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Attento a ciò che desideri


di Lollinopisellino
26.03.2020    |    11.501    |    3 8.8
"Iniziò con movimenti ampi e lenti e continuò ad accellerare per parecchio tempo, piano piano, fino ad arrivare a sbatterla con una violenza che non avevo mai..."
Sono un ragazzo di 26 anni e gioco a basket da quando ne avevo 12. Sono sempre stato molto appassionato allo sport, alla pallacanestro in particolare, e forse solo grazie alla mia determinazione sono riuscito a continuare a giocare in squadre sempre più forti, seppur senza arrivare mai a livelli professionistici, a causa della costituzione gracile del mio fisico. Se non facessi sport da sempre, sarei di sicuro completamente rachitico.
Con costanza e tanto impegno, però, sono riuscito a togliermi dei begli sfizi, e ormai è da anni che gioco in squadre in cui risulto essere il più basso, e sopratutto il più secco. Ma sono agile, ed ho un tiro da 3 che le altre squadre non professionistiche si sognano.
La mia più grande passione però non è il basket: è Serena, quel gioiello di donna che mi sta accanto, e che ormai da un po' penso di voler sposare.
Qualche tempo fa, però, dopo una partita (che tra l'altro perdemmo per due punti) accaddero dei fatti che avrebbero stravolto per sempre il modo che ho di vedere la mia donna. Oggi, ho deciso di raccontarvi quei fatti.

"E' una gran bella figa la tua ragazza, eh?" mi chiese Ouamba, con il suo tono profondo e il suo accento da africano francofono, buttando l'occhio sulla foto che impressionava il mio display.
Me l'aveva mandata Serena poco prima. Non era oscena come tante che mi aveva mandato, ma mostrava comunque molto generosamente le tettone fasciate da una maglietta troppo stretta e troppo scollata, appoggiate morbidamente al bancone della reception del centro estetico per cui lavorava.
"Puoi dirlo", risposi.
Era stupenda per davvero. Mi aveva sempre eccitato vedere la reazione che procurava negli altri uomini. Lei era il tipo di ragazza che ti gireresti a guardarle il culo anche con tua moglie affianco, se la incrociassi per strada.
"Mamma mia... ma con due tettone così... come fai??"
Ouamba poi era veramente malato. Lui guardava il culo pure alla mamma del nostro coach, quella vecchia cicciona. Non mi ricordo di averlo mai sentito parlare di qualcosa che non fosse la figa, il basket o il fantacalcio. Ma prevalentemente la figa.
"Dovresti vedere che culo che c'ha" gli risposi incitandolo. Mi piaceva oltremodo, mi scuoteva nel profondo, pensare di dare un po' della mia Serena in pasto a qualche uomo arrapato, anche solo da guardare.
"Eh fammi vedere! Ce le hai altre foto?"
"Naaah nah, che altre foto? Guarda che è la mia ragazza! Fatti un giro, va'..."
Ce le avevo eccome, altre foto, ma pensai che Serena si sarebbe incazzata da morire se fosse venuta a sapere in qualche modo che le mostravo in giro negli spogliatoi della palestra.
Le scrissi, però: "Hai fatto colpo" con una faccina maliziosa.

Era da un po' che la stuzzicavo con frasi tipo "guarda come ti guarda quello", oppure "amore, sai quanti maschietti farebbe felici un corpicino così?" o ancora, spiazzandola quando provava a farmi ingelosire raccontandomi le moine di qualche cliente: "potevi farlo contento, non sono mica geloso..."
Lei all'inizio non prendeva benissimo la cosa, ogni tanto si era anche incazzata, ma ultimamente aveva capito che era solo un gioco, un modo di stuzzicarci a vicenda. E anche lei, piano piano, iniziava a giocare.
Quando uscivamo con dei miei amici si divertiva sempre un po' a metterli in grande imbarazzo, con risposte ammiccanti e maliziose o sfiorandoli fugacemente mentre parlavano. Oltre ad essere molto bella, Serena sapeva essere estremamente sensuale. Le bastava accavallare le gambe, toccarsi i capelli, inarcare un po' la schiena fare un po' gli occhi languidi. Molti di loro restavano evidentemente paralizzati, arrapati come dei criceti, ma in soggezione per la mia presenza.
In quei momenti anche io ero eccitato come non mi eccitavo per nient'altro, coi miei amici che pensavano che la mia ragazza fosse una troia e si chiedevano quante corna mi avesse messo, e con Serena con cui mi bastava scambiare uno sguardo per ritrovare sempre quell'intesa, quella complicità.
"Sono tua", mi diceva con gli occhi. Ma solo io sapevo leggerli così a fondo, mentre tutto il resto del suo provocante corpo diceva tutt'altro agli osservatori più vogliosi e distratti.

"Su chi?" mi rispose qualche minuto dopo, con una faccina che ride.
"Su Ouamba" le risposi, chiedendole se si ricordasse del mio compagno di squadra.
Mi rispose che ricordava benissimo. Non l'aveva mai visto di persona, ma le avevo raccontato tante cose di lui. Del suo carattere animalesco, dell'incapacità che aveva di gestirsi di fronte alle donne, ma anche dell'enorme arnese che trasportava in mezzo alle gambe, che dopo un anno di spogliatoio conoscevo ormai bene.
"Beh, se vuoi tra poco ti vengo a prendere in palestra, così me lo presenti". Altra faccina che ride.
Io sorrisi, iniziando a pregustarmi la situazione che stava venendo a crearsi. Serena fuori dalla mia palestra, circondata dai miei compagni di basket col testosterone a palla a fine allenamento, venuta per flirtare col nero e per eccitarlo fino al limite del crudele, per poi tornare a casa e farsi scopare da me che già mi stavo arrapando a immaginare la scena. Solo il pensiero me lo stava facendo alzare.
"Dice che vuole conoscerti, bello!"
Ouamba fece finta di non capire di cosa stessi parlando
"Ma chi, la tua ragazza?" mi rispose: "No, non me la far conoscere, la tua ragazza. Che se poi me la scopo, non torna più indietro!"
Ridacchiai. "Non ci pensare neanche, scemo depravato"
La sua frase mi aveva colpito un po'. Non avevo potuto fare a meno di visualizzare nella mia testa Serena, infilzata e impalata dal mio prestante compagno senegalese. Avevo voglia di farmi una sega.
Intanto, il resto della squadra non era rimasto indifferente alla storia, anzi, più o meno tutti gli altri, seppur fingendo indifferenza, avevano ascoltato con curiosità lo scambio tra me e Ouamba, e tutti erano curiosi di sapere come sarebbe evoluta la cosa, anche se probabilmente si aspettavano semplicemente di vedere il ragazzo manifestare un po' del proprio squallore e fare la figura del porco con la mia ragazza.

Uscimmo. Serena era davanti alle porte dell'edificio sportivo, con un sorriso raggiante stampato in volto. Aveva ancora quella maglietta scollatissima, e portava un paio di jeans stretti che le impacchettavano il culo come fosse un confetto.
Ouamba le fu subito addosso, non le staccava gli occhi dalle tette, a dire il vero non era l'unico. Erano quasi strabordanti. Si presentò con teatralità, facendole il baciamano. Lei come sempre faceva la disinvolta, stava lì con quel corpo da film porno e l'espressione più innocente che le riusciva di avere in faccia e ogni tanto cercava di buttare l'occhio sul pacco di lui, ma i jeans larghi del ragazzo non lo evidenziavano gran ché.
Ogni tanto buttava anche qualche sguardo fugace verso di me cercando sempre quel solito, tacito consenso. Ma la situazione stava evolvendo molto in fretta.
"No Fede non dovevi mettermi davanti un fiorellino così, ora non posso proprio non scoparmela" mi diceva Ouamba, senza staccare neanche un attimo gli occhi da Serena. Lei non aveva mai ricevuto delle avances così esplicite. Rideva sbarazzina, ma conoscendola bene sapevo perfettamente quanto fosse in imbarazzo.
"Sei la figa dei miei sogni. Guarda che bel pezzo di carne. L'hai mai preso il cazzo nero?" era sempre più ingrifato, continuava ad avvicinarsi, toccarle le mani, i fianchi, per poi rifare un passo indietro.
C'erano altri tre miei compagni che erano rimasti a osservare la scena incuriositi, continuavano a spostare gli occhi dalle grazie di Serena a me. Si aspettavano di vedermi reagire in qualche modo prima o poi, ma ogni volta che aprivo bocca per protestare contro la sfrontatezza di Ouamba il mio tono risultava meno veemente.
Cercavo ancora di dare l'impressione di essere incazzato, il gioco era quello. In realtà, dentro di me c'era un tale conflitto di emozioni che non avevo idea di come comportarmi. Ero eccitatissimo dal modo in cui Serena si stava lasciando manipolare dallo stallone nero, dai suoi sguardi imbarazzati e vogliosi, dal modo in cui stringeva le spalle per schiacciare ancora di più le tette in quella magliettina, ma al tempo stesso non l'avevo mai vista andare così a fondo, spingersi così in là, e la cosa mi stava quasi spaventando. Continuai a non reagire, l'unica cosa che riuscivo a fare era assistere allo spettacolo.
Così facendo, dopo pochi minuti iniziarono a promulgarsi in gran complimenti anche gli altri tre: c'era Danilo, un mio amico da sempre, con cui Serena si era già divertita in passato a fare la parte della troietta durante le serate più alcoliche, che cercava di lusingarla con le parole più dolci che gli venivano in mente, probabilmente pensando che Ouamba fosse troppo rude per fare colpo, poi c'era Patrick, il più giovane della squadra, un ragazzo molto alto, riccioluto e con la pelle quasi diafana, che assisteva un po' in disparte cercando di cogliere ogni oscillazione del corpo giunonico della mia ragazza, e c'era Vlad, un ragazzo rumeno, molto muscoloso e possente, che invece andava più sul fisico. Si avvicinava a lei e cercava di cingerla, prima le mise un braccio attorno al collo, poi la prese per un fianco. Lei si lasciava fare, e i quattro le stavano sempre più addosso.
Ad un certo punto, Danilo pronunciò una frase che avrebbe svoltato completamente la situazione. Disse solo, candidamente: "se vogliamo divertirci un po', io ho casa libera..."
Io lo fulminai con lo sguardo, ma era troppo tardi.
Serena si girò verso di me e intercettò quello sguardo, ma chissà, forse pensava che stessi ancora recitando la parte del fidanzato geloso e non si rese conto del disagio in cui ero sul serio. O forse aveva semplicemente voglia di cazzo. Sta di fatto che si voltò nuovamente verso gli altri e rispose, abbassando un po' il tono della voce: "Perché no?"
"Allora andiamo!" esclamò Vlad, alzando le braccia in segno di vittoria.
"Ma che cazzo dite?" replicò Ouamba: "è mia, me la voglio scopare io. Levatevi dai coglioni voi altri"
Lei fece un passo verso di lui e gli appoggiò un dito sul petto. Senza guardarmi, come se si fosse scordata di me, gli disse con il tono più sensuale che le abbia mai sentito usare: "io vi voglio tutti. Se sei bravo come penso, noi due ci rivedremo da soli un'altra volta"
Ero completamente allibito. Cercavo di ripetermi che stava solo giocando, ma ormai era evidente che non fosse più un gioco. Vlad le tirò un poderoso schiaffone sul culo e lei cacciò un urletto. Poi la prese in braccio di forza, lei non se lo aspettava e strillò di nuovo. Dovette ricomporsi, perché nella foga del gesto un capezzolo era svettato fuori dalla scollatura della maglietta.
I quattro iniziarono a incamminarsi. Solo a quel punto riuscii a sbloccarmi, e andai loro dietro, urlando: "ma che cazzo fate? Oh... ragazzi... non fate scherzi, venite subito qua! Guardate che ve la faccio pagare!"
Ma ormai nessuno badava più a me. Dopo un centinaio di metri, Vlad la fece scendere e lei ricominciò a camminare, con Danilo davanti che faceva strada e tutti gli altri dietro, compreso me, che a quel punto ero completamente atterrito. Il portone di Dani era dietro l'angolo...
Mentre camminava, le arrivavano diverse pacche sul culo.
"Adesso ti sfondiamo, puttanella"
"Ti sfondiamo davanti a Federico, sei contenta?"
"E' ancora qui, quel cornuto"
Io mi stavo infuriando, ma anche eccitando come un mandrillo. Urlai ancora "Non mi diverte per niente questa cazzata ragazzi, finiamola qui"
Naturalmente non ottenni nemmeno una risposta.

Danilo aprì la porta di casa ed entrammo tutti, io dietro gli altri, chiudendo la porta dietro di me. Stavolta fu Ouamba a prendere Serena in braccio, poi Danilo gli fece strada verso la camera da letto. Nel frattempo, Patrick e Vlad avevano tirato fuori il cazzo. Erano tutti molto ben messi. Io avevo un cazzo nella media, sui 14 cm di lunghezza, anche se non molto spesso. Fu quello di Vlad a sorprendermi di più: da eretto, aveva il diametro di una lattina di red bull. Non l'avevo mai visto così, negli spogliatoi dopo le partite.
Serena venne gettata sul letto come se fosse un sacco di patate e vi rimbalzò sopra. Sorrideva. Cercò di tirarsi su, ma Ouamba la spinse di nuovo in posizione supina e iniziò a sfilarle i jeans con foga. Nel frattempo, Vlad era salito sul letto in ginocchio e le aveva appoggiato il suo cazzone varicoso in faccia.
Serena non era mai stata il tipo di donna a cui piaceva soddisfare un uomo con la bocca, ma su quel grosso cazzo si avventò con una passione e una dedizione che mi fecero male. Ouamba aveva preso a leccarle tutta la vagina in maniera scomposta e disordinata, come se stesse facendo con la bocca il solletico sulla pancia di un bambino. Tirava su la testa, guardava Serena (la mia Serena!) succhiare con foga da dietro le tettone, appiattite dalla posizione supina, poi la riaffondava scuotendo la testa con la lingua di fuori. Leccava animatamente il clitoride, poi scendeva verso il perineo e cercava di spingere la lingua dentro la figa fradicia di umori e saliva, poi tornava di nuovo al clitoride e lo succhiava tanto forte che sembrava stesse mordendo una fragola. Lei gemeva e mugolava, ma aveva la bocca piena e non poteva dare libero sfogo al suo piacere. Ouamba doveva tenerla forte per le cosce per evitare di farla scalciare. Potevo vedere il suo sforzo dalla maniera in cui guizzavano i tricipiti e i muscoli della schiena. Il tutto era iniziato da pochi minuti, e Serena aveva già perso completamente il controllo su sé stessa.
Ben presto, il nero decise che si era dedicato abbastanza al preliminare. Si abbassò pantaloni e mutande in un solo gesto. Lei, percependo che stava per essere riempita dal cazzo più grosso che avesse mai visto, si tolse il pene di Vlad dalla bocca prendendolo con le mani e guardò Ouamba dritto negli occhi, stringendo i denti. Lui entrò calando il bacino dall'alto e piantando la sua asta nel ventre di Serena fino alle palle. Vidi gli occhi di lei ribaltarsi verso l'alto, l'iride scomparire e lasciare posto ad una mezzaluna di sclera.
Nei pochi secondi che passò con la bocca libera, gemette di piacere come non glie l'avevo mai sentito fare. Poi Vlad la prese per i capelli, le girò la testa verso i suoi genitali e glie li rimise in bocca, tenendole la testa ferma e muovendo il bacino.
Potevo sentire l'odore acre del loro sudore da qui, dopotutto i ragazzi avevano appena terminato una partita di basket. Mi chiesi che gusto avesse il pene che teneva in bocca la mia donna.
Ai gemiti strozzati si unirono i suoni osceni che produceva con l'esofago nel tentativo di respirare con un cazzo di quelle dimensioni che le picchiava sulle tonsille. Fu il primo a venire, senza estrarre il cazzo dalla sua gola. Lei tossì violentemente, ma nel frattempo, Ouamba non le stava dando tregua, e martellava come un fabbro sull'incudine. Potevo vedere la pelle tutto intorno alla figa di Serena affossarsi e riappiattirsi al ritmo coi colpi di anca del suo nuovo amante, come se la sua stessa figa non fosse stata altro che uno stretto buchino su una sottile membrana che ora stava venendo completamente squarciata dal bastone che ci si era infilato a forza dentro, devastandola. Dovettero fermarsi, perché lei tossiva sempre più violentemente. Ouamba tirò quindi fuori il suo cazzone dalla mia lei, e mentre Serena si tirava su di scatto tra i colpi di tosse sputacchiando il seme viscoso di Vlad, l'altro si mise sdraiato affianco a lei, tenendo l'enorme asta in posizione verticale con una mano.
Nel frattempo, Vlad era sceso dal letto e vi si allontanava, andando a sedersi su una cassapanca di fianco al letto, lasciando il turno a Patrick che si avvicinò. Aveva un cazzo molto lungo, ma non tanto spesso come gli altri. Aspettò che lei salisse a cavalcioni sulla mazza bruna di Ouamba, cosa che Serena fece in maniera molto esitante, con movimenti lenti e misurati, quasi con timore. Poi Patrick le infilò il pene fino in gola, mentre Ouamba da sotto aveva già ricominciato a martellarla, facendo rimbalzare il bacino su e giù coi poderosi addominali.
Danilo si stava masturbando. Io non avevo potuto fare altro che accettare la situazione, ed ora mi toccavo il cazzo da sotto i pantaloni della tuta. Timidamente, tirai fuori il cellulare dalla tasca e iniziai a fare qualche foto. Non sapevo ancora se ciò che avevo davanti mi piaceva o no, ma sapevo che avrei voluto riguardare quelle scene.
Patrick fu più clemente, quando dovette sborrare la avvisò, e lei iniziò a segarlo con la bocca spalancata, attendendo pazientemente di essere inondata dal suo sperma, che non si fece aspettare a lungo. Era il turno di Danilo, ma lui non si avvicinò subito. Mi gaurdò prima di sfuggita, anche se cercò di non farmelo notare, e mi vide lì sconvolto, pallido e con gli occhi fuori dalle orbite, ma col telefono in mano. Avevo iniziato a filmare la scena da qualche minuto.
Nel frattempo, Ouamba ebbe finalmente un fremito e accellerò i colpi aumentandone la forza e l'intensità, al punto che il suo grosso cazzone sgusciò fuori da quel ventre sfondato ricadendo pesantemente sulla pancia di lui, dove lo imbrattò di sborra.
Serena rimase un attimo accasciata come un ciencio bagnato su di lui. Poi lo scavalcò, permettendogli di alzarsi.
"Tocca a me!" urlò Vlad, che nel frattempo si era ripreso, e aveva di nuovo il cazzo gonfio in mano.
"Tu hai già sborrato, me la scopo io!" disse Danilo stizzito.
Io non ebbi coraggio di fiatare. Ormai non solo mi sentivo impotente, il fatto che lo fossi era anche evidente per tutti. Infilai la mano dentro i pantaloni.
Vlad come al solito non si dilungò in tante parole e utilizzò la stazza per frapporsi tra Danilo e Serena. Lei era rimasta sul letto piegata, in posizione fetale, con il culo verso l'alto, la fighetta tutta divaricata e la fronte schiacciata contro il materasso. Vlad le tirò due schiaffoni, uno per chiappa, che risuonarono in tutta la casa, seguiti da urla di dolore e vergogna.
Poi la penetrò. Iniziò con movimenti ampi e lenti e continuò ad accellerare per parecchio tempo, piano piano, fino ad arrivare a sbatterla con una violenza che non avevo mai visto, nemmeno in un porno. Lei gemeva, ma sembrava completamente abbandonata, inerme. Ogni tanto si appoggiava una mano sulla chiappa, ma l'altro la toglieva in un gesto di dominanza.
Danilo mi lanciò un'altra occhiata. Sembrava indeciso, ma poi salì sul letto e si sdraiò in orizzontale, col cazzo appena davanti alla faccia di Serena. Vlad rallentò un po' e la prese per i capelli, tirandole su la testa in modo che lei vedesse il membro che le svettava di fronte. Lo afferrò, iniziò a masturbarlo, ma Vlad la scopava ancora troppo forte per permetterle di prenderlo in bocca, scuotendola ad ogni botta. Rallentò ancora un po', permettendole di infilarselo nella cavità orale, poi riprese il ritmo di prima.
Continuarono così per un tempo che non seppi quantificare.
Lei dopo un po' sembrava essersi ripresa, aveva ricominciato a succhiare con evidente dedizione e impegno il cazzo di Danilo, un cazzo di tutto rispetto, più stretto ma anche un po' più lungo di quello sproporzionatamente largo di Vlad. Ogni tanto se lo toglieva dalla bocca per chiedere all'altro dietro di lei di dargliene di più, di darglielo più forte, di non azzardarsi a rallentare.
Al contrario, lui dopo un po' si fermò e fece il giro attorno al letto. Si fermò davanti alla faccia di Serena, che era ancora piegata sul cazzo di Danilo, e appena lei alzò gli occhi le schizzò addosso, chiudendole un occhio. Qualche goccia di sperma andò a finire anche su Danilo, che si lamentò: "fai schifo Vlad! Vaffanculo!" Poi, rivolgendosi a Serena, le disse dolcemente: "Vado a prendere qualcosa per pulirti..."
Per quando tornò, Serena stava già di nuovo cavalcando, stavolta sul cazzo di Patrick, e la sua bocca era occupata dal cazzo di Ouamba (o almeno, da una buona metà di esso, che certamente non poteva essere ingurgitato per intero)
Danilo le buttò un asciugamano sulla faccia, lei smise un attimo di succhiare e lo sfregò bene sul viso, ma senza smettere di muoversi avanti e indietro sul pube di Patrick.
A quel punto, Danilo fece il giro. Ouamba aveva già capito cosa stava succedendo e prese Serena dai capelli, costringendola a tenersi il membro in bocca. L'altro nel frattempo si sputò sulla mano, si lubrificò la cappella e salì in ginocchio sul letto. Il nero si accovacciò, costringendo lei a seguirlo con la bocca e a piegarsi ancora di più. Ora era chiusa a cozza, distesa sul torace di Patrick, che aveva spostato di lato la testa per non vedersi penzolare i testicoli grossi e scuri del compagno in faccia.
E mentre Ouamba la teneva la testa saldamente dai capelli, Danilo spinse con forza sull'ano illibato della mia donna. Lei non ebbe modo di urlare finché non le venne lasciata la testa, e quando questo avvenne Danilo era fermo dietro di lei, con mezza asta infilatale nel culo. A questo punto, Serena si mise a gridare.
Gridò per un tempo che a me sembrò infinito. Urlò in maniera straziante, che mi ricordò le prede ancora coscienti in mezzo ai leoni quando hanno già iniziato a banchettare delle loro carni, scene che avevo visto nei documentari sulla savana.
Dopo un po' che gridava si mise a implorare: "Basta! Basta! Così mi rompo! Sento che mi rompo in due!" ma nessuno degli altri le dava retta. Ouamba continuava perfino a ficcarle il cazzo in gola ogni tanto, soffocandola per qualche secondo per poi levarsi all'improvviso.
Solo a quel punto, vedendo la mia donna squarciata in quel modo contro la sua volontà, mi alzai e provai a reagire, ma Vlad mi prese di forza e me lo impedì, sollevandomi da terra di qualche centimetro.
"Bastardi! Vi ammazzo!" dicevo, mentre la vista mi si appannava di lacrime di rabbia.
"Stai zitto, che le piace" mi disse il rumeno, ed effettivamente, mano a mano, le urla diventavano sempre meno forti e iniziavano a seguire il ritmo della deflorazione che stava subendo.
Continuarono così. Ouamba si staccò e iniziò a masturbarsi in disparte, poi si riavvicinò per esploderle sulla schiena e tra i capelli. Danilo, poco dopo, si irrigidì e rallentò i colpi, che divennero anche più secchi, finché non venne scosso da un tremito ed uscì.
Patrick non aveva ancora raggiunto un altro orgasmo, ma si tolse da sotto.
La lasciarono sul letto e se ne andarono ridendo, portandosi i vestiti dietro. Ouamba, superandomi, mi diede una pacca sulla spalla dicendomi qualcosa come "te l'avevo detto che non avresti dovuto farmela conoscere"
Io lo sentii a malapena, non riuscivo a staccare gli occhi di dosso a lei.

Era di nuovo inerme, immobile, sembrava come svuotata, buttata lì, accartocciata come l'asciugamano pieno di sborra che aveva affianco.
Era tutta sporca, dai capelli alle cosce c'erano sbavature di sperma e saliva.
Le chiappe e i seni erano tutti arrossati, sulle natiche potevo contare almeno cinque o sei manate di cui ancora si distinguevano le dita, ma ne aveva prese molte di più. Dal culo usciva in un rivolo perlaceo il seme di Danilo, il mio amico.
Anche lei mi guardava, ma non proferiva parola.
Dopo che tutti furono andati in bagno a sciacquarsi, la aiutai a mettersi seduta, e poi ad alzarsi. Zoppicò fino in bagno mentre la reggevo. Non avrei saputo dire se le facesse male solo il culo o un po' tutte le gambe.
La feci sedere sul bordo del bidet e regolai il getto d'acqua nella doccia, perché non fosse bollente. La aiutai ad entrare nel box.
Per un po' mi limitai a guardarla insaponarsi, massaggiandosi piano le parti indolenzite. Ma non riuscii a trattenermi.
"Ti è piaciuto?" le chiesi tutto a un tratto.
"Sì" rispose lei, fissandomi negli occhi.
"Anche da dietro?" chiesi ancora io.
Lei arrossì parecchio e mi guardò di sfuggita, poi abbassò lo sguardo. Non mi rispose.
Trovammo in bagno un phon e si diede due colpi d'aria calda ai capelli, per non uscire al freddo fradicia. Prese un asciugamano, cercò di asciugarsi, poi uscì dal bagno ancora nuda e la aiutai a rivestirsi. Non riusciva a piegare le gambe, le faceva male l'anca.
Uscimmo senza salutare, e non parlammo nemmeno tra di noi. La riaccompagnai alla sua macchina.
"Mi vuoi ancora?" mi chiese prima di chiudere lo sportello.
"Certo che ti voglio. Ti amo" le risposi, ma non salii sul veicolo. Sarei tornato a casa a piedi. Avevo bisogno che quella giornata finisse.

Il giorno dopo ci sentimmo come se niente fosse successo, e nelle due settimane che seguirono non parlammo mai dell'accaduto. Lei era perfino più dolce di prima nei miei confronti. Fino a quando, un giorno, mentre ero appena tornato a casa da una sessione di palestra convinto che lei fosse a lavoro, sentii un messaggio far vibrare il mio cellulare. Lo presi dalla tasca, e trovai una foto dal numero di Serena. Non era stata scattata da lei. Sullo sfondo, un appartamento che non conoscevo. L'immagine ritraeva il suo bel volto in primo piano, un po' distorto da una smorfia di fatica e dall'enorme cazzo nero che teneva in bocca. La didascalia recitava: "grazie di avermelo presentato Fede, ti amo"
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