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La mia prima volta


di elefante1968
21.08.2020    |    806    |    1 9.2
"Lei si accorse che stavo per venire e mi chiese di venirle sulle chiappe, la accontentai..."
Sposato da diversi anni faccio puntualmente visita alla mia cara mamma che vive con mio fratello in un vecchio condominio. Il lavoro di mio fratello lo porta a passare molto tempo lontano da casa e quindi, in quei giorni visito, le visite sono più frequenti. In un uggioso pomeriggio di ottobre trovai una coppia che scaricava delle scatole, valige e complementi di arredamento da un furgone a noleggio. Mia madre mi aveva detto che l'appartamento del secondo piano era stato affittato ma io lo avevo completamente rimosso. Dato che il cielo non prometteva niente di buono mi presentai e cominciai a dare loro una mano di aiuto con lo scarico e la sistemazione nell'appartamento di quanto avevano trasportato. Una coppia cordiale con lui un po' silenzioso ma che non tardarono ad entrare in sintonia con mia madre tanto che, in alcuni pranzi della domenica, mangiammo insieme. L'appartamento che avevano preso in affitto era stato ristrutturato dal proprietario in maniera molto spartana e vi erano ancora tanti lavoretti da fare. Mia moglie, ignara di ciò che sarebbe accaduto, mi propose loro come aiuto elettricista per la sistemazione di lampadari, applique e quant'altro. Mi ritrovai a passare parte del mio tempo libero con loro ed ebbi la possibilità di conoscerli meglio. Lui ragioniere dedito al lavoro, alla politica, al sigaro con un suo tutto personale senso pratico e tanti chili in più, lei casalinga tutto moda e fitness, corpo scolpito ma non troppo carina. La sistemazione dei punti luce era preceduta da una serie di ragionamenti del marito che calcolava quanta luce arrivava al tavolo ed al divano e se questa gli permettesse di leggere con facilità il giornale o altro. Il suo senso pratico si scontrava col senso estetico della moglie che avrebbe voluto sistemare in modo differente. Il tutto rallentava il lavoro. Alla fine vinceva sempre la moglie e lui con la scusa del lavoro se la svignava in studio a lavorare. Per sistemare un paio di applique e dei lampadari avevo dovuto fare delle tracce nel muro, aggiungere del corrugato, sostituito i fili, richiuso tutto, stuccato, rasato e poi dato una mano di vernice. Non né potevo più ma avevo preso l'impegno e non mi tirai indietro. Finii i lavori e pace. Un sabato di primavera all'ora di pranzo mi chiama lei chiedendo aiuto. Durante la pulizia del lampadario del soggiorno lei si era appesa un po' troppo ed il sostegno nel soffitto aveva ceduto un po'. Le dissi che non era niente di grave e che sarei passato a controllare prima della mia partitella di calcetto del sabato pomeriggio. La situazione era più grave di come pensavo ed il lampadario era tenuto su solo dai fili. Staccai immediatamente la corrente e mi apprestavo a staccare il lampadario quando lei decise di mostrarmi aveva creato il danno. Lui ovviamente era assente. Era vestita con una magliettina che le arrivava all'ombelico, dei pantaloncini che mettevano in evidenza i glutei e delle ciabattine infradito, io ero in pantaloncini da calcio, magliettina e scarpette. Salito sulla scala mi sentivo i suoi occhi appiccicati sopra e lei se ne uscì con una frase del tipo "Anche tu però ti tieni in forma". Le risposi che anche io ci tenevo al mio fisico anche se non ero in forma come lei. Staccato il lampadario lo portai giù dalla scala e lei decise di salirvi sopra per controllare il danno e farmi vedere come lo aveva creato. La visione del suoi glutei visti da sotto era magnifica ed in più la maglietta era larga abbastanza da mostrare il suo seno, una terza abbondante, che era privo di reggiseno. Era il mio turno. I miei occhi erano appiccicati al suo corpo e lei ne era consapevole e ci godeva. Il sangue pulsava. Con una mossa artefatta finse di mettere male il piede nella scala e si lasciò andare. Ovvio che la presi al volo. Ivana (nome di fantasia) al periodo aveva 43 anni, quattro in più di me, e pesava meno di un pallone da calcio bagnato. Era lì nelle mie braccia, il seno sinistro fuori e la mia mano destra sul suo sedere. Attimi di silenzio e imbarazzo. La adagiai sul divano e le chiesi se era tutto ok. Mi rispose che la caviglia sinistra le faceva un po' male. Mi misi in ginocchio per controllare e lei per facilitarmi posò il piede destro per terra col risultato di esporre meglio le sue parti intime. Per me la caviglia era a posto ma ad ogni mio tocco lei gemeva di dolore. I miei occhi correvano fissi ad ammirare le sue cosce e non solo tanto che ebbi un erezione. Decisi quindi di non guardarla più in mezzo alle gambe e continuai a massaggiarle la caviglia. Il mio autocontrollo mi consentì di riprendere in mano la situazione e l'erezione scemò. Feci per rialzarmi in piedi e vidi che lei aveva messo in bella mostra il suo seno portando su la maglietta. I suoi capezzoli erano eretti e indicavano una direzione ben precisa. Iniziai ad avvicinare la mia faccia al suo seno mentre lei con la mano destra abbassava i miei pantaloncini e le mutande e iniziò a masturbarmi. I capezzoli erano così duri che stentavo a crederci. Iniziai ad indirizzare le mie attenzioni verso il suo ombelico, con l'intento di raggiungere il Monte di Venere e poi proseguire, quando squillò il mio telefonino. Erano gli amici del calcetto preoccupati per il mio ritardo. Li rassicurai dicendo loro che sarei arrivato subito ma, mentre parlavo al telefono lei si inginocchiò davanti a me e, preso il mio pene, iniziò a succhiarlo in maniera spropositata che ne sento ancora il dolore. La allontanai con decisione ma lei niente e disse. "Hai detto ai tuoi amici che arrivi subito e io ti faccio arrivare subito". Riprese il mio pene in bocca e con meno foga continuò. Era il miglior servizio che avessi ricevuto in vita mia e lei era molto avida. Sentivo la sua lingua che esplorava la mia cappella, le labbra indugiavano tra la corona ed il prepuzio. Le mie mani afferrarono la sua testa e inizia a scoparla in bocca con movimenti lenti ma decisi. Lei interrompendo un attimo di disse "Allo ti piaccio?" e poi riprese con vigore. Il mio membro scompariva tra le sue labbra e lei cercava di arrivare sempre più in fondo tanto che ebbe quasi un conato di vomito. A malapena sopportai il suo quasi rigurgito e feci un passo indietro. Volevo sottrarmi da questa situazione ma al tempo stesso stavo per venire e ne avevo tutte le voglie di questo mondo. Sempre in ginocchio prese quindi a masturbarmi mentre iniziò con la lingua a stimolarmi lo scroto. Mi uscì un "Stò venendo" soffocato e lei accolse sul suo seno il mio seme che quel pomeriggio pareva uscire senza fine. Con le mani lo raccoglieva e poi lo portava alla bocca; più lo faceva e più continuavo, con mia grande sorpresa, a cospargerla. Le dissi "Si. mi piaci". Rispose lei "Lo vedo". Il tutto si svolse in un surreale silenzio che continuò anche mentre mi ricomponevo e rivestivo. Dissi "Devo andare adesso, gli amici mi aspettano". Rispose lei "Sappi che da oggi ti aspetto anche io".
La mattina seguente mentre passeggiavo con mia moglie mi chiamò il marito dicendomi che aveva visto cosa mi aveva fatto la moglie. La cosa mi imbarazzò molto tanto che mia moglie mi guardò stranita. "Cosa ha fatto a chi?" risposi io e lui fece precisando "Ho visto cosa ha fatto al tuo lavoro, al soffitto ma non ti preoccupare chiamo qualcuno che lo sistema così non ti disturbo". La cosa un po' mi ingelosiva e quindi gli risposi che avevo riparato il tutto e mi accordai per andare lunedì pomeriggio.
Il marito fumava continuamente il sigaro e l'odore gli si era incollato addosso tanto che lo precedeva di qualche metro. Inutile dire che non vedevo l'ora che arrivasse lunedì pomeriggio ero talmente eccitato che anche mia moglie ne beneficiò la domenica sera.
Lunedì pomeriggio passai mia da mia madre e poi scesi da Ivana. Era vestita molto casta, gonna al ginocchio e maglietta lunga oltre la vita, era fredda e distaccata. Visto la mala accoglienza anche io mi limitai ai convenevoli di rito. La salutai, presi la scala e iniziai col mio lavoro, nel giro di una quarantina di minuti lo portai a termine. Dall'eccitazione iniziale passai al volermene andare il più velocemente da lì con l'intento di non ritornarvi mai più. Mi chiese se gradivo un caffè e io accettai. Passammo dal soggiorno alla cucina per il caffè e mi chiese se gradivo dello zucchero. Il suo tono di voce era più sereno, pareva avesse seppellito l'ascia di guerra e a me fece piacere. Seduto al tavolo le risposi che io il caffè lo prendevo senza zucchero. Lei mi chiese se ero sicuro di non volere lo zucchero e mentre lo diceva tirò su la gonna fino a scoprire i suoi fianchi. Era senza le mutandine e nemmeno un pelo. Toccava a me stare in ginocchio. Iniziai leccarla dapprima con delicatezza ma poi sempre con più energia. Era eccitatissima e non tardò a venire. Spensi la caffettiera, liberai il tavolo dalle tazzine e la adagiai sopra. Continuai a leccarla e a lei piaceva piaceva piaceva. Le sue mani trattenevano la mia testa in mezzo alle sue gambe e a me piaceva. Non ci volle molto a capire che le piaceva ricevere le mie attenzioni anche verso l'ano, cosa che mia moglie rifiuta a priori. Stavo diventando pazzo dall'eccitazione. Lei si sistemo meglio così da poter ricevere meglio le mie attenzioni mentre io mi sbottonavo i pantaloni e mi denudavo. Lei mi chiese se ero sicuro di volerlo fare e se avevo con me dei preservativi. Le risposi che ne ero certo ma che non avevo con me i preservativi. Disse che ne era certa e che quindi per oggi mi sarei dovuto accontentare solo dello zucchero e del caffè.
Ero in piedi, eccitato come non mai e mi trattò come un adolescente. Mi tirai su mutande e pantaloni e mentre mi abbottonavo lei, scesa dal tavolo, riaccese la caffettiera. Le dissi che in fondo aveva ragione lei. Bevemmo il caffè e chiacchierammo un po' lei mi ricordò che domani sarei stato lì a terminare il lavoro. Martedì pomeriggio alle 16.00 ero nuovamente lì, sbarbato, lavato, profumato e con una bella scorta di preservativi. Mi accolse con la magliettina e pantaloncini fitness del sabato della "caduta" e mi fece accomodare in soggiorno. Cercai di darle un bacio come per salutarla ma lei fece mezzo passo indietro dicendo che prima dovevo terminare il lavoro. Eccitato più che mai portai presto a termine il mio lavoro. Mentre ero ancora sulla scala e davo le ultime pennelate di tinta mi accorsi che lei era seduta alle mie spalle sul divano intenta a masturbarsi. Raggiunsi l'erezione ancora prima di essere sceso dalla scala. Mi tolsi guanti in lattice e comincia a leccarla come il giorno prima. La leccavo e la spogliavo di quel poco che aveva addosso. La leccavo e mi spogliavo. Presi un preservativo dal borsello e lo indossai. Entrai dentro e inizia molto lentamente cercando di darmi il tempo di riprendere fiato e controllo. Lei era sotto di me, le afferravo i capezzoli con le mie labbra ed i miei denti, cercavo di non stringere troppo dandole il massimo del piacere. Ogni tanto le scappava qualche urletto di piacere e, visto i silenzi di mia moglie quando lo facciamo, a me piaceva. Andammo avanti così per un po' e poi, ricordandomi del giorno prima, le mie dita andarono a stimolarne l'ano. Cambiammo posizione, io sotto e lei sopra. Spalancò il suo sedere e mi accolse nel suo lato b. A me sembrava di stare in paradiso. Lei iniziò a muoversi per meglio ricevermi quando iniziai a sentire uno sgradevole odore. Guardai verso l'ingresso del soggiorno e vidi il marito che si masturbava. Mi liberai di lei e feci per rivestirmi con mille e mille pensieri in testa, mi chiedevo dove ero capitato. Lui iniziò a dirmi che non mi dovevo preoccupare e che era tutto normale. Più lui parlava più io non riuscivo a capire che cosa era successo. Mi sedetti sulla sedia. Lui aveva fatto due passi dentro il soggiorno. Lei nuda sul divano mi guardava e sorrideva. Iniziai a scrutarli con attenzione. Lui era mezzo nudo, scalzo con un cazzetto in mano come quello di un bambino di 10 anni. Mi parlava. Mi diceva che io potevo dare a Ivana tutto quello che lui non poteva darle, che non vi erano problemi e che erano contenti se io fossi rimasto lì quel pomeriggio continuando ciò che avevo iniziato e che se la sua presenza mi dava fastidio sarebbe tornato in camera sua. Lei aveva ripreso a masturbarsi tanto che il mio pene, in quel momento moscio, parve rianimarsi. Lei gli disse di tornare in camera sua e lui ubbidì. Si sedette a fianco a me e mentre mi spiegava le sue ragioni le sue mani presero le mie e le portò su i suoi seni. Usammo un altro preservativo ma il mio pene sembrava non voler raggiungere l'erezione. Si mise in ginocchio e mi chiese di prenderla da dietro. Io Ubbidì ma niente non ne voleva sapere di indurirsi a dovere. Lei mi chiese di continuare e chiamò il marito. Ebbi un attimo di esitazione ma lei diceva "Continua non fermarti … continua". Il marito si presentò a noi esattamente come era prima. Continuai a prenderla da dietro e come per incanto ripresi vigore. La situazione mi aveva eccitato e finalmente ne traevo piacere. Ivana non ci mise molto a raggiungere l'orgasmo e anche io non tardai. Lei si accorse che stavo per venire e mi chiese di venirle sulle chiappe, la accontentai. Si sdraiò prona sul divano e assistetti ad una scena che non dimenticherò mai ma che poi rividi in diverse versioni negli anni seguenti. Il marito la raggiunse e con la lingua le ripulì il corpo dal mio sperma per poi venire anche lui su di un fazzolettino. Da allora ci vediamo una o due volte al mese.
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