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Gay & Bisex

Ricordi adolescenziali (1)


di Membro VIP di Annunci69.it neriandrea28
03.06.2015    |    25.116    |    5 9.5
"Temevo che a furia di prenderlo dietro la mia virilità sarebbe definitivamente venuta meno..."
- Che dici se te lo metto un po' in culo?
Era questo il modo spicciativo con cui il mio amico Sergio mi chiedeva di soddisfarlo. Eravamo coetanei, quattordicenni o giù di lì. Io passavo le estati nella grande villa che i miei avevano in campagna e lui, figlio dei custodi, era il mio compagno di giochi fin da quando eravamo piccolissimi, in pratica passavamo tutto il giorno insieme. Giocavamo a ping pong, facevamo giri in bicicletta, andavamo a pescare e a farci il bagno nel fiume che scorreva lungo la nostra proprietà, e molte altre cose, ma sempre insieme.
Quando mi faceva quella richiesta io mi prestavo subito, dissimulando l'eccitazione che ne provavo.
In genere lo facevamo nella boscaglia che contornava il fiume, dove andavamo a fare il bagno. Era un posto ben riparato, non c'era mai nessuno. Mi toglievo il costume e mi stendevo a faccia in giù sull'asciugamano, aprendomi le natiche con le mani per facilitargli il compito. Lui si inumidiva il pisello (come lo chiamavamo noi allora) con un po' di saliva, poi si stendeva su di me e lo puntava sul mio buchino. Il suo pisello non era molto grosso, ma abbastanza lungo e sottile, duro, normale per l'età direi, ma all'inizio il dolore della penetrazione era lancinante e io mi divincolavo per farlo uscire. Al secondo tentativo il dolore scemava e lui pian piano riusciva a infilarmelo dentro un bel po', poi cominciava a muoversi avanti e indietro; il dolore passava sostituito da un leggero fastidio. Ma oltre al fastidio quel corpo duro e caldo dentro di me mi dava anche qualche brivido di leggero piacere. Durava poco, perché a quell'età non ci vuole molto ad arrivare al piacere. Pochi movimenti e poi gli spruzzi caldi di sperma che sentivo dentro di me mi segnalavano la fine, proprio quando il mio sfintere si era ormai arreso all'intrusione e il fastidio era stato ormai sostituito da sensazioni sempre più piacevoli; inevitabilmente frustrato dalla sensazione di vuoto che provavo sentendo il suo pisello ammosciato scivolare fuori. Ma non avrei mai avuto il coraggio di manifestargli la mia delusione, perché sarebbe equivalso ad ammettere che prenderlo in culo mi piaceva. E le cose tra noi erano invece ammantate da un velo di ipocrisia, i nostri ruoli si erano definiti e stabilizzati, in modo tacito, senza nessun discorso esplicito: io il passivo e lui l'attivo, come si direbbe oggi.
In questi incontri io non arrivavo mai al piacere perciò dopo, appena possibile, mi chiudevo in bagno e mi masturbavo ripensando alle sensazioni provate mentre Sergio mi inculava, cosa che mi faceva eiaculare rapidamente. Dopo, sbollita l'eccitazione, subentrava la vergogna per quello che mi facevo fare da Sergio. Non lo farò mai più, pensavo, non voglio diventare frocio. Temevo che a furia di prenderlo dietro la mia virilità sarebbe definitivamente venuta meno. Ma questi propositi duravano poco e non vedevo l'ora che lui mi inculasse di nuovo. Cosa che avveniva regolarmente.
La cosa era cominciata l'estate in cui avevamo tredici anni, se ben ricordo. Sebbene avessimo la stessa età Sergio, da buon ragazzino di campagna, era molto più sveglio di me e anche più disinibito. A quell'età le mie pulsioni sessuali erano ancora vaghe e indefinite, anche se avevo imparato a masturbarmi e ad apprezzare il piacere provocato dall'espulsione di quel liquido biancastro che usciva ancora in poche gocce dal mio pisello. Naturalmente sapevo tutto sul sesso, ma solo teoricamente e sapevo che i rapporti tra uomini erano fortemente deprecati, peccaminosi, qualcosa di vergognoso. Però non mi tirai indietro quando Sergio mi propose di toccarci reciprocamente mentre eravamo nudi, dopo il bagno nel fiume, al riparo della boscaglia che ci nascondeva agli occhi di eventuali passanti. Mi chiese di masturbarlo e mi piacque vederlo schizzare il suo sperma, molto più abbondante del mio. Poi gli chiesi di restituirmi il favore ma lo fece svogliatamente e non mi diede nessuna soddisfazione. Lo rifacemmo qualche giorno dopo e questa volta lui mi si accostò dietro e infilò il suo pisello tra le mie cosce. Non mi sottrassi e lasciai che si muovesse addosso a me, tenendomi per la vita, anzi lo agevolai stringendo le gambe: mi piaceva quel contatto così intimo tra il suo pisello caldo e la mia pelle, anche se temevo che mi eiaculasse addosso. Ma prima di farlo si scansò e indirizzò il getto su un cespuglio. Non si offrì di far venire anche me ed io non glielo chiesi, ma in fondo non lo desideravo veramente.
La volta dopo, mi chiese di rifarlo ma ad un certo punto sentii il suo pisello non più tra le cosce ma spingere tra le natiche contro il mio buchino.
- Che fai? - gli chiesi allarmato.
- Dai fammi provare a mettertelo un po' in culo - rispose sempre tenendomi con un braccio, mentre con l'altra mano cercava di indirizzare sempre meglio il suo arnese sul bersaglio.
- No, per favore! - protestai molto debolmente. Tuttavia non mi sottrassi e lui diede una forte spinta sufficiente a forzare il mio sfintere.
Sentii una fitta di dolore pazzesco e mi divincolai.
- Ahi che male - mi lamentai - Basta, smettiamo.
Ma ormai non voleva rinunciare.
- Aspetta dai, riproviamo - insistette. Si bagnò il pisello con la saliva ed io lo lasciai fare. Entrò dentro di nuovo ma il dolore fu molto minore, quasi sopportabile, e lo sentii muoversi contro di me penetrando sempre più a fondo ad ogni spinta. Il dolore era ormai passato e la cosa non era più tanto spiacevole sentire quel cilindro di carne muoversi dentro di me, ma durò pochissimo, lo sentii pulsare e poi percepii gli schizzi caldi del suo sperma. Provai una grande sensazione di sollievo quando uscì, istintivamente mi toccai dietro e sentii del bagnato sulle dita, erano due gocce di sangue.
Ci rivestimmo senza parlare e tornammo a casa.

Continua
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