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La prima volta da amanti e l'ultima da migliori amiche (tratto da un breve romanzo scritto da me)


di hot80boy
12.12.2011    |    11.053    |    1 8.4
"Mi chiedo se la nostra amicizia debba finire in questa maniera da codarde, senza affrontare l’argomento..."
La storia con Giulio era finita, anche se forse non era mai cominciata, visto che si trattava per lo più di sesso e la parola amore non era mai fuoriuscita dalle nostre labbra. Dopo la sua partenza mi divertii moltissimo in compagnia di Sonia.
Tra le tante nostre serate ne ricordo una in particolare; l'ultima, credetemi, mi ha decisamente sconvolto la vita, tanto che la mia amicizia con Sonia aveva fatto il suo ultimo respiro proprio quella sera.
Una sera eravamo andate in un locale molto conosciuto con lo scopo di divertirci come due matte e di aggiungere al nostro taccuino qualche nuova avventura. Si trovava in Corso Como e dopo aver posteggiato la macchina in prossimità della vicina stazione, ci eravamo dirette al locale.
Eravamo nel cuore della “Milano bene” e il Corso era pieno di figli di papà e di ragazzine viziate; tutti gli sguardi erano puntati su di noi e, dagli occhi di quelle giovani seduttrici senza esperienza, partivano migliaia di saette pronte a colpirci. Quella situazione ci divertiva moltissimo e ci piaceva che dei ragazzi più giovani di noi, ci spogliassero con gli occhi, e ve lo posso giurare, era impossibile che quella sera qualcuno ci potesse rifiutare. Eravamo stupende. Sonia indossava un abito da sera lungo di colore blu scuro, con un vertiginoso spacco che le lasciava nuda la schiena; non indossava reggiseno e quel vestito le valorizzava la terza misura, visto che era molto aderente e lasciava spazio alle sue curve da capogiro.
Io avevo scelto una gonna corta sopra le ginocchia di colore nero, una canottiera bianca aderente coperta da una camicia di seta nera, quasi velata, leggermente trasparente e un paio di sandali con tacco a spillo, con i laccetti che si attorcigliavano come serpenti alle mie caviglie. Il mio intimo nuovo, comprato apposta per quella serata, consisteva in un reggiseno a balconcino (erano i miei preferiti) tutto decorato in pizzo e uno slippino con una farfallina ricamata a mano proprio davanti, entrambi di colore blu notte.
Arrivate all’entrata del locale, usammo un po’ del nostro fascino con il buttafuori, per evitare la lunga fila. Ci riuscimmo abbastanza facilmente.
All’interno c’era una gran pista da ballo attorno alla quale erano posti moltissimi divanetti e poltroncine, alcuni anche con un tavolino di fronte. Le luci del locale erano tutte soffuse, tanto che sembrava di stare in un privè. Ci siamo sedute su uno dei divanetti liberi, vicino alla pista da ballo, nell'attesa di qualche bel rampollo pronto ad offrirci da bere.
Al di là della pista da ballo, avevamo subito adocchiato due giovani uomini, la cui età si poteva aggirare intorno ai venticinque anni, una decina d’anni circa in meno di noi; di comune accordo li avevamo segnati come nostre prede. Ci volevamo divertire un po’, senza andare subito al dunque, con quei due ragazzi che ci fissavano ormai da diverso tempo, quasi con la bava alla bocca. Ci alzammo e andammo in pista a pochi metri da loro. Al ritmo di quella musica assordante iniziammo a ballare. Eravamo sexy e sensuali, i nostri corpi si sfioravano e toccavano di continuo. I due giovani stavano impazzendo a vista d’occhio osservando quello spettacolo così coinvolgente, tanto che uno dei due ragazzi muoveva in maniera ambigua la mano nella propria tasca, rendendo visibile la sua eccitazione.
Mi successe una cosa molto strana, lontana dalle mie ambizioni, molto imbarazzante. Mi era piaciuto ballare in quel modo con Sonia tanto che la mia eccitazione aveva inumidito le mutandine. Tutti quegli strusciamenti e quei contatti con il suo splendido corpo, mi avevano fatto ribollire il sangue e provare delle nuove emozioni mai provate prima di quel momento. Forse quella situazione di gioco così intrigante aveva tirato fuori la mia bisessualità.
Ero andata in bagno con la scusa di rifarmi il trucco. Avevo bisogno di riflettere, di capire se il mio era semplicemente un fraintendimento della cosa o se in realtà erano altri i motivi che mi avevano eccitato a tal punto. Guardavo la mia immagine riflessa nello specchio e pensavo, pensavo, pensavo… quando, dietro di me, appari la figura di Sonia visibilmente preoccupata.
- Samy, ti devo parlare, ma mi vergogno molto e non so se ho il coraggio per farlo – mi disse appoggiando la sua mano sulla mia spalla.
- Sonia siamo amiche da tanti anni; non devi aver paura di dirmi qualcosa. Avanti! Parla pure –
- Ho paura per la nostra amicizia! –
Mi chiedevo cosa mai in quei pochi minuti, in mia assenza, poteva essere successo.
- Ti prometto che nulla potrà mai allontanarti da me. Ora però non farmi stare in pena e dimmi cosa è successo, cosa ti spaventa? –
- Vieni con me! Ti prego –
Ci eravamo chiuse dentro un gabinetto chiudendo a chiave la porta. Si era sollevata la gonna del suo lungo abito e, tra il mio stupore, mi aveva preso la mano accompagnandola all’interno del suo perizoma.
Avevo potuto constatare con tatto che era forse più eccitata di quanto lo ero io.
Le dissi ironizzando: - Posso capire che ti sei eccitata a guardare quel giovane porco toccarsi di fronte a noi…
Ma c’era per forza bisogno di farmelo sentire? Ti avrei creduto sulla parola! –
Sonia con tono deciso mi ha risposto: - Vedi che non hai capito un cazzo! –
- E allora spiegami cosa c’entra la nostra amicizia con il fatto che ti sei ingrifata. Se preferisci quel ragazzo all’altro e te lo vuoi fare, basta dirlo! Non è un problema! –
Sonia scoppiando in lacrime per la vergogna, mi aveva risposto: - Sei una stupida! Mi sono eccitata ballando insieme a te! Mi vergognavo a dirtelo. Forse era meglio tenermi tutto dentro –
Rimasi allibita dalle sue parole. Aveva provato le mie stesse sensazioni.
Non ci avevo pensato molto stavolta e avevo lasciato che il mio istinto prendesse il sopravvento sulla ragione.
Sonia stava per scappare da quella situazione imbarazzante. L’afferrai per un braccio, mi sollevai la gonna e, scostando con le dita la mutandina, le feci toccare, come lei aveva appena fatto con me, il mio sesso bagnato. In un attimo ci infuocammo; le nostre bocche erano già attaccate e le nostre lingue a contatto.
Provai un piacere intenso. La sua mano ancora appoggiata nel mio basso ventre, mentre cominciava ad esplorare tutta la zona circostante e, quando con un dito entrò nel mio Piacere, non potei resistere e cominciai ad ansimare come non avevo mai fatto prima d’ora.
Tra un bacio e l’altro ci eravamo spogliate in parte ed io avevo cominciato ad accarezzarle i seni. Aveva un seno bellissimo: l’avevo visto tante volte, ma non lo avevo mai toccato. Era morbido ma nello stesso tempo molto sodo.
Cominciai poi a solleticarle con la punta della lingua i capezzoli; anche i suoi gemiti si fecero più insistenti.
All’improvviso si inginocchiò e cominciò a leccare il mio sesso, dopo qualche minuto finalmente giunse l’orgasmo. Fu bellissimo. Nessun uomo lo aveva mai fatto meglio prima di questa sera; neppure Giulio.
Chiusa la tazza del gabinetto, l’avevo fatta sedere, e per la prima volta in oltre vent’anni di rapporti sessuali, praticai del sesso orale con una donna. Anche il suo orgasmo giunse inesorabile a sancire la fine di un rapporto lesbo che, ancora adesso mi sto chiedendo, com’è potuto accadere.
Ci ricomponemmo e sistemammo il trucco.
Con nostra sorpresa, all’uscita dei bagni ci aspettavano i due ragazzi con un drink in mano.
Chiacchierammo a lungo con loro e poi finalmente li accontentammo dopo averli torturati ed eccitati per tutta la serata. Ci portarono in un Motel lì vicino e “ce li facemmo” per tutta la notte.
Mentre facevamo sesso, non potei fare a meno di pensare a ciò che era accaduto in quella toilette. La mattina seguente li lasciammo mentre ancora dormivano, con un biglietto attaccato alla porta della camera. Diceva:

“Ciao tesorini. Vi ringraziamo per esser stati i nostri bambolotti la scorsa notte. Non ve
la prendete. Non sognate di rivederci perché siete troppo piccoli per noi e rimarremo soltanto
un vostro meraviglioso ricordo. Addio dalle vostre Samantha e Sonia.”

Ci salutammo. Da quella mattina sono passati diversi giorni. Non so che fine abbia fatto Sonia. Mi chiedo se la nostra amicizia debba finire in questa maniera da codarde, senza affrontare l’argomento.
Per me la cosa era terminata dopo essere uscite da quel bagno e, seppure ammetto di avere una leggera attrazione nei confronti delle donne, avevo considerato quel rapporto avuto con lei come un gioco. Non le avrei neppure chiesto di rifarlo.
Un po’ di solitudine ci poteva forse essere d’aiuto a riflettere meglio su cosa ci era accaduto quella sera.
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