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Gay & Bisex

Quasi fratelli


di aramis2
11.09.2020    |    14.562    |    8 8.2
"Il mio sedere ebbe uno spasmo mentre mungevo ancora di più il suo pene tremante facendolo gridare in estasi..."
Fu davvero strano, solo quando sentii che uno dei miei migliori amici era coinvolto in una relazione seria, mi resi conto che in realtà ero piuttosto solo.
Si trattava di uno degli ultimi miei amici non legati ad un partner.
Non ci avevo fatto caso prima di allora, io ed i miei tanti amici, maschi e femmine, eravamo rimasti in gruppo per così tanto tempo che non avevo mai pensato molto alle relazioni serie. Ovviamente molti di loro avevano avventure di tanto in tanto, ma fino ad allora non mi ero reso conto che probabilmente ero l’unico rimasto.
La verità era che non avevo mai avuto una relazione seria, mai!
Eccomi lì, a 22 anni ed ancora vergine.
Mi ero persino reso conto della mia sessualità abbastanza tardi. Oh, ero un ardente masturbatore da quando avevo 13 anni, come la maggior parte dei ragazzi, ma stranamente quello era sempre stato sufficiente per me. Fu solo al mio diciassettesimo anno che iniziai a chiedermi se ero gay, perché mi ero sempre masturbato fantasticando su ragazzi, ma lo negai a me stesso.
Tuttavia non fui in grado di negare l’incidente che cambia la vita e che rese chiara la mia sessualità una volta per tutte l’anno successivo.
Sebbene i dettagli esatti rimangano un po’ velati, fu abbastanza chiaro da non lasciare dubbi.
Avevo 18 anni ed eravamo stati ad una festa a casa di un amico, un sacco di gente, molti miei amici e molti che non conoscevo.
Dopo qualche drink ero ancora in piedi, ma comunque un po’ distaccato dalla realtà e barcollante.
Sebbene conoscessi perfettamente la disposizione della casa, mi disorientai mentre cercavo il bagno e mi ritrovai in una delle camere da letto. Il letto sembrava così invitante che pensai che sarebbe stato bello sdraiarsi per un paio di minuti.
Non ho idea di quanto tempo rimasi sdraiato, ma tornai in me al sentire il mio morbido rigonfiamento massaggiato per bene attraverso i jeans.
Oltre che bello, era assolutamente incredibile e, non avendo la mente abbastanza chiara da chiedermi cosa stesse succedendo, rimasi sdraiato e gemetti di piacere mentre il mio uccello si induriva.
Avevo sempre trovato piuttosto piacevole lo strofinare il mio cazzo mentre era ancora morbido, sentendolo diventare sempre più grosso fino a quando non era completamente eretto. In effetti se mi prendevo il mio tempo e mi trattenevo ad accarezzarlo leggermente e molto lentamente, la pre eiaculazione di solito iniziava a gocciolare quando il mio pene era completamente rigido e pronto per una buona sega. Ad ogni modo la cosa che ricordo subito dopo, fu che la mia zip che veniva abbassata, i jeans spalancati e c’era un pugno stretto intorno al mio cazzo duro come la roccia, che pompava per tutta la lunghezza su e giù con forza, uuh oh ragazzi, in su oltre il bordo sensibile per poi immergersi nei miei ricci peli pubici neri, con forza sufficientemente forte da schiacciare le mie palle quasi dolorosamente, ma, oh, che piacere! Sì, sì! Ultra fantastico, non c’è niente di meglio di una bella sega dura!
Spinsi con i fianchi al ritmo di ogni colpo verso il basso, assaporando ogni deliziosa pompa, le mie palle che oscillavano.
L’abbondante pre eiaculazione produceva un rumore erotico spumeggiando intorno alla cappella gonfia e viola e gocciolava umida lungo il mio albero rigido e tremante. Non avevo ancora realizzato che non mi stavo masturbando! Nessuno tranne me mi aveva mai fatto venire prima di allora e forse era per questo che mi sembrava così incredibilmente fantastico.
Di nuovo la mia testa fu altrove per alcuni minuti.
La scena successiva nella mia mente però è completamente vivida per colori, odori, sentimenti, tutto, avevo jeans e boxer intorno alle caviglie, le mie gambe erano divaricate con un ragazzo sconosciuto inginocchiato tra di loro che massaggiava le mie grandi palle e succhiava con forza il mio cazzo palpitante!
Mi dimenavo di piacere e gemevo.
La sua mano stringeva con forza il mio grosso pene, masturbandomi, mentre la sua lingua mi frustava la cappella e sondava la fessura. L’altra mano sollevò le mie palle pendenti e un dito umido sfregò intorno alla parte esterna del mio buco del culo con la promessa di immergersi presto.
Mi piaceva penetrarmi con le dita o usare qualcosa da spingere dentro e fuori mentre mi masturbavo.
Ansimai quando il suo dito entrò nel mio buco, il mio uccello tremò, un profondo brivido mi attraversò e aprii le gambe più che potevo sollevando i fianchi in modo che potesse spingerlo più a profondamente.
Le palle si stavano contraendo molto velocemente mentre mi masturbava più velocemente, faceva scorrere il dito dentro e fuori mentre mi succhiava le palle.
Sapevo che il mio primo getto di sperma caldo sarebbe stato fantastico e avrebbe spruzzato con forza. Aprii le labbra certo che il primo fiotto di sborra mi sarebbe stato sparato in faccia e, speravo, in bocca, lo adoravo.
Ma poi mi resi conto!
Con gli occhi spalancati, totalmente sorpreso, quasi incapace di capire la realtà di ciò che stava accadendo, quasi caddi dal letto correndo fuori della stanza cercando di tirarmi su i jeans. Il mio cazzo ancora eretto dondolava pesantemente gocciolando pre eiaculazione mentre correvo rendendo impossibile alzare la cerniera finché non arrivai in bagno.
Tremavo per la confusione e la lussuria, il mio cazzo pulsante si rifiutava di diventare molle.
Era successo davvero? Era una specie di sogno creato dall’alcool? Stordito e non poco confuso su molti fronti, scesi di sotto, bevetti un altro paio di drink in rapida successione e non ricordo più nulla di quella notte.
Tuttavia non potevo nascondermi la verità. Era sicuramente successo e dovevo confessare che mi piaceva assolutamente quello che quel ragazzo sconosciuto mi aveva fatto.
Anche se le immagini e le sensazioni il giorno successivo balenarono nella mia coscienza, il mio cazzo si muoveva di desiderio e le mie palle mi facevano male. Fu allora che capii di essere gay. Ma sapere è una cosa, fare un ulteriore passo avanti era un’altra.
Tuttavia era come se la mia sessualità si fosse finalmente completamente risvegliata! Da quel momento in poi mi masturbai con ancora più fervore, i ricordi di quella notte mi portavano a potenti orgasmi. Dopo essere venuto, giacevo sudando copiosamente con sperma caldo e scintillante che mi inzuppava lo stomaco ed il petto.
L’odore della mia sborra fresca spesso me lo faceva indurire di nuovo. Spargevo lo sperma sul petto e sullo stomaco e ne lubrificavo il cazzo duro per un’altra bella sega.
Mi piaceva leccarlo via dalle mie dita appiccicose, ricordando che il ragazzo che aveva succhiato il mio pene duro, si era goduto la mia pre eiaculazione in bocca, che ne conosceva il sapore ed aveva conosciuto il mio uccello duro e caldo. Quindi pompavo di nuovo. Oh sì, il ricordo era più vivido ad ogni colpo! Aveva afferrato il mio pene rigido giocando con la sua grossa durezza, lo aveva masturbato in modo così bello, l’aveva succhiato, leccato la pre eiaculazione dalla mia cappella gonfia, massaggiato le mie grandi palle pelose e spinto il dito nel mio buco del culo.
Aaah!
Oh ragazzo, oh sì, sì!
Sentivo il mio sperma salire dalle palle, il cazzo palpitante formicolare sempre di più ad ogni pompata e presto sparare di nuovo.
Lo volevo così tanto, avevo disperatamente bisogno di un ragazzo nella mia vita. Non avevo mai afferrato il pene eretto di un altro ragazzo prima di allora e mi masturbavo all’infinito davanti a foto e video di seghe, di succhiate di altri ragazzi. Oh quei cazzi! Se solo avessi potuto mettere la mia mano intorno a uno di loro, succhiarne uno in bocca, assaggiare quel caldo sperma, inculare un ragazzo, sentirlo gemere mentre spingevo dentro e fuori il mio grosso uccello!
A volte ero nauseato dalla necessità e molto agitato anche dopo essermi masturbato.
Fortunatamente la nostra banda di amici intimi impedì alla mia solitudine di essere una realtà.
Ma tutto questo, a 22 anni, mi faceva sentire davvero un uomo strano. Le coppie generalmente non desiderano che un amico non legato, giri troppo in giro. Ovviamente c’erano ancora molti inviti ed avevo ancora una vita abbastanza sociale, ma non riuscivo a liberarmi di questa sensazione di solitudine. Semplicemente non c’era quella persona speciale con cui potermi confidare, condividere la mia vita in modo significativo.
Il problema era che non riuscivo a pensare a come avrei potuto cambiare la situazione. Masturbarsi era una cosa, sicuramente una cosa importante! Ma dove avrei potuto trovare qualcuno di mio?
Qualche mese dopo, mentre stavo facendo qualcosa di noioso come passeggiare per il supermercato con un carrello, successe.
Ero in piedi accanto al mio carrello alla fine di un corridoio a guardare i vari prodotti per la pulizia dell’auto quando un altro carrello svoltò l’angolo e mi colpì alla caviglia. Il dolore era incredibile, mi fece venire le lacrime agli occhi e dovetti accovacciarmi.
Sopra la nebbia del dolore e le mie grida “Hai, oh, oh, hai!” sentii una voce.
“Mi dispiace!”
Un ragazzo della mia età si chinò di fronte a me cercando di prendermi il braccio come per aiutarmi a rialzarmi dicendo in tono di scusa: “Quel maledetto carrello ha una volontà tutta sua”.
Quando mi alzai, la sua voce preoccupata disse: “Lascia che ti porti dal dottore.”
“Non sarà necessario, è solo un colpo, sai quanto può essere dannatamente doloroso su una caviglia.”
“Beh, almeno lascia che ti offra un caffè, o vuoi qualche cosa d’altro?”
“Non occorre, mi passerà.”
“Ma io lo voglio.”
Era quasi un appello (cosa voleva dire?)
Lo guardai più da vicino per la prima volta. Hmm, che ragazzo carino. Bella corporatura con indosso maglietta e jeans, una barba di due giorni, capelli scuri che pendevano sugli occhi castani sorridenti.
Sebbene interessato, mi sentii obbligato a dire: “Davvero, non devi...”.
“Lo so, ma lo voglio, davvero.”
Il mio cuore batteva forte ‘pensa velocemente, pensa velocemente, cosa devo fare? Oh che… che cosa… dovrei? Perché no, che male ci sarebbe?’
“Va bene.”
Dopo brevi presentazioni: “Io sono Matteo.” “Io sono Stefano.”, andammo, io zoppicando, al bar dietro l’angolo.
Ebbene sì, zoppicavo, con Stefano che camminava lentamente accanto a me, in un certo senso mi aiutava tenendomi il braccio. Non avevo bisogno di assistenza suppongo, ma sembrava piuttosto eccitante!
Ci sedemmo a un tavolino per due vicino alla finestra.
Era così bello, il sole ci riscaldava mentre parlavamo, la deliziosa fragranza del caffè fresco che si diffondeva intorno a noi si mescolava con l’odore del cibo gustoso.
Andavamo davvero d’accordo.
Sapete come a volte quando si incontra una persona per la prima volta c’è dell’imbarazzo? Non c’era proprio niente del genere. Chiacchierammo facilmente senza esitazione poiché fu chiaro che eravamo compatibili in molte cose. Ci piacevano gli stessi sport, ci piaceva lo stesso cibo ed eravamo entrambi un po’ estroversi.
Lui lavorava per un’agenzia editoriale, era così rinvigorente trovare qualcuno con un interesse letterario simile al mio.
Parlammo di amici e famiglia.
Alla fine confessò che il motivo per cui era così ansioso di prendere un caffè con me non era solo una risposta all’incidente, ma anche perché assomigliavo incredibilmente a suo fratello con cui era molto legato.
“Quanti anni ha il tuo fratello?”
Una breve esitazione.
“Aveva un anno più di me.”
“Aveva?”
Gli salirono le lacrime agli occhi mentre si sforzava di dire: “È morto quasi 6 mesi fa”.
Un’ondata di profonda compassione mi colse e senza pensarci posai la mia mano sulla sua.
“Oh, mi dispiace così tanto amico, come è stato...?”
“Un incidente in moto.”
Stefano non tolse la mano ma era ovviamente coinvolto dal dolore di aver perso il fratello.
Restammo seduti in silenzio a lungo e poi lui mi sorprese stringendo la sua mano attorno alla mia mentre una lacrima gli scorreva lungo la guancia.
“Grazie Matteo, mi hai davvero aiutato stamattina. Stavo attraversando un periodo così difficile e all’improvviso, sembravi proprio come lui, e poi noi, sai, ci siamo trovati così bene, non è vero?”
Fu il mio turno di avere le lacrime agli occhi, avevo tanta compassione per lui. Ero figlio unico e non riuscivo a immaginare come doveva essere avere un fratello, amarlo così tanto e poi perderlo.
La cosa divertente era che, da quando avevo capito di essere gay, mi era venuto il desiderio di avere un fratello.
Un mio buon amico etero, a cui segretamente pensavo durante le mie ‘sessioni’, mi aveva confessato, dopo un bel po’ di birre, che lui e suo fratello si erano spesso masturbati l’un l’altro durante l’adolescenza e aveva avuto il miglior pompino di sempre da lui.
Wow! Fu una svolta importante per me e continuavo a fantasticarci sopra spesso mentre mi segavo.
Ora però, mentre osservo il suo dolore, mi sentivo in colpa e confuso.
In effetti ero distrutto da una complessità di emozioni contrastanti. Il mio cuore era completamente rivolto a Stefano, ma allo stesso tempo la sua mano sulla mia provocava un inquietante grado di desiderio fisico.
Volevo essere la persona lì per lui, per quello di cui aveva bisogno invece di essere colpito dai miei bisogni sessuali, il mio cazzo si stava irrigidendo, per l’amor del cielo!
I miei sentimenti per il dolore di Stefano erano però genuini e cercai di offrire alcune parole di conforto sapendo che non ci sono parole che possano davvero aiutare.
Alla fine il momento passò, la nuvola svanì e finimmo per prendere accordi per incontrarci di nuovo la sera successiva per cenare.
“Mi piaci davvero, Matteo, non è solo perché mi ricordi mio fratello, penso che possiamo diventare amici intimi.”
“Per me è lo stesso Stefano, è come se ti conoscessi da sempre, sono così felice che tu mi abbia incontrato!”
Ci separammo esitanti.
Il battito del mio cuore fu costantemente accelerato per tutto il resto della giornata mentre pensavo al simpatico Stefano, sentendo ancora il tocco della sua mano, forte, caldo e maschile. Mi sarebbe tanto piaciuto che quella mano… oh no, non pensarci!
Avevamo la stessa età e quasi la stessa altezza e corporatura. Avevamo anche colori simili: pelle abbronzata e capelli scuri. La differenza avrebbe potuto essere che non avevo molti peli sul corpo, mentre avevo visto dei peli neri fare capolino sopra il bordo del collo della sua t-shirt. Mmm, avrei potuto scommettere… oh no, non pensarci!
Ovviamente non potei trattenermi dal pensarci quella notte mentre mi segavo, ma ero determinato a essere un buon amico per Stefano e lo volevo sinceramente come amico e non solo come oggetto sessuale, una sorta di…, no davvero, non lo volevo.

Il giorno seguente Stefano mi chiamò, non appena vidi il suo nome sul mio telefono il mio cuore ebbe un sussulto, voleva annunciarmi che non ci saremmo visti?
“Ehi Matteo, stavo pensando, invece di andare a mangiare fuori perché non vieni a casa mia? Possiamo farci portare qualche cosa e mi piacerebbe mostrarti alcune foto di mio fratello sul mio computer, prometto di non essere troppo morboso!”
“Ottima idea, mi piacerebbe.”
Mi diede il suo indirizzo per inserirlo nel mio GPS e ci accordammo perché il take away arrivasse intorno alle 19:00. Anche i nostri piatti da asporto preferiti erano gli stessi ed anche questo fu un’emozione per me.
Le cose erano certamente cambiate in meglio nel giro di poche ore.
Mi ci volle un’eternità per prepararmi ad uscire. Di solito non ero troppo esigente in fatto di vestiario, ma provai quella maglietta, quei pantaloni, finché non realizzai quanto fossi patetico, mi infilai un paio di jeans e una maglietta e me ne andai.
Non mi ci volle molto per arrivare a casa di Stefano. Wow! All’improvviso ero molto nervoso e il mio cuore batteva all’impazzata mentre il campanello d’entrata ronzava. La porta scattò e mentre mi avviavo verso la sua porta, il mio nervosismo svanì immediatamente.
Era in piedi sulla soglia con il sorriso più accogliente e mi fece cenno di entrare.
Accidenti, la vista di quel sorriso mi fece cedere le ginocchia!
Aperto, invitante, schietto, con un sorriso molto sexy.
“Ehi amico, come va?”
Disse mettendomi un braccio intorno alle spalle e guidandomi dentro.
Era il tipico appartamento da giovane scapolo, cose raccolte qua e là a caso, nessuna vera preoccupazione per la sistemazione, comodo e pratico.
Lui si mise subito al lavoro sistemando i pacchetti dell’asporto su un tavolino davanti a un divano.
“Sto morendo di fame, ero troppo occupato e non ho pranzato, sono tornato a casa tardi e non ho neppure avuto il tempo per fare una doccia.”
Ci sedemmo uno accanto all’altro sul divano davanti al cibo. Lui aprì un paio di birre che bevemmo direttamente dalla bottiglia.
Non potei fare a meno di sentire il suo calore, il suo odore proprio accanto a me mentre divorava il cibo con molto gusto.
Vidi il collo della bottiglia di birra entrare nella sua bocca. Oh ragazzi, labbra così carnose, bagnate e succhianti non lasciarono nulla alla mia immaginazione.
Finimmo in fretta e mi chiese se avevo problemi che si facesse una doccia veloce, mi mostrò la sua collezione di cd e mi disse di mettermi a mio agio.
Rimasi un po’ a guardare i cd, mentre ascoltavo il rumore della doccia nel suo bagno. L’immaginazione ebbe la meglio su di me e mi avvicinai alla sua camera da letto. La porta era socchiusa a sufficienza per dare una chiara visuale di gran parte della stanza.
La doccia si fermò e in pochi secondi apparve Stefano completamente nudo. Wow! Un ragazzo così carino con un corpo davvero bellissimo. In forma e atletico e avevo ragione sui suoi peli sul corpo. Non masse ma una buona copertura di peli neri che si aprivano a ventaglio sul petto e sulla pancia piatta con un delizioso cespuglio riccio, il suo splendido cazzo paffuto che ondeggiava pesantemente sopra le palle pendenti mentre si asciugava.
La mia erezione era tesa nei jeans e mi mancava il fiato.
Stefano si infilò jeans e maglietta ed io tornai in salotto mentre lui arrivava tirandosi giù la camicia, permettendomi una rapida occhiata alla scia pelosa che scompariva sotto la cintura dei pantaloni.
“Scusa Matteo, ma avevo davvero bisogno di fare una doccia per rilassarmi”.
“Nessun problema, sono stato occupato.”
Accidenti! Non era di sicuro una bugia.
Ero più che agitato e alle prese con una grande erezione mentre lui prendeva il suo laptop e si sedeva accanto a me sul divano, col suo profumo virile.
“Ti dispiace se ti faccio vedere alcune foto di mio fratello? Prometto di non emozionarmi.”
“Niente affatto, anzi mi piacerebbe.”
Ovviamente era importante per lui e volevo sinceramente che mi mostrasse qualcosa della sua storia con Giacomo.
Stefano aveva un sacco di file con il fratello a varie età.
Era davvero notevole, quasi inquietante, quanto io e Giacomo ci somigliassimo dall’infanzia fino a poco tempo fa prima. Capivo perfettamente quanto doveva essersi sentito sorpreso Stefano quando mi aveva visto nel negozio.
Aggiunse commenti mentre guardavamo con molte risate.
Era così ovvio quanto fossero stati uniti i due fratelli. Molte foto li mostravano con le braccia intorno alle spalle dell’altro o a guardarsi con grande affetto.
Una fotografia particolarmente bella mostrava i due fratelli da adolescenti, piuttosto magri, che si abbracciavano a una festa in spiaggia vestiti solo dei loro costumi da bagno. Dovevano aver appena lottato perché erano ricoperti di sabbia e l’elastico di Stefano pendevano molto sotto i suoi fianchi mostrando chiaramente dei peli pubici. Immaginavo che sarebbe stato naturale per i due fratelli scoprire insieme cose di natura sessuale mentre crescevano, i loro compleanni erano solo a poco più di un anno di distanza.
Si erano svegliati insieme ai piaceri della masturbazione e alla fine si dovevano essere masturbati a vicenda frequentemente?
La mia mente cominciò rapidamente a pensare ad un possibile scenario con una immagine di Giacomo sedicenne, seduto sul suo letto, nudo dalla vita in giù, che mostrava con orgoglio al fratello minore quanto grande fosse diventato il suo cazzo.
Per alcuni secondi la mia fantasia galoppò mentre Giacomo pompava il suo adorabile uccello adolescente e mi sembrava quasi di sentirne la voce.
“Senti quanto è grosso e duro il mio cazzo oggi Stefano, oh ragazzo, potrei sparare senza fine. Dai, mi fanno male le palle, fammi una bella sega come le sai fare così bene, poi te la farò io. Non te ne pentirai, sai che ti mungerò ogni goccia di sborra dal cazzo!”
Cercando di riportarmi con difficoltà alla realtà, mi sentii in colpa e tentai di allontanare dalla mia mente quei pensieri e quelle immagini.
Cosa mi stava succedendo? Avevo 22 anni e mi comportavo come un adolescente fuori controllo!
Mi resi conto che non avevo mai provato nulla di simile a quello che si stava sviluppando tra me e Stefano. A rendere le cose infinitamente peggiori, c’era il fatto che ero davvero eccitato, alla grande!
Stefano proseguì con le immagini ed io ero sempre più invidioso del rapporto che aveva vissuto con suo fratello. Non geloso, questo sarebbe stato negativo per una cosa bella, ma da figlio unico non conoscevo l’amore che poteva esistere tra fratelli.
Mi resi conto di avere degli amici, a molti dei quali ero estremamente affezionato, ma semplicemente non era la stessa cosa.
Giacomo era chiaramente una persona speciale e avevo il sentore della perdita che la sua morte aveva significato per tanta gente, specialmente per suo fratello minore. Mentre Stefano si rallegrava nei ricordi, io diventavo sempre più triste.
Purtroppo, molte foto dopo, il tutto si interruppe.
Sul portatile apparve un’immagine che fece sussultare Stefano. Era una foto di Giacomo sulla sua moto che salutava con la mano.
“Non mi ero reso conto che... l’avevo dimenticata... io… io…”
Le lacrime si formarono rapidamente nei suoi occhi e rotolarono lungo le sue guance. Si portò le mani al viso mentre cercava di soffocare un grido angosciato.
Non ci voleva particolare immaginazione per rendersi conto che quella era l’ultima foto che lui aveva scattato a Giacomo prima che se ne andasse verso la morte.
Un enorme sospiro seguito da un singhiozzo sconvolse il ragazzo mentre si seppelliva il viso tra le ginocchia.
Non sapevo cosa fare. Cosa si può fare in una situazione del genere? La cosa migliore che potevo immaginare era essere lì per lui.
Cercò coraggiosamente di rimettersi in sesto, ma avere incontrato me che assomigliavo tanto a suo fratello morto era troppo per lui.
Le lacrime scendevano, il respiro inframmezzato da singhiozzi dava un’espressione angosciata al dolore che provava, si alzò di scatto e mi abbracciò in un forte abbraccio appoggiando la testa sul mio petto.
Mi sentivo infelice per lui, cercando colpevolmente di ignorare la calda sensazione del suo corpo premuto contro il mio, anche se le lacrime si formavano nei miei occhi. Stefano singhiozzò sulla mia spalla mentre lo tenevo stretto. Accarezzai ripetutamente la sua nuca, dicendogli che andava tutto bene.
Ovviamente non andava tutto bene, ma cos’altro avrei potuto dire?
Con gli occhi accecati dalle lacrime, alzò la testa verso la mia come per baciarmi, sussurrando così piano da permettermi di capire a malapena cosa stesse dicendo.
“Giacomo.”
Il mio corpo si irrigidì mentre la mia mente andava in confusione.
Stefano era emotivamente disorientato? Era davvero il mio aspetto così simile a quello di suo fratello morto da fargli desiderare me come amico e non per quello che ero io? Se fosse stato così, come avrebbe potuto esserci un futuro significativo in questa relazione, anche come amico, perché non sapevo se Stefano fosse gay, bisessuale o altro.
Lo spinsi via e mi alzai non sapendo cosa dire o spiegare come mi sentivo.
Riuscii a dire: “Sarà meglio che me ne vada.”, mentre mi avvicinavo alla porta.
Il viso di Stefano mostrava sgomento, smarrimento, angoscia ma non riuscivo a capire quello che diceva mentre praticamente correvo alla mia macchina.

Il giorno successivo sembrava cupo anche se il sole splendeva. Ero stato così incoraggiato dalla ritrovata amicizia con Stefano, ma poi era crollato tutto amaramente.
Il mio senso di rifiuto era acuto e non mi ero mai sentito così solo.
Ignorai le sue ripetute chiamate per l’intera giornata. Non mi ero reso conto di quanto il dolore emotivo potesse essere così estenuante e debilitante.
Fu solo il giorno dopo che cominciai a tornare in me.
Indipendentemente dalla realtà che c’era dietro quello che era successo, riconobbi di aver agito egoisticamente, per orgoglio e di non essermi nemmeno preoccupato di scoprire la verità.
Mi tornarono in mente buoni consigli del passato: si era verificato un incidente che mi aveva lasciato arrabbiato e indignato e un amico mi aveva detto: “Lasciati andare!”
Poi il telefono trillò ed era di nuovo Stefano.
Questa volta risposi immediatamente e lui esclamo rapidamente, probabilmente temendo che lo interrompessi: “Mi dispiacerebbe così tanto Matteo, se tu mi lasciassi...”
Lo interruppi.
“Dove sei?”
“A casa, perché...?”
“Resta lì, sto arrivando”
“Ma…?”
Non gli diedi la possibilità di finire.
In meno di 15 minuti ero a casa sua a suonare il suo campanello.
Rimase esitante sulla soglia con tutta una serie di espressioni che gli attraversavano il viso mentre mi avvicinavo a lui.
L’ultima espressione era quasi di paura, finché non sorrisi.
Un sorriso di sollievo gli illuminò il viso: “Matteo io...”
Gli misi un braccio intorno alla spalla.
“Parliamo dentro”.
Ci sedemmo uno accanto all’altro sul divano ed iniziammo a parlare contemporaneamente, per poi metterci a ridere.
“Lasciami parlare per primo Matteo. Hai tutto il diritto di essere arrabbiato e sconvolto. Ammetto di essere emotivamente instabile e, sì, per un momento mi sono sentito come se fosse Giacomo seduto accanto a me. Ma ho un disperato bisogno che tu creda quando dico che nel breve tempo in cui ci siamo conosciuti sei diventato molto importanti per me. E devo aggiungere, anche temendo di perderti, che potresti non voler più avere niente a che fare con me, ti apprezzo come amico e...”
Deglutì e le lacrime gli brillarono negli occhi…
“E ti trovo fisicamente attraente.”
“Stefano, cosa...?”
Potevo credere a quello che stavo sentendo?
Le lacrime ora scorrevano liberamente sul suo viso.
“Mi sto innamorando di te Matteo.”
Silenzio.
Ero sbalordito! La mia bocca si apriva e chiudeva senza rumore, come quella di un pesce.
Altro silenzio.
Lui aveva chinato la testa non osando guardarmi.
Una gioia come non l’avevo mai provata prima inondò tutto il mio essere facendomi sentire come se stessi svenendo.
Con un movimento fluido presi Stefano tra le mie braccia, lo tenni stretto baciandolo su tutto il viso bagnato prima di trovare la sua bocca.
Quelle belle labbra carnose si schiusero e la mia lingua si spinse verso l’interno per essere accolta con altrettanto entusiasmo dalla sua.
Pensai che sarei venuto!
Il nostro bacio era così appassionato, esprimeva così tanto, il mio cazzo era diventato immediatamente duro. Ed anche quello di Stefano!
La mia mano stava già palpando il suo rigonfiamento rigido che tirava i suoi jeans.
Fu il mio turno di parlare.
“Penso che sia stato amore a prima vista per me, certamente lussuria!”
Ridemmo di sollievo e gioia.
Quante erano le possibilità che questo incontro casuale finisse in questo modo, che fossimo entrambi gay?
Barcollammo abbracciati verso la camera da letto.
L’immagine di uno Stefano nudo, impressa saldamente nella mia mente da un paio di notti, mi tornò in mente mentre iniziavo a spogliarlo, mentre ci inginocchiavamo sul letto, l’uno di fronte all’altro.
Mi veniva così naturale. Prima la sua camicia che si apriva sempre di più mentre slacciavo un bottone alla volta, rivelando quel bel petto e la pancia con una sottile copertura di peli neri.
Non potei fare a meno di sporgermi in avanti e far scorrere la lingua qua e là e intorno a ogni capezzolo, facendolo gemere, mi baciò sulla nuca. Lo sentivo, aveva un odore così buono!
Poi i suoi jeans. Non indossava cintura, quindi c’era solo il primo bottone. Lottai con la cerniera perché il suo uccello ci spingeva contro con forza. Però ero determinato a non affrettarmi.
Con la cerniera finalmente abbassata, strofinai la sua erezione attraverso il tessuto degli slip e mi spinsi più in basso per accarezzargli le palle.
Stefano stava chiaramente diventando sempre più agitato, ansimando e gemendo.
Mi fermai abbastanza a lungo per baciare di nuovo quelle adorabili labbra mentre lo spostavo in una posizione in cui potessi togliergli i pantaloni.
Sdraiato sulla schiena ma appoggiato sulle braccia, sollevò i fianchi mentre gli toglievo i jeans e le mutande sfilandoglieli dalle delle gambe.
Infine rilasciato, il suo cazzo duro come una roccia schiaffeggiò contro il suo stomaco sodo.
Che vista! Il pene non era enorme, però voluminoso, semplicemente così bello. Palpitante contro il suo stomaco con molti peli pubici neri che scendevano fino alle palle.
Stefano aveva uno sguardo implorante sul viso ed un profondo sospiro gli sfuggì dalle labbra mentre gli stringevo l’asta.
Lo pompai su e giù lentamente ammirando il modo in cui le sue palle si alzavano e si abbassavano a ogni colpo.
Mi chinai e gli feci scorrere la lingua sulla cappella prima di succhiare una delle palle nella mia bocca.
La mia intenzione era di cambiare posizione in modo da poter entrare tra le sue gambe aperte e ottenere quel bellissimo cazzo, che già colava pre eiaculazione, nella mia bocca.
Stefano mi fermò e, quasi in preda ad una frenesia, iniziò a togliermi i vestiti.
La t-shirt venne via in un attimo ed i miei jeans erano scesi solo a metà quando il suo pugno si chiuse saldamente intorno al mio uccello.
Strinse forte.
“Adoro il tuo cazzo Matteo, volevo masturbarlo e succhiarlo fin dalla prima volta che ti ho visto. Anche il tuo uccello è proprio come quello di Giacomo.”
Lo disse con cautela ma non mi importava più.
Lo accarezzò un po’ troppo vigorosamente e dovetti trattenerlo mentre mi toglievo i jeans e gli slip.
Era il mio turno di aprire le gambe e godere delle palle che rimbalzavano mentre mi pompava.
Mi sono ricordai di quella volta in cui il ragazzo sconosciuto mi aveva masturbato quando avevo 18 anni.
Questa volta era ancora meglio! Mi stava facendo sussultare, mi accarezzava le palle, leccava e succhiava il mio uccello, fino a quando non mi contorsi di piacere.
Il tempo si fermò fino a quando disse: “Voglio essere dentro di te, Matteo, voglio scoparti.”
Era quasi un sussurro, ma probabilmente la cosa più erotica che avessi mai sentito.
“Anch’io lo voglio Stefano, ma dovrai fare piano.”
Non ero così preoccupato in realtà perché mi penetravo spesso il sedere mentre mi masturbavo e avevo usato una varietà di oggetti per scoparmi e accarezzare la mia prostata, incluso un dildo.
Si posizionò tra le mie gambe allargate mentre piegavo le ginocchia.
Usammo un mix delle nostre pre eiaculazioni come lubrificante, ce n’era in abbondanza!
Mi lubrificò il sedere, spalmò molta pre eiaculazione appiccicosa sul suo cazzo e premette la cappella gonfia contro il mio buco.
Lo fece lentamente, un centimetro alla volta.
Rimasi senza fiato quando la sua erezione mi colpì la prostata.
Rendendosene conto si spinse avanti e indietro un paio di volte per accarezzare magnificamente la mia prostata fino a che una goccia di liquido pre seminale non fuoriuscì dalla mia fessura.
Andò più a fondo finché non fu dentro sino all’elsa, le sue palle penzolavano contro le mie, i nostri peli pubici erano mescolati.
Guardandomi amorevolmente negli occhi rimase immobile per un minuto, prima di iniziare a scoparmi dentro e fuori lentamente.
Mi sollevai mentre lui si chinava e le nostre labbra si schiacciarono su quelle dell’altro. Le nostre lingue litigavano, la saliva mi scorreva lungo il mento.
Mi scopò più velocemente usando colpi più lunghi, impostando un ritmo costante accompagnato da rumori umidi e dai nostri ansimare.
“Oh ragazzo, oh sì, oh sì!”
Gridò.
“Non ho mai sentito niente di così fantastico. Il tuo buco del culo stretto mi sta mungendo il cazzo e lo succhia. Sto per venire!”
Conoscevo la sensazione! Il grosso cazzo di Stefano mi riempiva e mi faceva rabbrividire di gioia a ogni spinta.
Si appoggiò ad un braccio e masturbò il mio cazzo al ritmo della sua scopata, era chiaro che stavamo ambedue per eiaculare.
Lasciò andare il mio uccello per sostenersi con entrambe le braccia e impostare una spinta costante.
Oh sì, sapeva come scopare! Sicuramente non era la sua prima volta.
Non conoscevo la sua storia, ma pensai a Giacomo.
Pompò dentro e fuori lentamente per alcuni colpi e poi martellò fino a quando le sue palle non si schiacciarono contro il mio culo facendoci grugnire entrambi.
Colpi lunghi poi colpi brevi.
Non avevo quasi bisogno di masturbarmi, continuavo solo a carezzarmi leggermente per non venire troppo presto.
Non poteva durare però. Sentivo il mio sperma salire con uno squisito formicolio quasi insopportabilmente.
“Vengo Stefano, fottimi forte, riempimi con il tuo sperma caldo. Più forte, più forte!”
Il sudore colava da entrambi e Stefano ansimava per lo sforzo.
“Oh sì, ecco che arriva Matteo, sto arrivando, mungimi il cazzo con il tuo culo stretto!”
Non aveva bisogno di dirmelo.
Spinse forte, l’uccello si espanse e sussultò mentre il suo sperma schizzava con forza.
Continuò ad andare e venire finché la sborra cremosa non cominciò a colare dal mio sedere, giù tra le mie gambe.
Riuscimmo ad unire di nuovo le nostre labbra quando il mio primo schizzo fu sparato con forza e mi gocciolò dal mento.
Il mio sedere ebbe uno spasmo mentre mungevo ancora di più il suo pene tremante facendolo gridare in estasi.
Uno schizzo dopo l’altro fu pompato dal mio cazzo palpitante sui nostri petti e stomachi, le nostre narici si riempirono dell’odore erotico dello sperma appena eiaculato.
Stefano crollò su di me spargendo sperma caldo tra i nostri corpi sudati.
“Hai sparato a un carico enorme Matteo! Dopo voglio succhiare la sborra dal tuo cazzo.”
Sorrisi un sorriso da orecchio ad orecchio.
“Promesso?”
Mettendo entrambe le mani sulle sue natiche sode, lo premetti forte contro di me, il mio amore per lui era caldo ed elettrizzante.
“Ed io voglio scoparti!”
Era stato davvero strano.
In pochi giorni ero passato dall’essere un depresso ad essere la persona più felice al mondo.
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