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I'LL BE YOUR MIRROR - avventura a capitoli (e generi) 2 - Oltre lo Specchio


di Autunno
28.01.2022    |    607    |    1 8.7
"Oh mamma, non ne ho visti molti, ma un cazzo così grosso credo di non averlo visto nemmeno in quei filmacci che ogni tanto il mio ex voleva guardare..."
OLTRE LO SPECCHIO
“Milù! Cazzo, mi hai spaventata!”
Povera gatta, in effetti avrà fame! Io ero qui assorta nei mei pensieri senza accorgermi che è già pomeriggio inoltrato.
Quello specchio…cosa mi ha fatto? Ma è stato veramente lo specchio o ho proiettato su un oggetto inanimato tutta la mia voglia repressa? Forse è stata l’eccitazione della casa nuova a scatenarmi…eppure, eppure. Io l’ho vista masturbarsi, cazzo! E le mie dita non erano dentro di me mentre lo faceva. Starò mica impazzendo? Ma no, ma no dai. E’ l’agitazione per il trasloco, i mobili che devono arrivare e tutte le menate. Mi sono lasciata prendere dal panico e dall’eccitazione. Soprattutto dall’eccitazione. C’ho pure na fame! E in frigo chiaramente non c’è un cazzo! Mmhh…magari un cazzo! Basta, basta Martina! Adesso non è che puoi diventare monotematica! Ok, ok hai voglia, cercheremo di provvedere, ma prima di tutto: PAPPA! A stomaco pieno si ragiona meglio.
Esco di fretta, chiudendo la porta mi sembra di intravvedere riflessi pulsanti di colori caldi provenire dalla camera da letto. Torno indietro. Nulla. Va beh, devo mangiare!
Madonna che palle! Un’ora a piedi a cercare un posto aperto a quest’ora e cosa scopro? Ho dimenticato la borsa! Ma che coglioni! C’ho una fame che non ci vedo e per colpa delle mie fisse da scema fantascientifica sono uscita di corsa dimenticando tutto. Non è possibile, sono sempre la solita!
Salgo le scale di corsa. Dove cazzo lo trovo un locale aperto? Andrò in un supermercato, magari mi faccio pure la spesa per stasera e per domani.
Dove cazzo l’ho lasciata sta cazzo di borsa? Adesso mi incazzo! Dai, Martina, non farti prendere dalla rabbia. Respira. Sarà in camera! In camera…
Dalla camera pulsa una luce color porpora. Come un riflesso, ma si vede. Non può essere il sole che entra dalla portafinestra. Emana perfino calore, riesco a sentirlo da qua. Non è possibile! Mi fiondo nella stanza. In effetti la borsa c’è ma chissenefrega? Lo specchio è irrorato di luce calda e al centro di essa, Martina! Che non è Martina. E’ quella cosa. Nell’avvampare dei pensieri, della paura e dell’eccitazione penso a una cosa stupida: “devo darle un nome”.
Ma sono completamente in palla. La testa nuovamente leggera, come con un fischio nel cervello, come se avessi aspirato elio. Tutto sembra onirico, lontano, irreale.
Eppure sono qui. Lei è nello specchio. Completamente nuda. Guardo me stessa e non lo sono affatto. Ma lei mi guarda, mi mostra il suo fisico perfetto, la pelle abbronzata, le gambe snelle, il sorriso ammiccante, le tette sode che sfidano la forza di gravità. Gli occhi profondi irrorati di voglia lanciano lampi di luce che colpiscono direttamente il mio basso ventre e lo scaldano fino a renderlo un vulcano. Sono confusa. Sono nel pallone. Non capisco nulla.
Non ci credo…è un’allucinazione? La cosa mi guarda e si avvicina. È al limite dello specchio! Io mi trovo ai piedi del letto vestita e lei è nuda a un metro e mezzo di distanza! La testa gira. L’essere-Martina mi guarda, mi sorride perversa, mi fissa e allunga una mano verso di me.
“Cazzo adesso sta cosa mi prende, mi cattura, che faccio?” preoccupazione ed eccitazione si mischiano. La figura che mi chiama a sé riesce a sedurmi con un solo sguardo; sento di essere in suo potere.
Dalla mano tesa ed aperta Lei muove un dito, sorridendo. Quel sorriso non è il mio. Gli angoli della bocca seguono la curva dell’angolo degli occhi tirati. Quel sorriso convincerebbe un essere umano a saltare da un grattacielo senza pensarci un secondo. “Avvicinati e fidati di me” sembra dire. Le mie gambe si muovono da sole. Mi vedo avvicinare passo dopo passo verso quello specchio eccitante e spaventoso, terribile e caldo.
Allungo il braccio toccando con la punta delle dita la superficie del vetro. Ciò che mi aspetto di trovare freddo e duro, mi scotta e si lascia penetrare. Come entrare in una vasca da bagno bollente che inizialmente senti troppo calda per la tua pelle ma alla quale lentamente ti abitui e ti ci immergi, così affondo lentamente le dita, poi la mano, il polso, l’avambraccio in quel vetro morbido, caldo e fluido. Ci sto scivolando dentro. Sembra di immergermi nei miei stessi umori, penso. Ritiro leggermente il braccio. Ciò che resta di sano della mia mente urla, si dimena, batte i pugni! Ti rendi conto che stai entrando in uno specchio? -dice la voce nella mia testa- Ti sta dando di volta il cervello! Esci di qui!
Ma Martina o come diavolo si chiama mi sta aspettando. Un salto secco ad occhi chiusi e…
Sono in una stanza con una luce rosa carico. Dio, stanza…è più un tugurio! Se distendo le braccia da parete a parete tocco i due lati senza grande sforzo. Sono seduta; non sono un gigante ma in piedi non ci starei, al massimo in ginocchio. Tre buchi davanti a me, posti a poca distanza l’uno dall’altro, adornano la parete frontale.
E’ un sogno –penso- perché se non è un sogno come cazzo torno indietro da qui?
Spio nel buco centrale ma non vedo nulla, solo immagini fumose, come in una tv coperta da un telo. Odo voci straniere. Boh, una lingua melodica ma a me sconosciuta, forse greco?
Mi risiedo sconvolta. Dove cazzo sono? Non faccio che ripetermi nella testa
Ma improvvisamente dal buco centrale esce un cazzo. Duro. Nero. Oh mamma, non ne ho visti molti, ma un cazzo così grosso credo di non averlo visto nemmeno in quei filmacci che ogni tanto il mio ex voleva guardare. E’ gonfio, rigidissimo, punta all’insù. La vena centrale pulsa e la cappella, più chiara, è ricoperta da impercettibili goccioline.
La forza nello specchio si impossessa di me, si prende gioco della mia mente e, come se mi stringesse forte la fica con una mano invisibile, parla direttamente alla mia voglia. Mi inginocchio protendendomi verso di lui; lo accarezzo lentamente con la mano aperta, mi godo il tatto di quella meraviglia. Muovo più forte la mano, a ritmo, e avvicino la bocca. Oh mio Dio, lo sto per fare veramente? Ma no, è un sogno, mi sveglierò bagnata e…ma chissenefrega! Sto bene!
Avvicino le labbra e lo sento scivolare lentamente in bocca. Non lo ingoio tutto; faccio abituare la mia bocca alla sua presenza muovendola piano attorno al glande, scendendo poi lentamente. Il ritmo della mia testa aumenta e il cazzo mi scivola sempre più verso il fondo della gola, quando dal buco di destra un altro cazzo compare. E immediatamente succede lo stesso nel buco di sinistra.
Mi gira la testa. Non ci vedo. Non ci sento. Tutto così irreale eppure tutto così caldo, così vivo. La voglia avvampa. Non sono più padrona delle mie azioni. Le voci di sottofondo si sono fatte un brusio confuso. Afferro i due cazzi e li masturbo, mentre succhio più voracemente il primo. Sono fradicia. Eccitatissima. Masturbare e spompinare tre sconosciuti che nemmeno mi vedono?!? Mai ci avrei pensato. Eppure sento che potrei avere un orgasmo senza toccarmi.
Uno dei due nuovi entrati viene immediatamente, con solo tre spinte. Un fiotto di sborra calda mi cola sulla mano lungo il polso. La cosa mi provoca un brivido bollente tra le cosce e inizio a succhiare alternativamente gli altri due peni, masturbando quello che non è nella mia bocca. Un nuovo cazzo si infila nel buco libero mentre il cazzo nero mi viene senza alcun preavviso direttamente in bocca. Schizza caldo, a colpi sincopati. Mi fermo con le mani e mi inebrio del suo sapore che mi riempie la lingua. Lo lascio uscire dalla bocca seguendo l’asta che si sta smorzando con la punta della lingua, molto lentamente e ancora ricoperta del suo piacere riprendo a succhiare e a masturbare gli altri.
I cazzi si alternano, continui. Io vengo, loro vengono su di me e dentro me. Non vedere altro che il membro duro è incredibile. Di alcuni poi intuire l’orgasmo dai movimenti, rallentare il ritmo per farglielo durare di più; altri vengono senza preavviso riempiendomi la bocca, la lingua e la gola. Sono letteralmente ricoperta di sborra. E mi piace.
Sento tra la mie labbra che il tizio di sinistra sta per venire; smetto di succhiarlo e lo masturbo aspettando lo schizzo direttamente in faccia. Sì, riempimi! Sono la tua troia! Fammi vedere come vieni per la tua troia! Apro la bocca e lo sego finché non esplode un rivolo di sperma direttamente sulla mia lingua che immediatamente gli passo sul glande ancora duro prima di ingoiarla. Lui esce e vedo che da una fessura della parete sinistra infila qualcosa nella stanzetta. Non l’avevo ancora notato ma nell’angolo in alto a sinistra c’è una feritoia lunga e stretta dalla quale l’uomo è appena riuscito ad infilare un pezzo di carta che va lentamente ad adagiarsi sopra a un mucchietto di altri pezzi di carta simili. Sono banconote! Cazzo sono davvero la loro puttana! Mi vengono addosso e mi pagano! Sono il loro oggetto, il loro gioco, il loro sborratoio.
Non capisco più nulla, la testa è leggera, gira. Non bevo. Mi sono ubriacata una volta, da ragazzina ed era esattamente così che stavo. Non più padrona dei miei sensi, del mio corpo, la vista che si fa annebbiata. Svengo.
Schiudo lentante gli occhi. La mente annebbiata. L’oscurità mi circonda. Dove sono? Una luce bianca entra dalla finestra al mio fianco e si riflette nello specchio di fronte a me: “ma…sono nella mia stanza!” mi sorprendo ad esclamare. Mi sollevo di colpo ma la testa gira ancora e la mente è annebbiata. Mi ristendo immediatamente e mi volto su un fianco accorgendomi di essere nuda.
Concentro la mente con la testa che mi martella e riprovo a sollevarmi più lentamente. E’ possibile che abbia sognato tutto? Era tutto così vivido: la luce dallo specchio, lei che mi chiamava, la stanza, il sapore di quei cazzi che mi sembra ancora di avere in gola, la sensazione calda del tenerli in mano, i miei orgasmi e quelli altrui che mi riempivano. Mi tocco di scatto il volto, poi i capelli. Sono stropicciata e appiccicaticcia: potrei aver sudato…oppure…
E poi? Che ore sono? C’è buio. Mi costringo ad alzarmi. Il masso di Sisifo rotola nella mia testa: va su su su e poi bum ricade facendomi rimbombare il cervello. Provo a far mente locale. Che cazzo stavo facendo? Dovevo fare la spesa, sono solo rientrata a prendere il portafoglio e…quella luce, quel calore. No devo essere svenuta, caduta tipo in trance. E i vestiti? Accendo la luce e li vedo perfettamente ripiegati sulla sedia nell’angolo vicino all’armadio. Cioè? Non è possibile! Sono entrata e cadendo in trance ho ripiegato i vestiti per mettermi nuda a letto? Mi sa che mi serve una visita da un neurologo! Ma uno bravo! Dai, ho sbattuto la testa, per forza! Sono caduta, ho picchiato la testa, ho fatto azioni meccaniche come se stessi andando a dormire e la botta mi ha fatto fare questo sogno strano. Si spiega anche il mal di testa! Però..però…però –mi tocco di nuovo i capelli appiccicati- non ho botte! Cazzo, sarà un ematoma interno, forse dovrei andare in ospedale. Guardo il buttato sul letto: le 2:30. Sono stata imbambolata per più di nove ore! Impossibile ci sia qualcosa di aperto a quest’ora ma tanto la fame è completamente sovrastata dal dolore. Allora, ecco che farò: prendo una tachipirina (non prendo farmaci da anni, ma adesso ne ho assoluto bisogno), torno a dormire e domani prima di tutto rifletto a mente più lucida, seconda cosa vado a farmi vedere la testa.
Sposto il telefono abbandonato sul letto riponendolo sul comodino e…
Un pacco di banconote di piccolo taglio stirate e piegate una dentro l’altra mi guarda appoggiato sul mobile, come se mi strizzasse l’occhio dicendo: “dopotutto potresti non aver sognato”.










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