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Luci di settembre


di LITIgiosi
30.04.2013    |    13.544    |    10 9.6
"Era un pene gigante che poteva vibrare..."
Ciao a tutti! Mi chiamo Gina e vi racconterò le mie storie. Ogni personaggio è parte di me; una piccola ma significativa proiezione delle intemperie emotive e passionali di una giovane donna.



La mia memoria non ha conservato molti ricordi di quel settembre 2010. C'era caldo. Questo lo ricordo perché avevo preso l'abitudine di camminare per casa poco coperta, incurante delle indiscrezioni, più volte manifestate, dei miei vicini. Un giorno Il signor Paolo, mio dirimpettaio, mentre era intento a ripulire il suo balcone dal tappeto di foglie portate dal vento, mi sorprese ad innaffiare i miei gerani a seno scoperto. Odio farmi vedere imbarazzata e feci finta di niente. Continuai il mio lavoro di abbeveraggio, voltandomi in modo che vedesse solo le mie spalle nude e abbronzate. Quello rimase un episodio isolato nonostante il signor Paolo si ripresentasse ogni giorno a quella stessa ora con la scusa di essere costretto dalla moglie a pulire quel suo ingestibile balcone di tre mt per tre dall'abbondante sporcizia che si ricreava di continuo. Oltre agli interessamenti morbosi del signor Paolo in quei giorni di fine estate accadde anche altro. allora come ora amavo lo splendido mare di settembre, pulito calmo, dalle acque cristalline. Mi sembrava di respirare un nuovo profumo e di assorbire nei miei sensi la profondità di tutti quegli odori nutriti dal mare. Stavo ore sulla spiaggia, sola, distesa ad accarezzare la sabbia calda e fare lunghi bagni. Nei posti isolati slacciavo il costume e nuotavo totalmente nuda; avvolta e accarezzata dall'acqua che diveniva un tutt'uno con il mio corpo. Facevo lunghissime nuotate. A volte quando ritornavo a riva non ritrovavo più la spiaggia deserta come l'avevo lasciata ma popolata da qualche coppia. Uscire dall'acqua senza costume mi ambarazzava ma non più di tanto. Al solito mi avvicinavo al mio telo mi coprivo a continuavo a prendere il sole come se niente fosse successo. Una sera di ritorno dal mare scorsi proprio davanti il portone del signor Paolo una macchina mai vista e dei bagagli, numerosi e di vistosa appartenenza femminile. C'erano grandi borsoni rosa, delle borse di plastica trasparente con all'interno dei bikini ed altri oggetti di uso femminile.
- ma questi bagagli?!- Chiesi ad una signora del primo piano affacciatasi in quel preciso istante, senza mostrare alcun segno di curiosità.
- ehi Gina' sono della nuova vicina! - rispose con prontezza ma con poco interesse la signora.
Poco dopo aggiunse che si trattava dell' inquilina che sarebbe andata ad abitare al piano superiore a quello del signor Paolo. Non fece in tempo a darmi altre delucidazioni quando all'improvviso sentii una voce provenire dall'interno dell'androne di quello stesso palazzo
- si cara sono miei i bagagli! - disse una ragazza mettendo un piede fuori dal portone.
- piacere, mi chiamo Luana.-Continuò, parandosi dinanzi a me e puntando l lo sguardo fisso e deciso sul mio volto.
Era bellissima, a tre metri di distanza sentivo il suo odore che sembrava già sedurre le prime blande percezioni. Continuava a fissarmi ed io non riuscivo a distogliere l'attenzione dalle sue labbra che si articolavano come membro autonomo dal resto del viso. Tentai di non farle notare il risveglio emotivo che aveva suscitato in me. Cercavo confusamente qualche frase da dire per
dimostrarmi il più possibile disinteressata ma lei interruppe il silenzioso imbarazzo che con poca disinvoltura tentavo di celare.
- Gina- disse pronunciando il mio nome con un sorriso e sorprendendomi ancora una volta. Io la guardai incuriosita , e lei alzò il dito per indicare il mio costume.
Che idiota che sono- pensai nella mia testa! Quando adagiai, per salutarla, il borsone del mare e le buste della spesa sullo scalone dinanzi al portone, il mio bikini si era accidentalmente spostato e senza accorgermene ero stata per l'intera durata della nostra breve conversazione con un capezzolo quasi del tutto scoperto. Non sapevo che dire e cacciai fuori uno dei miei sorrisi più smaglianti per dare il meno peso possibile a quel particolare, frutto della mia distrazione. Non provavo né imbarazzo né disagio. Mi cullavo in una morbide coltre di compiacimento ed eccitazione. Le sue labbra accennarrono nuovamente un sorriso- ci vediamo presto Gina- disse e se ne andò senza darmi il tempo di dirle altro.
Non la vidi più sino alla settimana successiva. La mia testa era annebbiata dall'emozione. Non era altro che il pressante desiderio di voler essere desiderata e posseduta da lei. La sognavo di notte mi svegliavo tutta bagnata e con il desiderio di essere toccata e di arrivare al culmine del piacere. Quando occasionalmente la incontravo sul pianerottolo facevo finta di nulla; come se non mi interessasse. Ma in realtà mi inebriavo solo alla vista delle sue gambe che soleva tenere sempre scoperte. Una domenica, al ritorno da una passeggiata sul lungo mare, sentii un rumore insolito provenire dall'interno del suo appartamento. Di primo Acchito mi spaventai e capii subito che qualcosa non andava. Il mio presentimento corrispondeva a realtà: udii una voce chiamare aiuto.
- Gina ti prego sono scivolata, non riesco più a rialzarmi!- Mi disse con voce tremula.
Non esitai e provai a girare la maniglia della sua porta d'ingresso . Riuscì ad entrare...la trovai distesa per terra in bagno...
- niente di grave- esclamò alla mia vista.
Era in bagno, con solo l'accappatoio indosso. L'aiutai a rialzarsi e l'accompagnai nella sua camera da letto. Mi ringraziò e chiese il mio aiuto per sfilare via l'accappatoio. Non mi sembrava vero e arrossii, ma l'imbarazzo in poco cedette il posto alla disinibizione. Le tolsi via ciò che la copriva e finalmente la vidi nuda, in tutta la sua bellezza e armonia. Lei fece finta di non accorgersi della mia reattiva eccitazione; fin quando io cominciai ad accarezzarle le spalle e a baciarla sul collo fino alle orecchie. Al suo primo ansimo percepii quanto pure io le piacessi e mi feci condurre dall'istinto più selvaggio che nutriva il mio corpo. La spinsi sul letto e le divaricai le gambe per ammirare la sua figa, lì aperta dinanzi a me, tutta depilata. Solo intorno al clitoride un po' di peluria bruna in contrasto con l'incarnato chiaro, lunare della sua pelle.
- possiedimi! Mi disse con voce decisa ed io iniziai a baciarla dal collo fino all'ombellico. Le toccavo con foga il seno, prosperoso, sferico, perfetto. Giocavo con i suoi capezzoli che si raggrinzirono in pochi secondi; e mi divertii a leccarli mentre lei iniziava a muovere il bacino. Non resisteva e mi prese la mano poggiandola sulla sua figha, tutta bagnata e aperta. Io separai le sue grandi labbra e mi sembrava già di essere al suo interno. Iniziai a leccarle tutto il clitoride fin quando non lo sentii ingrossare e pulsare all'interno della mia bocca. Le infilai due dita. Non volevo farle male.
-Più dita, più dita!- Gridava in preda ad una selvaggia eccitazione. E allora, tre, quattro dita..,tutta la mano le infilai. Gridava senza sosta. Allora la girai a pancia in giù facendola mettere a 90 gradi e la leccai dall'ano fino a quel piccolo triangolino di peli che incoronava il suo clitoride. Era grondante di dolce liquido che leccavo avida affondando tutta la faccia. La sentii venire più volte in spasmi continui senza che lei si ritirasse al mio tocco. Poi si alzò d'imprivviso e dal comodino tirò fuori un sexytoy. Era un pene gigante che poteva vibrare. Se lo infilò dentro e nel contempo mi fece infilare il dito dentro il suo sedere. Le leccai tutto l'ano mentre lei continuava a masturbarsi con il suo pisello finto. Poi glielo presi e glielo misi dietro. Urlò ancora più forte e si muoveva ancora più velocemente. Glielo sfilai di colpo... Oramai avevo capito. Nella sua figa già dilatata infilai due dita e la massaggiai sempre più intensamente. Sempre dall'interno, in alto. D'un tratto tutto il suo liquido mi finì in faccia e bevvi senza sosta mentre lei godeva e mi guardava come se non volesse che smettessi di bere e e immergermi nei suoi umori.
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