva a coprire le lunghe gambe e ai piedi indossava dei sandali, anch’essi rossi, con un alto tacco sottile che le slanciavano ancor più le gambe.
Credo che a quella vista mi cadde la mascella e, se non fosse stato sconveniente, mi sarei messo a ululare.

Con una voce decisa e sensuale mi salutò: “Buongiorno Paolo, io sono Sonia.
Mi ripresi da quella visione e la invitai a entrare. Con passi aggraziati, quasi felini, entrò in casa e quando richiusi la porta, indicando il mio inguine, disse: “Vedo che sei contento di vedere me almeno quanto lo sono io di vedere te”. Non mi ero minimamente reso conto che il mio pene si stava gonfiando e sporgeva indecentemente da sotto l’accappatoio.
Ma quando Sonia allungò la mano e le sue lunghe dita si impossessarono del mio cazzo mi resi conto che si trattava di una professionista d’alto bordo.
Con fare sensuale mi slacciò il mini-accappatoio e cominciò a far scorrere le lunghe unghie smaltate sul mio corpo, quasi a voler graffiare i pettorali per poi scendere fino all’addome e giocare con i peli. Presumibilmente soddisfatta di questo primo esame allacciò le mani dietro al mio collo baciandomi con passione strusciandosi su di me come una gatta in calore ed io non capii più niente.
Sonia si staccò dal mio corpo, fece due passi indietro e si tolse in un attimo quel minuscolo abitino sotto il quale non portava biancheria intima, rimanendo in posa davanti a me con le mani sui fianchi, con i sandali a tacco alto come unico indumento.
“Stavo morendo di caldo, ma adesso va molto meglio. Hai per caso visto qualcosa di tuo interesse?” mi disse con quella sua voce così arrapante.

Lasciai cadere per terra l’ormai inutile accappatoio rimanendo completamente nudo e la sollevai da terra prendendola in braccio. Lei agganciò le lunghe gambe dietro la mia schiena riprendendo il bacio lascivo.
Feci scorrere il mio cazzo tra le sue gambe e la addossai al muro per poi penetrarla senza nessun preliminare.
Ma Sonia era una professionista, conosceva perfettamente il suo mestiere e sapeva come gestire un toro imbizzarrito come me.
“Vacci piano stallone” mi disse rantolando. “Non sono qui per una sveltina”
La buttai sul divano e mi tuffai di nuovo su di lei affondando la faccia tra quelle tette sode. Su quel divano, su quel pavimento, addossati alle pareti del soggiorno oppure in piedi, mi trascinò in un turbine estremo di piacere sessuale.
Dopo un tempo che non saprei quantificare si staccò da me, si rimise il suo abitino, si sistemò alla meglio i lunghi capelli neri e con uno sguardo sornione prese una penna dalla scrivania e mi disse: “Mi sono divertita molto. Questo è il mio numero di telefono e se mi chiami mi libero in un baleno”. Mi diede un lungo bacio e uscì da casa lasciandomi devastato sul divano a riprendere fiato.

Ci misi un bel po’ di tempo per riprendermi e passai un tempo infinito sotto l’acqua calda della doccia che scorreva sul mio corpo.
Ero felice, mi sentivo carico e potente. Ero di nuovo un maschio perfettamente in grado di soddisfare una femmina.
Aprii il frigorifero e scaldai nel microonde le prime cose che mi capitarono tra le mani.
Poi mi buttai nudo sul letto a fantasticare e mi resi conto che Sonia non mi aveva lasciato nulla per Mike.
La chiamai immediatamente ma rimasi molto sorpreso quando lei mi disse che non aveva assolutamente nulla da lasciare.
Presi il cellulare, rilessi il messaggio di Mike “Ho chiesto alla mia amica Sonia di passare a portare una cosa” e finalmente capii.
Sonia non avrebbe dovuto consegnare nessun pacco. Mike l’aveva mandata per portare a me, in regalo, una nuova consapevolezza. Mi aveva dato l’opportunità di mettermi in gioco e di comprendermi meglio.
Quell’uomo era il diavolo e anche a distanza riusciva a gestire la mia vita molto meglio di come ero in grado di fare io.
Era il diavolo! E io lo amavo.

Con una nuova carica interiore decisi che l’indomani mi sarei preso un paio di giorni per andare al mio paese, così chiamai Giovanna e la mia famiglia per avvisarli.
Reputando che la macchina di Mike sarebbe stata troppo appariscente e avrei dovuto dare troppe spiegazioni, decisi di comprare on-line i biglietti del treno.
Poi chiamai Francesco invitandolo a casa per cena.
Andai a comprare tutto il necessario per preparargli un paio dei miei cavalli di battaglia e apparecchiai la tavola di tutto punto. Passai anche dal gioielliere dove avevamo preso il braccialetto e feci incidere il nome “Francesco” sulla placchetta in oro.
Quando arrivò rimase stupito delle luci soffuse e delle candele sul tavolo. Notò il braccialetto e ne fu visibilmente contento. Restò a chiacchierare con me mentre finivo di cucinare, mangiammo a lume di candela, si complimentò per la cena e mi dette una mano a rimettere tutto a posto.
Poi ci sedemmo sul divano uno di fianco all’altro e mi chiese: “Non capisco cosa ti sia successo oggi, ma vedo chiaramente una luce nuova nei tuoi occhi”.
Evidentemente non sapeva nulla di Sonia e ciò significava che Mike aveva qualche piccolo segreto anche per Francesco.
“Volevo solo ringraziarti per tutto quello che fai per me. Sono orgoglioso di averti come amico e anch’io sono felice quando stiamo insieme” gli dissi prendendolo con la mano sotto il mento e facendo scorrere il mio pollice sulle sue guance e sulle sue labbra, tenendo la mia bocca a non più di venti centimetri dalla sua.

Poi lo baciai e lui ricambiò immediatamente quel bacio. Le lingue guizzarono vorticosamente nelle nostre bocche.
“Resta con me stanotte. Ho bisogno di te” dissi guardandolo da vicino in quegli occhi azzurri che stavano cominciando a velarsi di lacrime.
Ma volevo che fosse un’esperienza diversa dalla sera precedente e non mi sarei dunque comportato come un animale.
Avvicinai di nuovo le mie labbra alle sue dolcemente. Cominciai mordicchiandogliele piano per poi inserire la lingua. Lui ricambiò immediatamente, abbracciandomi stretto.
La mia mano scorreva sulla sua coscia risalendo fino all’inguine. Qui trovai il suo bel cazzo eretto pronto ad aspettarmi. Lo accarezzai più volte da sopra i pantaloni finché decisi che Francesco meritava di più.
Mi staccai dalle sue labbra, gli aprii la patta dei pantaloni e mi chinai per arrivare a leccare la punta del suo cazzo umido. Poi me lo misi in bocca come ormai avevo imparato a fare, cominciando un lento pompino. Francesco ansimava come un disperato in preda all’eccitazione.
“Si, ti prego, che bello, non smettere” mi disse infoiato.
Ma non volevo che finisse così presto e quindi mi staccai dal suo uccello per tornare alla bocca, ricominciando a limonarlo.
“Andiamo a letto. Avrei qualcosa in mente per la serata” gli dissi con la voce più maliziosa che riuscii a trovare. Francesco si illuminò in volto e rispose “Non vedo l’ora di scoprirlo”.
Lo portai in camera mia e appena arrivati ricominciammo a baciarci in piedi di fronte al letto. Mi misi dietro di lui, gli baciai il collo e gli infilai la lingua nell’orecchio mentre gli accarezzavo il petto con le mani. Cominciai a spogliarlo e per ogni indumento che levavo ricoprivo di baci la parte del corpo appena scoperta. Dedicai molto tempo alla schiena e poi ai capezzoli mentre Francesco si lasciava fare estasiato. Finii di sbottonargli i pantaloni e glieli calai insieme alle mutande dedicandomi al suo sedere che tanto piacere mi aveva dato la sera precedente e al suo cazzo incredibilmente turgido per l’eccitazione.

Ma lui, voleva di più. Mi spogliò alla velocità della luce e mi buttò di schiena sul letto seguendomi subito dopo.
Si dedicò completamente a me. Mi baciava sul petto facendo scorrere la mano sull’addome e poi sulle palle. Io lo lasciai fare accarezzandogli il bel viso e coprendolo di baci.
Lui sapeva cosa voleva e scivolò con la faccia per tutto il corpo fino ad arrivare a prendere in bocca l’oggetto del suo desiderio. Lo succhiava piano ed io potevo sentire il calore della sua mano che mi impugnava i coglioni.
Ogni tanto si fermava per baciare la cappella o per sbattersela sulla lingua.
Poi aumentò il ritmo aiutandosi con la mano. Ma a quel punto lo ribaltai mettendomi sopra di lui.
“Devi andarci piano” gli dissi “altrimenti il divertimento finisce troppo presto”.
Ricominciai con piccoli baci sul viso per poi accanirmi sul suo collo mentre sentivo la nostra eccitazione che ci faceva esplodere i cazzi.
Così allungai la mano e feci spazio in mezzo a noi per potergli fare una sega.
“Lo voglio tutto in culo” mi sussurrò “voglio sentirti dentro di me”
Così lo accontentai. Lo misi in ginocchio e mi accostai a mia volta dietro di lui. Sporgeva il sedere all’indietro così trovai una facile apertura nella quale inserirmi mentre gli tenevo un braccio attorno al colo.
Francesco gemeva ad ogni mio colpo.
“E’ così duro” disse. “Spaccami, fammelo sentire fino in fondo”
Quella sera lo penetrai dolcemente ma con passione in tutte le posizioni che conoscevo, accarezzandolo e facendomi accarezzare, baciandolo e facendomi baciare.
Godendo e facendolo godere.

Più tardi, quella stessa notte sognai la sua mano che accarezzava il mio fianco per poi scendere fino ad arrivare all’uccello, lo accarezzava piano fino a dargli consistenza per poi impugnarlo saldamente con le dita. Nonostante fosse un sogno, mi stavo eccitando come un animale. Sognavo che mi massaggiava le palle e stuzzicava il perineo con un dito. Quel sogno erotico mi intrigava come una bestia e mi misi supino per godere appieno della situazione.
Ma quando sentii qualcosa di caldo e umido avvolgere il mio pene, aprii gli occhi e il sogno diventò realtà.
Francesco tirò su la testa dal mio cazzo e mi guardò sorridendo: “Ho cercato di fare piano. Non vorrei averti svegliato”.
Venne vicino a me mi coprì di piccoli baci sulla bocca pizzicandomi i capezzoli.
“Mi spiace averti svegliato così presto, ma avendoti qui accanto a me non è stato possibile resistere”
Poi mi infilò la lingua in bocca, strinse la mia asta eretta tra le dita e cominciò a menarmelo dolcemente.
Scese dritto a leccarmi le palle allungandosi con la lingua alla base della mia asta.
“Succhiamelo” Gli dissi infoiato. “Voglio sentire la tua lingua correre sul mio cazzo”. E lui mi accontentò giocando con la lingua sulla cappella per poi metterselo in bocca e cominciare a ciucciare.

Si vedeva che aveva esperienza. Sapeva quando accelerare e quando rallentare, quando insistere sulla cima e quando leccare voluttuosamente l’asta, quando fermarsi con le labbra sulla cappella e quando passarla velocemente sul frenulo. Sentivo il cazzo che stava per esplodere ma riuscii a resistere.
Gli diedi il cambio infilandomi in bocca a mia volta il suo cazzo eretto, ciucciandoglielo con impegno con lo sguardo fisso su quel viso dal quale traspariva tutto il suo godimento.
“Voglio quel culo magnifico che ti ritrovi”. E mentre si metteva rapidamente carponi con il sedere per aria mi rispose “E io non vedo l’ora che tu ci infili dentro quel bel palo che hai tra le gambe”.
Sputai tra le sue chiappe e gli inumidii il buco passandoci sopra più volte con il pollice e infilandolo all’entrata mentre Francesco ansimava di desiderio e si masturbava il cazzo eretto come una spada.
Entrai piano ma deciso cominciando a pompare mentre Francesco sporgeva il culo verso di me per prenderlo tutto.
“Lo voglio, scopami come fossi una troia” mi diceva in preda al delirio.
Continuai a stantuffare mentre lui gemeva accarezzandosi il cazzo fino a quando non lo girai, appoggiai i suoi piedi sul mio patto e rificcai il mio arnese in quel pertugio così caldo, stretto e accogliente.
Era completamente a mia disposizione con il culo alzato e le gambe piegate sotto di me così che potessi spingere fino in fondo con tutta la forza che mi ritrovavo.
“Ti piace?” gli chiesi.
“Siiii”
“Ne vuoi ancora?”
“Ficcamelo fino in fondo, fammi male. Sono tuo!!!” mi disse con voce strozzata.

E io aumentai il ritmo tirandolo fuori per poi ributtarglielo dentro facendolo scorrere per tutta la lunghezza e terminare con le palle che sbattevano sul suo sedere.
Francesco continuava a masturbarsi l’asta rigida mentre la sua bocca emetteva suoni gutturali.
Ogni tanto allungavo una mano ad accarezzargli il petto oppure torturare i capezzoli con il pollice e il medio.
“Vienimi in bocca” mi implorò. Così uscii da lui e mi misi a cavalcioni sul suo corpo con il mio cazzo a pochi centimetri dal suo viso mentre lui tirava fuori oscenamente la lingua e cominciai a menarmelo selvaggiamente finché non gli riempii la bocca, gli occhi e i capelli biondi con i miei schizzi.
Poi allungai la mano dietro di me, gli impugnai il cazzo e lo masturbai fino a quando non venne anche lui con un gemito di piacere.

Mentre il sole stava ormai sorgendo noi continuammo a stuzzicarci, a ridere e a giocare con i nostri corpi fino a quando andò di corsa a casa per farsi una doccia prima di andare al lavoro.
Rimasi a lungo sdraiato sul letto a pensare a quelle incredibili giornate passate insieme a lui, senza rendermi conto del tempo che passava. Guardai l’ora e mi alzai di corsa, buttai velocemente quattro cose in una borsa e mi precipitai alla stazione rischiando quasi di perdere il treno.

Prossimo episodio: "Giovanna"
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