lesbo

Adele


di Paola28
03.11.2008    |    46.240    |    1 8.4
"Ci toccammo a vicenda smanettandoci i sessi e succhiandoci i capezzoli..."
Di aspetto bello, gli occhi scuri ben truccati lasciavano intuire qualche cosa di misterioso e intrigante.
I capelli corti, neri ma con dei colpi di sole dorati, a caschetto incorniciavano un volto dai lineamenti decisi ma allo stesso tempo delicati, le labbra, appena passate con un colore rosato, infondevano il desiderio dolce di assaporarli.
Così la vidi entrare quella mattina dello scorso settembre nel mio negozio di intimo. Si diresse decisamente verso di me e mi chiese un completo mutandine reggiseno.
Il suo chieder aveva qualcosa di interrogativo. Il suo aspetto mi incuriosiva ma nello stesso tempo mi turbava. Gliene mostrai molti. Poi mi chiese di farglieli provare. Volle il mio parere. Il mio turbamento aumentò. Sentii una fitta a livello di pube non appena presi gli indumenti e la guidai nello stanzino per la prova. Lasciò, secondo me volutamente, la tenda per metà aperta. Potevo osservarla mentre si svestiva. Lei mi vedeva distintamente e per nulla impacciata mi disse: Entri e mi aiuti. Entrai e chiusi al meglio la tenda. Mentre mi voltava le spalle non potei fare a meno di osservare le sue meravigliose mammelle riflesse nello specchio e la macchia scura del pube. Il pelo nero era accorciato e ben curato. L’aiutai ad agganciare i reggiseno che si provava. Prima di toglierli chiedeva il mio parere. Le consigliai di prendere gli slip decisamente sgambati perché mettevano in risalto il suo bel sedere e le lunghe cosce. Le parole mi uscirono spontanee e quasi mi vergognai di averle dette. Lei impassibile si riprovò lentamente tutti i capi. Avevo la sensazione che ci godeva nel vedermi impacciata ma, debbo dire con sincerità, il mio più che impaccio era voglia di stringerla a me ed abbandonarmi alle sue carezze e carezzarla a mia volta. Il mio desiderio era evidente per il fatto che mi sentivo la fica in subbuglio e decisamente tutta bagnata.
Alla fine scelse i tre completi che le avevo suggerito. Prima di uscire dal camerino non potei fare a meno di osservare nuovamente le belle tette sode con i capezzoli irti e scuri. La mia eccitazione aveva sicuramente raggiunto livelli alti perché oramai percepivo i succhi colarmi dalle cosce.
Mi chiese un piccolo sconto. Glielo feci ed in più le regalai un perizoma da abbinare al reggiseno di uno dei completini che aveva acquistati. Prima di uscire mi fissò direttamente negli occhi e disse: io mi chiamo Adele, tu come? Paola le rispose balbettando. Salutandomi aggiunse: ci incontreremo nuovamente e molto presto!
Appena fu uscita dovetti rifugiarmi nel bagno. Il perizoma era tutto zuppo. Lo tolsi ed iniziai a lavarmi la passera grondante. La mano si fece ardita e più che lavarmi iniziai a menarmela. Titillandomi clitoride e grandi e piccole labbra avevo davanti agli occhi le sue meravigliose tette e la fica della quale avevo intravisto la larga fenditura. La mia mano silenziosa fece il suo dovere e venni godendomela vivamente. Ricompostami rientrai dietro il banco senza mutandine che avvolti finirono nella borsetta.
Non pensavo che il suo presto era dopo due ore. Per caso? Stavo facendo la spesa al supermercato vicino al mio negozio. Era davanti a me. Come donna era veramente bella. Alta all’incirca 170 centimetri, indossava un vestitino molto attillato che metteva in evidenza il suo bel corpo, decisamente ben fatto. Anche se forse c’era qualche chiletto di troppo, aveva un modo sensuale di muovere i fianchi che la rendevano armoniosamente desiderabile. L’aderenza del vestito alle natiche mostrava che sotto aveva un sottile perizoma.
La osservai a lungo e nuovamente la mia natura iniziò a emettere succhi. Allora, senza indugi e con decisione, mi avvicinai a lei e nel salutarla le misi una mano sulle spalle. Inutile dire che al contatto la mia fica ebbe come un sussulto.
Lei, dandomi la sensazione di non meravigliarsi nell’incontrarmi, ricambiò con calore il saluto e mi strinse a se facendo aderire il suo corpo al mio. Poi, come a ricordarsi di qualcosa, si avvicinò ancora di più e mi sussurrò: ho indossato il perizoma che mi hai regalato, vuoi vedere come mi sta?
Sì! le risposi, ma dove? O nel bagno oppure nel tuo negozio! Non so perché preferii nel negozio. Ci chiudemmo in uno stanzino da prova e lei invece di sollevare il vestito per farmi vedere l’indumento iniziò a svestirsi. Restò solamente col perizoma e le calze autoreggenti.
Il vedere la striscia del tessuto che s’incuneava tra le sue natiche mi procurò, oltre al solito sussulto, un fremito nelle viscere.
Più la guardavo e più la voglia di abbracciarla si faceva forte, sentivo pulsare il sangue nelle tempie, dovevo deglutire per poter regolare il respiro, il cuore batteva forte in modo aritmico, sentivo che non sarei riuscita a resistere a lungo, così cercai di distrarmi dicendole: ”sai che ti stanno benissimo!”
Non potei più resistere ed allora, senza più indugiare, iniziai a carezzare le belle e toniche rotondità delle natiche e le tette sode con i grossi capezzoli ben tesi. Al contatto la sua pelle diventò come se avesse avuto i brividi. La sentii sussurrare: la fica … toccami la fica … leccamela ... Dopo averle massaggiato il sesso carnoso ed umido e succhiato i capezzoli mi scostai e velocemente mi denudai tutta. Ora eravamo entrambe nude. Ci toccammo a vicenda smanettandoci i sessi e succhiandoci i capezzoli. Purtroppo non potemmo dilungarci molto. Comunque entrambe abbiamo avuto in premio la nostra desiderata sborratina.
Ormai la pensavo sempre. Dovevo conoscerla meglio. Il ricordo delle sue mani dentro la fica mi faceva inebriare. Decisi che dovevo rompere gli indugi e un pomeriggio la chiamai al telefono.
Ci scambiammo poche parole. Entrambe eravamo decise ad avere un incontro lungo e appagante. Considerato che di lunedì mattina il negozio è chiuso decidemmo di vederci il lunedì successivo alle nove a casa sua. Scoprii che abitava a pochi metri dal negozio e quindi da casa mia.
Iniziai a prepararmi il sabato pomeriggio. Marco rientrando dal suo lavoro di rappresentante pensò che le attenzioni al mio corpo erano per lui. Quella sera fu dolcissimo. Mi portò a cena fuori e poi in macchina iniziò a toccarmi ovunque. In breve in auto iniziammo i preliminari che poi a casa sfociarono in una furiosa scopata che mi mandò in estasi. Facevo sesso col mio uomo ma pensavo di avere tra le braccia Adele. Ero veramente stanca ed appagata quando repentinamente entrai nel mondo dei sogni dopo un salutare doccia calda.
Lunedì mattina Marco partì alle sette. Io molto eccitata, fatta una doccia, inizia a prepararmi per l’appuntamento con Adele.
Non sapevo come vestirmi. Dovevo andare sul sex oppure sul riservato. Alla fine decisi per un tailleur a fantasia. La giornata era calda e l’indossai a pelle. L’intimo era un minuscolo perizoma bianco, essendo molto trasparente nulla celava della mia fica bella rasata. Non avevo messe calze. Poi appena chiusa la porta rientrai dentro e indossai un paio di autoreggenti colore carne.
Cosi mi presentai a lei alle 9,00 in punto del famoso lunedì.
Entrando nell’androne il portiere mi chiese: dove va signora? Glielo disse e lui citofonò. Dopo aver detto chi ero, appresa la risposta mormorò: può salire, terzo piano, a destra dell’ascensore.
Appena al piano la trovai sul pianerottolo. Indossava un kimono bellissimo, fondo celeste e con variopinti colori orientaleggiante che le arrivava a metà coscia. Più che una quarantenne (per la precisione 41 anni e 3 mesi) sembrava una giovane trentenne.
Vedendomi mi strinse a se con forza e la sua bocca cercò la mia come aveva fatto nel camerino del negozio. Come allora ricambiai il suo bacio e le lingue intrecciandosi ci fecero ansimare.
Lei senza scostarsi un millimetro da me disse: entriamo a casa prima che ci vedano.
Mi guidò dentro e potei ammirare il bellissimo arredamento, i quadri d’autore che corredavano le pareti erano di vero gusto. Vedendo il mio interessamento per la pittura disse: mio marito è un patito. Un intenditore, corressi, visto che avevo riconosciuto opere di Caruso, Tassinari, Fiume, Guttuso ed altri. Lei si limitò a sorridere e stringendomi ancora di più a se mormorò: dai! Pensiamo a noi!
Queste parole risvegliarono in me il desiderio di lei. Percependo una gran vampata inondarmi il viso e non solo quello, non ebbi più freni. Iniziai col toccarle le tette e poi una mia mano scese fino all’altezza del suo pube. Lei tenendomi sempre stretta disse: “bellezza quanta fretta che hai! Aspetta prima che faccio un caffé e poi ci … gingilliamo”.
La seguii in cucina. Trafficò un poco con la caffettiera, messala sul fuoco si rivolse a me: Paola bramo di averti tra le braccia e saziarmi del tuo corpo! Ti desidero e ti voglio avere come piace a me! È da quando ti ho vista, quella mattina mentre aprivi il negozio, che desidero di scandagliare tutti i buchi del tuo corpo! Pure … io … ti desidero, riuscii a bofonchiare.
In soggiorno sorbimmo il caffé accompagnato da biscotti. Le mi guadava con la stessa cupidigia con la quale l’osservavo pure io.
Terminato il rito del caffé disse: ora “amore” possiamo iniziare. Non poniamoci nessun limite e godiamoci al massimo trastullandoci in questa ore che staremo assieme.
Le sue parole mi diedero ancora più carica. Ormai non ce la facevo più. Sentivo le cosce tutte umide e ardevo dal desiderio di palparla e di farmi palpare.
In un attimo ci ritrovammo completamente nude. Eravamo andate nella stanza da letto. Le mie tette con i capezzoli irti iniziarono a godere dallo strizzamento delle sue dita. Al mio ansimare borbottò: vedo che la mia bella puttanella ha più desiderio di me di godere! … Calma! … La tua Adele ti farà godere da pazza! Ma, Adele vuole pure godere! Questo non dimenticarlo! E chi lo dimentica! Gli risposi mentre con le mani iniziavo a penetrare dentro la sua calda fica. Il mio desiderio aumentò non appena le sue dita presero a penetrare, prima quasi timidamente e poi con sempre maggiore ardire, dentro la mia prugna che non aspettava altro. Iniziai a fremere e mugolare come una gatta in calore. Più gemevo e più le sue mani mi entravano dentro la femminilità che ora era decisamente tutta aperta. Tesa a prendere il massimo del piacere che mi dava subii, senza ricambiare, tutte le sue attenzioni.
Una sua mano oramai era tutta dentro la mia fica mentre con le dita dell’altra mi stuzzicava ora il culo ora le tette. Godevo da pazza. Gridavo senza vergogna il mio godimento mentre lei continuava a scandagliarmi sia l’antro bollente che il secondo canale. La sentii mormorare: Amore … ma tu stai bollendo! … mamma mia quanto sei calda. La mia risposta fu … un gemito di desiderio ancora più lungo. Sembravo morsa dalla tarantola come muovevo il corpo. Mi stava dando molto ma le chiedevo sempre di più. Pure lei ansimava per il piacere che il mio corpo violato le dava.
Lo strofinamento di un suo dito sulla mia tesissima clitoride fece l’effetto eruzione. Spasimando, ansimando, gridando, gemendo, storcendo tutto il corpo, per il sublime piacere, emisi i miei violenti getti che le inondarono non solo le mani ma pure il viso.
Ci riposammo un attimo. Siccome la desideravo iniziai a ricambiare le carezze al suo corpo meraviglioso che si offriva generosamente alla mia vista.
Le tette sode avevano i capezzoli grossi e ben turgidi. Il pelo del suo pube era ben curato e lasciava vedere nitidamente la fica che, a causa del desiderio, era oscenamente aperta.
Iniziai a fare scorrere le mie dita lungo tutta la fenditura. Dal buco dell’ano fino alla clitoride per poi fare il percorso inverso. In breve la sua natura diventò lucida per i succhi che colavano. Più colavano e più le mie mani si facevano intraprendenti. Le ficcai dentro la calda fica prima un dito, poi due, ancora tre ed alla fine tutta la mano. Ruotavo la mano dentro la vulva caldissima e godevo nel sentire le sue grida di piacere. mi gridava: non ti fermare! Continua cosi! Sto impazzendo! Ah!... Ah! … Quanto è bello! … Continua! … Paola continua! … Ficcamela ancora più in dentro!
Nell’ubbidire contemporaneamente mi dedicai pure al suo culetto. Il buco non era stretto per cui facilmente potei ficcarle dentro due dita. Dal suo sobbalzo e dai gemiti emessi compresi che gradiva. Allora continuai con sempre più veemenza. Una mano la deliziava nella fica e l’altra nel culo. Il suo corpo ora sembrava in tumulto. Vibrava come una trottola. Più le mie mani la lavoravano nei buchi, deliziosamente aperti, e più lei gridava di piacere.
Un grido più alto mi fece comprendere che era arrivata. Fu un attimo. immediatamente il suo corpo vibrò violentemente nel mentre la sua fica iniziò ad eruttare una quantità di succhi che imbrattarono il letto ma anche le mie mani ed il viso. Sfinite crollammo una accanto all’altra con i corpi oscenamente intrecciati.
Dopo una doccia con relative pisciate addosso seguite dalle nostre risate. Adele preparò il caffé. Ci guardavamo e ridavamo come pazze. Il dopo caffé fu il nostro secondo round.
Ci riportammo nella stanza da letto. Mi sdraiai e giacendo su un fianco allargai le cosce. Lei distesa sul dorso a cosce divaricate entrò tra le mie. Le nostre fiche ora erano a contatto. Percepivo i peli della sua che strofinavano nella mia. Il contatto ci mandò in estasi. In breve strofinavamo le nostre patate con un tale voluttà che le labbra dell’una si insinuavano nelle labbra dell’altra. I nostri umori ripresero a fuoriuscire. Nuovamente ci ritrovammo ad ansimare. Adele allora si staccò da me, andò nel comò, aprì un cassetto e mi mostrò un grosso aggeggio color carne. Mi sollevai sul letto e preso in mano il gingillo mi accorsi che era formato da due gran cazzi separati da due grosse palle che rappresentavano i coglioni. Attaccato al centro, proprio lateralmente ai coglioni c’era un elastico. Adele circuendosi al bacino l’elastico s’infilò una estremità dentro la fica. La parte rimanente la ficcò dentro la mia che se lo ricevette di buon grado. La rotondità dei due cazzi collegati era grossa ma le nostre fiche erano veramente allargate per cui non soffrirono il penetramento.
Mi sentivo come posseduta da un maschio. Sentivo quel cazzo sempre più in dentro ed il mio godere aumentava. Era duro e sembrava vero. Mi muovevo avanti e indietro, Adele mi guidava in quel movimento. Era quasi come se ballassimo. Lo sentivo sempre più dentro ma lo desideravo ancora sempre di più. Lo stesso effetto l’aggeggio lo facevo su Adele.
I colpi delicati dall’inizio si fecero man mano sempre più violenti. Più affondavamo i colpi e più desideravamo affondarli.
Lo sentivo strofinare sulle pareti interne della mia vulva che era in fiamme. Lo stesso effetto lo subiva Adele. I nostri rantoli di piacere si confondevano con i nostri respiri pesanti. Poi ad un tratto non riuscimmo più a trattenerci ed iniziammo a gridare entrambe: “Siiiiii … cosi … sei … stupenda … magnifico … ohhhhh … bello … quanto è bello … si … ti voglio … continua a pomparmi … cosi … ohhhhh … daiiiiiii … sto godendooooo … ancoraaaa … ancoraaaaaa … Ahi! … Ahi! … non ti fermare! … ancoraaaaa”. Gridavamo insieme come sintonizzate le stesse cose.
Poi lei esclamo: “Paola, sei grande … è come essere … in paradiso … ohhh … Paola, ohhhh ahhhhhhhh, si”.
Furono le ultime parole perché entrambe stramazzammo l’una sull’altra esauste.
Rimanemmo abbracciate a lungo. Poi cercammo di ricominciare ma le forze ci avevano abbandonate. Nella mattinata eravamo venute un’infinità di volte godendo senza freni.
Restammo abbracciate con i corpi stretti per un bel po’. Ci baciammo non so quante volte. Le nostre lingue ancora avevano desiderio di intrecciarsi e noi ne eravamo contente.
Erano quasi le 13,00. allora fatta una doccia rilassante e tonificante ci lasciammo con la promessa di rincontrarci e riscoprire ancora una volta il piacere che i nostri corpi potevano regalarci.
Prima di andarmene ci baciammo a lungo, lingua con lingua e ci toccammo ancora diverse volte le nature che già di nuovo si riscaldavano. Era troppo tardi e dovevo andare. Mi fece promettere che ci saremmo riviste. Lo promisi perché rivolevo di nuovo l’esperienza provata.
Dopo un ultimo bacio scappai.

Paola






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