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INASPETTATAMENTE…LA FELICITA’ (PARTE SECONDA-RESTAI DI STUCCO)


di Just_me
23.12.2019    |    13.122    |    12 9.3
"Lei allora mi disse: “ok, allora adesso mi organizzo..."
La seconda parte della nostra storia, posso dire che abbia avuto inizio lo scorso anno, nel 2018.
Da quando ci eravamo conosciuti, frequentati e poi deciso di andare a vivere insieme, erano passati già 18 anni. Erano letteralmente volati. Molte cose erano successe nel frattempo, alcune belle ed altre meno piacevoli ma si sa, la vita non è tutta rose e fiori. Ciò che non era mai cambiato era il nostro amore reciproco, grazie al quale anche i momenti più difficili erano sempre stati superati aiutandoci a vicenda e senza mai alcun tentennamento.
Nel corso degli anni, anche grazie alle mie richieste attraverso le quali avevo cercato di renderla più femminile e di farle capire cosa mi intrigasse sotto il profilo dell’eros, Laura era gradatamente cambiata assecondandomi il più possibile e, talvolta, era anche riuscita a stupirmi positivamente. In alcuni casi c’era stata un po’ di ritrosia, in altri invece è andata anche oltre le mie aspettative.

Quando la conobbi, lei aveva 21 anni e, se ricordate la prima parte della storia, la scelta del suo abbigliamento era guidata dalla sua volontà di coprire le proprie forme senza lasciar trasparire alcun cenno di femminilità: jeans non certo aderenti, pullover o maglie oversize, scarpe da ginnastica e via discorrendo. Il suo intimo era in linea con il resto del suo guardaroba e anche il suo aspetto estetico la penalizzava. Nessun cenno di trucco e capelli corti, quasi da maschio. L’unica cosa che spiccava in mezzo a tutto ciò erano i suoi splendidi occhi grandi e di un azzurro profondo, quasi ipnotico.
Lentamente, nel corso degli anni, riuscii a convincerla a buttar fuori questa fisicità e questa femminilità. Inizialmente le feci provare ad indossare dell’abbigliamento sexy, sia sopra sia sotto, durante i nostri momenti intimi. Poi, piano piano, la portai gradatamente a cambiare il proprio guardaroba anche nella vita quotidiana.

Ora Laura ha 39 anni (e io ahimè 52) e, rispetto alla Laura conosciuta 18 anni or sono, ora sembra un’altra persona. Innanzitutto si è fatta crescere i capelli e, anche se di tanto in tanto deve dargli una spuntatina, ormai le arrivano a metà schiena; li ha illuminati con dei gradevoli riflessi dorati di qualche tono più chiari del suo colore naturale e, solitamente li tiene mossi con una leggera permanente che le forma dei grossi e morbidi boccoli.
Un filo di make up ormai lo usa quotidianamente: durante il giorno solo un po’ di trucco per gli occhi e del rossetto dai colori tenui mentre, quando si esce di sera, osa ovviamente qualcosa di più.
Jeans e scarpe da tennis sono solo un lontano ricordo e, le maglie ed i pullover di tre taglie più grandi hanno ceduto il posto a camicie, leggings, abiti, gonne e scarpe col tacco. Purtroppo i tacchi veramente alti, con o senza zeppa, li usa raramente in quanto non li trova molto comodi; quando però li indossa, resto tuttora a bocca aperta a vedere questa meraviglia che raggiunge o anche supera il metro e 87… generalmente si limita però a scarpe un po’ più basse che, in ogni caso, le fanno superare tranquillamente il metro e 80 (per fortuna io sono uno e 85…).

Uno dei cambiamenti che più mi ha stupito, ma che anche ho più apprezzato, è stato quello del suo abbigliamento intimo. Prima esclusivamente mutande in cotone, bianche o nere, con reggiseni sportivi e calze di spugna. Ora invece solo tanga, brasiliane o perizomi e, per quanto riguarda le calze…ebbene si, solo ed esclusivamente autoreggenti!!! Non usa collant, neanche sotto i pantaloni, da quando ha capito che le autoreggenti sono più comode anche nel caso di dover andare in bagno. Gli unici collant che indossa sono quelli aperti sul davanti, quando magari per qualche serata particolare indossa delle minigonne estremamente corte che lascerebbero altrimenti intravedere il pizzo.
Se da questo lato ha soddisfatto e anche superato le mie aspettative, nella sfera sessuale ci sono ancora dei limiti che non mi ha mai concesso di valicare. Ho provato qualche volta a chiederle il permesso di entrarle dietro, ma non ha mai acconsentito… una o due dita le posso mettere mentre scopiamo e lei è sopra di me, ma non oltre; oltre a questo, non mi consente di venirle in faccia e tantomeno in bocca.

Per quanto riguarda le fantasie sussurrate all’orecchio mentre facciamo sesso, invece, è diventata pienamente partecipe. Non sono più io a farle domande di un certo tipo, sperando in risposte a tono, ma è lei che, al contrario, si lascia andare in frasi del tipo:
“lo sai che mi piace il cazzo e che mi piace essere scopata? Lo sai perché uso le autoreggenti??? Perché così se incontro un bel cazzone mi faccio scopare più facilmente…”
“ti piacerebbe, eh, se tornassi a casa a dirti che un maschio col cazzo duro e grosso mi ha scopata tanto tanto…, vero? Dimmelo!!! Ti piacerebbe???”. E io a quella domanda non posso che rispondere che si…
“sai perché mi piace il cazzo??? Perché io sono porca, la più porca di tutte! Tutti i maschi col cazzo grosso li voglio per me… vorrei stare tutto il giorno con le gambe aperte mentre tutti i cazzi più grossi mi fanno godere…”

Devo dire che riesce sempre ad inventarsi nuove frasi, nuove domande, nuove situazioni che mi fanno sempre eccitare. L’unico filo comune in tutto ciò che mi dice mentre scopiamo, è sempre il riferimento a cazzi di grosse dimensioni. Penso, ma è una pura interpretazione personale, che nel suo modo di giocare ci sia una punta di sadismo: da una parte mi vuole gratificare facendomi immaginare situazioni erotiche in cui lei è al centro delle attenzioni di altri maschi, dall’altra mi vuole umiliare con i suoi accenni a maschi super dotati poiché io, seppur dotato di un attrezzo ben funzionante, con i miei circa 12 centimetri sono ben lontano dalla figura del super dotato.

Detto ciò, comunque la nostra vita di coppia procede a gonfie vele, lei ormai da diversi anni lavora come medico specializzato, ci divertiamo anche se, a causa del lavoro le nostre serate bollenti si sono ridotte. Lei per fortuna non ha turni nel fine settimana, in quanto ha orari fissi di ambulatorio mentre io, invece, viaggio spesso in Italia ma soprattutto all’estero. Quando sono in Europa, generalmente resto via a dormire una o due notti mentre, se devo andare in altri paesi, il soggiorno si allunga di conseguenza.
Tutto ciò ci ha portati a fare sesso mediamente un paio di volte alla settimana…

Tutto procedeva tranquillamente nella norma finchè, l’anno scorso a giugno, mentre stavamo facendo due passi in centro dopo cena, ad un certo punto Laura inizia a fissare una coppia che camminava nella stessa nostra direzione. Improvvisamente, dopo un attimo di esitazione, si dirige decisa verso di loro e si rivolge alla ragazza. Si trattava di una sua ex compagna dei primi anni dell’università, di nome Elena. Da allora non si erano più viste o sentite, per cui era per entrambe una bella sorpresa incontrarsi dopo così tanto tempo. Laura aveva riconosciuto immediatamente l’altra ragazza mentre invece, quest’ultima, aveva faticato non poco a riconoscere Laura.
Visto che anche lei e suo marito erano in giro senza una meta ben definita, decidemmo di andare a bere qualcosa tutti insieme. Ovviamente le due ragazze monopolizzarono la serata, navigando tra i vecchi ricordi universitari e le successive esperienze lavorative. Ci lasciammo, a notte ormai inoltrata, con la promessa di rivederci poi al rientro dalle vacanze estive, magari anche con altri loro ex compagni di università. Elena, infatti era riuscita a ritrovare quasi tutti i compagni di corso grazie a Facebook o Instagram mentre Laura, che per scelta non ha alcun profilo social, non aveva più contatti con nessuno.

Fu così che poi, verso la fine di settembre, Elena organizzò la promessa rimpatriata con un aperitivo rinforzato a casa loro, approfittando del clima ancora mite e dell’ampia terrazza che consentiva di predisporre il buffet all’aperto, mentre le persone potevano girare tra il soggiorno e lo spazio all’aperto.
Ci ritrovammo ad essere quasi una trentina di persone, tra i loro vari ex compagni di corso ed i relativi partner. Dal mio punto di vista la serata fu abbastanza pallosa: molte di quelle persone già si conoscevano e si frequentavano regolarmente, Laura era indaffarata a rimbalzare tra i vari vecchi compagni di scuola, mentre io mi alternavo tra i vari sconosciuti a parlare delle solite cose di cui si parla in questi frangenti.

Ciò che però non mi sfuggiva e mi eccitava, era la reazione che la “nuova” Laura stava suscitando soprattutto tra i vecchi compagni di studi. Loro si ricordavano la ragazza trasandata e quasi mascolina che avevano conosciuto tra i banchi dell’università e ora, quasi 18 anni più tardi, la ritrovano totalmente cambiata ed irriconoscibile.
Per quella serata aveva scelto di vestirsi senza esagerazioni o forzature, alla fine si trattava solo di un aperitivo a casa di amici. Un paio di fuseaux neri, scarpa nera con un tacco di media altezza, una camicia bianca tenuta fuori dai fuseaux con una cintura a fascia alta nera in pelle sopra la camicia.
Detto così non sembrerebbe nulla di speciale… se però provaste ad immaginare visivamente un “prima e dopo”, tipo quelli che pubblicizzano le diete, vedreste qualcosa di questo tipo:

Prima: scarpe da tennis e jeans a gamba larga. Dopo: scarpa col tacco e fuseaux aderenti che evidenziano le gambe per tutta la loro lunghezza
Prima: camicia di flanella stile boscaiolo americano o maglione di taglia abbondante. Dopo: camicia aderente, con i bottoni che tirano e che, grazie anche alla fascia che le cinge il punto vita, lascia capire che li sotto si celava un seno di dimensioni veramente importanti. La camicia inoltre, che non essendo lunghissima arrivava circa a mezza natica, rendeva secondo me ancora più evidente ed eccitante il brusco passaggio dalla forma affusolata della coscia a quella tonda e sfrontata del sedere…

Lo stupore per questo cambiamento di look e per la scoperta di una fisicità che nessuno si sarebbe mai aspettato, era palese dagli sguardi e ancor di più da alcune frasi che captavo tra i vari gruppetti di persone che si erano formati.
Al di là di questo, la serata proseguì tranquillamente anche se, per me, abbastanza noiosamente; infatti avevo chiacchierato del più e del meno con diverse persone delle quali, il giorno dopo, neanche mi ricordavo il nome. Al termine, tanti saluti, tanti scambi di numero di telefono e le solite promesse del “teniamoci in contatto”.

Arrivati a casa, dopo una veloce doccia andammo a letto e Laura mi chiese se mi fossi divertito e poi iniziò a parlarmi un po’ delle varie persone che aveva rivisto dopo così tanto tempo, per cercare di rendermi partecipe della serata, anche in vista di altri eventi futuri. Con un occhio guardavo la televisione e intanto ascoltavo i suoi racconti, anche se per me era abbastanza difficile riuscire ad abbinare i nomi alle persone di cui mi parlava; lei si sforzava di darmi una descrizione su loro aspetto o su come fossero state vestite per cui, anche se a volte non era vero, le dicevo sempre di aver capito.

La mia attenzione venne però calamitata quando ad un certo punto mi chiese se qualcuno mi avesse presentato anche un certo Stefano. A memoria non mi ricordavo per cui lei provò a descrivermelo. Fu abbastanza facile visualizzare chi fosse, perché era un ragazzone alto più di un metro e novanta anche se, a parte l’altezza, non mi ricordavo altro.
Mi disse: “sai, lui è il famoso Stefano”. Al momento non mi veniva in mente nessuno di cui lei mi avesse parlato con quel nome, finchè lei non si decise a dirmi che era lo stesso Stefano con cui era stata ai tempi dell’università, prima di conoscere me. A quel punto mi tornò in mente tutto ma, per sicurezza le chiesi: “quello con cui non avevi mai scopato perché non voleva avere una relazione seria e perché aveva un cazzo così grosso che avevi paura che ti facesse male?”.
Ridendo mi disse: “eh sì, proprio quello…”.

Mi raccontò poi che anche lui si era laureato, ma con una specializzazione diversa e che, dopo aver lavorato in un paio di ospedali, si era spostato in un ambulatorio privato. Come lei aveva previsto, infine, le aveva confermato che non era sposato e che non aveva mai neanche convissuto, perché non voleva rinunciare alla propria libertà.
Io feci finta di ascoltare in maniera disinteressata, fino a quando lei mi disse che lui le aveva chiesto se le facesse piacere uscire magari qualche volta a bere qualcosa, per raccontarsi con più calma come erano stati per entrambi gli ultimi 18 anni.
“ah”, le dissi, “ci sta provando. E tu cosa gli hai risposto?”.
“bah, non ci vedrei nulla di male ad uscire per un drink. Dopo tutto il tempo che è passato, sarebbe una normale uscita tra amici che non si vedono da anni. In ogni caso gli ho detto che ci sentiremo e poi decideremo se e quando vederci. Ovviamente, se a te questa cosa può dare fastidio, non ci sono problemi. Vorrà dire che ci incontreremo quando qualcuno organizza un’altra serata tutti insieme”.

Dopo queste parole i miei pensieri si potevano riassumere in: quel tipo, non essendo riuscito a scoparsi Laura quasi 20 anni fa, se la vuole scopare ora; lei, che a quel tempo si era negata in base a dei principi morali, ora potrebbe essere attratta da quell’uomo e, infine, se prima si erano persi di vista ora invece hanno modo di restare in contatto.
Io avevo la massima fiducia in lei però pensai che comunque, anche se mi fossi opposto alla possibilità che si trovassero insieme a bere qualcosa, avrebbero potuto farlo comunque a mia insaputa. Decisi quindi di dirle che per me non sarebbe stato assolutamente un problema.

Lei si girò quindi per dirmi grazie e darmi un bacio ma, così facendo, urtò con la sua gamba il mio uccello accorgendosi così che era diventato duro. Con un sorrisino allora mi disse: “anche per lui vedo che non ci sarebbero problemi… vi meritate entrambi un premio”.
Così dicendo salì sopra di me, si scostò l’intimo di quel tanto che bastava e si infilò dentro il mio cazzo. Così facendo mi accorsi però che non ero l’unico ad essere eccitato. Le infilai dentro anche un dito, che scivolò agevolmente lungo il mio uccello fin dentro alle sue labbra grondanti. Lo sfilai subito e me lo portai alla bocca per gustare il suo sapore, proprio mentre lei iniziava a sussurrarmi qualcosa nell’orecchio…
Lei - “ti eccita vero il pensiero che io possa uscire con lui, vero?”… “rispondi!”
Io – “direi che te ne sei accorta da sola se questa cosa mi eccita oppure no. Mi sembra che però questa idea ecciti anche te…”
Lei – “certo che mi eccita… e tanto anche! E sai perché?”
Io – “no, dimmelo…”
Lei – “perché sono una gran porca e mi piace il cazzo…”. “e sai cosa mi ha detto Stefano stasera mentre mi salutava? Che dopo avermi visto sarebbe andato a casa a masturbarsi pensando a me…”.

Non aveva quasi finito la frase, che mi parti una sborrata che sembrava non finire mai. Penso di non avere mai eiaculato in maniera così abbondante in tutta la mia vita. Forse perché erano un po’ di giorni che non venivo, forse per l’eccitazione del momento in cui lei stava fantasticando su una persona reale che anch’io avevo visto poco prima, sentii scorrermi un prepotente flusso di sperma lungo tutto l’uccello e, anche quando compresi di essermi ormai svuotato, le convulsioni continuarono ancora per un po’, quasi come se il mio corpo stesse cercando di attingere ulteriore liquido da un serbatoio ormai vuoto…
Non ero sicuro che anche lei fosse venuta, soprattutto perché si trattò per me di una scopata estremamente veloce. Ne ebbi la conferma quando, più tardi nel corso della notte, pensando che stessi ormai dormendo la sentii ansimare anche se stava cercando di trattenersi appoggiando la faccia al cuscino. Capii che si stava masturbando e rimasi immobile ad ascoltare fino a quando, quei mugugni soffocati si fecero più frequenti, cessando quasi del tutto quando percepii che il suo corpo stava tremando. Era venuta. I mugolii lasciarono ora spazio ad un respiro affannoso, che andò pian piano a regolarsi finchè fu chiaro che si fosse addormentata. Mi restò un dubbio: a cosa avrà pensato mentre si accarezzava di nascosto la figa gonfia e bagnata…?

Immediatamente nei giorni successivi lui iniziò a scriverle, chiedendo sempre con maggiore insistenza di potersi incontrare. Laura mi aggiornava su tutto, facendomi leggere senza problemi i messaggi che si scambiavano su whatsapp.
In questo scambio di conversazioni era evidente la volontà di Stefano di vedere Laura al più presto mentre lei, in maniera più distaccata, seppur dicendogli che le aveva fatto piacere rivederlo, gli ricordava anche che non era single e che non sarebbe stato facile dire al suo attuale compagno (cioè io) che una sera sarebbe uscita col proprio ex. Lui, furbescamente, colse la palla al balzo suggerendole che non sarebbe stato necessario dirmi con precisione dove e con chi uscisse, chiudendo con una domanda tanto retorica quanto sibillina: “non mi dirai che sei prigioniera in casa e che, per uscire, devi chiedere il permesso…”.

La sera stessa, dopo avermi fatto leggere questo ultimo scambio di messaggi, Laura mi chiese cosa avrebbe dovuto fare. Io le domandai, nel caso avessero deciso di uscire, quale sarebbe stato il programma della serata. Lei mi disse che la sua idea era quella di uscire a cena in qualche locale o, in alternativa, andare a bere qualcosa dopo cena.
“Ok”, le dissi, “potrebbe anche andar bene. Ma se poi lui ti chiedesse invece di andare a concludere la serata a casa sua?”.
“Non se ne parla”, rispose Laura. “Se accetto di vederlo, giusto per raccontarci le nostre storie reciproche degli ultimi anni, sarà comunque in un posto pubblico. Questo lo metterò come condizione indiscutibile”.

Fu così che si accordarono per vedersi il giovedì successivo a cena in un ristorante in zona abbastanza centrale. Gli scrisse che con me avrebbe preso la scusa di uscire a cena con delle amiche e che quindi, per evitare rischi inutili, lui non avrebbe dovuto passare a prenderla sotto casa ma che, invece, sarebbe stato meglio trovarsi direttamente fuori dal ristorante.
Arrivò alla fine il giorno fatidico. Io arrivai a casa verso le 19 mentre lei, come solitamente succede, era già arrivata da circa mezz’ora. Quando entrai lei si stava facendo una doccia per cui, dopo essermi cambiato, la aspettai in soggiorno.
Poco dopo arrivò con indosso ancora l’accappatoio ed una salvietta avvolta sulla testa come un turbante e si mise a sedere sulla poltrona di fronte a me. Si percepiva nell’aria un certo imbarazzo da parte di entrambi. Se da una parte, mentre facevamo sesso, lei aveva iniziato a sussurrarmi frasi da porca senza più alcun freno inibitore, ora che stavamo per fare un certo passo nella vita reale, lei mi appariva molto più di basso profilo, quasi spaventata.

Per darle un po’ di fiducia le ricordai che alla fine, si trattava solo di una cena. Ok, era una cena con il suo unico ex fidanzato ma, alla fine, ci sono tante coppie che anche dopo essersi separate hanno mantenuto dei buoni rapporti ed ogni tanto si incontrano, scambiano due chiacchiere e poi finisce lì. Le feci anche notare che sarebbe stato meglio iniziare a prepararsi; la cena era prevista intorno alle 21, per cui sarebbe dovuta uscire verso le 20.30.
Annuì, confessandomi che aveva dei dubbi sul come si sarebbe dovuta vestire. Le suggerii un outfit che comunque la valorizzasse ma che fosse al contempo sobrio. Avrebbe dovuto fargli vedere che gli anni passati la avevano resa ancora più bella e femminile, senza sembrare però volgare.
“Ok”, disse, dirigendosi verso la camera da letto per asciugarsi i capelli e prepararsi.
Dopo circa 30-40 minuti tornò, chiedendomi cosa ne pensassi.

Aveva indossato una maglia nera a collo alto, tipo dolcevita, senza maniche, una minigonna color crema non esageratamente corta, calze nere e scarpe col tacco dello stesso colore.
Era proprio bella ed elegante nella semplicità del suo outfit. La maglia nera senza maniche metteva in risalto le sue belle spalle dritte e i lunghi capelli dorati che le scendevano lungo la schiena erano esaltati dal contrasto cromatico.
Guardandola però con un occhio meno da stilista di moda e più da maschio ruspante, la prima cosa che non poteva assolutamente passare inosservata, soprattutto se si girava di profilo, era la grossezza del seno che spiccava su quel fisico asciutto e longilineo, evidenziata dalla maglia che le aderiva al corpo come una seconda pelle; anche le gambe avrebbero destato profonda ammirazione, partendo dal piede avvolto da una bella scarpa col tacco, proseguendo alla caviglia sottile dalla quale partiva tutto il resto della lunga gamba, resa visivamente ancora più lunga dal nero della calza.

Mi alzai per abbracciarla e baciarla e darle al contempo un po’ di coraggio. Mentre la cingevo col braccio sinistro, feci scivolare la mano destra sulla sua gamba, salendo lentamente sempre più su, fino a tastarle le chiappe belle sode. In quel momento percepii qualcosa di strano… le chiesi allora: “come mai hai indossato i collant, che in genere non li usi mai’”.
“beh”, rispose lei, “non vorrei che sedendomi si vedesse che indosso delle autoreggenti… potrebbe prenderlo come un segnale di disponibilità da parte mia”
La tranquillizzai dicendole che la gonna non era poi così corta e che, comunque, sarebbero stati seduti con le gambe sotto il tavolo per cui non c’erano rischi che si vedesse il pizzo delle calze.

Si convinse e quindi andò a togliersi i collant per indossare, al loro posto, delle autoreggenti dello stesso colore. Quando tornò io la abbracciai ancora e feci nuovamente salire la mia mano lungo la gamba, finchè arrivai ad accarezzare quell’impercettibile transizione tra la calza velata ed il pizzo. Salii ancora, arrivando quasi subito a toccare la carne nuda per poi spostare lentamente la mia mano verso lo spacco che separa le due natiche…volevo capire che intimo indossasse. Finalmente le mie dita arrivarono a toccare della stoffa, ma si trattava in realtà solo di un sottile filo che risultava quasi impercettibile, nascosto tra le due chiappe…
Non dissi nulla e ci salutammo con un dolce bacio. La vidi poi andare a prendere la sua borsa, dirigersi verso la porta che si chiuse poi alle sue spalle. Era andata…

Passai la serata tra mille pensieri, ansioso di vederla tornare per sapere come fosse andata. Ero pervaso da un misto di eccitazione e gelosia, che si alternavano senza che una delle due riuscisse a prendere il sopravvento…
Sapevo che non sarebbe tornata almeno prima di un paio d’ore ma, quando arrivarono le 23, iniziai a controllare l’orologio quasi di continuo, come se così facendo mi illudessi di vederla comparire.
Poco prima della una sentii la chiave entrare nella serratura e, subito dopo, la porta si aprì. Era tornata.

Il suo volto non lasciava trasparire alcuna emozione e, anche se morivo dalla curiosità, evitai di assalirla con mille domande. Lei mi salutò, andò a svestirsi per poi andare a struccarsi e lavarsi. La osservai mentre si spogliava distrattamente, eccitandomi al pensiero che magari altri occhi, poche ore prima, la avessero osservata mentre lei si sfilava i vestiti.
Si tolse la maglia dalla testa e vidi che aveva indossato un reggiseno di un bel colore rosso scuro; si slacciò poi la cerniera laterale della gonna e, dopo essersela levata, rimase con solo il perizoma dello stesso colore del reggiseno e le autoreggenti nere. La mia eccitazione stava salendo sempre più…
Si slacciò subito dopo il reggiseno, per poi sfilarsi il perizoma e le calze; lasciò tutto sul letto e, completamente nuda, si diresse in bagno. Quando sentii l’acqua scorrere, di soppiatto raccolsi dal letto il perizoma e ne guardai bene la parte interna, quella a contatto con la pelle: sul colore scuro della stoffa si vedeva una lieve striscia lucida, semitrasparente ed ancora parzialmente umida. La annusai…aveva un profumo inebriante. Quella leggera striscia che non smettevo di toccare ed annusare, era forse un indizio della sua eccitazione che si era manifestata nel corso della serata?

Avvolto da questi pensieri, mi accorsi che l’acqua in bagno non stava più scorrendo; rimisi il perizoma dove lo aveva lasciato lei e mi sdraiai sul letto, sotto le lenzuola, ad aspettarla.
Lei mi raggiunse sdraiandosi al mio fianco e, senza dire nulla, mi pose una mano sul pene che, in quel momento, non era completamente eretto ma neanche moscio. Iniziò ad accarezzarlo lentamente, sempre in silenzio fino a quando, sentendolo duro, gettò in fondo al letto il lenzuolo scoprendomi completamente e si sedette sopra di me, guidando il mio uccello dentro il suo corpo.
Era bagnatissima. Inizialmente non ero neanche certo che fosse dentro ma, allungando la mia mano, capii che invece lo era; le sue pareti interne erano così lubrificate che non riuscivo quasi a percepire alcun attrito mentre lei si muoveva lentamente avanti e indietro, strisciando il suo ventre sul mio.

A quel punto mi azzardai a chiederle come fosse andata la serata. Lei rispose con un secco: “stai zitto e scopami!”. Ovviamente non replicai e, visto che stava facendo tutto lei, non mi rimase altro che guardarla mentre si scopava il mio cazzo.
Aveva gli occhi chiusi, i capelli che le cadevano sul viso, la bocca leggermente socchiusa per respirare meglio e la pelle del viso rossa. Si muoveva lentamente e la scena si stava svolgendo in un silenzio irreale, interrotto solo di tanto in tanto da alcuni suoi gemiti sommessi. In poco tempo i suoi movimenti si fecero più rapidi ed i suoi gemiti più frequenti e rumorosi fino a che, improvvisamente, si buttò con la testa sul mio cuscino per attutire le sue urla: era clamorosamente venuta in maniera animalesca!
Io invece mi ritrovavo ancora con l’uccello duro e con il dubbio di cosa fosse realmente successo prima del suo ritorno. Al momento, però, la mia priorità era solo una: sborrare.
Mi tuffai con la bocca tra le sue cosce, affondando la lingua all’interno della sua figa gonfia e ancora grondante di umori. La mia lingua batteva veloce, per cercare di asciugarla il più possibile e poi, finalmente, entrai. Ma non durai tanto, anzi…pochi colpi furono sufficienti per venire, urlando, dentro di lei.

Eravamo entrambi stravolti, come da tempo non ci capitava.
Passò un po’ di tempo durante il quale entrambi cercammo di riprendere fiato, ed il silenzio veniva rotto solo ogni tanto dai rumori provenienti dalla sua figa, dalla quale uscivano aria e soprattutto sperma, che lentamente le colava lungo l’interno coscia fin sulle lenzuola.
Finalmente, dopo alcuni interminabili minuti, si decise a raccontarmi come si fosse svolta la loro serata.

Come da programma, si trovarono di fronte al ristorante che avevano scelto per la loro cena e la serata trascorse piacevolmente, parlando di ciò che era successo ad entrambi negli ultimi anni, dopo il ciclo di studi universitario.
Non era mai stato sposato e non aveva avuto figli perché, fondamentalmente, il suo atteggiamento verso la vita era rimasto quello del ragazzo ventenne che Laura aveva conosciuto ai tempi: niente legami, niente vincoli e tanta libertà di fare ciò che vuole senza dover chiedere il permesso a nessuno.

La cena si era protratta a lungo e, giunti al momento del digestivo lui le propose di andare a bere qualcosa a casa sua, assicurandola che non le avrebbe fatto fare troppo tardi. Lei invece, come mi aveva promesso, declinò gentilmente l’invito dicendogli che non sarebbe stato il caso e, visto che lui insisteva, gli diede un barlume di speranza più che altro per farlo smettere, dicendogli che magari lei sarebbe salita a bere qualcosa da lui un’altra volta.
Anche se a malincuore, lui accettò la sua decisione per cui, al termine della cena, lui si offrì di accompagnarla a piedi alla sua auto, che lei aveva parcheggiato a pochi minuti di distanza dal ristorante, appena fuori dall’area pedonale.
Arrivati all’auto si salutarono e lui, dicendole quanto gli avesse fatto piacere trascorrere quella serata in sua compagnia, la abbracciò stretta a sé.

Laura mi disse che inizialmente sembrava un lungo abbraccio come ci si può scambiare tra vecchi amici che non si vedono da una vita. Lui però lentamente iniziò a far scendere una mano lungo la sua schiena, fino in fondo dove questa finisce ed inizia il sedere…
“lo sentivo scendere con la mano”, continuò a raccontarmi Laura, “e allo stesso tempo sentivo che stava velocemente avendo un’erezione, poiché lui mi teneva stretta a sé. Gli dissi di non fare lo scemo di smetterla ma lui, invece, con l’altra mano prima mi scostò i capelli da un lato e poi, posando anche quella mano sul mio sedere, iniziò prima ad annusarmi il collo e poi a baciarmelo dolcemente.”
“io continuavo a dirgli di fermarsi, ma penso che lui capì che il mio tono era sempre meno deciso. Mi disse che non aveva brutte intenzioni, ma che voleva solo controllare se fossi rimasta come quando mi aveva conosciuta o se, nel corso degli anni, mi fossi lasciata andare.”
“Dopo avermi ben controllato il sedere, una delle sue mani iniziò a tastarmi anche il seno e, a quel punto, mi accorsi che la sua erezione era completa. Sentivo quel bastone premermi contro e, dentro di me, stava montando la voglia di toccarlo con le mani ma riuscii a resistere”.

“Improvvisamente si staccò un attimo da me, si guardò rapidamente in giro e, vedendo che non passava nessuno neanche in lontananza, prima ancora che me ne accorgessi mi infilò una mano sotto la gonna. Con uno stupore pari quasi alla sua eccitazione, si accorse che indossavo le autoreggenti..”
“E tu cosa hai fatto?”, le chiesi. “Lo hai allontanato?”
“Avrei voluto farlo”, mi rispose Laura, “ma non ci sono riuscita. Quando lui con le dita ha cercato di scostarmi le mutande avrei voluto chiudere le gambe ma invece…le ho aperte un po’ di più. Improvvisamente avevo voglia di farmi toccare…”
“Dopo un po’ che mi toccava, in fondo alla via spuntarono delle persone per cui fu costretto a fermarsi. Insistette ancora per convincermi ad andare a casa sua… non fu facile ma alla fine lo salutai, salii in macchina ed ora eccomi qui…”

Durante il suo racconto, che ovviamente era più dettagliato e più appassionato di quanto io possa trascriverlo, non dissi quasi nulla, ma ora mi era chiaro come mai lei fosse così bagnata. In quel momento, però, non avevo bisogno di dire nulla o di farle altre domande… dovevo sborrare ancora e subito. Il suo racconto mi aveva fatto pulsare l’uccello di eccitazione…
La girai sdraiandola sul ventre e, dopo averle allargato le gambe, entrai. Anche stavolta l’ingresso fu reso agevole dal liquido che ancora la bagnava. Reggendomi sulle braccia tese iniziai a scoparla pensando alla sua figa che era stata frugata dalle mani di un altro in mezzo alla strada e, per la seconda volta in pochi minuti, sborrai quasi immediatamente.
Mi accasciai sdraiandomi sulla sua schiena e, mentre entrambi respiravamo rapidamente, iniziai a dirle che era una troia, una lurida puttana, una cagna che si faceva sditalinare per strada… ma che però, proprio perché così troia, mi piaceva da impazzire…
Subito dopo ci baciammo a lungo e poi, finalmente, ci addormentammo abbracciati strettamente l’uno all’altra.

Nel corso del weekend successivo non tornammo più sull’argomento fino a quando, verso l’inizio della settimana, non fui io a rompere il silenzio chiedendole se il suo amico si fosse fatto vivo di nuovo. Mi rispose che si, le aveva scritto ancora e che non me lo aveva detto pensando che la cosa mi avrebbe potuto fare innervosire.
Mi fece vedere i messaggi che, fondamentalmente, ruotavano sempre intorno allo stesso concetto: voleva rivederla ma, questa volta, a casa sua. Ogni volta, però, Laura gli aveva sempre risposto negativamente dicendo che non sarebbe stato il caso e che lei comunque aveva una felice vita di coppia.
Queste risposte mi rincuorarono ma comunque le chiesi, per favore, di tenermi aggiornato sui futuri scambi di messaggi.

Lei così fece e, il mercoledì sera al ritorno dal lavoro, mi fece vedere l’ultimo messaggio che le aveva inviato Stefano nel pomeriggio, al quale lei non aveva ancora risposto. Il testo recitava più o meno così: “mi è chiaro che tu stai vivendo un felice rapporto di coppia, però mi sono chiare anche altre due cose. La prima è che ho comunque voglia di rivederti e, la seconda, è che anche tu mi sei sembrata contenta di rivedermi. Facciamo così, se mi accontenterai e accetterai il mio invito a venire a casa mia, ti prometto che ci proverò, non potrei evitarlo. Però ti prometto anche che non ti forzerò a fare nulla senza che tu lo voglia. Per favore…dimmi di si….”.

“Vedo che non gli hai risposto”, le dissi. “Come mai?”
“Semplicemente perché volevo condividere con te il contenuto della risposta.”, mi rispose Laura. “Cosa facciamo? Come vuoi che procediamo?”.
Le sue parole mi fecero capire che lei sarebbe stata disposta sia a rifiutare definitivamente l’invito, sia ad accettarlo, purchè la decisione fosse condivisa da entrambi.
Al momento restai un po’ stupito e senza parole, e lei allora proseguì. “Tesoro, non nascondiamocelo. Quando sono uscita a cena con lui, al mio ritorno eri eccitato in maniera pazzesca e non ti nascondo che lo ero anch’io. Così come tu ce lo avevi duro come il marmo, io ero incredibilmente bagnata. Questo significa che il giochino piace ad entrambi. Ora si tratta solo di vedere fino a che punto siamo disposti ad arrivare, fino a dove possiamo spingerci e dove invece dobbiamo fermarci per evitare che la cosa prenda una brutta piega. A me questa situazione che si sta creando eccita particolarmente, ma la priorità resta e resterà sempre il nostro amore. Io non rinuncerei a te per nulla al mondo!”.

Il discorso era chiaro. Si trattava fondamentalmente di scoprire i nostri limiti. Questo non si poteva però decidere a tavolino, si trattava solo di provare. Le chiesi allora cosa avesse pensato di fare.
Mi rispose che, secondo lei, si sarebbero potuti tranquillamente incontrare a casa sua e che, qualora la situazione si fosse fatta in qualche modo fastidiosa, lei lo avrebbe fermato e sarebbe tornata a casa. In questo caso, ovviamente, non si sarebbero più rivisti.
Poiché questo giochino iniziava ad eccitare anche me, le dissi che la sua proposta mi sembrava accettabile.
Lei allora mi disse: “ok, allora adesso mi organizzo. Mettiti però bene in testa un paio di semplici regole: tra di noi, in tutto ciò, dovrà sempre esserci la totale sincerità e trasparenza. Io ti racconterò tutto senza mai nasconderti nulla, ma anche tu dovrai essere sincero e dirmi se ci sono cose che ti possano dare anche un minimo di fastidio. Ricordati poi che, in ogni caso, la mia priorità sei e sarai sempre e solo tu. Va bene giocare, ma senza mettere in discussione o a repentaglio il nostro amore. Ok?”.
Queste sue parole mi tranquillizzarono, mi misero di buon umore e fecero crescere in me la voglia di iniziare questo nuovo gioco, con la curiosità di vedere cosa sarebbe successo. Ovviamente le dissi che per me andava bene e che, senza alcun dubbio, anche la mia priorità sarebbe stata in ogni caso il nostro amore.

Dopo aver messo in chiaro tutto ciò, lei si sedette al mio fianco per farmi vedere cosa avrebbe scritto al suo amico. Fondamentalmente gli scrisse che avrebbe accettato il suo invito e gli ricordò la sua promessa di non insistere nel fare qualcosa che a lei avrebbe potuto dare fastidio. Si accordarono per vedersi la sera successiva, giovedì, una settimana esatta dopo il loro precedente incontro a cena.
Io sapevo che lei il giorno dopo, prima di andare a casa sua, avrebbe voluto condividere con me la scelta dell’abbigliamento più idoneo per l’occasione. Ci pensai tutta notte ed ero indeciso: abbigliamento casto per smorzare i bollenti spiriti del suo amico o, viceversa, qualcosa di hot per farlo eccitare ai massimi livelli per poi, magari, sentirsi rifiutare da lei?
Quella sera andammo a letto e non scopammo. Forse eravamo entrambi già proiettati con la mente al giorno seguente.

Arrivò il giorno fatidico e, dopo essere entrambi tornati dal lavoro, terminata la doccia era giunto il momento di prepararsi. Fu lei a chiedermi subito un consiglio ed io, a quel punto, senza esitazioni le dissi: “indossa ciò che vuoi, basta che sia eccitante”.
Senza dire nulla andò in camera da letto ad asciugarsi i capelli, a truccarsi e a prepararsi. Tornò in soggiorno dopo circa mezz’ora… indossava un perizoma nero con nastrini laterali abbinato al suo reggiseno anch’esso nero, delle autoreggenti nere ma velate ed un paio di stivali in velluto nero, aderenti sulla gamba, che le arrivavano fino sotto il ginocchio. Gli occhi erano ben truccati, così come le labbra con un rossetto di un rosso molto scuro ma brillante.
Ero senza parole. Non perché fosse la prima volta che la vedevo così, ma perché era la prima volta che, di lì a poco, probabilmente anche un altro maschio la avrebbe vista in quel modo.

Lei guardò l’orologio e mi disse che era un po’ in anticipo. Si sdraiò quindi sul divano, prese dalla borsetta una sigaretta e se la accese, portando la testa all’indietro sul bracciolo del divano. In quella posizione e così vestita, mi sembrava una escort in attesa del cliente… ero eccitato come un animale. Lei, anche se sembrava rilassata, si vedeva che era un po’ tesa: fumava nervosamente, si accese immediatamente una seconda sigaretta, poi finalmente si alzò per andare a rimettersi il rossetto e terminare di vestirsi.
Una volta pronta venne a salutarmi con un bacio lingua contro lingua, stando attenta a non lasciarmi del rossetto per evitare di doverselo sistemare di nuovo, dopo di che si diresse verso la porta ed uscì.

Vi tralascio i pensieri che nel corso della serata mi attraversarono la mente e, ad un certo punto, decisi che non sarei rimasto in piedi ad aspettarla fissando l’orologio. Così feci, verso mezzanotte andai a letto e, penso poco prima della una stranamente mi addormentai. Fui svegliato solo dal rumore della chiave che girava nella serratura…era tornata. Guardai l’ora proiettata sul soffitto dall’orologio e, inizialmente, pensai di avere la vista annebbiata. Mi strofinai gli occhi per vedere meglio e…no, non mi ero sbagliato. Mancavano pochi minuti alle 5 di mattina.
Avevo il cuore in gola… era andata a casa sua alle 9 di sera ed era rimasta con lui più di 7 ore… non sapevo cosa fare o dire, per cui decisi di far finta di dormire anche se tutti i miei sensi erano all’erta.

Laura non poteva neanche immaginare che io fossi sveglio. Prima di entrare in camera si era tolta gli stivali e poi, per non far rumore, era andata a svestirsi in bagno. Dopo alcuni minuti venne a letto e, poco dopo, capii che si era addormentata. Non vedevo l’ora che arrivasse di nuovo sera, per farmi raccontare come fosse andata.
Arrivò finalmente sera e, dopo cena, ridendo le dissi: “allora? Hai intenzione di tenermi sulle spine ancora a lungo?”. Lei mi rispose: “certo che no tesoro. Lasciami sparecchiare e tu aspettami a letto. Staremo più comodi”.
La ascoltai e, dopo una rapida doccia, andai a letto ad aspettarla completamente nudo sotto le lenzuola. Dopo meno di mezz’ora mi aveva già raggiunto e, anche lei nuda, si sdraiò al mio fianco ed iniziò il racconto.

“Appena arrivata a casa sua” – mi disse Laura – “Stefano mi accolse con un bacio sulle labbra e poi mi fece accomodare sul divano.”. “Aprì poi una bottiglia di spumante che aveva in fresco ed iniziammo a parlare del più e del meno. Lui stranamente era seduto su una poltrona, abbastanza lontano da me. La cosa mi aveva stupita un po’… mi sarei aspettata di trovarmelo subito addosso.”
“Proseguimmo a parlare per un po’, fino a quando lui si alzò, venne alle mie spalle dietro al divano ed iniziò a sbottonarmi la camicetta. Avrei voluto dirgli di smetterla ma non mi avrebbe mai creduto, visto che i capezzoli erano già inequivocabilmente duri. Lui infatti se ne accorse ed iniziò a massaggiarmeli con le dita da sopra la stoffa del reggiseno e poi, dopo essersi fermato, mi prese per mano e mi condusse verso la camera da letto.”.
“ci baciammo e, mentre le nostre lingue non smettevano di rincorrersi, Stefano mi sfilò la camicetta che ormai era completamente aperta, mi tolse abilmente il reggiseno e abbassò la sua testa portandola all’altezza del mio seno, iniziando a leccarmi, baciarmi e succhiarmi i capezzoli sempre più turgidi.”.

“Mi fece poi sdraiare sul letto e, senza togliermi la gonna, mi sfilò lo slip e si tuffò con la bocca tra le mie cosce. In quel momento volevo solo godere… allungai una mano per prendere un cuscino e, dopo averlo messo sotto la mia testa, con entrambe le mani tenni la sua testa lì, in mezzo alle mie gambe. Non volevo che smettesse di leccarmi, non senza avermi fatto raggiungere prima l’orgasmo. Questo non tardò ad arrivare e mentre godevo urlavo…urlavo tantissimo. Non dovevo trattenermi visto che, anche se i suoi vicini avessero sentito, tanto in quella casa non mi conosceva nessuno…”.
“mentre cercavo di riprendere fiato, lui si alzò e si spoglio fino a restare completamente nudo. Erano passati venti anni dall’ultima volta che lo avevo visto nudo e adesso, quel cazzo enorme, mi sembrava ancora più grosso. Venti anni fa ero spaventata da quel tronco di carne, adesso invece le mie mani non vedevano l’ora ti toccarlo e stringerlo.”.

“Lui si sdraiò al mio fianco. Ci baciammo a lungo e poi io iniziai a scendere con la lingua lungo il suo corpo. Mi fermai sul suo petto ampio e villoso, stuzzicandogli i capezzoli con la lingua…sapevo che gli sarebbe piaciuto, me lo ricordavo. Nel frattempo avevo iniziato ad accarezzargli il cazzo che era duro già da tempo…era proprio come ai vecchi tempi. Bastava poco per farglielo indurire, ma bisognava impegnarsi per farlo tornare molle. Gli avevo preso in mano entrambi i coglioni, gonfi e caldi e li tenevo con delicatezza accarezzandoli lentamente. Ero poi salita con la mano sull’asta ben sapendo che comunque non sarei riuscita a stringerla tutta in una mano… passavo le mie dita lungo quella vena gonfia che scorreva per tutta la lunghezza del suo uccello, fino ad incontrare quel lembo di pelle dopo il quale si staglia la cappella. Sentivo la pelle tesa sotto le mie dita e, scorrendole sulla punta, mi accorsi che parecchio liquido era già uscito. Mi inumidii quindi le dita con i suoi umori e continuai ad accarezzargli la cappella, senza mai smettere di leccargli il petto.”.

“Ad un certo punto mi spinse la testa, lentamente ma con decisione, verso il basso. Io non opposi resistenza, fino ad arrivare con il viso vicino al suo cazzo. Venti anni fa mi sarei limitata a guardarlo, adesso no… iniziai a leccargli lentamente la cappella, assaporando le goccioline che ancora uscivano senza sosta. L’unico rammarico era quello di non riuscire a fargli un vero pompino…era troppo grosso. Riuscivo a mettere in bocca un pezzo di cappella, ma non di più. Ma non avevo tempo di pensare a ciò…mentre con la lingua lo leccavo, con la mano continuavo ad accarezzarlo.”.
“Avevo capito di essere arrivata al punto di non ritorno. Non sarei mai riuscita a fermarmi, alzarmi e dirgli basta, non andiamo oltre…”.
“sempre tenendo in mano il suo sesso risalii lentamente con la bocca sul suo collo e gli dissi che volevo e dovevo essere scopata, subito. Gli dissi di stare tranquillo perché prendo la pillola e che poi, essendo entrambi costantemente sotto controllo dal punto di vista sanitario, potevamo farlo tranquillamente senza precauzioni. Gli chiesi solo di essere delicato e di entrare con cautela, per non farmi troppo male”.

“Mi sdraiai quindi sulla schiena e lui si spostò di fronte a me, spalancandomi gentilmente le gambe. Così facendo mi consigliò di aprirmela bene con le dita per evitare di tirarmi i peli mentre me lo metteva dentro. Si avvicinò con la cappella gonfia, la appoggiò sulla mia carne bagnata e lentamente iniziò a spingere… Non faceva fatica ad entrare ma, mentre si faceva spazio dentro di me, mi sentivo allargare completamente e temevo che, da lì a poco, mi sarei sentita lacerare. Per fortuna non accadde nulla di tutto ciò e lui continuò lentamente a penetrare il mio corpo. Ad un certo punto si fermò…immaginavo che fosse entrato tutto. Spostai una mano sul suo cazzo e mi accorsi che non era ancora entrato completamente…non potevo crederci. Si era fermato solo per essere certo che non mi stesse facendo male ma, quando gli dissi che era tutto ok, andò fino in fondo…”.

“Finalmente era tutto dentro di me. Non avevo provato dolore, ma solo perché fortunatamente ero bagnatissima. Tirai un lungo respiro e, inconsciamente, rilassai tutti i muscoli. Ormai il più era fatto… Fu a quel punto che lui iniziò a muoversi dentro di me, prima solo roteando il bacino contro il mio, poi facendo scorrere con movimenti brevi il suo sesso dentro il mio… Non fece in tempo a scoparmi veramente, perché quasi subito io venni urlando come mai avevo fatto prima. Allo stesso tempo, senza accorgermene, gli infilai le unghie nella schiena mentre con le gambe serravo il suo corpo sopra il mio, per sentirlo tutto dentro e non lasciarlo scappare…”

“Quando finalmente mi calmai ed iniziai a riprendermi, lui che nel frattempo era rimasto con il suo cazzo sempre duro dentro di me, iniziò veramente a scoparmi… prima lentamente e con movimenti brevi, poi sempre più forte facendo scorrere il suo uccello dentro di me per tutta la lunghezza… Io ero inerme, non riuscivo a muovermi però mi accorgevo che stavo urlando ma non potevo smettere. Non sapevo se sperare che lui venisse velocemente per porre fine a questo martellamento oppure se augurarmi che continuasse a farmi godere come stava facendo.”.

“Alternava colpi profondi dentro di me, a movimenti molto più dolci e lenti. Io continuavo a godere mentre lui, invece, sembrava non volesse venire mai. Il suo cazzo era sempre durissimo e continuava a martellarmi senza sosta… non so quanto tempo sia passato prima che lui, finalmente, aumentasse freneticamente la velocità dei suoi colpi facendomi capire che stava per venire. Io stavo avendo l’ennesimo violento orgasmo…avrei voluto fermarlo ma non ci riuscii. Inarcai la schiena, urlando a squarciagola, mentre sentivo il suo liquido caldo che si spargeva abbondante nel mio corpo…”.

“Ero esausta. I miei muscoli si rilassarono e mi abbandonai mollemente ed esanime sul letto, cercando di riprendere fiato. Anche lui si era finalmente fermato, ma era rimasto comunque sopra di me. Dentro di me… Sentivo lentamente il suo cazzo sgonfiarsi ma, anche dopo essersi completamente ammosciato, era comunque sufficientemente lungo e grosso da restare dentro di me. Io sentivo i muscoli della figa contrarsi e rilassarsi di continuo intorno al suo uccello...”.

“Dopo alcuni minuti in quella posizione, quando il respiro di entrambi si era ormai regolarizzato, lui iniziò a stuzzicarmi i capezzoli con la lingua e a massaggiarmi il seno. Mentre io godevo di quel trattamento, iniziai a sentire il suo cazzo che stava tornando a crescere dentro di me. Incredula allungai una mano per sentire se fosse vero o se, invece, fossero i miei muscoli vaginali che si stavano contraendo. Era tutto vero! Riuscii a sentire la base del suo uccello quasi completamente dura, la vena che era già gonfia, e una sostanza ormai secca intorno al suo uccello che altro non erano che i miei umori ed il suo sperma che si erano mischiati. Non era ancora completamente duro quando lui riprese a muoversi dentro di me. Bastarono pochi movimenti per farmi bagnare e per far diventare il suo cazzo duro come all’inizio. In quei brevi attimi durante i quali il suo cazzo era cresciuto nuovamente dentro di me, mi sono sentita ancora dilatare come se qualcuno stesse gonfiando un pallone nel mio ventre…”.

“Senza neanche accorgermene, ero già bagnata fradicia. Ricominciò a scoparmi, con ancora più foga di prima. Ormai aveva capito che riuscivo ad accoglierlo tutto dentro di me, per cui non si premurava più di stare attento a non sfondarmi… ero già sfondata a sufficienza. Bastarono pochi minuti di quel cazzo possente e maestoso dentro di me, per farmi urlare ancora di piacere… questa volta però era troppo. Non sarei riuscita, pensavo, a farmi scopare ancora. Almeno non subito. Gli chiesi per favore di fermarsi…dovevo riprendermi da questa tempesta che mi stava sconvolgendo.”.

“Lui senza eccepire uscì e si staccò da me, così che io riuscii a sdraiarmi a pancia in giù e, abbracciando un cuscino, cercai di rilassarmi. Lui nel frattempo mi guardava e capivo che mi stava fissando il culo. Iniziò ad accarezzarmi con un dito lungo le cosce, fino all’interno, passando poi per tutta la lunghezza della mia fessura fino a raggiungere il buchino, per poi scendere di nuovo lungo la coscia. Dopo pochi passaggi del suo dito, ero già nuovamente bagnata… ovviamente Stefano se ne accorse e non perse tempo. Mi divaricò le gambe, salì sopra di me appoggiando il petto sulla mia schiena e voilà, era già dentro.”.

“Come prima iniziò lentamente per poi aumentare il ritmo. Si sollevò sulle braccia per guardarmi meglio e per affondare ancor di più i suoi colpi… si sentiva il rumore ritmato del suo corpo che sbatteva contro il mio culo, che faceva da sottofondo ai miei gemiti di intensità sempre crescente. Con le sue gambe aveva spalancato al massimo le mie e, per sentirlo dentro fino in fondo, io avevo inarcato il mio bacino verso l’alto, come una cagna in calore che si offre al maschio…”.

“I suoi colpi stavano facendosi sempre più forti… in quella posizione, ogni volta che il suo cazzo entrava completamente, sentivo la sua cappella sbattere contro il fondo dell’utero… godevo, ma sentivo anche dolore. Finchè stavo in posizione supina, mi sentivo dilatare ma andava tutto bene. Di schiena invece sentivo dolore…era troppo lungo. Inarcai un po’ la schiena verso il basso, stavolta, per fare in modo che non entrasse tutto… Ce l’avevo fatta… ora poteva continuare a scoparmi. In quella posizione, ora era solo piacere senza più dolore.”.

“Mi ha scopata veramente a lungo ed io ho perso il conto di quante volta sono venuta, prima che lui mi riempisse per la seconda volta con il suo sperma… non riuscivo a muovermi, ero a pezzi. Rimasi quindi sdraiata in quella posizione, mentre il suo liquido mi colava tra le cosce.”.

“Stavo per addormentarmi spossata, ma riuscii a resistere. Quando guardai l’ora, ebbi un sussulto: erano passate le 2! Non sapevo di preciso a che ora avessimo iniziato a fare sesso, ma sicuramente non dopo le 22. Questo significava che avevamo scopato per quattro ore…mi sembrava impossibile che il tempo fosse volato via in quel modo.”.
“Mi alzai per andare a lavarmi e tornare poi a casa. Uscita dal bagno, vidi Stefano che era rimasto sdraiato sul letto ad aspettarmi. La sua bestia di carne era mollemente sdraiata sul suo ventre e, anche adesso che era a riposo, la sua larghezza era impressionante.”.

“Indossai il perizoma e poi mi misi a sedere sul bordo del letto per rivestirmi e, mentre stavo per infilarmi il reggiseno, lui da dietro iniziò ad accarezzarmi il seno. Prima dolcemente, poi sempre più forte. Ridendo gli dissi di smetterla, perché era tardi e dovevo andare. Per tutta risposta, mi prese con entrambe le mani e mi portò sopra di sé, facendomi sdraiare sopra di lui. Si mise ad accarezzarmi la schiena, scendendo poi sul mio sedere… e dopo avermi leggermente scostato la stoffa del perizoma, entrò con un dito dentro di me, masturbandomi lentamente…”.

“Gli ripetevo di fermarsi, ma non servì a niente, anzi… ad un certo punto tolse la sua mano, ma solo per prendere il suo cazzo di nuovo duro ed infilarmelo fino in fondo. Con le braccia mi teneva stretta a sé mentre muoveva lentamente il bacino, tenendo però il suo uccello completamente infilato dentro di me. Questo movimento andò avanti per non so quanto tempo, mentre io avevo ricominciato a godere.”.
“Dopo un tempo interminabile, i suoi movimenti si fecero più rapidi ed il suo cazzo iniziò un furioso avanti e indietro e, senza preavviso, si inumidì un dito con i miei umori e me lo mise nel buchino… mentre continuava a scoparmi con una foga mai vista, anche il suo dito si muoveva fino a che, ormai al culmine dell’eccitazione, anche lui venne nuovamente dentro di me…”.

“Non uscì subito, ma rimase dentro con l’uccello che lentamente si sgonfiava e con il dito che continuava a muoversi di movimenti quasi involontari nel mio stretto buco…”.
“Probabilmente ci addormentammo in quella posizione, io sopra di lui e lui doppiamente dentro di me, perché quando di sfuggita riuscii ancora a guardare l’ora, vidi che erano già passate le 4…”.

“Non feci più l’errore di andarmi a lavare… mi rivestii velocemente mentre lui mi guardava con gli occhi socchiusi, gli diedi un bacio veloce e corsi via…”.

Io ero incredulo dopo questo suo racconto… dovevo ancora metabolizzare quella situazione che finora era stata solo una fugace fantasia utilizzata per ravvivare le nostre scopate ma che, invece, ora si era avverata.

Pensavo, a quel punto, che avessimo raggiunto il massimo di questa fantasia divenuta realtà. Invece mi sbagliavo: quel mese di novembre del 2018, in cui lei si era fatta scopare per la prima volta in vita sua da un maschio che non fossi io, era stato solo l’inizio. In confronto a ciò che successe in seguito (e che racconterò nella prossima terza parte di questa avventura), quella serata era stata solo un minuscolo anticipo.

Grazie ancora per essere giunti alla fine anche di questa seconda parte.
A presto per il prosieguo…
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