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Giochi sporchi


di pamyzi1
21.11.2022    |    21.710    |    10 9.6
"Di seguito, cotoletta alla bolognese, contorno patate al forno..."
Questo 15 agosto è in linea con tutti gli altri 15 agosto che ho passato in città: caldi ed assolati come sanno essere le giornate d’agosto a Milano.
Simona, malgrado la pandemia, è libera da impegni ospedalieri.
Abbiamo poltrito nel letto, ognuna con gli strascichi dei propri sogni. Un piccolo bacio al risveglio e… via sotto la doccia. L’aria è già calda. L’acqua la teniamo fredda. Quindi, alcun stimolo ad improvvisazioni erotiche.
Ci asciughiamo sulla terrazza al sole, che picchia già, facendo alcuni esercizi fisici. Questi risvegliano in Simona un rigurgito di libidine. Mi trovo tra le cosce una sua mano che me l’accarezza.
“Non sarebbe una cattiva idea” ma ho fatto altri progetti per una giornata molto assieme. Meno erotica della precedente. Consumatasi proprio su questa terrazza con Oscar e Milly e la loro inestinguibile voglia di godere. Stanotte, quando se ne sono andati, ci hanno lasciate sessualmente sfinite. Tant’è che abbiamo sentito il bisogno di cospargerci le parti messe in campo, con creme rinfrescanti e, sostenere il fisico con abbondanti razioni di tagliatelle, ben annaffiate da barbera. Di questo, poi, abbiamo abusato vergognosamente. Il risultato: siamo andate a dormire sbronze.
Da questo presupposto: “Se cominciamo ora, dove saremo questa notte?”
Simona comprende e lascia che sia io a organizzare la giornata. Le spiego le mie intenzioni e, in breve, siamo allestite come dovessimo partecipare ad un torneo tennistico: gonnellino bianco, sormontato da altrettanta bianca t-shirt. Scarpette ginniche. Bianche anche loro. Tutto nel colore della purezza.
Niente reggiseno: le nostre tette sono libere di ballonzolare per tutta la Città.
Dopo la colazione in uno dei pochi bar, oggi aperti, filiamo di corsa per le strade abbandonate dai propri abitanti. Ignorate dai flussi turistici.
La nostra meta: il piazzale di San Michele in bosco. Belvedere sulla Città. Cinque chilometri di corsa.
Le strade sono talmente deserte che ogni tanto ci fermiamo per prendere fiato e possiamo anche scambiarci qualche plateale bacio impudico.
È un periodo che sentiamo impellente la reciproca attrazione. Che iusciamo a contenere momentaneamente con semplici atti di affetto.
Incomprensibile litigio
Abbiamo raggiunto il piccolo parco che conduce al Piazzale. Ci inoltriamo per sentieri tra una fitta vegetazione. Piccoli tornanti con piazzuole che mostrano testimonianze di appassionati accoppiamenti amorosi.
Una constatazione che eccita la mia amica:
«Che ne dici Flà, se anche noi… non mi pare che all’erba, l’abbiamo mai fatto.… Dev’essere una gran figata!»
«Ma tu devi avere visto troppe serie su Netflix… Ti figuri, domani sul Carlino Bologna il titolone:
“Giornalista e cardiologa danno pubblicamente sfogo ai loro istinti più trasgressivi…”
Insiste:
«dai Flà, è l’essenza della trasgressione… Quella che deve darti brividi.»
Mi bacia.
Fin qui ci sto anch’io. Apro la bocca e lascio che la sua lingua faccia slurp-slup con la mia. Lascio pure che sollevi il gonnellino e mi palpi la figa.
Ma quando tenta di sdraiarmi sull’erba, reagisco sgarbatamente. Volano male parole e spintoni. Ci innervosiamo più del dovuto. Volano epiteti triviali: “figa slabbrata”… “tetta moscia” Ci tiriamo pure i capelli.
Per finire, Simona mi dà uno schiaffo e mi pianta in asso.
Ci rimango male. Resto immobile, sconcertata da come sia nata quella stupida ed incredibile baruffa.
Cerco un bandolo per trovare la spiegazione sul perché prendono forma reazioni di quel tipo. Vorrei colpevolizzarmi per aver fatto qualcosa che giustifichi quel mutamento di umore.
Con tanta tristezza mi avvio anch’io verso la Città.
Strada facendo incrocio tre bar. In ognuno di questi mi faccio preparare un buon pastis. Mi pare che il profumo dell’anice attenui la tristezza.
Il concerto
È così che arrivo sotto casa. Sono un po’ brilla ma rilassata. Soprattutto non ho alcun risentimento per quel che è successo tra me e Simona.
Prendo, meccanicamente, l’ascensore. Premo i giusti pulsanti. La porta si apre e sento, da casa mia, le note del pianoforte. Quello però che mi stupisce è che sugli scalini ci sia seduta la signora del piano di sotto con la propria figlia di dieci anni.
«Ci scusi, signorina Flavia. Ma Diana ha una grande passione per la musica. Ogni volta che sente la signorina Simona suonare, viene sulla scala per poterla ascoltare.»
«È sicuramente più costruttivo per Diana e anche più comodo, che veniate dentro ad ascoltare.»
«Non vorremmo disturbare…»
Apro la porta e siamo investiti dalla musica di Rakmaninoff. Simona non s’accorge che ci siamo. Snocciola, una dopo l’altra, le note con languore.
Quando suona, Simona, la vedo come irradiata da una luce che me la mostra meravigliosa. Piccola debolezza da innamorata!
Mi verrebbe da abbracciarla, baciarla sul collo, dietro alle orecchie e così via via, scendere sempre più giù.
Ma non si può… Oggi abbiamo pure il pubblico.
Quando conclude il brano, Simona si accascia con il capo sulla cassa armonica dello strumento e prende a singhiozzare. Non si è ancora resa conto che ci siamo anche noi. Un nostro garbato applauso la fa sussultare. Ci guarda smarrita e corre nel bagno. La signora Ferretti e la sua bambina se ne vanno e io raggiungo Simona.
È sul water e sta vomitando. Le accarezzo i capelli fin tanto che continua la sua sofferenza. Si alza. Con mia meraviglia mi sorride. Si sciacqua la bocca. Torna a me e mi bacia con le lacrime agli occhi.
È un pianto intenso quello con cui mi chiede perdono di tutti i suoi più recenti comportamenti, compreso il tradimento con una sua giovane collega consumato il giorno precedente, in un ripostiglio della clinica in cui lavora:
«Erano due giorni che con l’ansia di terminare quel tuo racconto non mi degnavi né di un gesto di affetto, né di uno sguardo.… Se penso che innanzi a te mi sono spalmata la crema sulla figa e tu non hai minimamente levato il capo dalla tastiera, ricomincio ad incazzarmi. La cazzata di questa mattina è stata solo lo strascico di quella tua indifferenza. Perdonami! Non succederà mai più.….»
Si rasserena. Mi sorride come sempre mi ha sorriso prima di oggi.… Questo vale anche per il tradimento.
In terrazza
Non gliene voglio e non fingo neppure di volergliene:
«In stanza o sul lettino in terrazza?»
È la mia proposta.
C’è sempre una terza soluzione. Ed è che trasciniamo il materasso del letto sulla terrazza. Molto più comodo per un appassionato 69 di cui sentiamo il bisogno.
«Te la pappo tutta!»
È il mio grido di battaglia.
«Perdonami per il “figa slabbrata” di questa mattina. Hai sempre un fighino da adolescente. Fors’anche vergine!»
e se la ride, soddisfatta dell’improbabile constatazione.
Sollevo la bocca dalla sua palpitante vagina, per benedirla con
«Troia!»
Fremiti mi avvolgono… Il volo è partito…
L’afrore dei suoi umori m’inebria…. I precisi colpi della sua lingua mi fanno sobbalzare.
Sento la sua voce soffocata tra le mie carni, implorare:
«Scopami, Flà! Ho fretta di venire.»
L’esaudisco. La penetro con un dito. Se lo gode per un po’.
Scalcia, si agita. Ne reclama un secondo. Mi morde la coscia…
Bestemmio ma l’accontento. La scopo con vigore, continuando a lavorarla di lingua. La sento già prossima all’orgasmo. Ciò nonostante continua a leccarmela e anch’io sono in procinto di venire. No, anzi…
«Vengooo!»
Lo grido, con ancora le labbra sulla sua figa.
Simona inarca il corpo trascinata dal proprio piacere.
Ce la sfreghiamo di santa ragione.
È mezzogiorno, e il sole è bello splendente su di noi. Calorico più che mai. Ha osservato con benevolenza il nostro amplesso, avvolgendoci con i suoi caldi raggi.
Risultato: siamo madide di sudore e ce ne compiacciamo.
È bello rotolarci, avvinte, in lungo e in largo per tutto il nostro giaciglio: insolentirci trivialmente per poi coccolarci. Le fighe appassionatamente una contro l’altra che, sfregandosi, fondono i propri umori.
L’eccitazione è rinverdita… sono con la crepa a cavalcioni sulla coscia di lei, bella piena. La mia figa è tornata vivace: secerne tutta la mia nuova voglia e si sfrega contro la liscia epidermide della coscia…
Simona si unisce al mio nuovo desiderio. Si tira su e viene con la figa sotto la mia. Queste si sorridono, si aprono. Premo la mia sulla sua. Ah, il piacere di sentirla vivida, rorida!
Baciandoci, scambiamo la gioia che è in noi… e iniziamo a sfregarcele.
Prima lentamente… assaporando reciprocamente le virtù dell’altra figa.
Il ritmo sale. Si fa forsennato.
Cresce in noi anche il piacere… sempre più intenso. Sono al massimo… Tocco il cielo…
«Simo… ti amo!»
Glielo sussurro mentre il mio bacino sta ancora sobbalzando per il godimento. Simona si è stretta fortemente a me, stemperando così il proprio orgasmo.
Che buona la torta di riso
«Siamo lerce e sudate… Dai, che ci rinfreschiamo poi andiamo a pranzo fuori».
Non è semplice trovare una trattoria che ci faccia una buona tagliatella il dì di Ferragosto. Eppure, la troviamo.
Pancia mia fatti capanna!
Che annaffiamo con una fresca bottiglia di vino. Di seguito, cotoletta alla bolognese, contorno patate al forno. Chiudiamo con torta di riso. Di cui Simona è ghiotta.
Un paio di grappette per tornare verso casa un po’ brille.
Strada facendo, Simona mi racconta il suo tradimento nello stanzino buio del deposito farmaci della clinica.
Giovanna, la capo-sala che l’aveva concupita si era dimostrata, ai fatti, violenta e maldestra durante l’amplesso:
«Una povera lesbica. Un gusto del cazzo!» Il suo commento all’avventura fedifraga.
Ridiamo di gusto soprattutto per il commento che le è uscito.
Di strada per arrivare a casa ce n’è ancora e anch’io, cornino per cornino, le racconto di Rosy e di quel che abbiamo consumato assieme. Con la differenza che a me, Rosy è rimasta nel cuore.
Simona dimostra comprensione per la mia sbandata. Si stringe a me:
«Se hai voglia di vederla, dopo quel ‘Ti amo’ che mi hai gridato questa mattina, per me non ci sono problemi. – Mistringe forte la mano – So che non ti perderò mai.»
Sono confusa, titubante:
«Mi piacerebbe che la conoscessi anche tu… È una ragazza che ha spesso momenti di forte depressione. Oltretutto dalla sua finestra si vede una parte della nostra terrazza.»
«Potremmo dedicarci a lei oggi pomeriggio. Giusto per non interrompere quanto abbiamo intrapreso da questa mattina».
«Oh, sì! Mi sembra un’idea. Avrebbe voluto essere porca come la sottoscritta.»
Imbarchiamo Rosy
«Dai mò, telefonale… Così facciamo diventare porca anche la Rosy in un bel giro a tre».
«Vieni con me che la invogliamo.» Mi metto a spogliarla. Lei protesta. «Che cazzo, che fretta hai? Aspetta almeno che sia qui.»
«Dai… dai… Che facciamo un numero che, vedrai, arriverà di corsa». Mi spoglio anch’io. Quasi la trascino in terrazza, in quell’angolo che si vede dalla finestra di Rosy. La chiamo al telefono:
«… Sì sono a casa con Simona… Se vai alla finestra della camera te la faccio conoscere… niente di particolare… Adesso stiamo giocherellando sotto il sole.»
Io intanto abbraccio Simona e mi metto ad accarezzarle la figa. Rosy saluta dalla sua finestra.
Trilla il telefono. È sempre lei:
«Posso partecipare anch’io?»
Prego, accomodati
L’accogliamo come s’usa nelle buone famiglie borghesi:
“Prego, accomodati”, “Ciao come stai?”, “Io sono Simona”.
Qualche abbraccio. Bacetti contenuti.
«Ti va una bibita ghiacciata?»
Vado in cucina ad organizzarla.
Simona e Rosy fanno i loro primi approcci in sala. Ambedue hanno loro spiacevoli esperienze matrimoniali da raccontarsi. Rosy, due matrimoni finiti male. Simona, uno.
Torno con le bibite nel bel mezzo di un momento, tra di loro, di grande attrazione: senza dirsi alcunché, si stanno guardando intensamente. Sono gli occhi che parlano. Appoggio i tre bicchieri. Torno in cucina. Voglio lasciare che l’attrazione si manifesti nella sua genuina complessità. Rientro in sala con la bottiglia del rum – tanto per rendere più funzionale ai nostri intenti, la bibita – e noto che Rosy sta stringendo la mano di Simona, appoggiata al bracciolo.
Passi avanti ne sono stati fatti.
La nota curiosa di tutta questa scena è che sia io che Simona siamo completamente nude. Lei è elegantemente vestita con un tailleur e giacca di seta e una candida camicetta. Sotto nessun indumento, tant’è che sono ben visibili i capezzoli che premono contro il tessuto.
Poppe al vento
A questo punto sono io a rompere la formale atmosfera di benvenuto per spostarla ad un modo più consono delle nostre abitudini.
«Se vuoi liberarti della giacca?»
Se la toglie. Il tessuto lascia trasparire la rotondità delle belle poppe. Lei s’accorge della concupiscenza che ha scatenato in me. Tenta una timida scusa: «Appena mi avete invitato mi sono infilata la giacca e sono uscita…. Ci tenevo proprio fare la vostra conoscenza…»
Da dietro la poltrona le accarezzo il capo, le bacio la nuca. Lei mostra un brivido che la percorre. Volge il capo verso di me. Ad occhi semichiusi ma protende le labbra. Il primo fiocco si configura.
Simona vuole anch’ella partecipare. Si leva in piedi. Senza preamboli mette le mani su quelle poppe che dimostrano l’insofferenza della camicetta.
È insofferente pure Simona, che:
«Ma sono bollenti! Togli quel cazzo di camicia!»
Ad onor del vero la nudità di Simona è più appariscente della mia: tette più rigogliose, triangolino più esteso, natiche più sporgenti. Il tutto su un corpo simile al mio: longilineo e ben proporzionato tra volume e altezza.
Tutto questo si dimostra negli sguardi concupiscenti che Rosy le lancia.
Qui Simona dimostra tutto l’affetto che ha verso di me: mi abbraccia tutta con passione. Mi stringe a sé. Da dietro la sua mano si fa largo tra le chiappe. Lambisce il buco del culo. Decisa come poche, infila due dita nella mia patonza.
Rosy osserva ammirata l’improvviso atto d’amore. Vedo nell’espressione del suo viso una sconsolata nota di mestizia. Rinuncio a lasciarmi andare tra le braccia della mia Simoncina che comprende.
Da me si stacca per prendere dal didietro Rosy che, pur se sconcertata, si abbandona ad ogni suo volere.
Subito in terrazza, Simona la sdraia sul soleggiato materasso. Le si ficca sopra. Prende a premerle il pube con il suo. Lei le si avvinghia con braccia e caviglie, formando un corpo unico per il piacere.
Comodo voyerismo
Mi metto su di uno sdraio lì accanto. Mi godo uno degli spettacoli più sensuali che abbia mai visto. In un certo senso mi faccio un’idea del perché regge il legame che ci unisce, senza ma e perché: Simona è veramente, la macchina dell’amore!
La bramosia con cui si muove tra le cosce di Rosy ne giustifica il lamentoso piacere e le convulse contorsioni. Sul palmo delle mani la tiene sollevata. Prigioniera delle sue labbra. Dove la parte attiva la svolge la lingua, scatenata nel rovistare ogni angolo della carnale fessura. Con un gemito più profondo degli altri, Rosy le squirta sul volto la sintesi del proprio godimento. Quante volte ho provato le stesse sensazioni!
Quanto la sto invidiando in questo momento!
Non ho da lagnarmene più di tanto. Un attimo dopo che ha pacato i residui dell’orgasmo di Rosy mi afferra un polso e mi tira a sé sul materasso. Ha un diabolico riflesso nello sguardo. A Simona succede sempre questo eccesso di follia ogni qualvolta ingurgita gli umori femminili di una sua preda.
Con una certa prepotenza mi costringe a mettermi prona. Mi allarga le natiche. È tra di queste con il volto. Succhia dal mio buco del culo. Ne sferza con precisi colpi di lingua i contorni. Sposta la lingua sul sensibile perineo. Istmo tra culo e figa che diffonde tra questi, brividi e piaceri.
Mi sento elevare al cielo dell’amore. La supplico a non fermarsi mai, e poi mai!
Sento un suo pollice penetrare nel culo. Muoversi in esso. Darmi immane piacere! Un piacere che si espande a tutta la figa che ora sento, anch’essa, in balia delle sue magiche dita.
Mi giro. Volgo la sensuale crepa al cielo. Le sue dita mi inseguono. Ora dentro ne ho tre. Resta sempre il pollice in culo. Respiro affannosamente. Mi contorco spasimando. Non so quello che le dico. Sicuramente sono auliche frasi d’amore.

Anch’io, dopo questo immenso orgasmo voglio dare a Simona il suo giusto godimento. Sarà la mia lingua a spegnere il suo travolgente erotismo con un mix di leccate e succhiate. Auspicando un getto di umori sul viso.
Mi arriva dandomi gratitudine e gioia.
Glielo ripeto:
«Simona, ti amerò sempre!»
L’amore non nuoce alla salute!
“L’amore non nuoce alla salute!” Guardando quei nostri corpi, all’apparenza sfiniti ma inequivocabilmente sorridenti e beati, non si può avere dubbi: siamo nel pieno della forma. Ognuna di noi interpreta questo momento come un intermezzo in attesa di ben più grandi sorprese.
I nostri corpi si abbracciano, si rotolano assieme, uniti. Ci sfreghiamo l’una contro l’altra nell’illusione di fissare eternamente in noi quel piacere profondo acquisito con gli amplessi.
Il sole perde lentamente il suo vigore così come si placa la nostra eccitazione.
Siamo sempre un corpo avvinto alle altre che ora dialoga pacatamente. È Rosy che ci sta raccontando della sua angoscia al calare della notte: la sua devastante solitudine. Il timore di venire annientata nelle tenebre – la minaccia del suo ultimo marito –.
«Non temere Cocca. Adesso hai noi. Un po’ da te… Un po’ da noi… Vedrai, saranno ben poche le notti che ti ritroverai da sola.»
È Simona che le sta promettendo. Io aggiungo:
«Ti faremo conoscere pure Milly che farai fatica a spegnerla in tutta la notte… Ha solo 17 anni ma è una bomba quando la lasciano esplodere.»
Lei:
«Che bello, una fanciulla! Ma se la farà leccare?… Mi piace tanto, quando sono così imberbi!»
La rassicuro:
«Imberbe non lo è. Ha un folto ciuffo di pelo tra le cosce. È più porca di noi tre messe assieme.»
Lei esulta:
«Sarà sicuramente un essere meraviglioso come lo siete voi. Voglio conoscerla.»
Interviene la saggezza di Simona:
«Non correre, ragazza. Te la faremo sicuramente conoscere. Adesso, facciamoci una bella scorpacciata di gelato.»
Il sole è calato e noi abbiamo abbandonato la terrazza. Siamo innanzi a tre coppe di gelato alla crema affogato nel rum. Un ottimo rinfrescante. Panacea dei precedenti nostri bollori.
Si chiacchiera di tante cose, ma Rosy insiste per conoscere Milly. Vorrebbe invitarla a farle compagnia questa stessa notte.
Simona si lascia commuovere:
«Ciao Milly… Come sei messa stasera…Ah, davvero… È veramente un maiale!… Se vuoi, avremmo un giro interessante per questa notte.»
«Tra mezz’ora sono lì»
L’accoglienza a Milly
«Dai… Facciamo a Milly un’accoglienza veramente suggestiva.»
Simona se ne prende a carico la regia. Manovra interruttori e faretti in modo che nella sala tutta in penombra resti solo illuminato il divano. Appena dentro, a sinistra.
Io e lei ci rivestiamo. Rosy, la fa restare in tutto lo splendore della sua nudità. In attesa della giovane pulzella ci scoliamo un buon Moscow Mule.
«C’è la porta accostata. Puoi entrare direttamente.»
Le istruzioni che Simona dà a Milly.
Noi tre ci componiamo come statue, sedute sul divano: Rosy, nuda, al centro. Io e Simona, elegantemente vestite, ai suoi fianchi. Tutte con le gambe accavallate.
«Che meraviglia! Che spettacolo! Quanto siete care!»
È la reazione di Milly alla sorpresa. La ragazza è tanto perspicace. Non ha un attimo di indecisione. Uno dopo l’altro fa cadere tutti i suoi vestiti. A quel punto va verso Rosy. Le si getta in braccio e si attacca con le labbra al lungo collo. Le mani scorrono qua e là palpando quello che trova. Rosy va subito su di giri. La stringe forte a sé e cerca di intercettare le sue labbra. Le trova e s’attacca a lei. Anche noi smettiamo di fare le belle statuine e ridiamo luce a tutto l’ambiente. Visto che ci siamo ci denudiamo. Il tutto salutato da una risata collettiva.
Simona assume un piglio retorico per dire:
«Ragazze, siamo qui riunite per fare soprattutto le porche»
Milly arriva subito ad abbracciarmi. Simona e Rosy si impegnano in un partecipato lingua-in-bocca.
Milly si esprime subito:
«Io però, stasera, ho bisogno di godere tanto. Mi dovete garantire che ad arrivare a domattina almeno tre orgasmi me li fate avere.»
Promettiamo solennemente. Simona continua nella sua regìa:
«Che ne dite se cominciassimo dal top?»
Rosy:
«Che sarebbe?»
«Il 69»
io e Simona in coro. E tanto perché non ci siano equivoci ci sdraiamo, una sopra l’altra, a rovescio, sul divano.
A Rosy e Milly non resta che fare altrettanto sul Bukhara.
Si genera quel mistico silenzio che incornicia la sensuale concentrazione che precede l’esplosione della libidine: la ricerca, nell’altrui corpo, di quei punti erogeni da cui cominciare a dar piacere a la partner. Quel far scivolare, con cognizione, la propria lingua sull’epidermide tra la boscaglia di peli. Consentire al sangue di venire stimolato dal piacere a gonfiare le grandi labbra. Eloquente segnale che la figa è in attesa della leccata.
Il fighino
Al contatto con la lingua di Simona trasferisco i primi umori di questa rinnovata sensualità nella sua bocca. Lei affonda il volto tra le mie cosce, scatena la lingua alla ricerca del clitoride.
In basso, sotto di noi, un piccolo dialogo, Rosy:
«Che bel fighino, mi porti!»
Milly:
«Anche tu hai na figa splendida… Se si può dire, aristocratica… Vedrai che sarai tanto contenta di avermi conosciuta… Ti farò impazzire!»
«Non sarò da meno io… Già mi ecciti solo averti sotto di me.»
«Se squirto ti fa schio?»
«Vorrei esser sicura che lo farai.»
«Potrei giurartelo.»
«Che cara!»
È la conferma che hanno legato.
Attorno, solo il rumoreggiare delle lingue tra le carni… l’appesantirsi dei respiri.
.
È un bisbiglio che lancio a Simona.… Mi viene con il pollice nel culo. Non riesco più a trattenermi. Due… Tre spasmi. Irrigidisco il ventre… Imperterrita m’incula con il dito… Le sbrodolo in bocca.
Simona continua a succhiarmela e viene pure lei.
Sul tappeto.… Dalle litanie in esecuzione, si comprende che anche tra loro, è in corso il finale dell’amplesso. Si cheta con un esausto complimento di Rosy: «Quanto sei porca, bambina mia!»
Copiosa pisciata
Or che piaceri e godimenti sono scemati, mi siedo sul cesso. Mi concedo una copiosa pisciata. Si apre la porta ed entra Rosy. Sa benissimo che sto pisciando ma vuole dirmi qualcosa di riservato.
Si siede sul bidet e tanto per non far cadere la tensione che si è stabilizzata nella casa, mi accarezza la figa mentre ancora sta pisciando.
Non ci crederete ma è una eccitante sensazione! Protendo a lei le labbra. Mi bacia.
«Non hai idea del regalo che mi hai fatto portandomi Milly. Lo so che è un reato, ma quando trovo queste ninfette giovani, giovani, perdo il lume della ragione. Sono un po’ ninfomane. Spero tu mi comprenda. Milly poi, che non è troppo fanciulla è una vera bomba erotica….
Per assecondare questa mia tendenza rasgressiva, ho un’amica di mia madre che mi procura le fanciulle per trascorrere con loro qualche notte. A Letizia – l’amica di mamma – pago cifre esorbitanti per ragazzette che vanno dai 13 all’età di Milly. Non so quanto, poi, a queste arriverà… – Mi accarezza un po’ la figa mentre le ultime gocce dorate cadono nel cesso. – Volevo sentire da te se è il caso di stabilire una mancia da dare a Milly, domattina, se passerà la notte con me. Credo proprio che non sarà l’unica. Mai nessuna mi è piaciuta quanto lei. È una forza! Troia in un corpo da fanciulla. Come posso chiederglielo senza ferirla nell’orggogllio?
» In attesa di una mia risposta, continua ad accarezzarmi la prugna.
«Non mi pare che Milly abbia mai avuto pretese di questo tipo. So che è cresciuta in una famiglia modesta ma non credo che sia così alla canna da darla via dietro compenso… Facciamo che provo a capire se aspirasse ad un cadeau che le ricordi la bella serata trascorsa in tua compagnia.»
Milly è tra le spire di Simona che eccitata come poche la sta leccando focosamente. Questa a squarciagola, grida tutto il suo godimento.
Io e Rosy non ci sembra vero di entrare nel gioco. Ognuna di noi adotta una tetta della ragazzina e ci mettiamo a succhiargliela mentre Simona la fa sbrodolare a tutto spiano. Nella casa è tutto un grido… incitamenti… frasi surreali.
Milly è sfinita. Ringrazia Simona:
«Decisamente sei la più porca di tutte noi – entra nell’argomento che ci sta a cuore – Dovrei pagarti ogni volta per l’orgasmo che riesci a darmi.»
Approfitto che Simona, non ancora sazia, ha brancato Rosy e, sul divano… è con il volto tra le sue chiappe cercando di far raggiungere alla propria lingua il buco del culo. Rosy sta provando di aprirsi più che può alla frenesia che pervade la nuova amica. Ne approfitto per appartarmi con Milly nella cucina e sondare se avesse mai delle aspettative.
«Come ti sembra la nostra nuova adepta?»
«Gentile… Educata… Irresistibile. Non è tutto merito suo… Oppure… Si mette addosso non so quale profumo, che appena l’ho intercettato, mi si è subito bagnata. Non sono stata contenta finché non ho sentito la sua lingua nella crepa. Ha amplificato per tre volte l’orgasmo che mi ha dato. Mi ha sfinito!»
Una notte con Rosy
«Ti andrebbe di passare la notte nel suo letto?»
«Eccome. Soprattutto se quel profumo resta sulla sua pelle anche dopo le rituali abluzioni della notte. A me fa lo stesso effetto di una canna. Vuoi mettere involarsi nel Nirvana mentre ti leccano la figa! Wow!»
«Se ci stai a farle compagnia stanotte e lasci fare a me, di quel profumo, te ne faccio saltare fuori una boccetta.»
«Come no. Con quell’essenza in giro… io, però, ho la necessità di godere. Non le lascerò molto tempo per il sonno.… Dai, Flà…. Datti daffare. Così in un certo senso lo metto in culo anche a quel coglione del tuo amante che mi ha piantato in asso per andare a Varese a gridare “Forza Virtus!”… Ma si può? Fortuna che siete saltate fuori voi, porche come poche!»
Racconto tutti gli aspetti che girano attorno al su profumo a Rosy che come prevedevo:
«se è per “L’eau de Marie”, gliene posso regalare anche un baule. La producono in Francia in un laboratorio di profumeria di proprietà della mia famiglia. È vero, è un’essenza che viene estratta dalla marjuana.»
Lo dico a Milly che esulta e per il restante della serata non molla di stare al fianco di Rosy continuando a sniffarla.
Gran finale
Abbiamo fatto la doccia ognuna per conto proprio. Ci ritroviamo nel bagno: io sul bidet, Simona, innanzi allo specchio che si liscia i capelli. Glieli accarezzo anch’io con dolcezza. Li scosto per baciarle il lungo collo. Sento in lei un fremito e le vedo uno sguardo inconfondibile. Mi chiede:
«quante volte, oggi, mi hai detto ”Ti amo”?»
«Due volte, Amo.»
«Quante volte sei venuta in questa folle giornata?»
«Cinque… Sei volte. Perché me lo chiedi?»
«Perché per due “Ti amo” avanzi ancora un paio di orgasmi ..… Vieni, ti spalmo un po’ della Buona Crema sulla figa e andiamo su a pareggiare i conti.».........................per commenti [email protected] ....................................
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