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La ragazza del mio amico vince il concorso


di brunoroma72
03.11.2023    |    17.738    |    8 9.7
"Avrei potuto fare qualcosa: girarle le domande delle sessioni precedenti, avere un’idea degli argomenti a cui tenevano di più quelli della Commissione..."
Solo a quel punto mi resi conto che gli altri erano rimasti indietro. Una trentina di metri. Troppi per non iniziare a destare sospetti, soprattutto in Flavio, il mio amico che aveva accompagnato a Roma la sua ragazza Simona che aveva partecipato all’ultimo colloquio per il concorso nella mia stessa amministrazione pubblica. Concorso superato. A breve avrebbe iniziato a lavorare, ma ancora non si sapeva la sede.
Avevo appena rimproverato Flavio per non avermi fatto sapere nulla che la sua ragazza stava partecipando al concorso e che era già venuta a Roma per le altre prove selettive. Avrei potuto fare qualcosa: girarle le domande delle sessioni precedenti, avere un’idea degli argomenti a cui tenevano di più quelli della Commissione. Cosa del genere.
Appena vidi Simona compresi pure il perché dell’omertà di Flavio. Capelli biondi, corti; un viso particolare, a metà tra una ragazza di una dolcezza infinita e una creatura che voleva scoprire cosa ci fosse veramente al di là della sua vita di paese. Alta, due tette perfette che non avevano certo bisogno del sostegno di quel reggiseno che si intravedeva dalle trasparenze della sua camicetta bianca, tanto erano perfettamente proporzionate al suo fisico atletico. Gambe lunghe che sapeva valorizzare anche in una banale posa in piedi, in attesa dell’arrivo degli altri. Fianchi un po’ stretti per i miei gusti e probabilmente con un sedere non proprio prosperoso come piacciono a me, ma decisamente una ragazza che destava l’attenzione di tutti.
Soprattutto la mia di attenzione. Dal primo momento che l’ho intravista mentre parlava al telefono, ora un po’ di spalle, durante i saluti con Flavio. “Ma sei un coglione! Me lo potevi dire che la tua ragazza stava partecipando al concorso!”. “Lo so, hai ragione, ma è una testarda. Voleva a tutti i costi dimostrare di farcela da sola. E’ un tipo determinato, un caratterino…”. “Le migliori Flavio. Le migliori, altrimenti che gusto c’è?”. “Eh lo so, ma è una fatica cercare di farle capire come funzionano in realtà le pubbliche amministrazioni. E’ un’idealista”.
“Piacere, Simona. Tu sei Alessandro vero?”. I suoi occhi erano di una vivacità che ti facevano voglia di vivere, di viaggiare, di correre, di scoparla lì o in qualunque posto in cui avesse deciso di concedersi. La sua mano era calda, morbida, ma con una stretta decisa e allo stesso tempo sensuale. Combaciava perfettamente con la mia. Non so se vi è mai capitato, a me si. Da quel primo gesto si possono capire molte cose di una persona e soprattutto dell’intesa che ci sarà. Pochi convenevoli ed eravamo diretti a piedi verso un ristorante poco distante per festeggiare il successo di questo concorso, il successo di Simona e quello di altri conoscenti vari.
E ci siamo ritrovati soli, io e lei. Parlando come due vecchi amici, come se ci conoscessimo già da parecchio e finalmente di nuovo insieme dopo tanto tempo. Mi parlava delle sue preoccupazioni per il futuro, per la sede ancora sconosciuta, delle litigate con Flavio che immaginava per lei una vita da mogliettina mentre lui avrebbe pensato a sostenere la famiglia con la sua carriera da avvocato ormai lanciata. Ma in lei c’era dell’altro. Voleva dell’altro.
L’eccitazione per il concorso superato non bastava a spiegare la tensione in quella donna. Anzi, ormai l’adrenalina avrebbe dovuto lasciare spazio alla calma dopo lo sfinimento della prova. Invece era ancora eccitata. Lo ero anche io. Davvero non c’era motivo, era bella sì, ma ero inspiegabilmente troppo attratto da lei e mi piaceva pensare che lei lo fosse di me. La conferma l’ebbi a tavola. Eravamo capitati, non per caso, una accanto all’altro con Flavio un paio di sedute di fonte a lei, dall’altro lato rispetto a me. Ebbi così modo di parlarle ancora, di percepire meglio quel poco di profumo che ancora evaporava dalla sua pelle e di sentire quell’odore di ormoni impazziti che trasudava dalle sue ascelle e che non pensavo ad altro di leccare mentre il mio membro le scivolava dentro le piccole labbra.
Cercavo di fare attenzione a non mettere in allarme Flavio. In fondo ero solo un caro vecchio amico; suo e di Simona e stavo semplicemente intrattenendo la sua futura sposa, spiegandole tutte le insidie di un lavoro come il nostro. Ma le sue mani su di me per toccarmi ad ogni battuta del mio solito repertorio e lo sfregamento tra le nostre gambe che avevamo iniziato a scambiarci sotto al tavolo durante i suoi continui cambi di posizione mentre parlava, significavano altro. Era nervosa Simona. Aveva bisogno di essere scopata per bene. Beato Flavio che presto avrebbe raccolto gli umori di tutta quella eccitazione.
Ci scambiammo i numeri di telefono, per conoscere la sua sede effettiva. Certo. Io glielo avevo chiesto per quello e lei aveva accettato subito per lo stesso motivo. Ora eravamo colleghi oltre che vecchi amici.
Le giornate passarono e pure le settimane. Ormai ricordavo a stento il viso di Simona. Non riuscivo a trovare nemmeno una sua foto. Nessun profilo social, nessuna immagine nemmeno in quelli di Flavio. Decisamente una persona riservata. Fino a quando, un giorno, non scorsi un aggiornamento dello stato di whatsapp di Flavio che mostrava una foto di loro due al mare al tramonto, abbracciati, controluce. Simona era più bella di quanto la ricordassi, ma la foto era troppo scura per vedere il resto con chiarezza. Scaricai subito la foto sul computer e la schiarii. Mi apparve subito uno dei suoi capezzoli sotto al bikini rosa. Era piccolo, duro, con un’aureola stretta. Mi stavo masturbando immaginando di venirle addosso o magari anche dentro la sua fica. Mi piaceva l’idea di vederla muoversi nervosamente e poi rilassarsi mentre le appoggiavo la cappella nella sua fica stretta con le sue gambe lunghe, allargate e il suo bacino stretto. Quel singolo capezzolo mi stava facendo immaginare la sua voce mentre mi diceva: “Scopami, scopami, dai così. Così. Lo voglio…”. Non riuscii più a trattenermi. Venni mentre la sua voce immaginaria mi diceva: “Vienimi dentro. Voglio il tuo seme. Mettimi incinta”.
Mortacci tua Flavio! Che bella fighetta che ti sei ritrovato. Te la scopi per bene? Glielo sbatti nel culo mentre ascolti il suo respiro e i suoi gridolini? E lei quanto è troia sotto quella sua aria innocente da ragazza che ancora non si rende conto della perversione che è capace di scatenare quel suo corpicino esile e sinuoso? Dovevo darmi una calmata, anche perché avevo deciso di scriverle allegandole la foto del profilo di Flavio e dovevo essere lucido. “Ciao collega! Ma voi due piccioncini capitate mai qui a Roma per una visita al vostro amico?”. Ok, avrei potuto fare di meglio e già stavo pensando di cancellarlo, tanto era anche tardi e forse non sarebbe nemmeno riuscito a leggerlo prima di domattina.
La risposta arrivò quasi subito: “Buonasera collega! Che sorpresa! Mi fa piacere risentirti. Non ci crederai ma sono da poco arrivata a Roma. Sono da una mia amica”. “Ma certo che non imparate mai voi due… Sempre all’ultimo. Fatemi sapere quando siete liberi nei prossimi giorni e salutami quella testa dura di Flavio”. “Ok. Te lo saluto appena scende pure lui. Te l’ho scritto, sono da una mia amica. Baci e buonanotte”. Avevo di nuovo il cazzo in mano: Simona da sola a Roma, da un’amica. Flavio ancora lontano per qualche giorno…
Stavo ancora pensando a come scriverle ora che era mattina, che mi arriva il suo messaggio: “Buongiorno. Oggi mattinata in giro con la mia amica. Poi?”. “Poi cena noi tre, ovviamente siete mie ospiti”. “Chiedo alla mia amica, non so che impegni abbia”. “Ok, fatemi sapere. A dopo”. Una giornata passata a leggere se ci fossero altri messaggi poi nel primo pomeriggio: “La mia amica ha un impegno per stasera”. Ho pensato subito: ma porca troia… Poi l’inaspettata apertura dopo qualche secondo: “Ceniamo solo io e te. Ma sappi che ho un sacco di domande da farti sul nostro lavoro”. “Le so tutte… Dipende solo dall’ora in cui la tua amica e Flavio hanno dettato il coprifuoco”. “Nessun coprifuoco. Ieri ero dalla mia amica solo per emergenza. Oggi in un albergo e poi ti spiego a cena. Ecco l’indirizzo a dopo”.
Era ancora più bella della foto! Top a tubo verde senza spalle che le esaltava il colore dell’abbronzatura insieme a quel gioiellino che le brillava vicino al collo, pancia appena scoperta, jeans elasticizzati e giacca corta di pelle, scarpe laccate con tacco alto. Ma con uno sguardo più da donna rispetto al primo unico incontro dei mesi scorsi. “Sei bellissima”. “Grazie, lo so”. Il suo abbraccio mi avvolse quasi quanto il suo profumo e percepii un accenno dell’odore dell’altra volta. Avvicinai la bocca alla sua guancia, ma il contatto fu con le sue labbra. “Così non ci pensiamo più”. Mi disse. “Ora che mi hai baciata, mi hai compromessa!” E rise. Mi girava la testa, ma la strinsi a me e la bacia sul serio. Mi infilò la lingua in bocca e ci baciammo quasi con violenza mentre la toccavo in ogni modo possibile considerato che eravamo in pubblico appena fuori dal suo albergo. “Io non ho molta fame. Dove mi porti?”. “A casa mia”. “Ottimo, andiamo”. Ci incamminammo verso la macchina come se nulla fosse, abbracciati. Una volta in macchina morivo dalla voglia di sapere di Flavio, cosa fosse successo, ma allo stesso momento non volevo sollevare la questione. “Non mi chiedi di Flavio?”. Non era quella fragile creatura che avevo conosciuto. Aveva davvero un bel carattere Simona. “Si, ma, non vorrai mica iniziare a parlarmi di lui adesso?”. Rise di gusto tirando la testa indietro mostrando tutto il suo lungo collo. Rimasi estasiato dalle sue vene, dalle sue ossa, dalla sua carotide che avrei voluto azzannare in quel preciso momento trattenendola con la minaccia di un morso mentre le strizzavo uno di quei capezzoli con una mano e con l’altra che si infilava tra i suoi jeans in cerca del suo clitoride. “Mi guardò e si fece seria, ma complice, avvicinandosi al mio orecchio e mentre con una mano mi accarezzava la gamba più vicina a lei, mi disse: “Solo per mettere le cose in chiaro: si, stiamo ancora insieme. Si, è uno stronzo di prim’ordine. Si, è un egoista di merda. Si, ho accettato la sua proposta di matrimonio, ma solo dopo avergli detto, no, non sarò la sua mogliettina trofeo. Si, ho scelto la sede di Roma anche se lui rimane a Milano e… si, ho voglia di scopare con te, dal primo momento che ci siamo conosciuti.”
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